Spirito Santo:

sorgente della nostra vocazione e animatore della vita fraterna

CANTO INIZIALE: Vivere la vita

SEGNO DI CROCE, SALUTO DEL CELEBRANTE E ORAZIONE:

Guarda, Signore, con benevolenza coloro che tu hai chiamato alla santità della vita evangelica nella Fraternità francescana secolare. Concedi ad essi di condurre a termine la promessa di vita evangelica che hanno abbracciato con generosità e coraggio e di trasportare nelle realtà terrene l’autentico spirito del Vangelo. Per Cristo nostro Signore. Amen!

In questo ultimo incontro di preghiera per quest’anno che ha avuto come tema conduttore lo Spirito Santo, ci troviamo a prendere coscienza che Egli è l’autore e la forza della nostra vita di cristiani e francescani secolari. Ad una settimana dal 20° anniversario dell'approvazione della Regola rinnovata dell'OFS da parte del Papa Paolo VI sentiamo il desiderio di ringraziare Dio per un dono sì grande e prezioso, un talento da far fruttificare con tutte le nostre forze e tutto il nostro amore. Ci confronteremo con la Parola di Dio, le esortazioni di Francesco e la meditazione della nostra sorella Emerenziana proprio sul tema della Fraternità. Come ogni volta chiediamo alla Parola di Dio la luce e la forza per creare nuovi rapporti tra di noi, poiché, come diceva Bonhoeffer, "la comunione cristiana non è un ideale che siamo chiamati a realizzare con i nostri sforzi, ma una realtà data da Dio in Cristo, alla quale possiamo partecipare".

XXIII & XXV Ammonizione (FF 172.175) Beato il servo che sopporta così pazientemente da un altro la correzione, le accuse e i rimproveri come se se li facesse da sé. Beato il servo che, rimproverato, benignamente tace, rispettosamente si sottomette, umilmente confessa e volentieri ripara. Beato il servo che non è pronto a scusarsi e umilmente sostiene la vergogna e la riprensione per un peccato, mentre non ha commesso colpa. Beato il servo che saprà tanto amare e temere il suo fratello quando è lontano come se fosse presso di sé, e non dirà dietro le spalle niente che con carità non possa dire in faccia a lui.

Dal TESTAMENTO di San Francesco (FF 110-131)

Il Signore concesse a me, frate Francesco, d’incominciare così a far penitenza, poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. Poi il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi.

E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri.

E dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo.

E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare, e tutti gli altri frati voglio che lavorino di lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio.

E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ripieno della benedizione del diletto Figlio suo col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi. Ed io, frate Francesco, il più piccolo dei frati, vostro servo, come posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. Amen.

A lode di Gesù Cristo

Amen!

Meditiamo in silenzio servendoci del canone Laudate omnes gentes, laudate Dominum!

  1. Stiamo vivendo un’esperienza d’elezione: Dio non ci ha convocati perché migliori degli altri o più grandi o più forti. Ci ha chiamati così come siamo perché Egli ci ama (Cf. Dt. 7,6-8; 1Cor. 1,26-3 Mt. 11,25-30).
  2. Il nostro non è stato un incontro casuale. Per abituarci a "leggere" il disegno di Dio, chiediamoci: "Quali sono state le strade attraverso le quali il Signore mi ha condotto in Fraternità?". Forse si tratta di motivazioni semplicemente umane. Ma Dio si serve di tutto e di tutti per farci conoscere il suo disegno su di noi.
  3. "Per appartenere ad una Fraternità è necessario abbandonare i vecchi valori e le vecchie norme" (J. Vanier): quali sono i momenti significativi che mi spingono a passare dalla amicizia semplicemente umana e dalla simpatia alla comunione? Come abbiamo coltivato il nostro rapporto personale con il Signore, al di là delle gioie e delle difficoltà della vita in Fraternità?
  4. Il Signore è stato buono con noi! Guardiamo indietro e scopriamo la difficoltà di un passato a volte senza senso; guardiamoci attorno e percepiamo il deserto spirituale in cui intristiscono tanti nostri amici e fratelli. Quale forma concreta sta assumendo la nostra riconoscenza? Come pensiamo di poter testimoniare questa gioia che colora la nostra vita?
  5. L'incontro con il Signore deve diventare preghiera: ho sentito il gusto nuovo nascosto in un rapporto personale ed intimo con il Signore? La mia preghiera nasce ed è costantemente orientata alla concretezza della vita?
  6. L'incontro con i fratelli deve diventare sempre più comunione: spezzare il Pane che è la presenza di Cristo significa per me disponibilità a spezzare la vita con chi mi è accanto? Qual è il grado della mia fedeltà ai gesti comunitari, alle esigenze di una vita vissuta nel nome della fede che si fa dono?
  7. La fiducia nel Signore ci riempie di speranza e di futuro: in base a che cosa programmo il mio futuro? Quale posto Dio ha "pensato" per me perché fossi felice?

Proclamiamo insieme: "E ovunque sono e si trovino i frati, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia all'altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?". (FF 91)

LA FRATERNITÀ centro di vita e di attività apostolica (di Emerenziana Rossato OFS)

La Fraternità OFS, dice la Regola, è l'insieme di fratelli che spinti dallo Spirito Santo a raggiungere la perfezione della carità nel proprio stato secolare, con la Professione s'impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di San Francesco. Sappiamo che la Fraternità si fonda sulla Paternità di Dio e sulla fratellanza in Gesù Cristo testimoniate in noi dallo Spirito Santo, illuminate e garantite dal magistero della Chiesa. Il tutto vissuto sull'esempio di San Francesco di cui la Fraternità è dono. Il CIOFS qualche anno fa raccomandava esplicitamente che la Fraternità fosse fatta oggetto di preferenza da parte di tutti i responsabili affinché diventasse come la Regola e le Costituzioni la definiscono. Allora sarebbe realmente anche "centro della vita e dell’attività apostolica". Apprendiamo dalla Regola che "la Fraternità è la cellula prima di tutto l'Ordine" vuol dire che di cellule ce ne sono altre e che insieme formano l'organismo intero. Diventa quindi necessario uno scambio di linfa vitale, di rapporti, di esperienze, fra le varie cellule, sia per crescere insieme, sia per evitare l'isolamento, il circuito chiuso che atrofizza e fa morire. La Fraternità "è segno visibile della Chiesa comunità d'amore". Di qui l'impegno a rendere manifeste le "note" caratteristiche della Chiesa, con modi spiccati di vita a edificazione comune. Sempre la Fraternità "dovrà essere l'ambiente privilegiato a sviluppare il senso ecclesiale, la vocazione francescana e la vita apostolica dei suoi membri". Il che vuol dire che la Fraternità deve attrezzarsi a scuola per poter sviluppare tali valori e rendere così Francescani autentici coloro che ha generato al francescanesimo. Allora sarà l'ambiente privilegiato e preferito, non solo per un doveroso impegno verso la propria vocazione, ma per la sua validità e per la ricchezza che offre. Veniamo alle Costituzioni. Apprendiamo da queste che "la Fraternità dell'OFS trova la sua origine nell'ispirazione di Francesco d'Assisi cui l'Altissimo rivelo l'essenzialità evangelica della vita in comunione fraterna" (Cost 28; Testamento 14: FF 116).

Che deve promuovere la collaborazione tra fratelli e la loro presenza attiva e comunitaria nella Chiesa particolare e universale (Cost. 28).

Che i fratelli sono corresponsabili della vita della Fraternità a cui appartengono e dell'OFS intero e questo esige presenza personale, testimonianza, preghiera, collaborazione attiva secondo le possibilità di ciascuno e gli eventuali impegni nell'animazione della Fraternità (Cost. 30).

Che i responsabili siano convinti della validità della vita evangelica francescana; attenti con visione larga e generosa alla vita della Chiesa e della società; aperti al dialogo; disponibili a dare e ricevere aiuto e collaborazione.

Che curino la preparazione e l'animazione delle riunioni; che infondino animo e vita con la propria testimonianza, suggerendo i mezzi idonei per lo sviluppo delle attività apostoliche, alla luce delle opzioni francescane e con la collaborazione dei fratelli (Cost. 31).

Che abbiano a cuore, sopra ogni altra cosa, la comunione e la pace tra i fratelli.

Che siano disponibili, nello spirito di servizio, tanto ad accettare come a lasciare l'incarico (Cost. 32).

Che nella guida delle Fraternità e dell'Ordine si promuova la personalità e le capacità dei singoli fratelli e delle singole fraternità e si rispetti la pluriformità di espressioni dell'indole francescana e la varietà culturale (Cost.33).

Questi sono solo alcuni valori emergenti dalla Regola e dalle Costituzioni sulla Fraternità e sul suo ruolo. Oltre a questo altre indicazioni arrivano a noi a spingere ulteriormente in merito a quanto abbiamo sentito. Lo Spirito Santo dona alla Chiesa anche famiglie religiose con un particolare carisma perché l'aiutino nella sua missione (P.C. 1). Il Concilio vuole che i fedeli che seguono una spiritualità l'approfondiscano e la vivano (A.A. 4). L'OFS essendo portatore di un particolare carisma deve responsabilizzarsi verso questo preciso impegno. Ci diceva poco tempo fa un Vescovo: prima appartenete a Dio, poi alla Chiesa, poi ad una famiglia spirituale. Una Regola deve solo spingere ulteriormente in questa consapevolezza. E ai responsabili nazionali dei movimenti cattolici riuniti in Assemblea veniva sottolineato da più voci: che nella misura in cui ci qualifichiamo sapremo offrire garanzie; che occorre aprirci alle esigenze di una nuova evangelizzazione, leggendo la Parola e vivendola nelle situazioni che cambiano; che dobbiamo vivere la storia della nostra chiesa particolare e operare dentro di essa, là dove il Signore ci ha inviati, confrontandoci con il Magistero e con verifiche associative; che occorre rispondere all'uomo del "nuovo" che emerge. Si continuava dicendo: attenti ai dirigenti, non sceglieteli alla buona perché sarebbe un disastro, sceglieteli in base alle possibilità che hanno e che offrono; investite in uomini più che in strutture; abbiate paura dell'ignoranza perché non vi è perdonata; procurate ai vostri appartenenti una solida formazione di base e fatevi carico della loro maturità laicale da offrire quale dono alla Chiesa. Al sentire tutto questo veniva da pensare se il nostro impegno corrisponde a quanto gli uomini attendono dalla Chiesa e la Chiesa attende da noi. Veniva da pensare alla vocazione di Francesco, a quel "Va' Francesco, ripara la mia casa che, come vedi, va in rovina" e come questa non sia stata per lui una scelta ma un mandato che ha fatto seguito alla chiamata. Forse anche noi, dietro lui, dovremmo andare a riparare, per quanto sarà possibile, ogni cosa che ha perduto la sua fisionomia primaria: la famiglia minacciata e ferita con l'aborto e con il divorzio; la scuola molte volte scuola di errori che diventano vita; le leggi che favoriscono strutture di peccato e meccanismi perversi. Ecco l'attività apostolica: doverosa, inelusibile, grande grazia di Dio. Da farsi quali testimoni e strumenti della missione della Chiesa tra gli uomini e del messaggio di Francesco: disponibili ad ogni richiesta, capaci di trovare spazio per ogni bisogno, di entrare in dialogo con ogni fratello in un'opera continua di condivisione ai soli, agli isolati, ai lontani, ai deboli, ai malati, ai forestieri, e soprattutto a coloro che, ultimi degli ultimi, non credono nell'amore del Padre per la mancanza di testimonianza dei fratelli. Il tutto da compiersi con larghezza di cuore e senza ombra di rimprovero interiore, fino all'assunzione di tutte le lontananze, le fughe, le sofferenze, le ingiustizie, le violenze, quale partecipazione ai sentimenti di Cristo. Penso che a noi più che ad altri sia richiesto questo, che altro non è che la ricerca del Regno di Dio e credo che solo nel realizzarlo vedremmo cadere tante nostre preoccupazioni che purtroppo ancora ci tormentano e ci bloccano. Lo dovremmo fare da secolari laici: padri, madri, figli, fratelli; professionisti, operai, casalinghi, contadini; sani, ammalati, vecchi e giovani, così come siamo, dove siamo, dove il Signore ci ha collocato, dove ci vuole, ci vede, ci segue e ci dà una mano. All'interno delle nostre famiglie, nei nostri posti di lavoro, nel quartiere, nella parrocchia, nella società, in ogni realtà, sempre all'insegna del dono e del servizio per non essere disertori dei fratelli. E' indispensabile l'impegno personale, ma anche quello di tutta la Fraternità perché, davanti alle nuove esigenze che superano di molto le capacità individuali, c'è bisogno di uno slancio comunitario per portare il messaggio nel cuore della civilizzazione. Indispensabile diventa illuminare le Fraternità a capire la ricchezza che rappresentano nella Chiesa presenza profetica e carismatica, dono dello Spirito Santo alla Sua Chiesa e come occorre operare per animarle e per farle diventare più efficienti e produttive. Al giorno d'oggi abbiamo più possibilità d’un tempo, affrontiamo meglio la realtà che una volta, c'è più solidarietà verso gli altri, più inserimento nel momento storico culturale in cui viviamo. Dicono che una lunga storia deve raccontare un progresso. La nostra non è solo una lunga storia ma anche una storia bella e luminosa, carica di significato per la Chiesa e per il mondo. A noi però è chiesto di farle raccontare un progresso. Certamente non è compito facile ma è possibile. Abbiamo un patrimonio prezioso di testimonianza, di preghiera, di sacrificio, di fedeltà; abbiamo valori, capitali, energie da smuovere e da gestire per non lavorare in perdita e per incanalarle e metterle in circolo quale forza d'urto per il Regno di Dio. E' un programma di vita, un ideale cui tendere, una strada da percorrere insieme, "volentieri" con tutti i doni di natura e di grazia che Dio ci ha elargito, affinché il mondo si rinnovi anche per la nostra presenza, il Signore sia più presente fra gli uomini e il Vangelo più conosciuto e amato.

Meditiamo in silenzio servendoci del canone Laudate omnes gentes, laudate Dominum!

* Credo sinceramente che l'altro sia un dono per me e che solo Cristo mi può rendere capace di accoglierlo così come egli è?

* Sono convinto che nel fratello si celi Cristo stesso che mi chiede di amarlo, accoglierlo e valorizzarlo?

* Ho riflettuto mai che posso essere di scandalo al mio fratello che non crede con le divisioni che creo con il mio carattere, le mie pretese...

Dalla Regola e dalle Costituzioni Generali dell’OFS

Reg. 1. Tra le famiglie spirituali, suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa (LG 43), quella Francescana riunisce tutti quei membri del Popolo di Dio, laici, religiosi e sacerdoti, che si riconoscono chiamati alla sequela di Cristo, sulle orme di S. Francesco d'Assisi. In modi e forme diverse, ma in comunione vitale reciproca, essi intendono rendere presente il carisma del comune Serafico Padre nella vita e nella missione della Chiesa (AA 4,8).

Reg. 2. In seno a detta famiglia, ha una sua specifica collocazione l'Ordine Francescano Secolare. Questo si configura come un'unione organica di tutte le fraternità cattoliche sparse nel mondo e aperte ad ogni ceto di fedeli, nelle quali i fratelli e le sorelle, spinti dallo Spirito a raggiungere la perfezione della carità nel proprio stato secolare, con la Professione si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco e mediante questa Regola autenticata dalla Chiesa (Can. 702,1 [314]).

CCGG 11 (cfr. Reg. 10)

Memori che lo Spirito Santo è la sorgente della loro vocazione, l'animatore della vita fraterna e della missione, i francescani secolari cerchino di imitare la fedeltà di Francesco alle sue ispirazioni e ascoltino l'esortazione del Santo di desiderare sopra tutte le cose "lo Spirito del Signore e le sue opere" (Regola bollata 10,8: FF 104).

Dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini (4, 1-6)

Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

Parola di Dio

Rendiamo grazie a Dio

Dal Vangelo secondo Giovanni (15,12-17)

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. Parola del Signore

Lode a Te, o Cristo!

Dopo l’omelia rimaniamo in silenzio pregando con il canone Laudate omnes gentes, laudate Dominum!

Dopo le risonanze e le preghiere spontanee cantiamo il Padre Nostro

Preghiera conclusiva - Tutti insieme:

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per tua grazia, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che ti piace, affinché interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del Figlio tuo, il Signor nostro Gesù Cristo e a te, o Altissimo, giungere con l’aiuto della tua sola grazia. Tu che vivi e regni glorioso nella Trinità perfetta e nella semplice Unità , Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen. (FF 233)

Benedizione e canto finale: Ti ringrazio mio Signore

In ginocchio tutti assieme preghiamo con le parole di Francesco (FF 111): Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.