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Cividale valorizzi Cividale
Resonaments di une studentesse de "tierce etât"

Ho frequentato il Corso di Civiltà Friulana organizzato dall'U.T.E. a Feletto e come ogni buon corso che si rispetti, si termina il ciclo di lezioni con una gita culturale. La meta scelta è stata: Cividale. Grazie al nostro professore, Travain, noi corsisti abbiamo potuto immergerci nel clima storico che quelle poche, ma significative pietre medioevali, da secoli stanno lì a ricordarci, il cammino faticoso e sofferto della terra friulana. E' storia che va conosciuta, che ha ancora qualcosa da dirci e da insegnarci. E' impossibile capire bene il nostro tempo se non sappiamo nulla delle nostre radici. Dobbiamo riscoprire non tanto il periodo longobardo, quanto il periodo bassomedioevale, tanto trascurato e a volte disprezzato. Non è un periodo oscurantista. Tutt'altro. Così ce l'ha "data da bere" una certa interpretazione culturale, e certi libri scolastici non sufficentemente documentati e anche un po' tendenziosi. E' un periodo di lotte, di passioni genuine, di indipendenza e di autonomie autentiche. Questo mi hanno suggerito quelle pietre possenti, basti pensare alla porta S. Pietro, ove veniva accolto il nuovo Patriarca-Principe che riceveva la spada dell'autorità civile scortata da due bambini vestiti in bianco e rosso: i colori di Cividale. Per me, tutto è stato interessante. Mi permetto però di riferire la sgradevole impressione ricevuta visitando la porta S. Pietro, la chiesa di S. Francesco e il museo del Duomo. Nella prima speravo di trovare almeno una tabella che mi informasse succintamente circa alcuni aspetti fondamentali e significativi della storia civile della città ducale e da essa ricordati. Nulla!!! "No si scrîf il parcè des robis"!!! Al suo posto c'erano le varie tabelle segnaletiche della nostra "civiltà" moderna. Accanto alla chiesa di S. Francesco faceva bella mostra un cassonetto della Caritas, inghirlandato da varie borsettine. Iniziativa lodevole, ma fuori posto. Ma di tutto quello che ho visto, mi ha colpito la cattedra marmorea del museo del Duomo. Lì si sono seduti ben 17 patriarchi in meno di quattro secoli: dal 1077 al 1412. Patriarchi che, oltre a dover difendere la fede cristiana, avevano la responsabilità di amministrare la cosa pubblica. Auspicherei che quella Cattedra venisse ricordata con più rispetto. Basterebbe poco: una scritta sintetica che ricordi l'importanza storica di questo trono medioevale che nel bene e nel male ha saputo reggere le sorti del Friuli difendendo la libertà e l'autonomia insieme al popolo friulano. E' più importante che nessuno si segga su quel trono, visto il cartellino, o è più importante che il visitatore conosca almeno un minimo della storia di questa nostra terra friulana? C'è il rischio di entrare ignoranti e di uscire allo stesso modo!!! Inoltre auspicherei che anche gli altri monumenti storici venissero trattati con più rispetto e amore sia da chi regge la cosa pubblica e non, sia da parte degli abitanti. Cividale rimane ancora una cittadina graziosa, armoniosa che colpisce per la sua singolare bellezza, discreta, signorile, che invita a sostare per ricreare il cuore e la mente, per la sua ricchezza di verde, di silenzio, per il suo gustare ancora genuino, per la sua invidiabile corona di colline e di monti. Per favore, non deturpatela ma amatela anche conoscendo la sua storia unica, che non sarà eclatante, ma onorevole sì, anzi, decisamente importante nel contesto di una regione nient'affatto insignificante nella storia d'Europa.

LIDIA PIANA


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