aggiornato il 20/02/2000



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Se tornate ogni tanto a guardare questa pagina, potete seguire la lettura attuale di Eleonore. Certo che presta la sua massima attenzione agli AUTORI  ITALIANI


Le letture più recenti si trovano sempre all'inizio della pagina.




"Comunisti o liberali, eravamo pur sempre comunisti e liberali di Napoli, e lo amavamo troppo per non vedere nei suoi insulti altro che la furia e la malinconia del mare. "

ANNA MARIA ORTESE, Il Mare Non Bagna Napoli



LA GALLINA, IL VERME E IL GALLO

La gallina, tra gli sterpi e il fango, trovò un bel verme rosa, e lo faceva rotolare divertita, con il becco e le zampe gialle, per poi mangiarlo.
Un gallo, bianco a macchie rosse, con la cresta arroventata dal sole, vedendola capì, dal suo modo di fare, che aveva trovato un piccolo tesoro.
Si avvicinò e, scorto il bel boccone, chiese alla gallina: "Che rotoli? Ah, un verme? Che schifo! Che schifo è questo? Non ti vergogni? Alla tua età...!? Non dirmi che hai intenzione di mangiar la porcheria! Una gallina di razza, qual tu sei, non lo farebbe mai! Mai a costo di morir di fame".
La gallina si lasciò convincere dalle parole del gallo e si allontanò, vergognandosi per ciò che stava per fare.
Appena quella ebbe voltato lo sguardo, il gallo ingoiò fulmineamente il verme... che fu davvero un buon boccone.

SABATINO SCIA, Favoleggiando



"Me li immaginai lì, stesi nell'oscurità di due mondi diversi, che dividevano la stessa mangiatoia, come un asino e una gallina. Marito e moglie, l'uno accanto all'altra, in due nicchie scavate nel materasso sformato, e separati dai resti del loro matrimonio defunto. "

JOHN FANTE, Un Anno Terribile



"Ti allacci la cintura. L'aereo sta atterrando. Volare è il contrario del viaggio: attraversi una discontinuità dello spazio, sparisci nel vuoto, accetti di non essere in nessun luogo per una durata che è anch'essa una specie di vuoto nel tempo; poi riappari in un luogo e in un momento senza rapporto col dove e col quando in cui eri sparito. Intanto cosa fai? Come occupi quest'assenza zua dal mondo e del mondo da te? Leggi; "

ITALO CALVINO, Se una notte d'inverno un viaggiatore




Su "L'Altacittà" si leggono notizie e articoli leggermente diversi da quelli che si trovano di solito sulla comune stampa cittadina, anche perché i suoi redattori e i suoi lettori non hanno ancora imparato a interessarsi del Gotha della moda e degli occhiali di Elton John. Chissà che questo non possa essere proprio uno dei motivi che hanno procurato a don Santoro un atteggiamento di non eccessiva simpatia da parte del Comune di Firenze. [...] Invece questo prete testardo ha insistito a occuparsi degli zingari di Brozzi, dei marginali, degli ex tossicopendenti, degli sfrattati e, perdipiù, del problema degli alloggi. E questo ha davvero fatto perdere la pazienza all'amministrazione comunale.

ANTONIO TABUCCHI, Gli Zingari e il Rinascimento (Vivere da Rom a Firenze)




Aveva conosciuto Asmara al fiume, ed era cominciata un po' per gioco e un po' per puntiglio, perché lei non voleva uscire dall'acqua.
"Dài, scemo, girati dall'altra parte."
"Aspetto così fino a stasera," rideva Garibaldo seduto sui panni di lei.
Asmara non era uscita fino alla sera, ed aveva preso la bronchite, ma si era innamorata di quel giovanotto allampanato, coi capelli di un rosso uggioso, che si allontanava sconfitto biascicando scuse. Asmara aveva un sorriso altero e il naso a punta, da caparbia. Avrebbe voluto andare buttera ai cavalli delle piane e invece l'avevano messa al telaio. Per questo sentiva gli uomini come rivali.
"Si credono superiori perché pisciano al muro," diceva.

ANTONIO TABUCCHI, Piazza D'Italia




- Le assicuro che quei raffinati metodi degli aguzzini che hanno seviziato le persone per secoli [...] una conoscenza anatomica perfetta, tutta fatta in nome di una Grundnorm che più Grundnorm di così non si può, la Norma Assoluta, capisce?
- Vale a dire?, chiese Firmino.
- Dio, rispose l'avvocato. Quei diligenti e raffinatissimi agguzzini lavorano per conto di Dio, da lui avevano ricevuto l'ordine superiore, il concetto è praticamente lo stesso: io non sono responsabile, sono un umile sergente, e me lo ha ordinato il mio capitano, io non sono responsabile, sono un umile capitano, e me lo ha ordinato il mio generale, oppure lo Stato. Oppure: Dio. È più incontrobattibile.

ANTONIO TABUCCHI, La Testa Perduta Di Damasceno Monteiro




"A Barrafranca due giorni fa furon tirate due fucilate in campagna a un prete ricco, corrotto, prepotente, odiatissimo in paese. Circa 60 metri lontano dal luogo dove cadde il prete stava un torinese venuto in Sicilia da pochi giorni come ispettore di molini (macinato). Questi voltava la schiena al prete. Al rumore delle fucilate si voltò e corse verso il prete il quale prima di morire gli disse: "M'ha assassinato il tale, mio cugino". Il torinese montò a cavallo e corse al paese a raccontare il fatto alla stazione dei carabinieri... e sulla sua strada a tutti raccontava l'assassinio e la rivelazione dell'assassino. Il prete aveva da 12 anni una lite col cugino che l'assassinò, vi era fra loro forte inimicizia; 24 ore dopo era stato arrestato come presunto autore dell'assassinio il torinese stesso e fra i testimoni a suo carico era il cugino stesso assassino del prete e tutto il processo s'informava su questa via mentre il paese intero e i comuni circonvicini diceva sotto sotto chi era l'assassino."

"Questo è l'episodio, raccontato da Leopoldo Frachetti nel suo Politica e Mafia in Sicilia scritto nel 1876, ma pubblicato nel 1995 (Napoli, Bibliopolis), che è alla base del mio libro, una farsa tragica.
A parte quest'episodio, tutti i personaggi e tutti i fatti sono inventati di sana pianta."

ANDREA CAMILLERI, La Mossa del Cavallo




"Dottore? Qui tutto è tranquillo. I due acrobati si stanno esercitando alle parallele. Gerhardt e Anneliese, dopo la sciarra che ha visto Gallo, hanno fatto la pace. Si sono abbrazzati e si sono vasati. La vuole sapere una cosa, dottore? Da come si vasavano, se quelli sono fratelli e sorella io sono il Papa."
"Non ti formalizzare, Germanà, i tedeschi usano accuss&igreve;, fanno tutto in famiglia, peggio di noi.

ANDREA CAMILLERI, Un mese con Montalbano, Icaro




"Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva a memoria la ricetta. Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve c&ogravw;ciri a foco lentissimo per ore e ore con cippolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa (senza zaffirano, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le uova e lo si fa rifriddàre. Intanto si c˜cino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini 'na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!). Il suco della carne s'ammise col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s'assistema nel palmo d' una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell'altro riso a formare una bella palla. Ogni palla si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d'ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s'infilano in una padeddra d'oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d'oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. e alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano!"

ANDREA CAMILLERI, Gli arancini di Montalbano




"Montalbano si commosse. Quella era l'amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull'intuito: uno a un amico non ha bisogno di domandare, è l'altro che autonomamente capisce e agisce di conseguenzia."

ANDREA CAMILLERI, Il ladro delle merendine




"Una donna?... Ora no, per fortuna sono solo, ma pensa un po' che sono stato anche sposato".
"Ah sì?"
"Buffo vero? Ancora non ci credo: io sposato! Chissà che avevo nel cervello..."
"Racconta..."
Lui si lasciava sciogliere il fior di panna sulla lingua, quando parlava vedevo ombre bianche nella cavità della sua bocca.
"Bah! C'è poco da dire... Lei era una tedesca del cavolo. Grande fica, lo ammetto, ma stronza da cima a fondo. Sai, una di quelle che pretendono, pretendono... Ma che cazzo pretendi! Una donna incontentabile, voleva questo e voleva quello... Due palle che non ti dico!"
"Mi dispiace..."
[...]
"E non l'hai più rivista?"
"Quella troia? Per fortuna no, e se la vedo, cambio marciapiede... Le donne, caro mio, sono delle iene. Scoparle sì, ma dopo bisogna spingerle giù dal letto e chiuso... le donne..."

MARCO VICHI, L'Inquilino




"Mentre la donna parlava, descriveva l'estate della pace, una smorfia dolorosa si disegnò e fermò sulla faccia di Milton. Senza Fulvia non sarebbe estate per lui, sarebbe stato l'unico al mondo a sentir freddo in quella piena estate. Se però Fulvia era ad aspettarlo sulla riva di quell'oceano burrascoso attraversato a nuoto... Doveva assolutamente sapere, doveva assolutamente domani, rompere quel salvadanaio ed estrarne la moneta per l'acquisto del libro della verità."

BEPPE FENOGLIO, Una questione privata




"(Per inciso: di queste ragazze, segnatamente di queste dell'autobus, usavo in istanti d'abbandono parlare con mia moglie. La quale non mostrava punto gradire le mie confidenze. È inaudito quanto siano ingenui gli uomini in certi casi: le femmine non potranno mai gradire simili romanticherie, né accettare per leggittimita la pretesa degli uomini che il raccontar loro di una tale donna ne provi implicitamente l'innocuità - e forse bisogna aggiungere, non hanno tutti i torti)."

TOMMASO LANDOLFI, Gli sguardi




"Che sciocco sei; infinitamente, intollerabilmente sciocco: questo era per te, non per tutti".
Che questo?"
"Questo" e fece un gesto da falciatrice per indicare il proprio corpo. "Giacché non ho verruche né voglie, l'hai visto ormai".
"Che sciocco, è vero".

TOMMASO LANDOLFI, Mano rubata




"È ridicolo, è assurdo se volete, ma è così: Si fa un che che non si sa fare.

TOMMASO LANDOLFI, La muta




"Anna riattaccò. Magari se glielo aveva fatto capire in cento modi che non era questione, Montalbano, capendo che la ragazza soffriva in quel momento dolori da cane, si sentì meno assai di un porco, perché almeno la carne di porco si mangia."

ANDREA CAMILLERI, Il cane di terracotta




"Trasì in casa, si levò i vestiti che lo facevano nano Bagonghi, raprì il frigorifero, pigliò una decina di olive, si tagliò una fetta di caciocavallo.
Andò ad assittarsi sulla verandina. La notte era luminosa, il mare arrisaccava a lento. Non volle perderci più tempo. Si susì, fece il numero.
"Livia? Sono io. Ti amo."
"Che è successo?" spiò Livia allarmata."

ANDREA CAMILLERI, Il cane di terracotta




"Povero Leopardi!" concluse, ma già il suo pensiero volava alla figlia del colonello: "E Claudia?, pensò che farà a quest'ora, la silenziosa Claudia? Certo anche lei non potrà dormire, con quella pulce che le ho messa nell'orecchio."

ENNIO FLAIANO, Una e una notte




Restano un attimo assorti davanti alla fotografia dello sconosciuto, poi lei si lascia sfuggire una frase che gli provoca una specie di smarrimento. "Con la barba e venti anni di meno potresti essere tu", dice.
Lui non risponde, come se fosse un'osservazione senza importanza.

ANTONIO TABUCCHI, Il filo dell'orrizzonte




"Ora, per il momento mangia l'erba della proda. La sera è mite. Il cielo è stellato. Domani sarà quel che sarà.
Non ci pensa."

LUIGI PIRANDELLO, Una giornata - Fortuna d'essere cavallo (novella)




"Camminando si dimentica d'avere in mano la tartaruga; ma poi se ne sovviene e ne riflette che avrebbe fatto meglio a lasciarla nel parco vicino alla sua casa; invece s'è diretto verso il negozio dov'essa è stata comperata, gli pare in fondo alla 49ma Strada.
Seguita ad andare, pur essendo certo che tanto la sua tristezza quanto la sua stanchezza hanno proprio bisogno d' andare a sbatter la faccia contro una porta chiusa."

LUIGI PIRANDELLO, Una giornata - La tartaruga (novella)




"In quel privilegiato spazio che precede il momento di prendere sonno e che per me è lo spazio più idoneo per ricevere le visite dei miei personaggi, gli dissi, che tornasse ancora, che si confidasse con me, che mi racontasse la sua storia. Lui tornò e io gli trovai subito un nome: Pereira."

ANTONIO TABUCCHI, Sostiene Pereira - Nota dell' autore




"Questa è la luna dei poeti, disse, dei poeti e dei fabulatori, questa è una notte ideale per ascoltare storie, per raccontarle anche, non vuole ascoltare una storia? E perche' dovrei ascoltare una storia?, dissi io, non ne vedo la ragione. La ragione è semplice, rispose lui, perche' è una notte di luna piena e perche lei se ne sta qui tutto solo a guardare il fiume, la sua anima è solitaria e nostalgica, e una storia potrebbe darle allegria. Ho avuto una giornata piena di storie, dissi, non credo che me ne servano altre. L'uomo incrociò le gambe, appogiò il mento sulle mani con aria meditabonda e disse: abbiamo sempre bisogno di una storia, anche quando sembra do no. Ma perche' proprio lei mi dovrebbe raccontare una storia?, domandai, non capisco. Perche' le storie le vendo, io, disse lui, sono un venditore di storie che m'invento da me. "

ANTONIO TABUCCHI, Requiem - Il venditore di storie




"Il controllore lo guardò con un' aria leggermente perplessa e domandò: indietro per dove? In senso contrario, disse lui, verso Roma. Il controllore si mise a sfogliare l'orario. Ce ne sarebbe uno a Campiglia, ma non so se fa in tempo a prenderlo, oppure... Guardò l'orario con meggiore attenzione e chiese: vuole un espresso o le basta un locale? Lui ci pensò senza rispondere subito. Non importa, disse poi, me lo dirà più tardi, tanto c'è tempo."

ANTONIO TABUCCHI, Il gioco del rovescio - Il gatto dello Cheshire




"In una manciata di polvere ti mostrerò lo spavento" dice il poeta. E questo spavento crediamo abbia visto Majorana in una manciata di atomi".

LEONARDO SCIASCIA, La scomparsa di Majorana




"Nei piccoli paesi c'era ancora, per i bambini, la libertà di una volta; ma nelle città tutto era, per necessità e per scienza, da pollaio. E c'era chi si preparava a farli nascere come mostri, magari prodigiosi, per un mondo mostruoso."

LEONARDO SCIASCIA, Il cavaliere e la morte




"L'autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell'alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell'autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante ed ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l'autobus si mosse con un rumore di sfasciume. L'ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l'uomo vestito di scuro, che veniva correndo; il bigliettaio disse all'autista << un momento>> e aprì lo sportello mentre l'autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: L'uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò."

LEONARDO SCIASCIA, Il giorno della civetta




"<< Davvero?>> Domandò Laurana: scombussolato, velocemente cercando i motivi di quella imprevedibile confidenza."

LEONARDO SCIASCIA, A ciascuno il suo




"I ricordi che giacciono in noi non sono incisi sulla pietra; non solo tendono a cancellarsi con gli anni, ma spesso si modificano, o addirittura si accrescano incorporando lineamenti estranei."

PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati - La memoria dell'offesa




"26 gennaio. Noi giacevamo in un mondo di morti e di larve. L'ultima traccia di civiltà era sparita intorno a noi e dentro di noi. L'opera di bestializzazione, intrapresa dai tedeschi trionfanti, era stata portata a compimento dai tedeschi disfatti.
È uomo chi uccide, è uomo chi fa o subisce ingiustizia; non è uomo chi, perso ogni ritegno, divide il letto con un cadavere. Chi ha atteso che il suo vicino finisse di morire per togliergli un quarto di pane, è, pur senza sua colpa, più lontano dal modello dell'uomo pensante, che il più rozzo pigmeo e il sadico più atroce."

PRIMO LEVI, Se questo è un uomo - Storia di dieci giorni




"È, antica osservazione che in ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere."

PRIMO LEVI, La tregua - Da Iasi alla linea




"- Una nave! - e mentre tutti noi, con un nodo alla gola, e a ritirarci ancora una volta nei nostri covili, si senti' uno schianto subitaneo, e si vide il capocannibale, vero Deus ex machina, piombare verticalmente sul palcoscenico, come se cadessa dal cielo. Si strappò la sveglia dal collo, l'annello dal naso e il casco di penne dal capo, e gridò con voce di tuono: - Domani si parte!
Fummo colti di sorpresa, e dapprima non comprendemmo. Forse era uno scherzo? Ma il selvaggio incalzò: Dico davvero, non è più teatro, questa è la volta buona! È arrivato il telegramma, domani andiamo tutti a casa!"

PRIMO LEVI, La tregua - Teatro




"Mi aspettavo il più vivo piacere nel rivedere la città nel parlare con i vecchi amici, nel ripartecipare per un momento a una vita molteplice e movimentata: ma ora sentivo in me un distacco che non sapevo superare, un senso di infinita lontananza, una difficoltà di adesione che mi impedivano di godere dei beni ritrovati."

CARLO LEVI, Cristo si è fermato a Eboli




"Quando mi accorsi che non c'era più nulla da discutere, lascai la compagnia e me ne andai a casa, per star un po' a solo con mio figlio, perche' credevo di averlo perduto e l'avevo ritrovato."

IGNAZIO SILONE, Fontamara




"Tuttavia Natale era Natale e in qualche modo si festeggiava. Non ho più trascorso un Natale così bello e ne sento una nostalgia profonda. Anche adesso esistono i poveri, come in ogni tempo passato e futuro, i miserabili, e tutta quella gente che non ha il fuocherello, e su cui si è creata tutta una letteratura per quelli che ce l'hanno. I poveri non conoscono questa letteratura e fanno il Natale per conto loro, chiusi in un mondo particolare, assolutamente diverso da quello degli altri."

GOFFREDO PARISE, Il prete bello




"Il ragazzo di quindici anni l'ha vista per la prima volta durante la guerra seduta furi della galleria sotto la collina, l'ha seguita per molti giorni per la città. Alla fine lei è ritornata in galleria, là dove per paura s'erano ridotti tutti gli straccioni del luogo.
[...]
Talvolta Edera sembra voler bene a Raoul perche' intreccia le dita a quelle di lui dentro una fissura dello scalino e allora il ragazzo soffre un poco e avvicina il suo ginocchio a quello di lei."

GOFFREDO PARISE, Il ragazzo morto e le comete - Edera




"Io racconto tutto questo per dirvi come molto spesso non siamo affatto noi a scegliere le nostre letture, i nostri dischi o i nostri amori, ma sono gli accadimenti stessi, che vengono a noi in un particolare momento, e quello sarà l'attimo perfetto, facilissimo e inevitabile:"
[...]
"Sono svariati i meccanismi che il profondo attua durante questa fase: regressione, inazione, ideologizzazione, misticismo, attivismo, idealizzazione dell'assente... Tanti modi per risalire alla vita. O per morire definitivamente?"

PIER VITTORIO TONDELLI, L'Abbandono - Il mestiere dello scrittore - Fenomenologia dell'abbandono




"Ecco il dilemma. Se cedere ancora una volta alla voglia di rivedere una faccia e poi cadere nella disperazione [...], oppure prendere le armi contro un mare di guai e contrastandoli por fine ad essi, non si sa come."

GIANNI CELATI, Lunario del paradiso




"Il signor Palomar e la signora Palomar finiscono ogni sera per spostare le loro poltrone dalla televisione e sistemarle accanto alla vetrina; dall'interno della stanza contemplano la sagoma biancastra del rettile sullo sfondo buio. La scelta tra televisione e geco non avviene sempre senza incertezze; i due spettacoli hanno ognuno delle informazioni da dare che l'altro non dà: la televisione si muove per i continenti raccogliendo impulsi luminosi che descrivono la faccia visibile delle cose; il geco invece rappresenta la concentrazione immobile e l'aspetto nascosto, il rovescio di ciò che si mostra alla vista."

ITALO CALVINO, Palomar sul terrazzo - La pancia del geco




"ma d'altra parte s'accorgeva che tante cose non gli importavano più, Che senza Viola la vita non gli prendeva più sapore, che il suo pensiero correva sempre a lei."

ITALO CALVINO, Il barone rampante




"È triste essere come lui, un bambino nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non potere far mai parte dei loro giochi."

ITALO CALVINO, Il sentiero dei nidi di ragno




"Alla stazione Termini, il primo a saltar giù dal vagone, fresco come una rosa, era lui. In mano stringeva il gettone. Nelle nicchie tra i pilastri e gli stand, i telefoni grigi non attendevano che lui. Infilò il gettone, fece il numero, ascoltò col batticuore il trillo lontano, udì il - Pronto... - di Cinzia emergere ancora odoroso di sonno e di soffice tepore, e lui era già nella tensione dei loro giorni insieme, nell'affannosa guerra delle ore, e capiva che non sarebbe riuscito a dirle nulla di quel che era stata per lui quella notte, che già sentiva svanire, come ogni perfetta notte d'amore, al dirompere crudele dei giorni."

ITALO CALVINO, Gli amori difficili - L'avventura di un viaggiatore




"Per l'aria mattutina corse un filo di vento. Un grappolo di bolle si staccò dalla superficie dell'acqua, e volava, volava via leggero. Era l'alba e le bolle si coloravano di rosa. I bambini li vedevano passare alte sopra il loro capo e gridevano: - Oooo...
Le bolle volavano seguendo gli invisibili binari delle correnti d'aria sulla città, imboccavano le vie all'altezza dei tetti, sempre salvandosi dallo sfiorare spigoli e grondaie."
"

ITALO CALVINO, Marcovaldo - Fumo, vento e bolle si sapone




"Ora sono io che corro alla finestra e grido: - Sì, Rambaldo, sono qui, aspettami, sapevo che saresti venuto, ora scendo, partirò con te!"

ITALO CALVINO, Il cavaliere inesistente




"Non ho nessuno punto di vista", dico io. Mi alzo, vado ad aprire una finestra, inalo aria umida. Vorrei sapere se Malaidina è fuori adesso, o invece in macchina di chi, in casa di chi. "

ANDREA DE CARLO, Uccelli da gabbia e da voliera




"È questo che cercavo di dirti, non è uno scherzo lasciare qualcuno che fa parte della tua vita. È una specie di omicidio interiore, senza sangue in apparenza. Te lo porti dentro, e può tornare fuori in qualsiasi momento, sull' esca solo di un gesto o di una parola. Basta niente, e ti arriva addosso un'intera valangha di frasi e pensieri e abitudini e tempi e umori e luoghi, ti seppellisce nel giro di un secondo. E più omicidi interiori hai, più sei perseguitato, finché è quasi impossibile girarti da qualsiasi parte senza pericolo."

ANDREA DE CARLO, Tecniche di seduzione




"- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio.
- Che sia troppo tardi, madame."

ALESSANDRO BARICCO, Oceano mare




"Poiche' la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva, si chinò su quanto era rimasto della sua vita, e riiniziò a prendersene cura, con l'incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro, il mattino dopo il temporale."

ALESSANDRO BARICCO, Seta




"<< Mi pare che qui la gente muoia con troppa facilità.>>
<< Sì>>, disse il vecchio medico, << come in ogni posto dove si vive con troppa difficoltà.>> Poi si alzò. << Io non ho altro da raccontarle, Rambelli. Credo di averle detto tutto, forse anche troppo.>>"

ERALDO BALDINI, Mal'aria




"Sono le quattro e mezzo del 29 settembre, come in quella canzone, e sto aspettando l'ora di andare al porto, da Savoriello, non precisamente al porto, ma vicino, per il solito lavoro, manca quasi mezz'ora, e quando sono così che aspetto, insomma questi momenti vuoti, mi vengono in mente sempre tutte le cose della mia vita in generale, io, per esempio, avrei dovuto fare il mestiere di mia madre, ma sono brutta, alta, secca come una carruba, posso truccarmi e vestirmi in qualunque modo, << Ma sempre bruttona sei,>> mi dice Savoriello."

GIORGIO SCERBANENCO, Milano calibro 9 - Una signorina senza rivoltella




"..era dalla fine di aprile che si trovava al mare. Si chiamava naturalmente Kate. I primi tempi che era lì, quando aveva bisogno della macchina, si fermava sulla strada e alzava un braccio. Non doveva mai aspettare troppo, i calzoni lunghi o quelli corti o i due pezzi funzionavano meglio di un segnale di stop della polizia stradale. Al principio era stato molto divertente, aveva fatto diverse simpatiche conoscenze e avva vissuto piacevoli e brevi vicende, senza complicazioni, precisamente quelle che le erano gradite.
Ma, col passare delle settimane, aveva dovuto riflettere e fare un bilancio. Aveva bisogno della macchina quattro o cinque volte al giorno, per brevi passaggi. Siccome la quasi totalità delle auto che si fermavano al suo segnale di stop erano occupate da uomini soli, uno o più, alla fine di una settimana veniva un conto impressionante di piacevoli, brevi ma troppo numerosi avventure. Anche se naturista per istinto ed educazione, era pur sempre figlia di un buon avvocato berlinese, e anche lontana dalla patria desiderava tenere una certa linea. Un passaggio, lì in Italia, concesso da un giovane latino, veniva a costare troppo."

GIORGIO SCERBANENCO, Al mare con la ragazza




"In Danimarca su 5600 ebrei, i tedeschi sono riusciti a deportarne non più di 513. Qualcuno avvertì in tempo le vittime predestinate e i danesi si mobilitarono in massa per metterle in salvo al di là del breve tratto di mare che separa la Danimarca dalla Svezia. Ogni mezzo in grado di galleggiare fu considerato buono. E la Svezia li accolse tutti, senza limitazione di numero."

ROSETTA LOY, La parola ebreo




"ma ancora la voce acuta e stridente del Grande Assassino continua a lanciare le sue minacce dai microfoni di mezza Europa. Il fantasmagorico circo - Deutschland über alles - sta andando in pezzi tra cadaveri che imputridiscono nella melma, galleggiano sui fiumi e pendono dalle forche. Bruciano nei forni. Ovunque in Romania, in Bulgaria, in Croazia come in Olanda, in Belgio come in Francia e in Moravia, in Italia o in Ungheria, gli Sturmbannführer, che si chiamino Bosshammer o Lerch o ancora Tauss, proseguono la loro sistematica caccia agli ebrei." "

ROSETTA LOY, Cioccolata da Hanselmann




"La Signora Arnitz si ergeva sui tacchi come a mettere in mostra il corpo piccolo e tondo, ancora molto piacente, così almeno di sicuro credeva lei che per l' occasione sporgeva le labbra a bacio mentre una lunga collana le dondolava sulla rotondità del seno."

ROSETTA LOY, Cioccolata da Hanselmann




"<< Sapete la differenza che passa tra il Principe e la miseria?>> chiese un giorno alla platea.
<< Il Principe è colonnello e la miseria è generale.>>
Poi, siccome, per curiosa coincidenza, il giorno dopo il Principe Umberto venne promosso generale, quando si ripresentò sul palco commentò: << Adesso il Principe è generale e la miseria è maggiore.>>

Così la diffida fu doppia, e a quella si aggiunse la minaccia d'arresto immediato se avesse insistito con la battuta.
Non insistette con quella, ma naturalmente ne inventò altre:

<< Signor maestro>> esordiva un giorno Carletto arrivando a scuola col fiatone, << ieri la mia gatta ha fatto quattro gattini, belli come fascisti.>>
<< Bravo Carletto>>, rispondeva il maestro orgoglioso, << ti proporrò al direttore per un encomio, vista la bella similitudine che hai fatto.>>
Così qualche giorno dopo, il direttore convocava il bambino:
<< Allora dimmi Carletto, come sono i tuoi gattini?>>
<< Bellissimi, signor direttore, belli come quattro socialisti.>>
<< Ma come! Al tuo maestro non avevi detto che erano belli come quattro fascisti?>>
<< Oh sì, ma proprio ieri hanno aperto gli occhi.>>

Altra doppia diffida, una per il cambio d'identità dei gattini una volta che avevano << aperto gli ochi>> e una perche' il paragonare i fascisti a degli animali poteva configurarsi come un reato grave."

ROBERTO DUIZ - RENATO SARTI, La vita xe un bidòn - Storia di Angelo Cecchelin comico triestino





Eleonore

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