NOLI (ME TANGERE)




Parte Seconda





Il ristorante era a 3 Km. sulle colline che dominano Noli, ai margini di un'area molto suggestiva adibita a Parco.
In Liguria tutto e' stretto, le strade, le spiagge, gli alberghi, la cordialita' della gente e, naturalmente, anche i parcheggi per cui potei parcheggiare l'auto solo a 8 Km dal ristorante, in mezzo ma, forse piu' precisamente, sopra due pini marittimi.
Michela era raggiante: "Fantastico! E' proprio un giorno fortunato! Sei riuscito a parcheggiare vicino. Non e' mai successo. Con Filippo si parcheggia a Savona quando va bene. Lui non vuol commettere infrazioni. Sai che e'? E' proprio un....."
"Guarda, non lo so e non lo voglio sapere!" dissi deciso e lei mi guardo' imbronciata.
La trattoria aveva tovaglie a quadri bianche e rosse e sedie da pizzeria e voleva dare un'impressione di ambiente famigliare.
L'oste venne sollecito a prendere le ordinazioni.
"Uhm... vediamo - dissi giocondo - visto che siamo al mare...."
"La prego di essere piu' preciso, qui siamo in collina e non al mare" mi interruppe freddo.
"Si, ha ragione, immagino che poco piu' oltre ci sia il Monte Bianco che infatti abbiamo intenzione di scalare nel pomeriggio se lei ha dei ramponi da ghiaccio da prestarci..." tentai la battuta che si infranse sull'occhiataccia di Michela.
"Ah ah ah - mi disse gelido quello - Noi siamo molto orgogliosi delle nostre radici. Il mare e' roba per pescatori. Noi siamo valligiani. Non ricordo di essere stato giu' in spiaggia. Le famiglie che vivono qui, per esempio, si fanno un vanto di non saper nuotare!"
Michela mi dava calci sotto il tavolo e cambiai discorso, angosciato anche dal fatto che avevo visto prendere posto vicino a noi la famiglia tedesca con i bimbi biondi che agitavano la bandierina con scritto "Ich liebe Dortmund" e che avevano sempre lo stesso, preoccupante, sguardo.
Mi riscossi. "Bene, bene... allora mangerei volentieri del pesce, che avete?"
Michela e l'oste per poco non svennero poi mi risposero dicendomi piu' o meno le stesse cose, in coro ma lievemente sfasati.
"Manno', manno'. Qui il pesce e' bandito. Credi di essere da Salvatore Il Pescatore? Mai piu'! Qui siamo in collina, mai un pesce e' entrato qui e mai vi entrera'. Qui ci sono aromi e gusti delle valli liguri. Pesci? che orrore!!!"
Cosi' mi tenni la voglia di branzino e mi vidi proporre tagliatelle ai funghi e coniglio in umido.
Non che fossero cattivi, anzi, pero' mi feci mentalmente un appunto di mangiare finalmente del pesce la prima volta che avessi raggiunto qualche valle tibetana.
Terminato il pranzo e recuperata l'auto, scendemmo di nuovo a Noli.
Li' fui costretto a tornare in spiaggia ed a stendermi accoccolato sulla chiglia di una barca per prendere il canonico sole: era gia' qualche anno che non ricordavo di essere stato cosi' scomodo.
Michela chiuse gli occhi ma non la bocca e mi spiego' accuratamente la strategia anestesiologica consigliata per i pazienti che sono allergici a tutto.
"Capisci? Sono allergici a qualsiasi farmaco. E' un grosso problema. Tu come te la sbroglieresti?"
"Abbandonandoli al loro drammatico destino" e non scherzavo, mentre cercavo una posizione meno scomoda.
Lei rise, disse sbrigativamente: "Certe volte mi ricordi Filippo, certe volte no. Il complimento va inteso nella seconda ipotesi" e torno' a bomba sui suoi allergici.
Anche il sole non scherzava. Mi appisolai pensando a non so quali casi miei e, nel dormiveglia, sognai S.Lorenzo sulla graticola con dei polli allo spiedo vicino.
Mi svegliarono i gabbiani. Michela parlava.
Convenimmo che ci eravamo abbronzati abbastanza ed a questo punto la mia amica guardo' perentoria in su, verso il castello che dominava il piccolo golfo e comunico' la sua decisione irrevocabile ed irrinunciabile:
"Ho sempre desiderato vedere il castello di Noli e finalmente ho trovato chi mi portera' lassu'! Quel tanghero di mio marito si e' sempre rifiutato di accompagnarmici!"
Guardai lentamente su. Il castello di Noli e' poco piu' di un torrione collegato al paese circostante da una fila ininterrotta di mura ma complessivamente il tempo e' stato crudele e del primitivo mastio ben poco e' rimasto. Il problema e' pero' che i ruderi sono praticamente a picco sul mare e raggiungere la sommita' e' mica uno passeggiata nel cortile di casa tua..
"Ma non potremmo tornare in spiaggia a farci carezzare dai raggi del sole?" tentai, lirico e complessivamente patetico.
"No! Si va! E nel frattempo si parla di D'Annunzio e di Gozzano e li si recita!" disse chiudendo il discorso e cominciando a citare 'La sera Fiesolana': Michela conosce a memoria quasi tutta la poesia italiana da Foscolo a Montale ma sbaglia sempre clamorosamente il momento di recitare tali immortali strofe.
Comunque andammo.
Lungo lo scosceso sentiero a me vennero in mente piu' volte i passi dei romanzi di 007, quelli in cui si legge: "E si arrampicarono agili come tigri e mortali come cobra".
Li', sbuffanti e sudati, ci arrampicammo agili come vaporiere e mortali come la panna montata.
Mi apparve la Vergine Maria un certo numero di volte. L'unica soddisfazione e' che sono assolutamente sicuro che essa apparve anche a Michela, probabilmente con l'aggiunta di S.Giuda Taddeo e suo cugino, l'Iscariota, quello che fece quel gran casino perche' non si faceva gli affari suoi manco morto.
Finalmente arrivammo sulla sommita' dove c'era ad attenderci un normalissimo e diroccato torrione e una strada che arrivava praticamente in vetta.
Michela rispose sorridente, sudata come uno zappatore e rossa come un gambero, al mio sguardo interrogativo e vagamente critico.
"Si, certo. C'e' una strada ma volevo fare il sentiero perche' lo sentivo piu' 'vero'. Non hai anche tu questa sensazione di conquista, di riappropriazione del tuo io?".
A me veniva da piangere, tanto piu' che il solito gruppo di bimbi tedeschi con delle bandierine con su: "Ich liebe Dortmund" ci stava guardando gelidamente e con profondo disgusto.
Tornammo sulla strada in discesa e grazie al cielo la cosa fu molto piu' comoda.
Quando cominciarono a scendere le prime ombre della sera mangiammo qualcosa (anche se tutto sommato avrei gradito una fleboclisi) e ci accingemmo al ritorno.
"Ehehehehe... all'andata abbiamo incontrato la fila ma ora, al ritorno, a quest'ora ci siamo solo noi!" disse imperiosa la ragazza e naturalmente, all'altezza di Masone, ci fermammo perche' c'era un incidente ed una coda assolutamente paurosa.
A noi medici che ci frega e' il giuramento di Ippocrate che, anche se non sembra, e' piuttosto radicato, per cui ci tocco' scendere, fare tutta la colonna a piedi e vedere di portare aiuto.
In effetti c'era un vecchietto che ad una curva si era probabilmente addormentato ed era andato dritto distruggendo auto, guardrail e qualche suo osso.
Con la dotazione medica dell'autoambulanza Michela fece faville ed il traumatizzato non avrebbe potuto trovare assistenza migliore.
La ragazza fece anche di piu' ricordandosi della coda della mattina, visto che la vidi contrattare con la Polizia Stradale riuscendo ad ottenere che la nostra auto scortasse l'autoambulanza fino alla prima uscita, a sua volta scortata dalle sirene della Polizia, e cosi' riguadagnammo un po' di tempo.
Portatevi sempre un'anestesista in auto, appena potete.
Era comunque notte quando arrivai a casa di Michela. Spegnendo il motore tirai un profondo sospiro.
Mi guardai intorno per essere assicuratamente sicuro che quel gruppo di bimbi con le bandierine con "Ich liebe Dortmund" e con quell'aspetto critico e gelido non fosse nei paraggi e poi alzai lo sguardo al cielo: era bellissimo, completamente riempito dalle stelle e dal chiarore della luna.
Venere mi balzo' allo sguardo, visibilissima, splendente come e piu' di una stella.
Michela si accorse di che cosa stavo guardando.
"Dicono che porti fortuna" disse sorridendo.




Fine






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