Operazione Alexandria. Portai di nuovo documenti riservati ai nostri agenti laggiù, ma poi dovevo entrare a far parte dell’equipaggio di una nave traghetto di linea con Alexandria d’Egitto, per questo quel nome. Cercai la profumeria del ’75, ma non c’era più ... nel senso che non c’era più il palazzo.

(Il terzo occhio della Medusa)

Anzi, non c’era più l’intero quartiere e stava per non esserci più nemmeno la Città, ridotta ad un cumulo di rovine. Avevo sentito che si continuava a combattere dal ferragosto del ’75, ma non credevo che fossero arrivati a questo punto. Io, in ogni caso, nonostante la tregua dichiarata, sentivo raffiche di mitra di quando in quando. Il mio compito consisteva nel fare abbandonare la Città a persone che venivano accompagnate a bordo e che era pericoloso portare all’aeroporto. Le sbarcavo nel primo porto toccato dal traghetto, esterno al Libano : Tartus in Siria, Tarsus o Mersina in Anatolia (Turchia), Damietta sul Nilo ed Alexandria in Egitto. Di tutta quella operazione, di noiosa "routine" per me, ricordo solo il nostro contatto ad Alexandria che, una sera che lo aspettavo davanti all’ingresso del porto, disse nel suo stentatissimo linguaggio : Andreotti Kaput , Andreotti Kaput !- meravigliandosi molto che io non riuscissi a capire quel che voleva dire. Alla fine capii quel che voleva dire: "il Governo Andreotti era caduto poche ore prima !". Al che risposi col classico gesto universale che sta per :"chi se ne frega ? !". Doveva accompagnarmi da Mariouth, il negoziante che riceveva i documenti riservati provenienti da Beirut e, nei vicoli della Città vecchia, nel retro bottega di una fumeria dove il nostro contatto si ostinava a darmi appuntamento. Una volta mi convinse anche a fumare il narghilè : un inserviente ci fece sedere tra i cuscini, arrivò un altro con la pipa ad acqua, mise qualcosa che aveva puzza di vino, sembrava mosto (! ?) sulla pipa. Sopra questo appoggiò un pezzo di hashish, (dopo averlo reso piatto masticandolo tra gli incisivi). Poi prese della carbonella accesa e ce la mise sopra, passandomi la canna della pipa che dovevo aspirare. Lo feci e sentii l’acqua gorgogliare ... sempre più forte, fino a che non mi sembro una musica. Mi sentii proprio bene, ma, dopo un pò, cominciai ad avere "paranoia", guardavo tutti con sospetto ... mi sembrava di essere in pericolo !, non ripetei quell’esperienza. In Africa provai la marijuana, era un medicinale naturale: calmava i dolori delle ferite, calmava i morsi della fame, faceva sentire di meno il caldo e faceva ridere !. Inoltre, masticata, sembrava di avere pranzato ... forse conteneva vitamine buone, chissà ?.

(Mariouth)

Comunque a me, di Andreotti o di qualsiasi altro governo, non me ne importava niente e, se non me ne parlava lui, non ne avrei sospettato mai nemmeno l’esistenza!. Ma lui insistette a cercare di farmi capire che la missione era saltata, pare a causa della caduta del governo Andreotti ... boh ! ?.

Continuai quei viaggi in attesa di ordini che non arrivarono. Mi ero deciso a sbarcare quando, un ordine dell’Armatore, ci spedì tutti in Nigeria, Golfo di Guinea. E ti pareva che filasse tutto liscio ! ... in Nigeria ... sul fiume Niger, in mezzo ai coccodrilli, a sbarcare furgoncini della Peugeot. Di nuovo un caldo infernale, su navi senza aria condizionata (almeno in cabina, per riuscire a dormire). Ero furioso, ma non potei farci niente. Riuscii a rimpatriare e sbarcare a La Spezia il 3 Ottobre 1978. E questo è tutto quello che so dell’operazione Alexandria.

Fui inviato in diverse occasioni in U.R.S.S. Con la mia qualifica di Marittimo potevo entrare in qualsiasi paese, anche non riconosciuto dall’Italia, senza destare sospetti e controlli particolari. Sarebbe solo noioso raccontare del finto sbarco a Vladivostok in Siberia, poco prima del disgelo ’79 (primavera), e della traversata dell’U.R.S.S. con la Transiberiana, di questo marittimo che aveva perso la nave e doveva raggiungerla a Leningrado, sul Baltico. E così fu chiamata in codice quella missione : Operazione Leningrado

 

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