Uno studio, presentato da ricercatori dell'istituto superiore di sanità di Roma e di una Usi di Grosseto al congresso internazionale di sanità pubblica che si è tenuto a Stoccolma nel settembre 1996 (Lagorio 97), rileva un'associazione tra l'esposizione a radiazione in radiofrequenza (13-30 Nlhz ) ed il rischio di cancro per un gruppo di lavoratrici addette al reparto di termosaldatura a RF presso un'azienda di manufatti di plastica di Grosseto (con molta probabilità l'Eurovinil).
Sono state prese in esame 481 lavoratrici , impiegate nell'azienda tra il 1962 ed il 1992, di cui 302 operatrici nel reparto di saldatura a RF. Per queste ultime sono stati rilevati nel periodo esaminato 6 casi di tumore contro 3 attesi, quindi con un aumento del rischio per tutti i tipi di tumore del 100%. Complessivamente per tutte le lavoratrici l'aumento del rischio per la sola leucemia è di ben 8 volte ( 2 casi contro 0,25 attesi) statisticamente significativo al 90% cioè che c'è solo una probabilità su dieci che il risultato dipenda dal caso.
Questo recente studio è un campanello d'allarme che si aggiunge ad altri studi epidemiologici resi noti internazionalmente negli ultimi anni che indicano correlazioni tra l'esposizione di lavoratori o gruppi di popolazione a radiofrequenze e microonde ed effetti negativi per la salute umana ( Goldsmith 1995 ): sono state trovate variazioni ematologiche e cromosomiche, effetti sulla riproduzione (aborti spontanei) ed aumenti dell'incidenza a cancro.
Un ulteriore importante studio pubblicato recentemente (Lai 96) ha investigato gli effetti dell'esposizione acuta ( due ore ) di una radiazione elettromagnetica a radiofrequenza (2450 Mhz ) sui danni al Dna di cellule cerebrali di topo: è stato trovato un statisticamente significativo (al 99%) di rotture delle connessioni interne del Dna di queste cellule. E' da notare che questo tipo di rottura del Dna può portare alla distruzione delle funzioni cellulari, alla generazione di cellule cancerogene ed alla morte delle cellule stesse: l'accumulo di danni al Dna nelle cellule del sistema nervoso centrale può essere causa di un invecchiamento precoce dell'individuo e di disordini neurovegetativi come, tra gli altri il morbo di Alzheimer e quello di Parkinson.
Donnellan ed il suo gruppo nel 1996, all'ospedale St. Vincent a Sidney in Australia, hanno mostrato effetti 'clear-cut' in una cellula RBL-2H3 per l'esposizione a campi elettromagnetici a 835 Mhz: la velocità di sintesi del Dna e dì replicazione della cellula aumentò, la distribuzione dell'actina e la morfologia della cellula si alterò e la quantità di betaexosaminidasi rilasciata in risposta ad un trasportatore ionico di calcio aumentò significativamente, in confronto alle culture non esposte. La quantità di RAS, nella frazione di membrana delle cellule esposte aumentò. i mutamenti morfologici persistettero nelle subculture successive per almeno sette giorni in assenza di ulteriori esposizioni (Johansson 96).
Lai e Sing in una recente ricerca (Lai 97) hanno ripetuto l'esperimento sui ratti di cui abbiamo riferito precedentemente, con l'unica variante di iniettare ai ratti, prima e dopo
L'esposizione a radiofrequenza, una dose di melatonina e di PBN: in questo caso l9aumento di rotture del Dna non si è verificato. Poiché sia la melatonina che il PBN sono degli efficienti eliminatori di radicali liberi, gli autori ipotizzano che questi stessi sono coinvolti nei danni al Dna nelle cellule celebrali dei ratti indotti dalla radiofrequenza. Poiché il cumularsi di rotture del filamento di Dna nelle cellule celebrali può portare a malattie neurodegenerative ed al cancro ed un eccesso di radicali liberi nelle cellule è stato suggerito come la causa di varie malattie umane (oltreché dell'invecchiamento), gli autori concludono che i risultati del loro studio potrebbero avere un'importante implicazione negli effetti sanitari dell'esposizione a radiofrequenza
Formazione di radicali liberi e stress "ossidativo".
E' noto che la radiazione ionizzante può danneggiare
direttamente il DNA, ma anche indirettamente, formando radicali liberi
idrossilici che possono interagire con il DNA.
La radiazioni non ionizzanti non sono in grado di
danneggiare direttamente il DNA, ma secondo un'ipotesi recente, è
possibile un'attività indiretta che danneggia il DNA (lavoro di
Scott citato da Vershaeve).
I normali processi metabolici producono ossidanti
che possono essere neutralizzati dagli antiossidanti. Lo stress ossidativo
si verifica solo quando c'è uno squilibrio (dovuto ad alimentazione
impropria oppure ad esposizione alla contaminazione ambientale) con eccesso
di ossidanti. E' noto che possono avere un ruolo importantissimo nell'avviare,
promuovere e far progredire il cancro. E' stato ipotizzato che l'interazione
tra tessuto e radiazioni non ionizzanti possono provocare questo squilibrio
(crescita di radicali liberi ed il crollo degli antiossidanti).
L'aggiunta di una minima quantità di energia
dovuta all'applicazione di un campo magnetico ELF o RF può bastare
a rompere l'equilibri ossidanti/antiossidanti, favorendo gli ossidanti
(Vershaeve 95).
Omura e Losco hanno sottoposto normali soggetti umani ad una esposizione di tre 'minuti di campi elettromagnetici generati da alcuni telefoni cellulari (824,030-848,098 Mhz) posti a 5-10 cm. dalla testa. Ciò ha indotto varie anormalità tradizionali nell'area di ingresso del campo ed anche in quella di uscita (dove la normalità fù trovata con la stessa forma dell'area di ingresso ma l'effetto si mantenne per un tempo più breve): gli effetti usualmente si mantenevano circa per due o tre volte il tempo di esposizione per l'area esposta e da 1,6 a 2 volt per la parte opposta.
Immediatamente dopo la cessazione dell'esposizione apparivano i seguenti effetti espressi con riferimento al tempo di esposizione del campo elettromagnetico:
1) diminuzione dell'Acetylcolina (circa 2 o 3 volte)
2) comparsa di disturbi circolatori con la presenza di Tromboxane B2 (circa due volte)
3) breve comparsa dell'oncogeno C-fos Ab2 (per un tempo leggermente più corto del tempo di esposizione)
4) breve comparsa dell'oncogeno C-fos Ab I (vicino al tempo di esposizione)
5) brevissima comparsa dell'integrina alfa5betal (circa un sesto del
tempo di esposizione).
Gli autori hanno effettuato questi esperimenti anche
con esposizione a calcolatori ~
personali, schermi televisivi a colori e forni a microonde con risultati
più o meno analoghi ed affermano che "prolungate ripetute esposizioni
a campi EM da TV (a circa 16 kHz), forni a microonde (2,45 Ghz) o ad altre
frequenze simili o superiori senza nessuna protezione dal campo elettromagnetico
può contribuire al possibile sviluppo di cellule cancerogene se
coesistono infezioni addizionali da virus correlati al cancro, depositi
di mercurio od altri fattori" e concludono che "quando nel forno a microonde
viene cotto del riso con acqua o cibo scaldato del latte, la maggioranza
degli L-aminoacidi si muta in Daminoacidi.
Quindi il consumo di cibo cotto a microonde e l'esposizione
del corpo umano alle stesse per un lungo periodo di tempo può influenzare
lo stato nutrizionale dell'individuo e può contribuire all'induzione
del cancro cosi come del morbo di Alzheimer" (Omura 93).
Nella stazione radio di Sicrunda, Latvia è operativo un radar che opera alle frequenze di 154-162 Mhz.
Le funzioni motorie, la memoria e l'attenzione differiscono significativamente in esperimenti condotti tra alcuni residenti nell'area, tra gli esposti e gruppi di controllo: bambini che vivono di fronte al radar hanno un'attenzione ed una memoria meno sviluppata, il loro tempo di reazione era più lento e la resistenza del loro apparato neuromuscolare era minore {Kolodynski 96).
La diatermia medica per radiazione a microonde usa le frequenze di 915 e 2450 Mhz: Ouellet-Hellstrom e Stewart hanno intervistato 42403 fisioterapiste nel 1989.
Le gravidanze di quelle che avevano usato apparati a microonde da sei mesi dell'inizio della gravidanza a tre mesi dopo, hanno avuto una maggior probabilità di aborto (rapporto di disparità RD=1,28, statisticamente significativo).
Il rapporto di disparità nel gruppo con la maggiore esposizione (20 o più esposizioni al mese (era di 1,59 (Ouellet- Hellstrom 93).
Sznigielski ha esaminato per un periodo di quindici anni (1971-85) 128.00 militari polacchi, di cui 3700 erano considerati come esposti a radiofrequenze e microonde ogni anno: "il tasso di tumore per il personale esposto a RF/MO per tutte le fasce di età (20-59-anni) 119,1 per 100.000 all'anno (57,6 nei non esposti) con un rapporto osservati/attesi (ROA) di 2,07, significativo al 95%. La differenza tra i valori osservati e attesi risulta da più elevati tassi di incidenza dovuti a neoplasie del tratto alimentare (ROA=3,19-3,24) tumori del cervello (ROA=1,9l) e tumori maligni del sistema emopoietico e degli organi linfatici (ROA=6,31). Tra i tumori maligni dei sistemi emopoietici/linfatici, le massime differenze nei tassi di incidenza tra il personale esposto e quello non esposto sono stati trovati per la leucemia cronica mielocitica (ROA=13,9), leucemia acuta mieloblastica (ROA=8,62) e linfomi non-Hodgkin (ROA=5,82 )" ( Szniigielski 96).
Repacholi ed altri ricercatori australiani hanno esposto 101 topi femmine EmuPiml per due volte al giorno per 30 minuti per 18 mesi a campi piani a 900Mhz con una frequenza di pulsazione di 217 Hz ed un'ampiezza dell'impulso dì 0,6 millisecondi, cioè al tipico campo generato da un cellulare Gsm. La potenza specifica assorbita mediamente era tra 0,13 ed 1,4 W/Kg.
Il rischio di linfoma risultò molto più alto per i topi esposti che per i controlli (RD=2,4 statisticamente significativo) (Repacholi 97).
Dolk ed altri ricercatori inglesi hanno studiato tra il 1974 ed il 1986 una popolazione in un'area di 10 Km attorno ad una stazione televisiva ed un trasmettitore radio in modulazione di frequenza. Il rischio di leucemia per gli adulti residenti fino a quattro Km dai trasmettitori risultò pari a 1,83 statisticamente significativo e c'è una diminuzione significativa del rischio con la distanza fino a 10 Km.
E' stata trovata anche una diminuzione significativa del rischio con la distanza per il tumore della pelle (forse però in parte legato a confondenti socioeconomici), e del cancro della Vescica (Dolk I 97).
Lo stesso studio allargato a venti aree di trasmissione in tutta la Gran Bretagna ha dato un aumento del rischio per la leucemia negli adulti del 3%, statisticamente significativo, in un raggio di 10 Km da ogni trasmettitore. In due località l'aumento del rischio, sempre statisticamente significativo, è stato del 38 e del 16% rispettivamente (Dolk I I 97).
Infine un gruppo di ricercatori australiani ha esaminato l'aumento di incidenza di mortalità da cancro attorno a torri televisive nella zona di Sidney nel periodo 1972-1990.
Il rapporto di disparità per le leucemie in genere, per tulle le età, è risultato 1,4 statisticamente significativo. Per la leucemia infantile il rapporto sale ad 1,58 e per la mortalità a 2,32. Questi rapporti sono stati ricavati confrontando l'area più vicino alla torre (da 0 a 4 Km) con quelle più lontane (da 4 a 12 Km).
La densità di potenza della radiofrequenza nell'area interna è stata calcolata tra 8 e 0,2 microwatt/centimetroquadro: misure reali hanno trovato livelli inferiori di 5 volte. Tutti questi valori sono largamente inferiori agli standards di cosiddetta protezione adottati nei vari paesi del mondo che tengono conto in generale solo degli effetti avversi alla salute di tipo acuto o a breve termine.
La differenza fra il rischio di mortalità e quello di incidenza, secondo gli autori, potrebbe indicare che l'esposizione alla radiofrequenza (peraltro modulata qui a 50 Hz e 5 Mhz) non solo causa la malattia ma influenza in modo negativo anche il suo esito (Hocking 96).
Le associazioni con aumenti di incidenza tumorale e con effetti neurodegenerativi indicati complessivamente da questi studi permettono già, a mio avviso, di definire le radiofrequenze e le microonde come dei probabili cancerogeni e possibili cause di altri effetti avversi per la salute umana, per prolungate esposizioni ad intensità anche molto inferiori a quelle che provocano evidenti effetti di riscaldamento dannosi per l'organismo umano o parti di esso.
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