Settembre 1979 : Operazione Costanza. Fui inviato a Batumi in Georgia ed a Costanza in Romania, risalii il Danubio fino a Galati. Filo spinato e torrette a perdita d’occhio, per giorni e giorni, ... in tutta la mia vita non vidi mai tanto filo spinato come in quei pochi giorni. Si trattava di portare fuori dall’U.R.S.S. perseguitati politici, almeno così mi fu detto. Andavamo a prenderli, con i nostri contatti, lungo il Danubio, sulla riva orientale ... il confine dell’URSS. Era là che correva tutto quel filo spinato, sembrava davvero che l’intero popolo Russo fosse rinchiuso in un enorme campo di concentramento. Era molto pericoloso, il Conducator manteneva il coprifuoco, come in tempo di guerra. Dopo le nove di sera io, come straniero, non potevo più circolare per strada, dovevo rientrare a bordo, per i Romeni credo che fosse spostato più in là ... le undici o mezzanotte. Dovevamo uscire dalla città nel pomeriggio e raggiungere il confine nel punto conosciuto ai nostri contatti in Romania. Fortuna che era tutto coperto di alberi che ci permettevano di stare al riparo fino a che non faceva buio. A quel punto dovevamo attendere il segnale : tre lampeggi di una torcia elettrica a cui dovevamo rispondere con lo stesso numero di lampi. Significava che la via era libera ed andavamo verso il filo spinato. Le armi le trovavamo al nostro arrivo, nascoste tra gli alberi, e le lasciavamo là al rientro. Erano AK 47 di fabbricazione Sovietica. Dovevamo attraversare il confine Russo passando sotto il filo spinato ed era molto pericoloso, se ci intercettavano le pattuglie Russe al di là, o quelle Romene al di qua, intendevamo vender cara la pelle, non certo farci prendere vivi !. Passati al di là della Cortina di ferro "spinato" (scommetto che neanche questo avete mai letto sui giornali : il perché la chiamavamo "cortina di ferro" ... non è così ?), ci guidavano i nostri contatti Ucraini (anche l’Ucraina aveva i suoi "Gladiatori", ribelli che desideravano la Democrazia e la Libertà !). La nave era ferma a Galati, sul Danubio, caricava il carbone (50.000 tonnellate di carbone, avevamo tempo), prima dell’alba, però, dovevamo essere a bordo. Dovevamo prendere i ricercati dalla polizia politica, a volte scienziati ... credo, lo capivo dall’aspetto, non dovevo chiedere niente, non sapevo chi erano e loro non sapevano chi ero io, se qualcosa andava male ... nessuno di noi era mai esistito !. Li trovavamo, "pronti a muovere", nei cascinali delle campagne tra il confine e Kiliya, in Ucraina, li nascondevano i contadini in attesa di un passaggio a Occidente. La mia Missione era quella di nasconderli a bordo e proteggerli fino allo sbarco, il più delle volte ad Istanbul e Atene (pochi giorni di viaggio), dove qualcuno veniva a prenderli, recitava la Password e tutto è sempre filato via liscio. Una volta, l’intera nave fu sottoposta ad ispezione di polizia. Ce la vedemmo davvero brutta, in cabina avevo la coppia di profughi imbarcati a Costanza. Non ebbi il tempo di nasconderli altrove che nell’armadietto. Nella mia cabina entrò un poliziotto ed iniziò la perquisizione dalla scrivania. Vide i miei attrezzi da ginnastica : sbarra a molla, manubri, pinze, pesi e ... si interessò a quelli, era uno sportivo ed iniziò a scherzare in Romeno. Capivo che diceva di essere un lottatore e mi sfidava. Gli feci capire che sarebbe stato troppo facile per me, lo guardavo e ridevo. In Romania sono molto tifosi per la lotta, si levò la giacca, voleva proprio lottare. Tirai fuori due bottiglie di Whisky e tre stecche di Marlboro da sotto la cuccetta (proibitissime in Romania). "Contrabbando !"- disse. Gli feci capire che ero disposto a lottare con lui, visto che insisteva, ma, se perdeva, mi lasciava il Whisky e le sigarette e se ne andava, se vinceva se le prendeva senza fare rapporto ai suoi. Accettò ed iniziammo a lottare. Era bravo, conosceva la lotta Greco-Romana, ma non era allenato. Potevo batterlo facilmente, solo che avevo deciso di farlo faticare un pò ... per poi farlo vincere e farlo andare via contento (dentro l’armadio si respirava male !). Ma il Romeno non si accontentava di vincere, voleva farmi male, mi stava torcendo il braccio ed è stato più forte di me rovesciarmi, afferrarlo al collo e buttarlo a terra torcendoglielo. Batteva il palmo della mano a terra per dichiararsi sconfitto ... Sicuramente era un appassionato, conosceva questi segnali. Si alzò borbottando in Romeno, ma mi diede la mano ... uno sportivo. Gli diedi una bottiglia e una stecca di sigarette, ma dovetti insistere molto per fargliela prendere. Eppure da loro, al mercato nero, valevano quanto il suo stipendio di un mese. Era un simpaticone e se ne andò ridendo e bofonchiando nella sua strana lingua ... con il contrabbando sotto la giacca. I clandestini erano terrorizzati, ma li tranquillizzai e non ci furono più problemi fino all’arrivo, sbarcarono sullo stretto dei Dardanelli. Vennero a prenderli sotto bordo con una lancia non so chi, da non so dove !. La mia Missione era quella di nasconderli a bordo e proteggerli fino allo sbarco, il più delle volte ad Istanbul e Atene (pochi giorni di viaggio), dove qualcuno veniva a prenderli, recitava la Password e tutto è sempre filato via liscio. Fui anche fermato e perquisito, sia dai Russi che dai Romeni del Conducator Ceausescu, ma recitavo bene la parte del Marinaio ubriaco e tutto finiva a ridere. Quando andava male, tutt’al più, mi ritrovavo costretto a bere quel loro brucia-budella che chiamano Vodka. L’equipaggio non si accorse mai di nulla, a parte un Allievo Macchinista che scendeva a terra con me. Non me ne potei liberare nemmeno quella volta che, a Costanza, in Romania, dovevo raggiungere il nostro contatto in una piazza centrale nei pressi dei giardini pubblici. Era una bella biondina Romena e così non si insospettì del fatto che, pur essendo appena arrivati, io fossi atteso!, poteva pensare che c’ero già stato.

(Una Colomba ...!?)

Venne con noi all’Hotel Internazionale, dove bevemmo vino Romeno e chiaccherammo tutta la sera in attesa che, "qualcuno" ci informasse che la persona da imbarcare e far espatriare fosse pronta. Lo fece un cameriere in smoking, versandoci dell’altro vino rosso ... veramente buono il vino Romeno !. Andammo, quindi, in taxi a prenderli. Erano in una casetta in periferia, un agglomerato di case popolari che più popolari non si può. Si trattava di marito e moglie, non so perché il comando era interessato a farli fuggire dall’Est Europeo, non parlavano altro che Romeno e Russo ed in ogni caso ... non era affar mio !. La biondina (non me ne ricordo il nome perché tanto era falso) parlava benissimo Italiano, tanto che pensai che fosse una "Colomba". Cercai di interrogarla in merito ... tra una risata e l’altra, ma si tradì come Romena, improvvisamente, con un accento non Italiano in una frase che non fece in tempo a correggere. Riusciva a imitare un accento del Nord Italia, non saprei quale ... io sono del Sud. Se l’Allievo Macchinista capì qualcosa, però, non mi fece mai domande, si limitò a chiedermi di insegnargli qualche colpo di savate durante i turni di guardia in sala macchine, dopo che mi scoprì allenarmi, in navigazione, dietro il locale depuratori ... e lo feci. In navigazione la vita è noiosa ed il tempo non manca. Non so se, poi, abbia fatto pratica per imparare bene, sbarcai a Venezia e non lo rividi più. Fui impiegato così fino a tutto il 1979. Andai anche in centro America, in Guatemala, in Venezuela, a Panama, in Florida ... etc. ma solo perchè il mercantile dove ero imbarcato riceveva l’ordine di andarci per carico merci. In Guatemala, a Puerto Bàrrios, incontrai un gruppo di Legionari Francesi (ex) che avevo conosciuto in Africa ai tempi della Primavera dei Garofani. Erano diretti a Ciudad de Guatemala ; erano stati arruolati come specialisti della guerriglia, andavano in Nicaragua. Pagati molto bene, mi proposero di arruolarmi con loro. C'era da simulare attacchi, da parte di guerriglieri filo Sovietici, per "Traire le lait a la Vache Americain" (Trad.: mungere la vacca Americana). Spiegandosi meglio mi fecero capire che, in realtà, i Guerriglieri filo-Sovietici sarebbero stati Loro ... avrebbero dovuto divertirsi un pò ad attaccare qualche caserma dell'esercito e qualcos'altro di ecclatante, tanto per smuovere un pò le acque. "La Guérilla, aux Antilles e là-bas (indicando l'interno), ronflé a la grande, il est notre devoir de faire les choses comme il faut ... et tirer tous de son apathie!" (Trad.: La guerriglia nelle Antille e laggiù, russa alla grande, è nostro dovere di fare le cose come si deve e risvegliare tutti dalla Loro apatia!). Jean era picchiatello e disse tutto questo ridendo,... ma non era una "boutade" per ridere! Non potei dirgli perché, ma gli dissi che non mi interessava fare il mercenario. Ora ero un "Marinero mercante!". Risero facendomi l’occhietto, non sapevano perché, ma erano sicuri che mentivo, che non ero quel che dicevo di essere ! (già, noi eravamo condannati a non essere mai quel che dicevamo di essere). Passammo insieme un paio di giorni a fare "fiesta" mettendo a soqquadro Puerto Bàrrios. La periferia di Puerto Barrios era identica a tutte le periferie delle città in quella parte di mondo, un unico sterminato Slum. In posti come quelli, la gente cerca di sopravvivere come può. baracche per case, bambini mezzi nudi che corrono di quà e di là, cani che frugano tra i rifiuti, odore di fogna a cielo aperto e dappertutto spazzatura che marcisce fino al muro verde e improvviso di vegetazione: La Jungla che appena subito oltre la periferia dell'ultima barracca si riappropria della sua terra. Il posto ideale per incontrare dei pazzi come loro. Erano completamente svitati, ma anche dei veri amici! poi partimmo : Loro per il loro destino ed io per il mio e non li vidi mai più.

 

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