Numero 1 Gennaio/Febbraio ‘97
il
TramBustoA CURA DEL COORDINAMENTO COBAS AUTOFERROTRANVIERI
ELIMINIAMO OGNI FORMA FURBA INVENTATA DAL "SINDACATO" PER NON MANDARLI A GUIDARE E PREMIARE I FEDELISSIMI
MANDIAMOLI A LAVORARE
CHE PROVINO IL PESO DELLE LORO SCELTE
"Tuona" la parola SINDACATO, la mente velocemente ripercorre quelle immagini storiche che attraverso documenti, libri e filmati sono diventati simboli di un intero settore sociale. Le marce rabbiose dei contadini, le braccia conserte degli operai, le fabbriche occupate, i canti delle donne che fronteggiavano la polizia, i corpi feriti e quelli senza più vita che rimanevano a terra ; Un unico brivido che ti trapassa, che ti attraversa il corpo.
Ti guardi attorno oggi, alle soglie del 2000, lo fai di fronte ad un mare di disoccupati, ad una infinità di lavoratori precari, al proliferare del lavoro nero, ad una miriade di categorie ridotte all’osso dalle così dette "ristrutturazioni". Di fronte ai contratti che rimangono in "salamoia", agli accordi partoriti dai sindacati e rispettati solo per la parte penalizzante nei confronti dei lavoratori, allora ti rendi conto di essere costretto a parlare di qualcosa di profondamente diverso, qualcosa che si è radicalmente e tragicamente trasformato.
IL SINDACATO NON C’E’ PIÙ’. C’è un’enorme società affaristica penetrata nei meandri della finanza, dell’economia e della politica, che controlla e manipola carriere aziendali delle più vaste categorie, che gode di un buon budget sulle carriere politiche di partito e di governo e, non meno importante, che muove interi capitali per lo più provenienti dagli stessi accordi firmati con i vari governi (quello sulle pensioni integrative parli per tutti). E’ questo "marchingegno" che oggi, alle soglie del 2000, si autodefinisce "sindacato". Sommerso dalle sue "24 ore", dalle più svariate polizze assicurative, mutue, convenzioni bancarie ed altro piomba, di tanto in tanto, tra i lavoratori per spiegare che bisogna lavorare di più senza lamentarsi perché c’è di peggio, e contemporaneamente costruisce intorno a se un esercito di persone che "lavora" comodamente, che "lavora" poco, che non "lavora" affatto, pur essendo tutti stipendiati. Alla faccia del deficit, della ristrutturazione, delle 6 h. 20, dei ritmi di lavoro. Forse, se fossimo tutti a lavorare, tutto sarebbe più equo, domeniche comprese, così come se le 6 h e 20 le facessero tutti coloro ai quali esse vengono retribuite ne faremmo tutti di meno. SCROLLIAMOLO questo pilastro dove sono arroccati a difendere i loro privilegi quell’enorme sciame di sindacalisti, attivisti, r.s.u. e porta borse vari ; che assaggino il peso di quello che impongono alla categoria con sempre più meschine manovre. Che facciano tutti i riposi a scalare, aumentando così la percentuale di congedi disponibili per il Sabato e Domenica. Facciano il turno pieno delle 6 h e 20. Eliminiamo i distacchi e tutte le forme furbe inventate per non lavorare dal "sindacato" per premiare i fedeli ; che vengano a guidare ogni tanto, questo si’ che sarebbe un buon risparmio, un buon recupero di personale. Mandiamoli a lavorare, poi vedremo quanti di loro sono legati alla propria sigla sindacale per principio o per comodo.
COORDINAMENTO COBAS AUTOFERROTRANVIERI
IL RICORSO SUI "TEMPI DI CAMBIO" LA SITUAZIONE
a cura di Gianfranco De Benedictis
E’ passato circa un anno da quando il Comitato di Base ha presentato un ricorso per via gerarchica alle autorità competenti nei confronti dell’Azienda. Il ricorso in questione riprende una legge del 1929 sui così detti "TEMPI DI CAMBIO". E cioè sulla remunerazione del 50% del tempo che si impiega per raggiungere dalla rimessa il capolinea, qualora la montata risulti in piazza, e viceversa, nel caso in cui si smonti in piazza. Tempi lunghi quindi per i "Tempi di Cambio", dovuti alla notevole complessità dei conteggi, che lo staff del Dott. Francesco Romito dello Studio Legale Associato sta ultimando. Dovremo aspettare ancora per molto tempo? E’ difficile dirlo, ma la minuziosità con cui si sta svolgendo il lavoro del Dott. Romito e l’accuratezza necessaria presente anche nei minimi particolari, lasciano presagire dei tempi non brevissimi. La complessità di questi conteggi consiste nel calcolare matematicamente i tempi di percorrenza reali, che ogni singolo lavoratore effettua dal deposito di appartenenza al capolinea, tenendo conto della diversa localizzazione di ogni rimessa e della diversa dislocazione dei relativi capolinea. Da qui la diversità che ciascun percorso può comportare. Partendo da questa variabilità dei tempi di percorrenza verrà fatta una media, che consentirà di calcolare la quota remunerativa per il lavoratore, che è del 50% dei suddetti tempi. L’attesa potrebbe essere lunga ma non vana. Il Comitato di Base, infatti, forte della legge del ‘29 e soprattutto della sentenza del pretore di Pavia che ha consentito la completa remunerazione ai conducenti di linea, spera in una sentenza altrettanto positiva per i lavoratori di Roma. Detto questo non resta che attendere gli ulteriori sviluppi, che saranno tempestivamente resi noti attraverso le pagine di questo giornalino.
PERCHÉ UN GIORNALINO ?
L’esigenza di scrivere un giornalino nasce dal desiderio di trovare uno strumento che possa favorire uno scambio di idee ed informazioni. Informazioni che, dato gli sporadici e spesso fugaci incontri tra i colleghi , finiscono per essere patrimonio di pochi. Quindi , scrivendo questo giornalino, intendiamo esercitare un nostro diritto: il diritto all’informazione. Siamo consapevoli delle difficoltà e della delicatezza che questo compito comporta e di quanto sia difficoltoso ricreare quella rete comunicativa fra i lavoratori, in un periodo che, con l’introduzione di nuove forme di precariato la frattura della classe lavorativa va accentuandosi. Speriamo di assolvere nel migliore dei modi a questo compito e allo stesso tempo di fornire a tutti i colleghi uno strumento di dialogo sulle varie problematiche, un terreno di incontro-scontro delle varie opinioni. Parleremo in modo semplice di tutto quello che spesso diventa difficile e incomprensibile. Parleremo delle leggi, degli accordi sindacali, delle piattaforme contrattuali che stabiliscono le regole del nostro lavoro. Apriremo il dialogo a tutti senza preclusioni, provando a sciogliere tutti i grovigli in cui è avvolto il nostro settore. Intendiamo utilizzare le esperienze e le conoscenze individuali perché diventino patrimonio di tutti e invitiamo tutti a collaborare in base alle proprie possibilità e capacità alla costruzione di questo giornalino. Oltre a fare informazione cercheremo anche di divertirci (ammesso che qualcuno ne abbia ancora voglia) attraverso storie curiose e ironiche inerenti il personale. In conclusione è bene ricordare che fra i vari difetti che può presentare "il Trambusto" vi è un grosso pregio, quello di essere scritto, stampato (e forse anche letto) da chi quotidianamente è alla guida del mezzo aziendale, quindi coinvolto in prima persona dalle varie problematiche che affliggono il pianeta trasporti a Roma.
Giovanni Palmeri
Cosa bisogna sapere e cosa fare per avere l’anticipazione sul trattamento di fine rapporto (T.F.R.), più comunemente chiamato liquidazione.
Art.1 della Legge N° 297 del 1982.
a cura di Ramiro Contessi
L’anticipo sul TFR può essere richiesto da tutti i dipendenti che hanno maturato un’anzianità di servizio minimo di 8 anni, ai quali verrà erogato l’anticipo del 70% del TFR maturato.
Si fa presente che l’anticipo sul TFR è previsto per:
A) Acquisto della prima casa per il dipendente o per i propri figli da PRIVATI.
B) Acquisto della prima casa per il dipendente o per i propri figli in COOPERATIVA.
C) Accensione di mutuo per l’acquisto della prima casa, nell’arco dei 5 anni.
D) Per spese mediche.
La condizione richiesta per i casi A e B è quella di non essere proprietario o comproprietario di unità abitative nella regione Lazio.
Se si è in regola con i suddetti requisiti e condizioni si può presentare domanda corredata dalla seguente documentazione:
Caso A (acquisto da privati)
Per figli Minorenni
Per i figli Maggiorenni
Per il Coniuge
Caso B (acquisto da cooperativa)
Deve essere presentata la stessa documentazione del caso A con unica variante quella di presentare, al posto dell’Atto di Acquisto o di Compromesso, l’Atto notatile di Assegnazione dell’Alloggio o la Dichiarazione del Presidente della Cooperativa con firma autenticata ai termini di legge da cui risulti: 1) Avvenuto acquisto del terreno. 2)Estremi della licenza di costruzione. 3)Che il dipendente o il figlio o il coniuge abbiano prenotato, ovvero siano socioassegnatari di alloggio. 4)Il costo complessivo dell’abitazione e l’importo versato.
Caso C (accensione di mutuo )
E’ un caso particolare in cui il lavoratore, che aveva acceso un mutuo per l’acquisto della prima casa e non aveva potuto avvalersi dell’anticipo sul TFR perché non aveva ancora maturato gli otto anni di servizio o non ne aveva preso in considerazione la possibilità, può richiedere l’anticipo sul TFR purché l’accensione del mutuo non risulti antecedente ai 5 anni. Alla domanda va allegata la presente documentazione:
Casi D (spese mediche)
Per i casi C la richiesta dell’anticipo sul TFR può essere inoltrata dal dipendente anche per il coniuge, per i figli e anche per i genitori per interventi chirurgici e terapie dentarie. Il lavoratore dovrà presentare la domanda con la seguente documentazione:
Al dipendente che presenterà la domanda per terapie dentarie verrà inizialmente erogato il 50% del preventivo e il rimanente 50% alla presentazione della fattura (sempre che tale somma rientri nel 70% del TFR concedibile).Per l’intervento chirurgico verrà erogata la somma richiesta (sempre nella disponibilità del 70% del TFR maturato) , salvo poi giustificare tale somma con le relative fatture delle spese sostenute. In caso di mancata giustificazione della somma percepita (fatture), l’Azienda recupererà l’importo erogato MAGGIORATO della somma necessaria alla ricostruzione integrale del Fondo di Accantonamento individuale, come previsto dalla Legge 297/82 al 5° comma art.1.
Si può constatare che i vantaggi per i dipendenti interessati sono considerevoli, sia perché le condizioni richieste non sono gravose, sia perché i tempi tecnici di erogazione prevedono soltanto 15/30 giorni per un ammontare del 70% del TFR maturato.
Si precisa inoltre che la relativa documentazione dovrà essere presentata presso l’Ufficio Liquidazioni, ubicato in Via Prenestina.
TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA, PRECARIATO, DISOCCUPAZIONE, CONTRATTI ARENATI e i nostri soldi vanno... " IN GUERRA".
di Roberto Cortese
E’ con la silenziosa complicità delle grandi e piccole testate giornalistiche che si consuma una ennesima e paradossale ingiustizia ai danni di una intera società, già decisamente impoverita. Grazie alla finanziaria 97 nasce la "N.U.M", NUOVA UNITA’ MAGGIORE ; E’ la più costosa nave mai messa in cantiere dalla Marina Militare italiana, una portaerei ancora più grande della già esistente " GARIBALDI". Quanto costerà la nuova portaerei ? MILLE MILIARDI LO SCAFO E MILLE MILIARDI GLI AEREI, (una ventina a decollo verticale del tipo Harrier). Quindi la "Num" impegnerà noi contribuenti, dopo il primo "acconto" di 50 miliardi previsto dalla presente finanziaria, a sborsarne altri 1950 nei prossimi anni. E’ la spesa più alta in assoluto che l’Italia ha mai affrontato per un sistema d’arma e, tra l’altro, potrebbe indurre il Parlamento a varare una legge ad hoc non apparendo sufficienti le risorse dei futuri bilanci ordinari. Si è appreso, inoltre, che la nuova portaerei ha creato una frattura nella Commissione Difesa, in cui i deputati pacifisti del centro sinistra hanno presentato una richiesta di blocco del progetto. Si sono opposti compatti, al blocco in oggetto, i deputati del centro destra a cui hanno dato manforte anche alcuni deputati del centro sinistra.Si è quindi andata a costruire una maggioranza "trasversale" a favore della nuova portaerei. In barba a tutto ciò che recita la Costituzione italiana, la "Num", è dotata di aerei Harrir poco adatti allo scopo difensivo, utili invece solo per le azioni di sbarco, come specificano le riviste militari. Ma la voglia di guerra, che esprime questa finanziaria non termina qui, in essa si inserisce la produzione dell’EFA. L’EFA è il nuovo cacciabombardiere europeo, 9 tonnellate e mezzo con un costo di 134 miliardi ad esemplare, (bombe e missili da acquistare a parte). Questa denuncia la raccogliamo, e la amplifichiamo, dalla rivista settimanale "Avvenimenti" dell’11 Dicembre 96 dalla quale riportiamo testualmente una considerazione di chiusura articolo : "...Sulla base delle cifre fornite dal missionario Renato Kizito Sesana, duemila miliardi sarebbero sufficienti a garantire ad un milione di bambini di strada sia il sostentamento che l’istruzione nei suddetti collegi per cinque anni". Da alcuni gruppi di volontariato internazionale giunge un’altra provocazione: "per vaccinare TUTTI i bambini del mondo non coperti dalla vaccinazione basterebbe NON COSTRUIRE due bombardieri e destinare a quello scopo umanitario le relative spese militari. Quarantamila esseri umani al giorno, 27 al minuto, molti dei quali bambini, vengono stralciati da questa vita per fame, malattie, miseria, guerre.
E SE L’ITALIA RINUNCIASSE ALLA NUOVA PORTAEREI E VACCINASSE TUTTI QUEI BAMBINI ? ? ?
LEGGE 146: Sciopero come e quando dicono loro.
Una delle più grandi conquiste del nostro secolo, raggiunta attraverso una dura lotta dei lavoratori è sicuramente il diritto di sciopero. Un’arma civile nelle mani di chi lavora per non subire soprusi o ingiustizie, migliorare le condizioni del lavoro, per difendere un salario adeguato alla propria opera. Il diritto di ogni lavoratore, che si riconosca o meno in associazione sindacale di poter astenersi dalla proprie mansioni, non percependo il relativo compenso, e dire "IO A QUESTE CONDIZIONI NON LAVORO" senza rischiare di essere perseguiti . Lo sciopero, una forma di protesta estrema per richiamare l’attenzione di un distratto datore di lavoro ed aprire una trattativa che porti alla risoluzione del problema. Un diritto in seguito riconosciuto e tutelato dalla Carta costituzionale, ma che agli inizi del secolo costò il licenziamento, la prigione, la vita di centinaia di lavoratori/trici. A distanza di soli 50 anni della nascita della repubblica, questo diritto per molte categorie va restringendosi e nel futuro si rischia di perderlo del tutto. Con la complicità dei sindacati confederali, forse preoccupati dal continuo crescere di comitati autoorganizzati, che firmano un accordo con le controparti senza mandato alcuno, tenendo all’oscuro i loro tesserati. Accordo che più tardi, in occasione dei campionati mondiali di calcio in Italia, diventerà legge. Arriva così nel Giugno 1990 la legge 146 che detta le norme sull’esercizio del diritto di sciopero per i servizi pubblici essenziali. E’ di fatto la svendita da parte del sindacato di una delle più grandi conquiste dei lavoratori. L’arma in nostro possesso diventa pressoché inoffensiva ; Noi possiamo sì scioperare, ma come e quando lo dicono loro. In nome della libertà di circolazione, della salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati. Non è che una banale scusa, la persona è di fatto un lavoratore e, al contrario di quando sostengono i mas-media, fra i lavoratori c’è ancora rispetto per chi sciopera contro un’ingiustizia che domani potrebbe investire il proprio settore. Il diritto di circolazione è sicuramente secondario al diritto di sciopero, senza il quale potremmo nuovamente tornare schiavi sul posto di lavoro, liberi solo di circolare magari da disoccupati. Gli utenti lavoratori sono maggiormente infastiditi dalla fasce orarie imposte dalla legge che dallo sciopero in se stesso. Quante volte i viaggiatori sentite le nostre ragioni ci domandano : " Ma allora perché non lo fate di 24 ore ? ". L’Italia è l’unico paese in Europa ad esordire con una legge che prende simili provvedimenti contro il diritto di sciopero, e nemmeno nei paesi Americo-Latini si ha il coraggio di ufficializzare una simile repressione (forse perché nel nostro paese abbiamo un sindacato potente come CGIL CISL UIL ). La legge 146 vieta lo sciopero di 24 ore ad oltranza, prevede l’istituzione di una commissione di garanzia, composta da nove membri scelti su designazione del presidente della camera e del senato, che ha il compito di vigilare tra le parti in conflitto.E’ doveroso citare l’art. 1 comma 2 della Legge 146: allo scopo di contemperare l’esercizio del diritto di sciopero con il godimento dei diritti della persona costituzionalmente tutelati la presente legge dispone le regole da rispettare e le procedure da seguire in caso di conflitto collettivo. i lavoratori che si astengono dal lavoro in violazione delle disposizioni ... non prestino la propria consueta attività sono soggetti a sanzioni disciplinari proporzionalmente alla gravita’ dell’inflazione. La legge impone per gli autoferrotranvieri, attraverso accordi di categoria le fasce orarie nelle quali poter esercitare il diritto di sciopero. In sostanza bisogna assicurare che non venga ostacolata la produttività delle altre categorie, quindi assicurare che gli altri lavoratori raggiungano il loro posto di lavoro, e a loro sia assicurata la possibilità del ritorno a casa. Le categorie dunque penalizzate sono al solito le più deboli, le "non produttive", le casalinghe e i pensionati. Chi proclama lo sciopero è obbligato ad informare le controparti e la commissione di garanzia dieci giorni prima dell’agitazione e devono passare sette giorni fra uno sciopero e l’altro. Nessuno grida allo scandalo, nel 1990 i lavoratori ne sono completamente all’oscuro, il sindacato si guarda bene da scendere in assemblea o di istituire referendum consuntivi.Durante il governo Dini si pensa però che questa legge sia troppo permissiva e l’allora ministro Caravale presenta un disegno di legge che restringe ancor più la libertà dell’esercizio del diritto di sciopero. Fra le cose aberranti che emergono dal nuovo disegno di legge c’è l’obbligo di proclamare lo sciopero 20 giorni prima e deve passare un periodo di trenta giorni tra uno stato di agitazione e l’altro, inoltre si vuole anche arrivare a far sì che ad indire uno sciopero siano solo i sindacati firmatari di contratto. Si forma così nei trasporti un coordinamento per la difesa del diritto di sciopero al quale aderiscono aeroportuali, ferrovieri, autoferrotranvieri, vigili del fuoco. Nel coordinamento gli autoferrotranvieri sono rappresentati dal COBAS e dalla CNL. Si arriva unanimi per la prima volta ad uno stato di agitazione di tutti i trasporti, e la sola minaccia costringe il Governo ad un immediato incontro con una delegazione del coordinamento, incontro nel quale viene garantito un riesame di alcune parti del disegno di legge presentato dal ministro Caravale, riesame che slitterà per fine mandato dal Governo Dini a Governi successivi. Tutto questo deve farci meditare sul ruolo che oggi svolge il sindacato, deve farci riflettere sul rischio di delegare troppo spesso, attraverso un facile tesseramento, i nostri interessi e per il futuro ci deve far vigilare sull’esito che avrà il riesame del disegno di legge Caravale.
Roberto Dagostini
70.000 firme ; referendum subito
La bacheca delle occasioni