Mondo Pannoniko: La fauna
Le foreste e le incontaminate piane della Pannonia erano luoghi meravigliosi in cui si potevano trovare animali dalle caratteristiche decisamente sorprendenti. Molti di essi sono estinti, altri hanno seguito la ferrea legge dell'evoluzione ma un gruppo specifico di essi e' ben noto all'equipe di studiosi guidata dal prof. Paul Lanussen, l'uomo che piu' di ogni altro ha contribuito a gettare uno squarcio di luce su questo affascinante capitolo di zoologia antica ("Pannonia Antica. Distinti istinti di animali estinti").
Quali erano gli animali piu' interessanti e rappresentativi dell'antica Pannonia?
Proviamo a commentarne qualcuno con l'ausilio di una bibliografia appena accennata ma non per questo meno colta ed adeguata.
Urguk
Un grosso mammifero largo circa 79 trugemberghi ed alto 91 karakolli. L'aspetto era umanoide e vagamente pacioccone, caratterizzato da lunghissimi denti a sciabola. Era animale di grande intelligenza perche' sapeva accendere il fuoco sotto pentoloni che gli urguk cercavano di procurarsi incessantemente con furti ed agguati. In questi pentoloni, poi, essi facevano bollire le proprie vittime, affaccendandosi felici tutt'intorno e lanciando il caratteristico verso: "Ur Guk! Ur Guk! Gnam! Gnam!".
Questi mammiferi si estinsero presto. Xanathonius ("Anime, animelle, animali ed anibeni") sostiene la tesi che cio' avvenne a causa della diminuzione della produzione di pentoloni in Pannonia ma non si e' certi di nulla. Di sicuro, comunque, la maggior fonte di informazioni su di essi proviene da un manoscritto a loro coevo intitolato: "L' Urguk Pannoniko. Stile di vita e metodi di cacciarlo" di un guerriero che si chiamava Amedeo Bottadura di cui non si sa assolutamente nulla tranne che l'ultima volta che fu visto si trovava in un pentolone.
Kebuzone
Il kebuzone era anch'esso un gigantesco animale che dormiva e russava tutto il di', tanto che nella vulgata pannonika era ricorrente la frase: "Alzati e non fare il kebuzone!"
Il kebuzone era caratteristico perche' considerava il camminare una faccenda faticosa ed in generale anche poco dignitosa.
Quindi rotolava pigramente ora a destra, ora a sinistra, a volte distruggendo intere foreste.
L'esercito pannoniko provo' anche ad addestare questi animali per scopi bellici e furono istituite speciali truppe addette ad essi. Rimase famoso il Quarto Reggimento Kebuzoni di Pedalonia che si distinse nelle battaglia del fiume Gelido ed in quella di Malaparata (cfr. "Schieriamoci ed attaccate! Le gesta del piu' grande esercito del mondo" di Ludovico Sciaboloni)
La fine dell'uso bellico dei kebuzoni fu decisa dopo l'esito della battaglia di Maalox in cui i kebuzoni, stanchi per la precedente marcia, si distesero e presero a dormire girandosi scompostamente a destra e a manca, distruggendo entrambi gli eserciti contendenti (Ludovico Sciaboloni, op. cit.)
Sulindak
Il sulindak cercava sempre di mimetizzarsi nell'ambiente intorno cambiando velocemente il colore della pelle e della corazza. Purtroppo era un animale daltonico per cui il colore che sceglieva era sempre in stridente contrasto col paesaggio circostante. Questo faceva di lui un animale alquanto rassegnato a non essere capito e quindi generalmente triste.
Questa tristezza fu ripresa dai poeti romantici pannonici che, nei loro tormenti d'amore, si paragonavano spesso a "......sulindak color rosso in mezzo ai prati" (cfr. 'Ubalda' di Ottonario Rimabaciata) per la peculiarita' del loro strazio esistenziale (cfr. "Le ragioni dell' Eros e le ragioni del Sentimento nella Poesia Minore della Pannonia" di Pindus Von Fanten).
Esametonio
Questo era un animale anfibio che prediligeva immergersi nei ruscelli e nei laghetti silvani.
La respirazione era assicurata dal naso a proboscide lungo 18 kammamuri. Esso affiorava sopra la superficie ed immagazzinava aria o si sincerava, a mo' di banderuola, della direzione del vento.
Molti scambiavano queste proboscidi per felci affioranti e non vi facevano caso decidendo di farsi un bel bagno che, infallibilmente, diventava il loro ultimo bagno.
Il celebre inventore incompreso Testacotta fu a lungo afflitto da questo problema del bagno impossibilitato dagli esametoni ed alla fine invento' un curioso mezzo subacqueo che gli permetteva l'immersione con una certa sicurezza e che lui chiamo' Sommergibile.
Naturalmente anche questa volta il suo genio fu misconosciuto ed appena accenno' alla cosa fu prontamente ricoverato al Reparto Neurodeliri dell'Ospedale di Pedalonia (cfr. "Vita ed opere di Testacotta, un genio incompreso" a cura del di lui nipote Testaquadra).
Gargaronzo
I gargaronzi erano mammiferi dall'aspetto gioviale che emettevano continuamente il loro caratteristico verso: 'crunch crunch'.
Il loro appetito era senza fine ma abbastanza selettivo.
I maschi erano ghiottissimi di biscotti e ne sgranocchiavano in continuita' salvo interrompersi per masticare occasionalmente degli avventurieri.
Le femmine invece amavano piccoli wafer alla verbena tra un avventuriero e l'altro.
Un gargaronzo normale masticava sempre qualcosa, dalla nascita alla vecchiaia: se capitava di vedere uno di essi smettere di masticare gli abitanti della Pannonia si preoccupavano moltissimo perche' significava che stava per accadere qualcosa di grosso e generalmente terribile.
Furono visti gargaronzi cessare di masticare appena prima della disfatta alla battaglia di Picchiasodo o del sanguinoso tentativo di colpo di stato da parte di Lampadario o dell'annuncio del bagno di GianLurido.
Quanto erano grossi i gargaronzi? Non si hanno fonti sicure, le dimensioni presunte variano da quelle di una fabbrica di dolciumi di media entita' (Lanussen e coll., Von Georg, Suck and Devour) a quelle di un grosso gianduiotto (Pietro Micca, Settimo Torinese, Sixieme St. Jean e coll.).
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