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Molti erano gli sport pannonici. I papiri ce ne hanno restituiti alcuni. Quest'elenco non e' definitivo. La celebre studiosa tedesca C. Von Georg sta attivamente studiando nuove carte venute da poco alla luce e non e' escluso che ci regali qualche ulteriore illuminante squarcio sugli usi e costumi di quegli splendidi barbari.
Krambambuli
Questo era lo sport nazionale, chiassoso, vivace e seguitissimo.
Si delimitava un rettangolo di gioco di circa 103 kameronzi per 39 quisquettoni ed alle due estremita' venivano messi due pali chiamati 'porte' distanti fra loro circa 7 camerlenghi.
Si formavano due squadre, ciascuna composta da circa 400 barbari armati fino ai denti, che cercavano di spingere un beholder nelle apposite porte ostacolandosi naturalmente a vicenda.
Ovviamente si trattava di uno sport abbastanza confuso ma entusiasmante anche se in generale i beholder erano scarsamente contenti di queste competizioni e non perdevano occasione di borbottare quando non lanciavano addirittura magie d'attacco rendendo ancora piu' palpitanti le fasi di gioco.
Tubosvelto
Questo sport nacque in seguito ad un'invenzione del geniale inventore pannoniko Testacotta.
Costui fu per tutta la vita un genio incompreso perche' riusci' a concepire idee meravigliose come quelle del forno a microonde, il pallone aerostatico, la trivella petrolifera, il telefono da campo, lo schiaccianoci e tante altre senza che nessuno lo prendesse mai in considerazione. Anzi, fu sempre considerato lo scemo del villaggio.
Tra le sue innumerevoli trovate ci fu anche quella di riempire un tubo con zolfo, salnitro e carbonella e poi dargli fuoco "..tanto per fare un po' di kiasso". Alla ventesima vittima si penso' di tramutare il tutto in un gioco davvero elettrizzante e cosi' nacque il Tubosvelto.
Un barbaro accendeva la miccia del tubo e si metteva a correre fino a raggiungere il successivo compagno e gli passava il tubo acceso prima che esplodesse. Questi faceva lo stesso in un meccanismo che oggi si chiama Staffetta. L'esplosione del tubo veniva salutato con urli e boati dagli spettatori mentre appositi inservienti portavano rapidamente via i pezzettini dell'incauto ultimo corridore. La natura di questo gioco faceva si' che quasi ad ogni gara si stabilisse un nuovo record anche se i piu' pavidi cercavano di defilarsi da queste gare dicendo la famosa frase (poi passata nell'uso comune): "Oggi non ho proprio voglia di fare un tubo".
Mibombo!
Simpatico gioco da bimbi, praticato soprattutto per le strade e ricordato anche da Guglielmo Scuotilancia nella sua "Pannonia o cara" ('Quando si parte il gioco del Mibombo/Io non capisco proprio piu' niente/Lascio star l'intero mondo/ed a tutto resto indifferente').
Ogni bambino era fornito di una piccola ascia con la quale doveva colpire i garretti degli avversari.
Se li colpiva gridava 'Mibombo!'. Se non li colpiva era l'avversario che gridava: 'Ribombo!'
Vinceva naturalmente la squadra che faceva piu' Mibombi e meno Ribombi.
Battinano
Coinvolgente e divertente. Il numero dei concorrenti era fissato in base al numero dei nani disponibili per essere accoppiati ad essi (in generale i nani venivano provvisti in confezioni da sei). I concorrenti si sistemavano davanti ad un nano con una grossa mazza in mano. Un presentatore faceva domande facili e frizzanti. Chi credeva di sapere la risposta giusta provvedeva a mazzolare con eleganza il nano sulla testa in maniera da infiggerlo nel terreno. In caso di risposta esatta il nano rimaneva infisso e partiva un'altra domanda. In caso di risposta sbagliata il nano veniva estratto dal terreno e si ricominciava daccapo. Vinceva il concorrente che, a forza di mazzate e di risposte esatte, riusciva a piantare completamente fino alla testa il suo nano.
Stranamente ai nani questo gioco non e' mai piaciuto molto e forse anche questo ha concorso ad alimentare una certa antipatia di quel popolo verso i barbari.
Sugli sugli bane bane
Si sa pochissimo di questo che, piu' che un gioco, era un passatempo delle famiglie abbienti di Pannonia durante i lunghi mesi invernali. Si ipotizza, da scarsi frammenti, che nelle notti nevose, le famiglie si riunissero attorno al fuoco e si dividessero un casco di banane. Poi ciascun componente, mentre si intrecciavano pettegolezzi e racconti epici (nonche' veloci strizzatine d'occhio alle servette) si dava con pacatezza e stile a raddrizzare le banane che aveva davanti.
Narciso Boccadoro (vedi) dedico' una canzone a questo passatempo. Di essa ci sono giunti pochi frammenti.
Tu raddrizzi le banane
Le raddrizzi fino in fondo
Io son gia' contento un mondo.
Sugli sugli bane bane
arrivaron da terre lontane
Io con loro lesto ammicco
e del mondo non mi picco.
La camera buia
Era molto semplice. Alle feste dei paesi si costruivano tante piccole tende e ci si assicurava che al loro interno ci fosse l'oscurita'. Poi dentro queste tende venivano messi casualmente oggetti ben noti agli archeologi come gattaponi, codetorte, ronciglioni, cornacurve, ciambrane, sanfornie, toccarelli, chiarabagli, borzoni, pomilie, rizzettini e mille altri.
Ovviamente le tende venivano sorteggiate e possiamo solo immaginare la gioia del barbaro che trovava per esempio una sanfornia in contrapposizione al terrore che poteva suscitare l'aver trovato un gattapone.
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Storie Pannonike