la parola è moneta
REINER KUNZE, poeta del dolce dissenso
Monaco
di Baviera, gennaio 1999. Mostra di fotografie di Stefan Moses all' Accademia
di Belle Arti. Ecco laggiù Thomas Mann a Weimar nel 1949, in
occasione del 200simo anniversario della morte di Goethe.
Ecco Ernst Bloch. E là: Otto Hahn, il fisico atomico che, dopo Hiroshima,
voleva suicidarsi. Una lunga galleria di scienziati, attori, architetti,
poeti e scrittori tedeschi che Moses ha fotografato dal 1946 ad oggi.
La mia attenzione viene attratta da un ritratto particolare. Un
unico personaggio ha voluto girare le spalle all'occhio della macchina
fotografica. Sotto è indicato il suo nome:
'Reiner Kunze'
(alla morte)
Una mattina
suonerà alla porta
con l'uniforme di postino
Io la
smaschererò
Le dirò: aspetta finché
non sarà passato il postino
Da: ventuno variazioni sul tema "la posta"
Il 16 agosto 1998 Reiner Kunze ha compiuto il suo sessantacinquesimo compleanno. Per questa ricorrenza, l'editore S. Fischer di Francoforte sul Meno ha presentato ein tag auf dieser erde ('un giorno su questa terra'). E' il primo volume di poesie che Kunze ha dato alle stampe dopo oltre un decennio. ein tag auf dieser erde raccoglie versi databili tra il 1995 e il 1997. I lunghi "silenzi" del poeta hanno sempre irritato i suoi recensori, ma la sua ostinazione ad andare controcorrente, a farsi beffe di ogni legge di mercato, rifiutandosi di accelerare i tempi di produzione, è la maniera in cui lui meglio può dimostrare la sua fedeltà alla poesia.
Wort ist währung.....................La parola è moneta
Je wahrer,...............................
Tanto più vera,
desto härter. ........................--
quanto più pesante.
Da: un giorno su questa terra
Poi, il 7 giugno 1999, Kunze viene insignito del prestigioso Premio Hölderlin per la sua opera omnia. È l'ultimo riconoscimento in ordine di tempo, e anche il più importante, ottenuto da questo "poeta del dolce dissenso" originario dell'ex DDR. E adesso è sempre in giro, impegnato in seminari, conferenze, viaggi di studio (l'ultimo in Namibia) e letture a podio aperto.
Nelle liriche e nella prosa di Kunze si rispecchiano cinque decenni di storia tedesca, e la sua biografia è esemplare per il destino di chi si ritrovò a essere cittadino della Germania dell'Est.
BIOGRAFIA
Reiner Kunze nacque a Oelsnitz (Sassonia) nel 1933. Figlio di un minatore, studiò a Lipsia filosofia e giornalismo. Nella stessa università lavorò come assistente dal 1955 al 1959, ottenendo sporadici incarichi di docenza. Aveva già incominciato l'obbligatoria carriera all'interno del SED (il partito unico della DDR), quando, parzialmente influenzato dai poeti cecoslovacchi, decise di dissociarsi dalla vigente ideologia. Ebbe inizio così una lunga persecuzione nei suoi confronti.
Costretto a lasciare l'università, s'ingegnò alla meno
peggio come apprendista meccanico e bracciante agricolo. Nel 1961 sposò
la dottoressa cèca Elisabeth Littnerová
adottando la di lei figlia Marcela. Nel 1962 si trasferì con la
sua famigliola in Turingia, dove cominciò l'attività di libero
scrittore.
Già a questo punto, per il Politbüro Kunze è persona
non grata, in quanto continua a fare una critica spietata al regime. Pochissime
sue opere verranno pubblicate nella DDR: la maggior parte di esse verranno fatte recapitare dallo scrittore
in maniera spesso avventurosa agli editori della Germania
Occidentale.
Le sillogi Vögel über dem Tau (1959, con evidenti influssi di Bertolt Brecht), auf eigene hoffnung (1981), gespräch mit der amsel (1984) e eines jeden einzigen leben (1986) gli varranno una certa popolarità anche fuori della Germania. Nella DDR, molte sue poesie sono propagate clandestinamente nei circoli della Samsidat - l'organizzazione culturale del popolo - sotto forma di opuscoletti stampati in proprio o copie manoscritte. Il volume in prosa Die wunderbaren Jahre (1976; trasposto per il cinema dallo stesso Kunze - poco felicemente - tre anni più tardi) provoca la sua esclusione dalla Gilda degli scrittori tedesco-orientali. E' spiato e messo sotto torchio tanto a lungo e tanto spietatamente che, insieme alla moglie e alla figlia, deve lasciare la DDR.
Il trasferimento nella Germania "oligarchica" è proposto ai Kunze dallo stesso Politbüro quale alternativa a un processo politico. "Ormai davo per scontato che mi avrebbero arrestato. All'eventualità di andar via non avevo mai pensato" affermerà poi lo scrittore. Su di lui pesa l'imputazione di "attività sovversiva contro lo Stato". L'estradizione dalla DDR nel novembre dello stesso 1976 del poeta e cantautore Wolf Biermann aveva causato una fervida protesta e spontanee manifestazioni di solidarietà da parte di molti intellettuali. L'accusa a Kunze di essere un "nemico dello Stato", con conseguente esclusione dalla Gilda degli scrittori, accrebbe la celebrità di questo portavoce del "dolce dissenso". Il materiale critico di Die wunderbaren Jahre (il suo volume sotto imputazione, che lui volle dedicare alla figlia Marcela) è costituito da circa cinquanta testi brevi che illustrano i metodi usati dal potere nel tentativo di imporre una "socializzazione" su vasta scala.
I bonzi di Berlino Est rinunciarono a fargli il processo per paura di una protesta internazionale. Così, il 13 aprile 1977, Kunze (di salute cagionevole anche a causa dei lunghi anni di privazioni) attraversò insieme alla moglie Elisabeth e alla figlia Marcela (anche lei vittima di rappresaglie) il confine che divideva le due Germanie. "Non sono né un martire né un eroe" si giustificherà in seguito. Restare avrebbe significato per lui la sofferenza della prigione.
Nello stesso anno della "fuga", Kunze ottiene il Georg Büchner Preis: il più ambito premio letterario nell'area germanica. "Non ho mai scritto per fare politica" spiega il poeta, "ma è inevitabile che la realtà si intrufoli in ogni testo e che molti libri assumano spesso un tono... politico."
I suoi impegni come artista lo conducono dapprimaa Monaco di Baviera, dove viene accolto nell'Accademia Bavarese delle Belle Arti. Nella metropoli sull'Isar rimane fintantoché la moglie non trova a Passau (Passavia) un lavoro come ortopedica. Da allora i Kunze vivono nella "città dei tre fiumi" ai margini della Foresta Bavarese. Davanti alla loro casetta si allarga un bel paesaggio collinoso attraversato dal Danubio. "Poter ammirare questo panorama è un vero e proprio privilegio" riconosce il poeta. Gli anni trascorsi a Passavia saranno anche i più creativi per lui, che intanto è anche membro dell'Accademia delle Arti di Berlino Ovest e dell'Accademia di Darmstadt per la Lingua e La Poesia.
Reiner Kunze ha tradotto molti lirici cèchi; tra di essi, Jan Skácel, cui lo legò una lunga amicizia.
[Skácel Jan. *1922 - † 1989. Romanziere e poeta cèco. Dal 1969 al 1981 gli fu imposto il divieto assoluto di scrivere. Tradotti in lingua tedesca (da R.Kunze): Fährgeld für Charon (1967) e wundklee (1989).]
Nel dicembre 1989 (pochi mesi dopo il crollo del Muro) Kunze fa di nuovo parte della Gilda degli scrittori tedesco-orientali, destinato a fondarsi con il Pen Club occidentale. Nel 1992 ritira la sua adesione all'Accademia delle Arti di Berlino Ovest. Sempre in seguito a una protesta esce anche dal Pen Club, per farvi rientro nel 1995. Nel 1998 si schiera con gli oppositoriri della riforma dell'idioma tedesco.
Innumerevoli i premi letterari ottenuti da Kunze nella Cecoslovacchia, in Svezia, in Austria e nella Repubblica Federale Tedesca: Premio del Libro per l'Infanzia 1971, Premio Letterario dell'Accademia Bavarese delle Belle Arti 1973, Georg Büchner Preis 1977, Premio Andreas Gryphius 1977, Geschwister-Scholl-Preis 1981, Literaturpreis Ruhrgebiet 1990. E, come già detto, il Premio Hölderlin nel giugno 1999.
Le opere di Reiner Kunze sono state tradotte in oltre trenta lingue.
LA RIUNIFICAZIONE
Il crollo del Muro significò per Kunze dover tornare a fronteggiare il proprio passato. Nel 1990 gli vennero consegnati gli atti che lo riguardavano, rimasti fino ad allora negli archivi della Stasi (Staatssicherheit): dodici cartelle per un totale di 3.491 pagine. Il contenuto di quegli atti, "nella maggior parte esatto", viene rilavorato dallo scrittore e inserito in Deckname Lyrik ('Pseudonimo Lirica'). Deckname Lyrik smaschera Ibrahim Böhme, allora capo dei socialdemocratici tedesco-orientali, come un ex agente della Stasi. In seguito alla sorprendente rivelazione, Böhme dovrà rinunciare a ogni velleità politica nella Germania riunificata. In questo suo libro, Kunze accusa anche gli scrittori Sasha Anderson e Hermann Kant di essere stati dei delatori.
Soprattutto durante il difficoltoso periodo nella Germania comunista, la moglie Elisabeth ha permesso a Kunze di dedicarsi alla scrittura indipendentemente da ogni forma di guadagno. Negli scritti di Reiner Kunze traspare qua e là molto evidente l'importanza che Elisabeth ha rivestito nella sua vita, e non solo per l'appoggio materiale che lei gli ha sempre garantito. In Am Sonnenhang ('Al Pendio Solare'), designa la sua compagna come:
die große E.
(l'E. maiuscola; o anche: la grande E.)
LE LETTURE ALL'UNIVERSITA' DI MONACO
All'inizio degli anni Novanta Kunze è ospite dell'Università di Monaco di Baviera, dove tiene una serie di conferenze. I manoscritti di queste letture saranno poi pubblicati dall'editore Fischer insieme ad altre riflessioni di Kunze su letteratura, arte e musica. (Das weiße Gedicht. Essays. Fischer Verlag, Francoforte sul Meno). Kunze parla di Heinrich Böll, delle illustrazioni di Karel Franta per i libri per l'infanzia, del tardo Liszt... E, qualsiasi sia il tema che affronta, sempre risaltano le sue esperienze nell'ex DDR quale "autore indesiderato". Ma in ogni sua "riflessione" Kunze si sforza sempre di dis-ideologizzare, di non parlare mai per pregiudizi, riducendo ogni argomento alla mera essenza poetica. In questo modo, gli oggetti della sua osservazione guadagnano in profondità, e il lettore acquista una maggiore comprensione per essi, grazie al linguaggio sensibile e preciso che contraddistingue questo artista.
"Ogni capolavoro è sovrano. Niente che già non sia contenuto in esso potrà mai aggravarlo, così come niente potrà mai giustificarlo." Questa verità di fondo, dallo scrittore brillantemente formulata in due frasi, è il filo d'Arianna che unisce tutti i testi contenuti in Das weiße Gedicht.
IL VIAGGIO IN POLONIA
"Ci uniscono molte più cose di quante non ci separino":
così Kunze circa i rapporti tra Polonia e Germania, durante la serie
di otto conferenze che tiene nel 1996 in sei importanti università
polacche. Le conferenze si accentrano sulla letteratura tedesca e sulla
comprensione vicendevole dei due popoli.
"In Germania troviamo tracce di immondizia nazionalistica su molti
muri: le scritte con lo spray ad opera di tedeschi reazionari; ma la stessa
immondizia si riscontra purtroppo anche in Polonia. Tuttavia, durante questo
viaggio ho potuto guardare molti giovani dritto negli occhi e mai,
dico mai ho avuto l'impressione di trovarmi in una terra in cui regna la
xenofobia. A dire il vero, non mi sembrava neppure di essere all'estero
- sebbene son sempre stato conscio dellaaaa mia condizione di forestiero. Se son riuscito
a infondere negli ascoltatori la sensazione che l'uomo dietro il pulto
non era poi tanto diverso da loro, debbo concludere che si è trattato
di uno dei viaggi più importanti della mia vita."
In questo suo giro, Reiner Kunze parla a numerosi suoi lettori e lettrici, ma anche a studenti di Germanistica, giornalisti, scrittori, interpreti. "In Polonia ho diversi amici, e in Polonia sono stati editi alcuni miei libri. Due di essi 'a nero', ovvero clandestinamente. E' chiaro che quando qualcuno decide di stampare un libro mettendo a rischio la propria vita, l'autore gli deve essere infinitamente riconoscente. Inoltre, noi tedeschi - ma non solo noi tedeschi - dobbiamo essere grati al popolo polacco in quanto proprio dalla Polonia è partito lo sviluppo sociopolitico oggi ancora in corso. Senza Solidarnosc e le rivolte del 1956, '68, '70, '76, '80 e '81, nell'Europa Orientale le cose non sarebbero andate a questo modo.
"Ci uniscono molte più cose di quante non ci separino.
Nel 1849, Mickiewicz [uno dei più grandi scrittori polacchi,
N.d.R.] scrisse: 'La situazione europea è tale che
è impossibile che oggi un popolo decida di andare verso il progresso
da solo.' Ebbene, fin da Hitler e Stalin, i cui eserciti
marciarono sulla Polonia, gli europei dovrebbero aver capito che Mickiewicz
aveva ragione.
"Già nel 1956 il servizio di Sicurezza Statale della DDR ('Stasi')
provò interesse per le mie attenzioni alla situazione
polacca. E' tutto documentato negli atti. Per prepararmi a questo mio
viaggio, ho letto non soltanto le novità letterarie provenienti
dalla Polonia, ma ho ripreso in mano anche vecchi libri; e, tra le pagine
di un volume di racconti di scrittori polacchi, edito dall'editore Hanser
di Monaco, ho ritrovato la lettera indirizzatami dallo stesso editore.
Da questa lettera, datata 1968, si deduce che io lo avevo pregato di spedire
il libro non a me, ma all'indirizzo di un mio amico cèco. Allora
vivevo ancora nella DDR e il libro non avrebbe mai potuto raggiungermi là.
Quando l'amico praghese ricevette il pacco, dovetti partire in tutto segreto
per prenderlo dalle sue mani..."
Nella DDR - lo ripetiamo - nessuna delle opere di Kunze fu mai data alle stampe. Lo scrittore e poeta fu messo alle strette e continuamente perseguitato.
"Tutte le attività di K. devono essere documentate e giudicate secondo la visuale del penalista, allo scopo di raccogliere prove della sua colpevolezza..."
Parrebbe la citazione di un romanzo di Kafka, ma è solo una frase contenuta negli atti della Stasi su Reiner Kunze. Anche dopo essere "fuggito" nella Germania Ovest, il poeta non smise di analizzare i meccanismi del potere:
non è il tuo volo che vogliono:
vogliono le tue penne.
.........Reiner Kunze - Versi
LA POETICA KUNZIANA
Le poesie di Reiner Kunze, al pari della sua prosa, sono brevi, a volte addirittura lapidarie. I temi: campane, pesci, uccelli, alberi. Oltre, naturalmente, al tema caro forse a tutti i poeti: il viaggio. E il mondo dell'arte e quello della musica, cui Kunze ha dedicato svariati essays.
"...Nonostante tutti gli sforzi che ho compiuto
per incentivare la mia cultura musicale, continuo a preferire le melodie.
Evidentemente c'è, in me, un'irrevocabile tendenza ad apprezzare,
di ogni composizione, soprattutto le linee melodiche. '...perché...
le passioni, siano esse tempestose o meno, non devono mai essere espresse
sino al limite dell'obbrobrioso, e la musica, anche nelle situazioni più
terribili, non deve mai offendere l'orecchio, ma deve saper divertire,
e di conseguenza rimanere sempre Musica' (Lettera di Mozart del
26 settembre 1781)."
Parole finali di: Ergriffen von den Messen Mozarts ('Commosso dalle Messi di Mozart'), Edition Toni Pongratz; tiratura: 500 esemplari. |
Nelle liriche di Kunze, costante è la mancanza delle maiuscole nei sostantivi, che contraddistinguono invece il tedesco "ortodosso". Vi si denota inoltre un'avversione all'uso spropositato della parola "io": Kunze attira spesso i lettori, o li sfida, con un "noi" o addirittura con un "tu". Tipico del poeta è anche il "gioco lirico" di domanda-e-risposta perfettamente inquadrabile nella tradizione brechtiana. Ma ogni sua lirica è, in primo luogo, un capolavoro di compattezza, come testimonia questo suo quasi-haiku scritto dopo una passeggiata nella natura:
Fingerabdruck des himmels
Der göttliche daumen war eingefärbt
über und über
mit licht.
Impronta digitale del cielo
Il pollice divino era colorato
interamente
di luce.
Abbiamo detto che Kunze non tralascia i toni politici; ma sono richiami politici a latere, volutamente vaghi - a volte appena degli accenni. Le questioni politiche sono per lui questioni morali. Quanto ha potuto commuoverlo la Riunificazione lo si deduce leggendo i suoi diari Am Sonnenhang (1993). E il ricordo delle rinunce e del terrore degli anni della dittatura riaffiora in Deckname Lyrik, dove non si perita di inserire stralci degli atti della Stasi che lo riguardano. Da ogni pagina di Deckname Lyrik trasuda il doloroso stupore per la fiducia riposta in tante persone e poi puntualmente tradita. Ma, peggio di tutti i "colpi avversi" - scrive Kunze -, sono state le umiliazioni. Di quel periodo non rimane che l'ombra della colpa e del tradimento sulle facce dei vicini di casa, dei presunti amici; e il loro scivolare in un silenzio oscuro o in flussi di parole cariche di odio.
Da: Die Mauer ('Il Muro')
In ihrem schatten warfen............
Nella sua ombra nessuno
alle keinen schatten....................
proiettava un'ombra
Nun stehen wir entblößt .............Adesso
noi siamo spogli
jeder entschuldigung
..................di ogni possibile scusa
Sei anni dopo questi versi dedicati al 'Muro', ne nascono altri che non contengono più un "noi" e che non vuole più appellarsi a nessuno. E' una poesia in cui Kunze si rivolge direttamente a un amico ormai morto, il grande poeta cèco Jan Skácel, che ancora - come lui afferma - gli capita spesso di incontrare in sogno. Kunze lascia sapere all'amico che nel frattempo un paio di questioni vitali hanno trovato una risposta:
Die menschen meiden die stille...... Gli uomini evitano la tranquillità
Sie könnten in sich sonst...............
Potrebbero altrimenti udire in sé
die schuld knien hören ..................la
colpa mettersi in ginocchio
Ecco un compito nuovo per la poesia. Ma liberare il mondo dall'odio
significa dover scusare il passato, forse obliarlo... 'No, mai!' grida
il poeta, in preda a dubbi profondi, 'mai!' E giusto questo tono implacabile,
definitivo, ha, in Kunze, l'effetto del sottovoce. Se il poeta diventa
tanto apodittico, di certo è perché ha perduto ogni fiducia
nella strategia a lui familiare. In questi frangenti, le sue liriche rischiano
di cadere nel campo delle massime dozzinali, in una Weisheit
(saggezza) forgiata su misura; ma tali "cadute" avvengono per
fortuna molto di rado.
Comunque, tanto più piccola è la speranza di poter ent-hassen
('dis-odiare') il mondo, quanto più si ingigantisce la paura di
mancare l'amore; che è, alla fin fine, la paura dei tardi
pentimenti, dei rimpianti senili. La "nuova voce" si rispecchia
ed echeggia nella consapevolezza della perdita degli amici, nella scomparsa
delle persone care; e nell'isolamento del poeta. In ein
tag auf dieser erde ('un giorno su questa terra') sono contenuti
momenti empirici di un amore non più giovane, e che sono tra i più
belli della raccolta: ovattate immagini invernali, tonalità bianche
e grigie, passeggiate compiute in silenzio, una calma mai conosciuta prima,
le preoccupazioni sempre latenti, l'inevitabile destino della fine sempre
più prossima ma ormai contemplata con coscienza tranquilla. E' un'esperienza
appena agli inizi, ma
Die zeit ist schon zu kurz, ----
Il tempo è già troppo breve
den mut zu verlieren. --.......--
per smarrire il coraggio.
Nel volume è inserito pure un ciclo di quindici poesie dedicate alla pesca. (Fin dalle 'ventuno variazioni sul tema "la posta" ' - 1966/67 -, sappiamo quanto Kunze tenga ai cicli). Tutt'e quindici le poesie raccontano di una giornata trascorsa a pescare. L'uomo sa che deve uscire di casa...
die jagd, der alte -........-
la caccia, il vecchio
trieb -..........................-
istinto
...e, nel corso di questo giorno da pescatore/cacciatore, troverà l'occasione di ritrasformarsi (in riva a un fiume o nel folto di un bosco) nel sedentario che pesca/caccia parole.
KUNZE RACCONTATO DA KUNZE
"Essere un poeta significa produrre testi tra cui, qua e là,
ne emergerà uno o più d'uno che potrà ritenersi degno
di appartenere alla letteratura. La responsabilità del poeta nei
confronti della parola parlata e scritta può paragonarsi a quella
del muratore nei riguardi dei mattoni. Un muratore incaricato di innalzare
un muro, infatti, non deve usare un solo mattone in più o in meno
del necessario, ma la giusta quantità di materiale da costruzione.
"L'ideale lettore di poesie non è chi sta a domandarsi che
cosa avesse inteso dire il poeta, ma è chi riesce a immergersi con
grande semplicità nel mondo che il poeta ha creato. L'ideale lettore
di poesie è qualcuno che ha ancora la capacità di stupirsi,
di entusiasmarsi a un'immagine ben riuscita.
"La poesia è irrequietezza
divenuta quieta.
"Da bambino ero spesso malato. Pochi
mesi dopo la mia nascita, un eczema endogeno cominciò a costellarmi
il corpo. Quando andai a scuola ero più o meno 'normale' come tutti
i miei coetanei, ma da quelle mie malformazioni fuorusciva di continuo
del pus. I miei compagni di scuola si impaurivano al solo guardarmi. I
loro genitori pensavano che io avessi la scabbia e li avvertivano: 'Non
giocare con lui.' Così mi evitavano, e mi prendevano in giro. Io
non potevo far nulla di quanto facevano i ragazzini della mia età:
con quelle piaghe aperte, non potevo salire sugli alberi, non potevo nuotare...
Gli altri scolaretti scaricavano su di me le loro aggressioni. Si arrabbiavano
soprattutto quando il maestro leggeva ad alta voce i miei temi, ritenendoli
migliori di quelli degli altri. All'uscita di scuola, gli altri si nascondevano
e mi lanciavano sassi, e molte volte arrivai a casa con delle brutte ferite
alla testa.
"Tutto questo probabilmente ha fatto sì che io già da
piccolo cominciassi a scrivermi delle storie in testa, a crearmi un mondo
mio personale in cui poter vivere indisturbato. Nello stesso tempo, dipingevo
e imparavo a suonare il violino. Soltanto a diciotto anni decisi di diventare
scrittore.
"Ogni scrittore è senza dubbio influenzato da tutti gli altri
venuti prima di lui, ma per quanto mi riguarda gli influssi più
rilevanti li ha esercitati la musica.
[Kunze ha sempre ammirato soprattutto il genio di Mozart, N.d.R.]
"Mozart ha composto tutta una serie di cosiddette Messe Brevi
per le quali ha dovuto più volte scrivere note per gli stessi testi.
Si ritrovò quindi a dover ideare numerose melodie, e le melodie
dovevano essere molto profonde e piene di emotività perché
si adattassero alla natura di quei testi. La genialità di Mozart
consiste nella sua capacità di saper ricavare il massimo dell'espressività
con il minimo impiego di tempo e di lavoro.
"Senza dubbio sono stato parecchio influenzato anche dalla poesia
cèca: composizioni ricche di calore umano e molto, molto vicine
alla terra.
"Agli inizi della nostra relazione, mia moglie aveva l'abitudine di
tradurmi letteralmente i versi di poeti suoi connazionali. Io non avevo
mai letto cose del genere prima di allora. Più tardi cominciai a
fare il traduttore, anche perché sentivo la necessità di
entrare in possesso di qualcosa di unico, qualcosa che fosse mio e potessi
poi spartire con gli altri. Fare il traduttore implica una grande responsabilità,
soprattutto se si traduce da una lingua minore (com'è il cèco)
in una maggiore (il tedesco).
"Il mio modo di scrivere? Prendiamo le poesie 'ventuno
variazioni sul tema "la posta" '. Allora abitavamo a Greiz,
in Turingia, tagliati fuori dal resto del mondo. I confini dividevano la
Germania e i miei libri (che nella DDR erano vietati) venivano stampati
all'Ovest. La posta era per noi l'unica maniera per mantenere i contatti
con l'esterno. Ogni lettera, ogni plico che ricevevamo erano minuziosamente
passati al setaccio dalla Stasi. Nei miei atti della Staatssicherheit,
sono fedelmente riprodotte tutte le lettere, anche le più innocue.
Oggi noi ridiamo di ciò, ma allora ne soffrivamo terribilmente.
"Il problema era: come fare arrivare i miei manoscritti all'editore
di Francoforte sul Meno? Una volta escogitai lo stratagemma di ricopiare
un manoscritto su fogli di carta sottilissimi e suddividerlo poi in numerose
buste - tre fogli dentro ogni busta. Mandai all'editore tutte quelle lettere
da diverse località della DDR, scegliendo come mittenti nomi inventati
lì per lì.
"Ad ogni inverno, i vetri delle nostre finestre si ricoprivano
di ghiaccio. Quando il furgoncino delle Poste [che in Germania è
giallo, N.d.R.] si fermava davanti la nostra casa, il ghiaccio alle
finestre assumeva un colore gialliccio.
"Un giorno, dopo aver avuto un lungo, difficile e controverso colloquio
alla sede del ministero della Cultura, ritornai a Greiz con il treno e,
sebbene fino a quel giorno non mi fosse mai saltata in mente l'idea di
scrivere qualcosa sulle Poste, pensai che fosse giunto il momento di farlo.
Ed ecco come sono nate le Ventuno Variazioni.
"La prima comincia così: 'Quando la posta
/ passa dietro la finestra, fioriscono / gialli i fiori di ghiaccio.'
(Wenn die post / hinters fenster fährt, blühn / die eisblumen gelb.)
"Senza le mie 'esperienze postali', non avrei mai potuto concepire
questi versi.
"Per tutto il periodo che trascorremmo nella Germania Orientale, sapevamo
molto bene che la nostra corrispondenza veniva controllata; ignoravamo
però fino a che punto fosse giunto lo spionaggio nei nostri confronti.
Non soltanto le lettere: ogni nostro passo veniva osservato e scrupolosamente
registrato. Come scoprimmo più tardi, molte persone di nostra conoscenza
non facevano che tenerci d'occhio per conto della Stasi. Soprattutto alcuni
ritenevamo buoni amici erano, in realtà, collaboratori della polizia
segreta...
"Oggi stiamo molto bene in questo nostro 'esilio', ma anche se stessimo male non torneremmo mai indietro, a Greiz o altrove. Non bisogna stare sempre a rinvangare nel proprio passato. Se quelle persone, quegli 'amici' di una volta fossero almeno venuti da me [dopo il crollo del Muro] e mi avessero detto: 'Reiner, allora credevamo a quanto ci raccontavano. Abbiamo sbagliato e ti porgiamo le nostre scuse.' Forse sarei disposto a volerli avere di nuovo come vicini di casa. Ma invece non si è fatto vivo nessuno. Nessuno.
"Certo, la persecuzione cui eravamo soggetti è risultata
deleteria sia per la nostra vita privata che per la nostra salute. Ma per
il mio lavoro non ha avuto nessun significato. Mi spiego: uno scrittore
è sempre pieno di idee, in qualsiasi posto dove si ritrovi a vivere
- in un Paese democratico o sotto una diiiittatura. Dovunque viva della gente,
accade sempre qualcosa, inevitabilmente; e ciò conduce alla nascita
di testi, racconti, libri interi...
"Chiaro: il tema della DDR mi ha sempre impegnato a fondo. [Per
es. ne 'Gli anni meravigliosi' - Die wunderbaren
Jahre, dove Kunze ha registrato tutti i tentativi atti a scoraggiarlo
e la violenza sottile da Grande Fratello. N.d.R.] Ma, se fossimo vissuti
in un altro contesto, avrei trovato altri argomenti su cui scrivere.
"I miei libri venivano spesso copiati a mano e propagati sottobanco.
In fondo era pur sempre qualcosa! Inoltre mi consolavano le mie letture,
i libri scritti da altri... Negli ultimi dieci anni 'oltre il Muro', potei
leggere le mie poesie in pubblico soltanto nelle chiese e negli ambienti
parrocchiali: le chiese erano delle vere e proprie 'oasi' nel sistema repressivo
della DDR. Ma sapevo bene che la Staatssicherheit era presente anche là.
A casa venivano a visitarci tante persone, soprattutto giovani. Arrivavano
da lontano e avevano molte cose da raccontare: esperienze vissute sulla
propria pelle. Die wunderbaren Jahre
è nato dai racconti di quei giovani.
"All'inizio anch'io fui invitato a collaborare con la Stasi. Negli atti su di me, si può leggere (in data 1964): 'Da un dialogo con lui è risultato evidente che non è idoneo a una collaborazione'. Ogni cittadino della Germania Orientale cadeva irrimediabilmente nella tentazione di partecipare a quel gioco infido: d'altronde, la strada del successo veniva spianata solo a chi diceva di sì, a chi era disposto a inserirsi in quel sistema fatto di denunce e intrighi... Ma chiunque coltivi sani principi morali non si abbasserà mai a tali compromessi. Ci sono limiti che non si possono e non si devono superare."
BIBLIOGRAFIA
Sensible Wege, poesie, Rowohlt 1969
Der Löwe Leopold, fast Märchen, fast
Geschichten, S. Fischer 1970
Zimmerlautstärke, poesie, S. Fischer
1972
Die wunderbare Jahren, prosa, S. Fischer
1976
Das Kätzchen, prosa per l'infanzia,
1979
Auf eigene Hoffnung, poesie, S. Fischer
1981
Eine stadtbekannte Geschichte, prosa
per l'infanzia, 1982
gespräch mit der amsel (frühe
gedichte, sensible wege, zimmerlautstärke),
poesie, S. Fischer 1984
eines jeden einzigen leben,
raccolta di scritti vari, 1986
Deckname "Lyrik",
S. Fischer 1990. (Per mostrare i meccanismi del sistema dell'ex DDR, Reiner
Kunze inserì in questo libro stralci dei suoi atti della Stasi,
e accusò direttamente alcuni colleghi scrittori di aver agito come
spioni per il partito. Un libro tanto importante quanto commovente).
Wohin der Schlaf sich schlafen legt,
poesie, 1991
ein tag auf dieser erde, liriche, S.
Fischer 1998
MATERIALE AUDIOVISIVO
* Der Löwe Leopold und andere Geschichten, audiocassetta, D 1978. 53 minuti
Quattro storie per l'infanzia. 1. Der Löwe
Leopold (Jugendbuchpreis 1971) / 2. Das Märchen
vom Dis / 3. Der Drachen Jakob / 4.
Warum sind Löwenzahnblüten gelb?
Landesfilmdienst Bayern für Jugend- und Erwachsenenbildung
e. V.
* Auch dies ist mein Land, film in 16 mm. a colori; videocassetta VHS di 31 min. D 1986. Produzione: Profil-Film
Il film Auch dies ist mein Land ci presenta tre scrittori: Hans-Joachim Schädlich, che fu espulso dalla DDR; Ulrich Schacht, che fu "comprato" da una prigione della DDR; Reiner Kunze, che ottenne il "permesso" di lasciare la DDR. Sull'esempio di queste tre personalità letterarie, il regista cerca di comprendere le ragioni che spingono numerosi artisti a trasmigrare nella Germania Ovest. A Schädlich non era dato di vivere nella DDR perché i suoi testi hanno come oggetto tanti tabù tipici di quel sistema; Schacht considera sia l'antifascismo che l'anticomunismo "necessarie virtù democratiche"; Kunze ritiene irragionevole scrivere "contro la propria coscienza". I tre scrittori vengono presentati nella loro situazione attuale (1986), parlano dei propri libri, del diritto di ognuno al libero arbitrio; inoltre discutono sulla vita culturale nei due Stati e sul futuro della nazione tedesca.
GÜNTER GRASS .........Ingeborg Bachmann ............ e-mail