Perché è impazzita Mary Jee Lane?

 

Dicevano tutti che era

una ragazza studiosa,

che andava tutte le domeniche

alla chiesa Metodista e

pregava.

 

Quella mattina si alzò

più lucida

delle altre volte.

Si vestì sobriamente (come al solito).

La casa taceva.

Pensò di non fare colazione

quella mattina e si avviò

giù per le scale

verso lo studio del patrigno

(noto uomo di legge, nella sua città),

aprì il cassetto e

prese le due pistole (cannoni, pensò)

di cui tanto gelosamente l’uomo

si prendeva cura.

Le mise nella sacca,

al posto dei libri, e si

avviò a scuola.

 

Entrò in classe (ormai c’erano tutti)

appoggiò la sacca sul sedile,

prese una pistola, la afferrò con

due mani e subito, boom, fece scoppiare

una finestra e poi l’altra.

La scuola andò in soprassalto.

Chi si nascondeva sotto i banchi

chi scappava urlando e il professore sotto

la cattedra.

Ora comincia il bello, pensò.

Faceva buchi come arance

e il sangue scoppiava dappertutto,

c’era chi si calpestava nella ressa

e in tutta la scuola era un

fragore di urla e di corse.

Il professore lo liquidò con

due colpi alla testa,

che non esistette più.

Prese l’altra pistola e andò nel

corridoio, sparò

sparò sparò,

fino a quando non ce la fece più

di tanto sangue

e aspettò.

 

La scuola ormai era deserta

e Mary Jee Lane

si avviò verso il retro,

per uscire

e tornare a casa prima del solito.

La strada era deserta

il suo passo

lento e pensoso: i ragazzi, pensò,

o troppo sporchi

o troppo puliti,

meglio lasciar perdere.

Quel giorno,

per Mary Jee Lane,

era molto, molto triste.

 

marzo ’03

                       

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