IL GLADIATORE |
Regia: Ridley Scott
Cast: Russell Crowe (Massimo), Joaquin Phoenix (Commodo), Connie Nielsen (Lucilla), Oliver Reed (Proximo), Derek Jacobi (Gracco), Djimon Hounsou (Juba), Richard Harris (Marco Aurelio)
Trama: Il generale che divenne schiavo. Lo schiavo che divenne gladiatore. Il gladiatore che sconfisse un impero.
I SOLDATO: Una magnifica battaglia, comandante.
MARCO AURELIO: Sei pronto a fare il tuo dovere per Roma?
QUINTO: Massimo, l’imperatore ti vuole, è urgente!
SOLDATO: Inginocchiati.
JUBA: Non morire. Li rincontrerai un giorno, ma non
ancora. No! Puliranno la ferita, aspetta e
vedrai. Non morire! Ti daranno
in pasto ai leoni. Valgono molto più di noi. Meglio adesso? È
pulita, hai visto?
PROXIMO: Avanti! Quanto ci vuole per arrivare a casa? Io
sono Proximo, e per i pochi giorni che
seguiranno, gli ultimi della
vostra miserabile vita, io vi starò più vicino di quella puttana che
vi ha messo al mondo urlando. Non ho pagato per godere
della vostra compagnia, ho pagato per
trarre
profitto dalla vostra morte. E come vostra madre era con voi al principio, io
sarò con voi
alla fine. E quando morirete, perché
voi morirete, il vostro trapasso avverrà con questo suono.
Gladiatori, io vi saluto. Rosso! Giallo! Giallo.
HAGEN: Gli dei ti sono propizi. Il rosso è il colore
degli dei. E tu avrai bisogno del loro aiuto
oggi.
FOLLA: Vattene via! Sei da disprezzare! Via! Via!
COMMODO: Dorme così sereno perché è amato.
PROSTITUTA: Come sei bello! Scegli me.
GUARDIANO CAPO: Quando l’imperatore entrerà, sollevate
le armi, e salutatelo, tutti insieme. State
davanti all'imperatore e non
voltategli mai le spalle. Andate, e morite con onore!
QUINTO: Avanzate! Avanzate! Forza! Gettate le armi!
Gladiatore, l'imperatore Commodo ha chiesto di
te.
COMMODO: Perché è ancora vivo?
GLADIATORI: Aspetta, aspetta, aspetta! Così, così!
Prendi questo, questo! Loro quattro. Quattro?
Solo quattro? No, di
più!
PUBBLICO: Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo!
COMMODO: E adesso amano Massimo per la sua clemenza,
così non posso ucciderlo, altrimenti
apparirei ancora più spietato.
Tutta questa storia sembra un folle incubo.
PROXIMO: No, non può andare. L’imperatore sa troppe
cose. E per quanto mi riguarda, è troppo
pericoloso.
All'apice del suo potere
l'Impero Romano era vasto, estendendosi dai deserti dell'Africa ai confini dell'Inghilterra del Nord. Oltre un quarto della
popolazione mondiale visse e morì sotto il regno
dei Cesari. Nell'inverno del 180 d.C. la campagna di Marco Aurelio in atto da
dodici anni contro i barbari germanici volgeva al
termine. Un'ultima roccaforte separava i Romani dalla vittoria e
dalla promessa di pace in tutto l'Impero.
I SOLDATO: Generale.
II SOLDATO: Generale.
III SOLDATO: Generale.
IV
SOLDATO: Generale.
V SOLDATO: Generale.
VI SOLDATO: Comandante.
VII
SOLDATO: Generale.
VIII SOLDATO: Comandante.
IX SOLDATO: Comandante.
X
SOLDATO: Generale.
XI SOLDATO: Generale.
SOLDATO: Forza, forza, muovetevi!
Muovetevi, forza! Così! Avanti, muovetevi!
MASSIMO DECIMO MERIDIO: Raggiungi
gli altri.
SOLDATO: Fatemi vedere di cosa siete capaci, coraggio!
MASSIMO:
Magri e famelici. Ancora niente?
QUINTO: Nessun segno.
MASSIMO: Da quanto
è partito?
VALERIO: Da quasi due ore. Combatteranno, generale?
MASSIMO: Lo
sapremo molto presto.
QUINTO: Soldato, ti ho ordinato di spostare in avanti
quelle catapulte, sono troppo distanti!
MASSIMO: La distanza è
buona.
QUINTO: Il rischio per la cavalleria...
MASSIMO: È accettabile.
Intesi? Hanno detto no.
SOLDATO: Fermo! Buono!
BARBARO: [Siete dei dannati
cani!]
QUINTO: Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto.
MASSIMO: Tu
lo capiresti, Quinto? Io lo capirei? Forza e onore.
QUINTO: Forza e
onore.
VALERIO: Forza e onore.
SOLDATO: Armate gli archi!
MASSIMO: Al
mio segnale scatenate l’inferno.
QUINTO: Caricate le catapulte! Legionari,
disporsi per l’avanzata! Arcieri, pronti!
I SOLDATO: Arcieri!
II SOLDATO:
Arcieri!
I SOLDATO: Incoccare!
II SOLDATO: Incoccare!
MASSIMO:
Fratres!
SOLDATI: Massimo!
MASSIMO: A tre settimane da oggi io mieterò il
mio raccolto. Immaginate dove vorrete essere, perché così sarà. Serrate i ranghi! Seguitemi! Se vi
ritroverete soli a cavalcare su verdi praterie col
sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo perché sarete nei Campi Elisi e
sarete già morti!
SOLDATI: Ah, ah, ah,
ah!
MASSIMO: Fratelli, ciò che facciamo in vita
riecheggia nell’eternità!
SOLDATI: Indietro! Tira indietro! Di più! Leve orizzontali! Leve pronte! Armare!
Pronte! Armare!
SOLDATO: Catapulte pronte, comandante!
I SOLDATO: Arcieri,
accendere!
II SOLDATO: Accendere!
III SOLDATO: Accendere!
I SOLDATO:
Arcieri, armare!
II SOLDATO: Armare!
III SOLDATO: Armare!
I SOLDATO:
Lanciare!
II SOLDATO: Lanciare!
III SOLDATO: Lanciare!
SOLDATO: State
pronti, uomini!
MASSIMO: Serrate i ranghi!
I SOLDATO: Lanciare!
II
SOLDATO: Accendere!
III SOLDATO: Armare!
MASSIMO: Serrate i ranghi!
I
SOLDATO: Lanciare!
II SOLDATO: Lanciare!
MASSIMO:
Seguitemi! Seguitemi! Roma vittoriosa! Roma vittoriosa! Avanti! Roma ha vinto!
COMMODO: Credi che stia morendo davvero?
LUCILLA: Sta morendo da dieci
anni.
COMMODO: Se non stesse morendo non ci avrebbe mandato a
chiamare.
LUCILLA: Ah, forse gli manchiamo e basta.
COMMODO: E i senatori?
Non li avrebbe convocati se...
LUCILLA: Per favore, Commodo. Dopo due settimane di viaggio
le tue congetture mi fanno male alla testa.
COMMODO: Ha preso la sua decisione. Sta per
annunciarla. Nominerà me. La prima cosa che voglio fare, una volta che... sarà di onorarlo con giochi degni
della sua grandezza.
LUCILLA: Per adesso, la prima cosa che io voglio fare è
un bagno caldo.
I SOLDATO: Uh! Ferma! Principe! Siamo quasi arrivati,
principe.
II SOLDATO: Principe.
COMMODO: Dov’e’ l’imperatore?
II
SOLDATO: È all'accampamento, principe. Sono partiti da diciannove giorni.
Continuano a giungere feriti.
COMMODO: Il mio
cavallo.
SOLDATO: Ecco, principe.
COMMODO: Bacio?
I SOLDATO: Aiutate i
feriti!
II SOLDATO La gamba! Non mi sento più la gamba!
MARCO AURELIO: Hai
dimostrato il tuo valore ancora una volta, Massimo. Speriamo che sia
l’ultima.
MASSIMO: Non c'è più nessuno da combattere, Cesare.
MARCO
AURELIO: Ah, c’e’ sempre qualcuno da combattere. Come posso ricompensare il più
grande condottiero di Roma?
MASSIMO: Lasciami
tornare a casa!
MARCO AURELIO: Ah. A casa.
MASSIMO: Ti rendono onore,
Cesare
MARCO AURELIO: È per te, Massimo. Onorano te.
COMMODO: L’ho
mancata? Mi sono perso la battaglia?
MARCO AURELIO: Tu hai perso la
guerra.
COMMODO: Padre, mi congratulo. Sacrificherò cento tori per onorare il
tuo trionfo.
MARCO AURELIO: Risparmia i tori, onora Massimo. Lui ha vinto la
battaglia.
COMMODO: Generale.
MASSIMO: Principe.
COMMODO: Roma ti
saluta, e io ti abbraccio come un fratello. Molto tempo è passato, amico
mio.
MASSIMO: Principe.
COMMODO: Ecco, padre, prendi il mio
braccio.
MARCO AURELIO: Credo sia
giunto per me il momento di andare. Ecco cosa rimane della gloria di Roma.
MASSIMO: Grazie.
I
SOLDATO: Andiamo a bere.
II SOLDATO: È stata una delle battaglie più cruente.
Dovevano essere più di quattrocento.
MASSIMO: Generale! Ancora
vivo?
QUINTO: Ancora vivo.
MASSIMO: Gli dei hanno il senso
dell’umorismo.
QUINTO: Gli dei devono amarti.
MASSIMO:
Valerio.
VALERIO: Torni agli accampamenti, generale, oppure a
Roma?
MASSIMO: A casa. Da mia moglie, da mio figlio, e al mio
raccolto.
QUINTO: Massimo il contadino! È ancora difficile immaginarlo, per
me.
MASSIMO: La terra si toglie molto più facilmente del sangue,
Quinto.
COMMODO: Eccolo qui!
MASSIMO: Principe.
COMMODO:
Il senatore Gaio, il senatore Falco. Guardati da Gaio. Verserà un fluido mieloso
nelle
tue orecchie e un giorno ti sveglierai e potrai
dire solo: "Repubblica! Repubblica! Repubblica!".
GAIO: Perchè no? Roma è
stata una Repubblica per lungo tempo.
COMMODO: Sì. E in una repubblica il
Senato ha il potere. Ma il senatore Gaio non si lascia
influenzare da questo.
FALCO: Qual è la tua posizione,
generale? Per l’Imperatore o per il Senato?
MASSIMO: Un soldato ha il grande
vantaggio di poter guardare il suo nemico negli occhi, senatore.
GAIO: Ma con
un esercito alle tue spalle potresti avere un grandissimo peso
politico.
COMMODO: Ti avevo avvertito, adesso ti salverò.
Senatori...
LUCILLA: Massimo.
COMMODO: Avrò bisogno di uomini come
te.
MASSIMO: Come posso servirti, Principe?
COMMODO: Sei un uomo che sa
cosa vuol dire comandare. Tu dai gli ordini, gli ordini vengono
eseguiti e la battaglia è vinta. Ma questi senatori
complottano, e litigano, e lusingano, e
ingannano.
Massimo, noi dobbiamo salvare Roma dai politicanti, amico mio. Potrò contare su
di te
quando verrà il momento?
MASSIMO:
Principe, quando tuo padre mi congederà intendo ritornare a casa.
COMMODO: A
casa? Beh, nessuno lo merita più di te. Non adagiarti troppo sugli allori,
potrei
chiamarti fra non molto. Lucilla è qui, lo
sapevi? Non ti ha mai dimenticato. E ora tu sei
"Massimo il Grande".
MARCO AURELIO: Se solo tu fossi
nata uomo! Che grande Cesare saresti stata!
LUCILLA: Padre.
MARCO AURELIO:
Saresti stata forte. Mi domando: saresti stata anche giusta?
LUCILLA: Sarei
stata come tu mi avresti insegnato.
MARCO AURELIO: Ah! Com’è andato il
viaggio?
LUCILLA: Lungo, scomodo... Perchè mi hai voluta qui?
MARCO
AURELIO: Ho bisogno del tuo aiuto, per tuo fratello
LUCILLA: Ma
certo!
MARCO AURELIO: Ti vuole bene, te ne ha sempre voluto, e... avrà
bisogno di te, ora, più che mai.
Basta con la
politica. Fingiamo che tu sia una figlia amorosa e che io sua un buon
padre.
LUCILLA: È una piacevole finzione, non credi?
I SOLDATO: Si
gela!
II SOLDATO: Non ce la faccio più. Non vedo l'ora di tornare a Roma. Ave
Massimo.
III SOLDATO: Ave Cesare.
IV SOLDATO: Uno! Due!
V SOLDATO:
Preparare tre cavalli.
IV SOLDATO: Due! Tre! Quattro! Uno! Due!
MASSIMO: Mi hai mandato a chiamare, Cesare? Cesare?
MARCO AURELIO: Dimmi di
nuovo, Massimo, perchè siamo qui?
MASSIMO: Per la gloria dell’Impero,
Cesare.
MARCO AURELIO: Ah, sì. Ah, sì, sì, mi ricordo. vedi quella mappa,
Massimo? Quello è il mondo che
ho creato io. Per
venticinque anni ho conquistato, sparso sangue, espandendo l’Impero di Roma. Da
quando sono divenuto Cesare ho conosciuto solo
quattro anni senza guerra. Quattro anni di pace su
venti. E per che cosa? Io ho portato la spada, niente di
più.
MASSIMO: Cesare, la tua vita...
MARCO AURELIO: No, no, no, ti prego,
non chiamarmi così. Vieni, ti prego. Siedi con me. E adesso
parliamo, insieme, semplicemente, da uomini. Allora,
Massimo, parla.
MASSIMO: Cinquemila dei miei uomini sono là, nel fango
ghiacciato. Tremila di loro sono piagati e
feriti,
duemila non lasceranno mai questo posto. Non posso credere che abbiano
combattuto e siano
morti per niente.
MARCO
AURELIO: E che cosa credi, Massimo?
MASSIMO: Hanno combattuto per te, e per
Roma.
MARCO AURELIO: E che cos'è Roma, Massimo?
MASSIMO: Ho visto gran
parte del resto del mondo. È brutale, crudele, oscuro. Roma è la luce.
MARCO
AURELIO: Eppure non ci sei mai stato. Non hai visto cos'è diventata Roma. Non ti
accorgi che
io sto morendo, Massimo? Quando un
uomo è vicino alla sua fine vuole credere che la sua vita abbia
avuto un senso. Come pronuncerà il mio nome il mondo negli
anni a venire? Sarò noto come il
filosofo? Il
guerriero? Il tiranno? Oppure sarò l’imperatore che ha restituito a Roma il suo
vero
spirito? C’è stato un sogno, una volta, che
era Roma. Si poteva soltanto sussurrarlo. Ogni cosa
più forte di un sospiro l'avrebbe fatto svanire. Era così
fragile... Io temo che non sopravviverà
all’inverno. Massimo, sussurriamolo così, adesso, insieme
tu e io. Tu hai un figlio. Parlami della
tua
casa.
MASSIMO: La mia casa è sulle colline di Trujillo. Un posto molto
semplice. Pietre rosa che si
scaldano al sole,
e... un orto che profuma di erbe il giorno, e di gelsomino la notte. Oltre il
cancello c’è un gigantesco pioppo. Fichi, meli,
peri... Il terreno, Marco, è nero. Nero come i
capelli di mia moglie.
MARCO AURELIO: Eh, eh,
eh!
MASSIMO: Vigne sui declivi a sud, olivi su quelli a nord, cavallini
giocano con mio figlio, che
vuol essere uno di
loro.
MARCO AURELIO: Da quanto tempo manchi dalla tua casa?
MASSIMO: Due
anni, 264 giorni e questa mattina.
MARCO AURELIO: Ah, come ti invidio,
Massimo. È una bella casa. Vale la pena combattere per essa.
C’è un ultimo dovere che ti chiedo di compiere prima di
tornare alla tua casa.
MASSIMO: Che cosa vuoi che faccia, Cesare?
MARCO
AURELIO: Voglio che tu divenga il protettore di Roma dopo la mia morte. Te ne
darò
l'autorità, per un unico scopo: restituire il
potere al popolo di Roma, e porre fine alla
corruzione che la rende abietta. Accetterai questo grande
onore che ti sto offrendo?
MASSIMO: Con tutto il mio cuore, no.
MARCO
AURELIO: Massimo! È per questo che devi essere tu!
MASSIMO: Sicuramente un
prefetto, un senatore, qualcuno che conosca la città, che capisca la sua
politica...
MARCO AURELIO: Ma tu non sei stato
corrotto dalla sua politica.
MASSIMO: E Commodo?
MARCO AURELIO: Commodo è
un uomo senza moralità! Questo lo sai sin da quando eri ragazzo. Commodo
non può governare. Non deve assolutamente
governare. Tu sei il figlio che avrei dovuto avere.
Commodo accetterà la mia decisione. Sa bene che l'esercito
è leale soltanto a te, Massimo.
MASSIMO: Ho bisogno di un po' di
tempo.
MARCO AURELIO: Certo. Al tramonto spero che avrai acconsentito. Ora
abbracciami come un figlio, e
porta a questo
povero vecchio un’altra coperta.
LUCILLA: Mio padre ti favorisce,
ora.
MASSIMO: Augusta Lucilla.
LUCILLA: Non è sempre stato
così.
MASSIMO: Molte cose cambiano.
LUCILLA: Molte cose, ma non tutte le
cose. Massimo, fermati! Lasciati guardare in faccia. Sembri
turbato.
MASSIMO: Ho perso molti uomini.
LUCILLA: Che
cosa voleva mio padre da te?
MASSIMO: Augurarmi ogni bene per il mio ritorno
a casa.
LUCILLA: Tu menti. Ho sempre capito quando mentivi perchè non sei mai
stato abile nel farlo.
MASSIMO: Eppure non mi hai mai consolato.
LUCILLA:
È vero, ma del resto non ne avevi bisogno. La vita è molto più semplice per un
soldato. O
credi che non abbia cuore?
MASSIMO:
Credo che tu abbia il talento per sopravvivere.
LUCILLA: Eh, eh, eh, eh!
Massimo, smettila. È davvero tanto penoso rivedermi?
MASSIMO: No, sono stanco
per la battaglia.
LUCILLA: Soffri nel vedere mio padre così debole. Commodo
si aspetta che mio padre annunci la sua
successione a giorni. Servirai mio fratello come hai
servito mio padre?
MASSIMO: Io servirò sempre Roma.
LUCILLA: Sai che ti
ricordo ancora nelle mie preghiere? Ah, sì, io prego.
MASSIMO: Mi ha
rattristato la morte di tuo marito. Ho pianto per lui.
LUCILLA:
Grazie.
MASSIMO: E ho saputo che hai un figlio.
LUCILLA: Si, Lucio. Tra
poco avrà otto anni.
MASSIMO: Anche mio figlio ha quasi otto anni. Ti
ringrazio per le tue preghiere. Sacri antenati,
chiedo la vostra guida. Madre mia, indicami il volere degli
dei per il mio futuro. Padre mio,
vigila su mia
moglie e mio figlio con rapida spada. Sussurra loro che vivo soltanto per
poterli
riabbracciare. Sacri antenati, io vi
onoro, cercherò di vivere con la dignità che mi avete
insegnato. Cicero.
CICERO: Generale.
MASSIMO: Non
trovi difficile fare il tuo dovere?
CICERO: Ogni tanto faccio quello che mi
va di fare. Le altre volte faccio quello che devo.
MASSIMO: Forse non è ancora tempo di tornare a casa.
COMMODO: Sì,
padre.
MARCO AURELIO: Tu non diventerai imperatore.
COMMODO: Quale uomo
più anziano e più saggio prenderà il mio posto?
MARCO AURELIO: I miei poteri passeranno a Massimo al quale
saranno affidati finchè il Senato sarà
pronto a governare, ancora una volta. Roma deve tornare a
essere una Repubblica.
COMMODO: Massimo?
MARCO AURELIO: Sì. La mia
decisione ti delude?
COMMODO: Una volta mi scrivesti considerando quattro
delle principali virtù: saggezza, giustizia,
fermezza e temperanza. Leggendo quello scritto capivo di
non possederle. Ma ho altre virtù, padre.
Ambizione. Questa può essere una virtù quando ci conduce a
eccellere. Intraprendenza. Coraggio.
Forse non sul
campo di battaglia, ma... ci sono molte forme di coraggio. Devozione. Alla mia
famiglia, e a te. Ma nessuna delle mie virtù era
sul tuo scritto. Anche allora era come se non mi
volessi come figlio.
MARCO AURELIO: Oh, Commodo, stai
esagerando.
COMMODO: Vado scrutando i volti degli dei, cercando il modo di
compiacerti, affinché tu sia fiero
di me. Una
parola gentile, o se almeno una volta mi avessi abbracciato o tenuto stretto al
tuo
petto, per me... sarebbe stato come il sole
nel cuore per mille anni. Cosa odi in me a tal punto?
MARCO AURELIO: No,
Commodo...
COMMODO: Non volevo altro che... che essere degno di te, Cesare.
Padre.
MARCO AURELIO: Commodo, le tue mancanze come figlio sono il mio
fallimento come padre. Figlio mio.
COMMODO: Padre! Massacrerei il mondo
intero se solo tu mi amassi!
COMMODO: Piangi con me
fratello. Il nostro grande padre è morto.
MASSIMO: Com’è morto?
COMMODO: I
medici dicono che non ha sofferto. Il respiro gli è mancato nel
sonno.
MASSIMO: Padre...
COMMODO: Il tuo imperatore chiede la tua lealtà, Massimo.
Dammi la mano. Te la chiederò una volta
soltanto.
MASSIMO: Quinto.
LUCILLA: Ave,
Cesare.
MASSIMO: Devo parlare con i senatori. Ho bisogno del loro consiglio.
Va' a svegliare Gaio e Falco.
CICERO: Gaio e Falco.
MASSIMO: La
spada.
CICERO: La spada.
QUINTO: Massimo, ti prego, sta' attento, non sei
stato prudente.
MASSIMO: Prudente! L’imperatore è stato ucciso!
QUINTO:
L’imperatore è morto per cause naturali.
MASSIMO: Perchè sei armato,
Quinto?
QUINTO: Guardie! Ti prego, non opporti, Massimo. Mi dispiace, Cesare
ha parlato. Cavalcate fino
all'alba, e poi
giustiziatelo.
MASSIMO: Quinto, guardami. Guardami! Promettimi che veglierai
sulla mia famiglia.
QUINTO: La tua famiglia ti incontrerà nei Campi
Elisi.
MASSIMO: Nooo!
MASSIMO:
Padre mio, vigila su mia moglie e mio figlio con rapida spada. Sussurra loro che
vivo
solo per
poterli riabbracciare. Dammi almeno una morte onorata. Una morte da soldato. Il
gelo può
fare incastrare la lama.
Pretoriano!
MARCO AURELIO: Da quanto manchi dalla tua casa?
MASSIMO: Due
anni, 264 giorni e questa mattina. Padre mio, vigila su mia moglie e mio figlio
con
rapida spada... cercherò di vivere con la
dignità che mi avete insegnato... vigila su mia moglie e
mio figlio con rapida spada... vivo soltanto per poterli
riabbracciare... tutto il resto è aria e
polvere... vivo soltanto per poterli riabbracciare...
perchè tutto il resto è aria e polvere.
FIGLIO DI MASSIMO: Mamma, i soldati! Papà! Papà!
MERCANTE: Proximo, mio vecchio amico.
Ogni giorno è un gran giorno se ci sei tu. Oggi è il giorno
più fortunato della tua vita. Aaah!
ANTONIO PROXIMO:
Quelle giraffe che mi hai venduto non si accoppiano!
MERCANTE:
Cos'era...
PROXIMO: Se ne vanno in giro mangiando e non si accoppiano. Hai
osato vendermi giraffe sodomite.
Rivoglio il mio
denaro.
MERCANTE: Neanche per sogno. Ah... Ti farò un prezzo
speciale...
PROXIMO: Per cosa?
MERCANTE: Hai visto la mia nuova merce?
Vieni a vedere.
PROXIMO: Qualcuno di loro combatte? C'è un combattimento, tra
poco.
MERCANTE: Alcuni vanno bene per combattere, altri per morire. E a te
servono entrambi, credo.
PROXIMO: In piedi! Che mestiere sai fare?
JUBA:
iO ero un cacciatore.
MERCANTE: No, no. L’ho comprato in una cava di sale, a
Cartagine. Sta' zitto!
PROXIMO: Il marchio dei legionari. Un
disertore.
MERCANTE: Può essere. Ma a chi importa? È un ispanico.
PROXIMO:
Ne prendo sei, per mille sesterzi.
MERCANTE: Mille sesterzi? Il Numida da
solo ne vale almeno duemila!
PROXIMO: I tuoi schiavi sono ridotti
male.
MERCANTE: Questo dà sapore alla lotta. No, no, no. No, aspetta, aspe...
Possiamo trattare.
PROXIMO: Te ne darò duemila, e quattromila per le bestie.
Fanno cinquemila per un vecchio amico.
HAGEN:
Bene.
PROXIMO: Rosso
HAGEN: Rosso. L'Ispanico.
PROXIMO: Basta così per
adesso! Il suo momento verrà.
HAGEN: Un altro!
JUBA: Ispanico, perché non
combatti? Tutti noi dobbiamo combattere. Quello è il segno dei tuoi
dei? Questo non li farà arrabbiare?
PUBBLICO:
Combattete! Combattete! Combattete! Combattete! Combattete! Combattete!
Combattete!
Combattete! Combattete!
PROXIMO:
Alcuni di voi pensano di non voler combattere, altri di non poter combattere. È
sempre
così, finché non sono là.
PUBBLICO:
Sangue! Sangue!
PROXIMO: Ascoltate.
PUBBLICO: Sangue! Sangue! Sangue!
Sangue! Sangue! Sangue! Sangue!
PROXIMO: Piantate la lama nella carne di un
uomo, e loro vi ameranno per questo. E voi... voi
potreste anche imparare ad amarli per questo. In fin dei
conti dobbiamo tutti morire, purtroppo
non
possiamo scegliere in che modo, ma... possiamo decidere come andare incontro
alla fine, per
poter essere ricordati da
uomini.
GUARDIANO: Muovetevi! Formate due file!
PUBBLICO: Sangue!
Sangue!
GUARDIANO: Quelli a sinistra prendano lo scudo!
PUBBLICO: Sangue!
Sangue!
GUARDIANO: Quelli a destra la spada!
PUBBLICO: Sangue! Sangue!
Sangue! Sangue! Sangue! Sangue!
GUARDIANO: Legate il rosso col giallo! Avanti!
Avanti!
GRACCO: Entra in Roma come
un eroe conquistatore. Ma cos'ha conquistato?
FALCO: Dagli tempo, Gracco. È
giovane. Io credo che possa fare molto bene.
GRACCO: Per Roma o per te? Va'
da tua madre, Lucio, ne sarà contenta.
LUCILLA: Lucio.
LUCIO:
Madre.
BAMBINO: Ave, Cesare.
COMMODO: Senatori.
FALCO: Roma saluta il
suo nuovo imperatore. I tuoi leali sudditi ti danno il benvenuto,
Cesare.
COMMODO: Ti ringrazio, Falco. E quanto ai leali sudditi... confido
che non siano costati troppo.
GRACCO: Cesare.
COMMODO: Gracco.
GRACCO: Tutta Roma gioisce del tuo ritorno,
Cesare. Ci sono molte questioni che richiedono la tua
attenzione.
COMMODO:
Senatori.
GRACCO: Perché ti sia di guida, Cesare, il Senato ha preparato una
serie di disposizioni per
iniziare ad affrontare i
molti problemi della città, a cominciare dal risanamento del quartiere
greco, per combattere la peste che là si sta già
diffondendo. Quindi se l'imperatore...
COMMODO: Sh! Ma non capisci, Gracco? È
appunto questo il grande problema, no? Mio padre passava
tutto il suo tempo a studiare, sui libri, a imparare, a
filosofeggiare... Trascorreva le ore del
crepuscolo a leggere gli scritti del Senato. E nel
frattempo dimenticava il popolo.
GRACCO: Ma il Senato è il popolo, Cesare,
scelto proprio dal popolo per parlare per il popolo.
COMODO: Dubito che la
maggior parte del popolo mangi bene come te, Gracco, o abbia le tue
splendide amanti, Gaio. Io credo di capire il mio
popolo.
GRACCO: Allora forse Cesare sarà tanto buono da spiegare anche a noi,
data la sua vasta esperienza
sul
campo.
SENATORI: Ah, ah, ah, ah!
COMMODO: Io lo chiamo amore. Io sono il
padre, il popolo i figli, e li stringerò al mio petto, e
li abbraccerò stretti.
GRACCO: Hai mai abbracciato un
uomo che muore di peste, Cesare?
COMMODO: No. Ma se mi interromperai ancora,
ti assicuro che lo farai tu.
LUCILLA: Senatore, mio fratello è molto stanco.
Lascia il tuo rotolo a me. Cesare farà ciò che
Roma richiede.
GRACCO: Augusta Lucilla, come sempre le
tue maniere gentili impongono obbedienza
COMMODO: Chi sono loro per ammonire
me?
LUCILLA: Commodo, il Senato ha la sua utilità.
COMMODO: Quale utilità?
Non fanno altro che parlare. Dovremmo essere... soltanto tu e io, e
Roma.
LUCILLA: Non pensarci neanche! C’è sempre stato un Senato.
COMMODO:
Roma è cambiata. Ci vuole un imperatore per governare un impero.
LUCILLA:
Certo, ma... lascia al popolo le sue...
COMMODO: Illusioni?
LUCILLA:
Tradizioni.
COMMODO: La guerra di mio padre contro i barbari, lo ha detto lui
stesso, non ha portato niente,
ma il popolo lo
amava.
LUCILLA: Il popolo ama sempre le vittorie.
COMMODO: Perché? Non
assistono alle battaglie. Cosa gliene importa della Germania?
LUCILLA: Il
popolo tiene alla grandezza di Roma.
COMMODO: La grandezza di Roma? E che
cos'è la grandezza?
LUCILLA: È un’idea, la grandezza. La grandezza è una
visione.
COMMODO: Esatto. Una visione. Non lo capisci, Lucilla? Io darò al
popolo una visione di Roma e il
popolo mi amerà
per questo. E presto dimenticherà quei vecchi uomini rinsecchiti e le loro
tediose
parole. Io darò loro al popolo la visione
più grande che abbia mai avuto.
GAIO: Giochi! 150 giorni di
giochi!
GRACCO: È più intelligente di quanto pensassi
GAIO: Intelligente!
A Roma riderebbero tutti di lui, se non avessero paura dei suoi
pretoriani.
GRACCO: Paura e meraviglia. Una potente combinazione
GAIO:
Credi davvero che il popolo si lascerà sedurre da questo?
GRACCO: Credo che
lui sappia cos'è Roma. Roma è il popolo. Farà qualche magia per loro, per
distrarli. Toglierà loro la libertà e la folla
ruggirà lo stesso. Il cuore pulsante di Roma non è
certo il marmo del Senato, ma è la sabbia del Colosseo. Lui
porterà loro la morte, e in cambio lo
ameranno.
PUBBLICO: Ispanico! Ispanico! Ispanico!
Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico!
Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico!
I
GLADIATORE: Ispanico.
II GLADIATORE: Ispanico.
III GLADIATORE:
Ispanico.
IV GLADIATORE: Ispanico.
V GLADIATORE: Ispanico.
VI
GLADIATORE: Ispanico.
VII GLADIATORE: Ispanico.
VIII GLADIATORE:
Ispanico.
GUARDIANO: Apri il cancello.
MASSIMO: Non vi siete divertiti?
Non vi siete divertiti? Non siete qui per questo?
PUBBLICO: Ispanico!
Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico!
Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico!
Ispanico! Ispanico! Ispanico!
Ispanico!
PROXIMO: Che cosa vuoi? Hm? Una donna? Un
ragazzo?
MASSIMO: Mi hai mandato a chiamare.
PROXIMO: Sì, è vero. Tu sei
bravo, Ispanico, ma non così bravo. Potresti essere magnifico.
MASSIMO: Mi
ordinano di uccidere, io uccido. Tanto basta.
PROXIMO: Tanto basta per le
province, ma non per Roma. Il giovane imperatore ha proclamato una
serie di spettacoli per commemorare suo padre, Marco
Aurelio. Lo trovo divertente, visto che è
stato
Marco Aurelio, il saggio, il sapiente Marco Aurelio, a interrompere i giochi.
Hm? E così,
dopo cinque anni passati a guadagnarci
faticosamente da vivere in villaggi infestati dalle pulci,
finalmente torniamo al posto che ci spetta: il Colosseo.
Oh! Dovresti vedere il Colosseo.
Cinquantamila
Romani che osservano ogni movimento della tua spada, aspettando che vibri il
colpo
ferale. Il silenzio prima del fendente, e il
fragore dopo, cresce, cresce e si solleva come...
come... come una tempesta, come se tu fossi Giove
Tonante.
MASSIMO: Tu sei stato gladiatore.
PROXIMO: Sì, lo
ero.
MASSIMO: Hai vinto la tua libertà?
PROXIMO: Tanto tempo fa
l’imperatore mi fece dono del rudis. È solo una verga di legno, il simbolo
della tua libertà. Egli... egli mi toccò la spalla
e io fui libero.
MASSIMO: Ah, ah, ah! Tu conoscevi Marco Aurelio?
PROXIMO:
Non ho detto che lo conoscevo! Ho detto che mi toccò la spalla!
MASSIMO: Mi
chiedi quello che voglio. Voglio stare in piedi davanti all’imperatore, come hai
fatto
tu.
PROXIMO: Allora ascoltami. Impara da
me. Io non sono stato il migliore perché uccidevo
velocemente. Ero il migliore perché la folla mi amava.
Conquista la folla, e conquisterai la
libertà.
MASSIMO: Conquisterò la folla. Gi darò qualcosa
che non ha mai visto prima.
PROXIMO: Ah, ah, ah, ah, ah! Allora, Ispanico,
andremo a Roma insieme e vivremo avventure
sanguinose, e la grande meretrice ci allatterà finché
saremo grassi e felici e non potremo più
succhiare. E allora, quando saranno morti tanti uomini,
forse tu avrai la tua libertà. Ecco, usa
questa.
JUBA: È laggiù, da qualche parte, il mio paese,
casa mia. Mia moglie prepara il cibo, mia figlia
va a prendere l’acqua al fiume. Le potrò mai rivedere? Io
non credo.
MASSIMO: Pensi di rivederle dopo la tua morte?
JUBA: Penso di
sì, però io morirò presto. Loro non moriranno per molti anni. Dovrò
aspettare.
MASSIMO: Ma tu aspetteresti loro?
JUBA: Certo.
MASSIMO:
Vedi, mia moglie e mio figlio, loro mi stanno già aspettando.
JUBA: Li
rincontrerai un giorno. Ma non ancora. Non ancora. Sì.
MASSIMO: Non ancora.
Non ancora.
BAMBINO: I gladiatori!
GLADIATORI: Andiamo a
vedere!
GUARDIA: Fuori! Scendete, muovetevi! Venite fuori!
PROXIMO: Sono
felice di rivederti, amico mio. Portami fortuna.
GUARDIA: State
fermi.
JUBA: Hai mai visto niente del genere prima d'ora? Non sapevo che gli
uomini potessero costruire
cose
simili.
PROXIMO: Conquista la folla.
GUARDIA: Dentro! Muovetevi, entrate, forza! Mettetevi tutti
in fila!
LUCILLA: Andiamo, fratello. È
tardi.
COMMODO: Farò di Roma la meraviglia dei secoli. È questo
che Gracco e i suoi amici non capiscono.
Tutti i miei desideri
mi spaccano la testa in mille pezzi.
LUCILLA: Commodo, bevi questo
tonico.
COMMODO: Credo che il momento giusto sia arrivato. Potrei annunciare
lo scioglimento del Senato
alle celebrazioni in
onore di nostro padre. Credi che dovrei farlo? Il popolo è pronto.
LUCILLA:
Credo che tu ora debba riposare.
COMMODO: Resterai con me?
LUCILLA: Hai
ancora paura del buio, fratello?
COMMODO: Ancora. Sempre. Resta con me
stanotte.
LUCILLA: Sai che non resterò.
COMMODO: Allora
baciami.
LUCILLA: Dormi, fratello.
SPETTATORE: Venite tutti! Stanno per
iniziare i giochi!
PROXIMO: L’imperatore vuole le battaglie, e io non voglio
sacrificare i miei combattenti.
CASSIO: Il popolo vuole
le battaglie, e allora l’imperatore gli dà le battaglie. A te tocca la
battaglia di Cartagine.
PROXIMO: Il massacro di
Cartagine.
PORZIO: Ave, Cassio.
PROXIMO: Ave, Porzio. Perché non vai alle
prigioni e non raduni tutti i mendicanti e i ladri?
CASSIO: L'abbiamo già
fatto.
PROXIMO: Se vuoi sprecare i migliori gladiatori di tutto l’impero di
Roma, allora devi darmi il
doppio.
CASSIO:
Avrai il prezzo del contratto o il contratto sarà annullato. Se non ti sta bene
puoi
tornartene a strisciare nel buco merdoso da
dove sei uscito. Hm?
UOMO: Cassio, per favore, devo parlarti!
LUCIO:
Gladiatore, sei tu quello che chiamano l'Ispanico?
MASSIMO: Sì.
LUCIO:
Dicevano che eri un gigante. Dicevano che potevi schiacciare il cranio di un
uomo con una
mano.
MASSIMO: Di un uomo? No. Di
un bambino.
LUCIO: Ci sono bei cavalli in Ispania?
MASSIMO: Tra i
migliori. Questo è Argento, e questo è Scarto. Erano i miei cavalli. Me li hanno
portati via.
LUCIO: Tu mi piaci, Ispanico. Sarò
dalla tua parte.
MASSIMO: Ti lasciano assistere ai giochi?
LUCIO: Mio zio
dice che mi rende forte.
MASSIMO: E che cosa dice tuo padre?
LUCIO: Mio
padre è morto.
SERVO: Principe Lucio, è il momento.
LUCIO: Devo
andare.
MASSIMO: Ti chiami Lucio?
LUCIO: Lucio Vero. Come mio
padre.
GUARDIA: Giù i cesti! Controllate le armi! Giù gli altri cesti!
Prendete gli scudi! Infilate gli elmi!
GLADIATORI:
Eeeh!
FOLLA: Ave, potente Cesare... Cesare! Cesare! Cesare! Cesare! Cesare!
Cesare! Cesare! Cesare!
GLADIATORI: Ave, Cesare, morituri te
salutant.
CASSIO: In questo giorno ci rivolgiamo alla gloriosa antichità per
presentarvi una ricostruzione
delle seconda caduta
della potente Cartagine. Sulla deserta pianura di Zama, stavano le numerose
invincibili armate del temibile barbaro Annibale.
Feroci mercenari e guerrieri brutali votati alla
distruzione spietata e alla conquista! Il vostro imperatore
si compiace nell’offrirvi l’orda
barbarica!
MASSIMO: Qualcuno è stato
nell’esercito?
CASSIO: Ma in quel giorno illustre...
I GLADIATORE:
Io.
II GLADIATORE: Io.
III GLADIATORE: Sì, io.
IV GLADIATORE: Io ho
servito con te a Vindobona.
MASSIMO: Allora puoi aiutarmi.
CASSIO: ... gli
dei inviarono contro di loro i più potenti guerrieri...
MASSIMO: Qualunque
cosa esca da quei cancelli
CASSIO: ... che avrebbero, in quello stesso
giorno...
MASSIMO: ... avremo maggiore possibilità di sopravvivere se
combatteremo uniti. Avete capito?
CASSIO: ... in successi deserti della
Numidia, deciso il destino dell'Impero.
I GLADIATORE: Ho capito.
II
GLADIATORE: Sì.
III GLADIATORE: D'accordo.
MASSIMO: Se saremo uniti,
sopravviveremo.
CASSIO: Il vostro imperatore si compiace di offrirvi i
legionari di Scipione l'Africano!
I GLADIATORE: Attenti! Attenti!
II
GLADIATORE: Fino alla morte!
FOLLA: Morte! Morte! Morte!
MASSIMO: Stiamo
vicini! Restiamo uniti! Stiamo vicini! Stiamo vicini!
SPETTATORE: I tuoi
uomini saranno trucidati tutti!
MASSIMO: Uniamo gli scudi come un sol uomo!
Fermi! Fermi! Come un sol uomo! Ben fatto! Fermi!
Testuggine! Testuggine! Hagen! Quella colonna alla biga!
Questa colonna con me! Svelti! Andate di
là,
voi!
JUBA: Massimo!
MASSIMO Colonna unita! Colonna unita! Colonna
unita!
COMMODO: Non ricordo molto bene la storia, Cassio, ma i barbari non
dovrebbero perdere la
battaglia di
Cartagine?
CASSIO: Eh, sì, Cesare. Beh, perdonami, imperatore.
COMMODO:
No, le sorprese mi divertono. Chi è quello?
CASSIO: Lo chiamano l'Ispanico,
imperatore.
SPETTATORE: Gloria ai barbari.
COMMODO: Voglio andare a
conoscerlo.
CASSIO: Sì, Cesare.
SPETTATORE: La
vittoria è dei barbari.
MASSIMO: Sono al
servizio dell'imperatore.
COMMODO: Alzati. Alzati. La tua fama è ben
meritata, Ispanico. Non credo che ci sia mai stato un
gladiatore come te, e quanto a questo giovane, insiste nel
dire che sei Ettore redivivo. Oppure
era Ercole?
Ma perché l’eroe non si rivela e non ci dice il suo vero nome? Perchè tu hai un
nome?
MASSIMO: Mi chiamano Gladiatore!
COMMODO: Come osi voltare le spalle
a me? Schiavo! Ti toglierai l’elmo e mi dirai il tuo nome!
MASSIMO: Mi chiamo
Massimo Decimo Meridio. Comandante dell'Esercito del Nord. Generale delle
Legioni Felix. Servo leale dell'unico vero
imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio
assassinato. Marito di una moglie uccisa. E avrò la mia
vendetta, in questa vita o nell’altra.
QUINTO: Armatevi!
FOLLA: No! Fateli
vivere! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia!
Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia!
Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia!
Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia!
Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia!
Grazia!
Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia!
Grazia!
Grazia! Grazia! Grazia! Grazia! Grazia!
Grazia!
QUINTO: Abbassate le armi!
GLADIATORI: Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo!
LUCILLA: Non lo so.
COMMODO: Non
dovrebbe essere vivo. Questo mi irrita molto. Sono terribilmente irritato. Ho
fatto
quanto dovevo fare. Se nostro padre avesse potuto
fare a modo suo l’impero sarebbe stato fatto a
pezzi. Lo capisci?
LUCILLA: Sì.
COMMODO: Che cosa hai
provato quando lo hai visto?
LUCILLA: Non ho provato niente.
COMMODO: Ti
ha colpito profondamente, non è vero?
LUCILLA: Non più di quanto io abbia
colpito lui.
COMMODO: Mi hanno mentito in Germania. Mi avevano detto che era
morto. Se mi hanno mentito non mi
rispettano. Se
non mi rispettano, come potranno amarmi?
LUCILLA: Allora dovrai far sì che le
legioni sappiano che il tradimento non resterà impunito.
COMMODO: Povera
sorella. Non vorrei essere tuo nemico.
LUCILLA: Che cosa farai?
GUARDIA:
Da questa parte.
LUCILLA: Le ricche matrone pagano bene per passare la notte
coi loro campioni preferiti.
MASSIMO: Sapevo che tuo fratello avrebbe mandato
dei sicari, non credevo che avrebbe inviato il
migliore!
LUCILLA: Massimo, lui non sa che sono
qui.
MASSIMO: Mia moglie e mio figlio sono stati bruciati e crocifissi da
vivi!
LUCILLA: Non sapevo niente.
MASSIMO: Non mentirmi!
LUCILLA: Io ho
pianto per loro.
MASSIMO: Come hai pianto per tuo padre? Come hai pianto per
tuo padre?
LUCILLA: Ho vissuto in una prigione di paura da quel
giorno. Non poter piangere tuo padre per
timore di
tuo fratello. Vivere nel terrore ogni momento di ogni giorno perché tuo figlio è
l’erede
al trono. Oh, se ho pianto.
MASSIMO:
Mio figlio era innocente!
LUCILLA: Come lo è il mio! Dovrà morire anche mio
figlio perchè tu possa fidarti di me?
MASSIMO: Che cosa ti importa se mi fido
di te o no?
LUCILLA: Gli dei ti hanno risparmiato, non lo capisci? Oggi ho
visto uno schiavo diventare più
potente dell’imperatore di
Roma!
MASSIMO: Gli dei mi hanno risparmiato? Io sono alla loro mercè. Il mio
unico potere è di divertire
il popolo!
LUCILLA: Quello è
il potere! Il popolo è Roma! E finché Commodo lo controlla, controlla ogni cosa.
Ascoltami, mio fratello ha dei
nemici, in primo luogo nel Senato. Ma poiché il popolo lo segue,
nessuno ha osato levarsi contro
di lui prima di te.
MASSIMO: Gli si oppongono senza fare niente!
LUCILLA:
Ci sono politici che hanno dedicato la loro vita a Roma. Un uomo più di tutti.
Se riesco
a convincerlo, tu lo
incontrerai?
MASSIMO: Non riesci a capire? Potrei morire qui stanotte o
nell’arena domani mattina! Io sono uno
schiavo! Che cosa credi che
possa mai fare?
LUCILLA: Quest'’uomo vuole quello che vuoi tu.
MASSIMO:
Allora che uccida lui Commodo!
LUCILLA: Conoscevo un uomo una volta. Un uomo
nobile. Un uomo di saldi princìpi, che amava mio
padre e che mio padre amava.
Quell’uomo servì bene Roma.
MASSIMO: Quell’uomo non c’è più. Tuo fratello ha
fatto bene il suo dovere.
LUCILLA: Lasciati aiutare da me.
MASSIMO: Sì, tu
puoi aiutarmi. Dimentica di avermi conosciuto. E non tornare mai più qui.
Guardia!
Questa donna ha finito con
me.
HAGEN: Massimo, tu comandavi le legioni? Hai avuto molte
vittorie?
MASSIMO: Sì.
HAGEN: In Germania?
MASSIMO: In molti
Paesi.
CUOCO: Generale!
GLADIATORI: Prendila! Prendi qui! Tre...
Diciassette! Solo quattro? No, di più! Uno, due, tre...
Quattro, quattro, quattro!
Tre... Due! Su! Ah, due! Prendi!
HAGEN: Ah... Ah... Ah, ah, ah, ah, ah!
Uh!
JUBA: Hai un grande nome. Dovrà uccidere il tuo nome prima di uccidere
te.
GRACCO: Senatore Gaio.
FALCO: Ah. Senatore Gracco. Non ti vediamo
spesso condividere i piaceri del rozzo popolo.
GRACCO: Oh, non pretendo di
essere un uomo del popolo, senatore, ma cerco di essere un uomo per il
popolo.
PUBBLICO: Cesare!
Cesare! Cesare! Cesare! Cesare! Cesare! Cesare!
CASSIO: Popolo di Roma! Nel
IV giorno della festa di Antiochia, celebreremo il LXIV giorno dei
Giochi, e, nella sua maestosa
grandezza, l’imperatore ha designato questo giorno per rallegrare il
popolo di Roma con uno storico
scontro finale. Ritorna al Colosseo oggi, dopo cinque anni di
ritiro dai combattimenti, e
l'imperatore si compiace di offrirvelo, l’unico imbattuto campione
della storia di Roma, il
leggendario Tigris delle Gallie!
PROXIMO: Sa fin troppo bene come manipolare
il popolo.
MASSIMO: Marco Aurelio nutriva un sogno che era Roma, Proximo. Ma
non è questo! Non è questo!
PROXIMO: Marco Aurelio è morto, Massimo. Noi
mortali non siamo che ombra e polvere. Ombra e
polvere, Massimo.
CASSIO:
... in rappresentanza della scuola di gladiatori di Antonio Proximo, il nostro
Cesare è
orgoglioso di darvi Massimo
Decimo Meridio!
PUBBLICO: Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo!
COMMODO: Lo
accolgono come se fosse uno di loro.
LUCILLA: Il popolo è volubile, fratello.
Sarà dimenticato fra un mese.
PUBBLICO: Massimo! Massimo! Massimo!
COMMODO: No, molto prima di un mese. È stato tutto organizzato.
PUBBLICO:
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo!
TIGRIS:
Ave Cesare, morituri te salutant.
PUBBLICO: Il vincitore sarà Massimo! Lode a
Massimo! Che gli dei ti proteggano, Massimo! Massimo,
uccidi Tigris!
GUARDIANO:
Uomini, alle catene!
PUBBLICO: Massimo, uccidilo!
UOMO: Lascia! Lascia! Lascia!
PUBBLICO: Bravo! Perderai!
Perderai! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte!
Morte! Morte! Morte! Morte! Massimo! Massimo il
misericordioso!
COMMODO: Che cosa devo fare con te? Sembra proprio che tu non
voglia... morire. Siamo poi così
diversi tu e io? Anche tu togli
la vita quando devi, come faccio io.
MASSIMO: Ho solo un'altra vita da
prendere, poi avrò finito.
COMMODO: Allora prendila adesso! Mi hanno detto
che tuo figlio gridava come una femminuccia mentre
lo inchiodavano alla croce. E
tua moglie gemeva come una puttana mentre la violentavano, ancora, e
ancora, e ancora.
MASSIMO:
Il tempo degli onori presto sarà finito per te, principe.
PUBBLICO: Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo!
CICERO: Generale! Generale! Generale! Generale!
Generale!
GUARDIA: Indietro!
FOLLA: Massimo! Massimo! Massimo!
CICERO:
Lèvati!
FOLLA: Massimo! Massimo! Massimo!
CICERO: Generale!
Generale.
MASSIMO: Dove siete accampati?
CICERO: A Ostia.
FOLLA:
Massimo! Massimo! Massimo!
MASSIMO: Dì agli uomini che il loro generale vive.
Vieni da me. Trovami!
GUARDIA: State indietro!
FOLLA: Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo!
JUBA: Possono sentirti?
MASSIMO: Chi?
JUBA: La tua
famiglia, nell’altra vita.
MASSIMO: Sì.
JUBA: E che gli stai
dicendo?
MASSIMO: A mio figlio dico che ci rivedremo presto, di tenere giù i
talloni mentre cavalca. A mia
moglie... beh, non sono affari
tuoi.
FALCO: Ti sta sfidando. Ogni sua
vittoria è un atto di sfida. Il popolo se ne accorge, così come
se ne accorge il Senato. Ogni
giorno che lui vive i senatori si fanno più audaci. Uccidilo,
Commodo.
COMMODO: No. Non
voglio fare di Massimo un martire!
FALCO: Mi hanno raccontato di uno strano
serpente marino che ha un modo piuttosto insolito di
attirare le sue prede per poi
ucciderle. Questo serpente giace sul fondo del mare come se fosse
ferito, così i suoi nemici si
avvicinano, e lui resta ancora sul fondo immobile. Allora i suoi
nemici cominciano a strappargli
a morsi piccoli pezzi di carne, e lui resta immobile, ancora.
COMMODO:
Allora... resteremo immobili, e lasceremo avvicinare i nostri nemici a prenderci
le
carni. Fa' seguire ogni
senatore.
FOLLA: Sei un eroe, Massimo! Massimo, siamo con te! Ti adoriamo,
Massimo.
GUARDIA: Massimo.
MASSIMO: Cicero, amico mio. Credevo di non
rivederti mai più.
CICERO: E io che fossi morto.
MASSIMO: Quasi.! Da
quanto tempo gli uomini stanno a Ostia?
CICERO: Tutto l’inverno.
MASSIMO:
E come sono?
CICERO: Grassi, e molto annoiati.
MASSIMO: Chi li
comanda?
CICERO: Un incapace di Roma.
MASSIMO: Quando potrebbero essere
pronti a combattere?
CICERO: Per te, domani.
MASSIMO: Bisogna che tu mi
faccia un favore.
CICERO: Tutto.
ATTORE: Venite a vedere, osservate, se
non siete stati nell'arena potrete assistere allo
spettacolo qui.
CICERO:
Grazie.
ATTORE: Il gigante Massimo sconfigge il nostro imperatore, Commodo.
Eh, che cosa dobbiamo fare?
Lui sta sfidando tutti. Oh, che
cosa stai facendo? Uh, numi dell'Olimpo! Oh, oh, oh! Oh, ma quale
vittoria? Uh! L'ha preso, avete
visto?
GUARDIA: Fate largo! Fate largo!
CICERO: Augusta Lucilla! Ho
servito tuo padre a Vindobona!
GUARDIA: Indietro.
CICERO: Lucilla! Ho
servito tuo padre a Vindobona!
GUARDIA: Indietro.
CICERO: E... e ho
servito anche il generale Massimo! E lo servo ancora!
LUCILLA: Ferma.
Ferma!
GUARDIA: Ferma!
LUCILLA: State indietro!
CICERO: Il generale ti
manda un messaggio. Incontrerà il tuo politico.
LUCILLA: Per la tua lealtà,
soldato.
CICERO: Ti ringrazio, augusta Lucilla.
GUARDIA:
Andiamo!
LUCILLA: Lasciaci. Senatore Gracco.
GRACCO: Generale. Spero che
la mia presenza qui oggi sia prova del fatto che tu puoi fidarti di
me.
MASSIMO: Il Senato è
dalla tua parte?
GRACCO: Il Senato? Sì, posso parlare per loro.
MASSIMO:
Puoi comprare la mia libertà e farmi uscire da Roma?
GRACCO: Per quale
motivo?
MASSIMO: Lascia che esca dalle mura della città. Tieni pronti cavalli
freschi per portarmi a
Ostia, dov'è accampato il mio
esercito. Per la notte del secondo giorno tornerò alla testa di
cinquemila uomini.
LUCILLA:
Ma le legioni hanno tutte nuovi comandanti leali a Commodo.
MASSIMO: Lascia
che i miei uomini mi vedano vivo, e vedrai a chi sono leali.
GRACCO: Questa è
una pazzia! Nessun esercito romano è entrato nella capitale da cento
anni!
LUCILLA: Gracco!
GRACCO: Non voglio barattare una tirannia per
un’altra!
MASSIMO: Il tempo delle mezze misure e delle parole è finito,
Senatore.
GRACCO: E dopo il tuo glorioso colpo di mano che farai? Prenderai i
tuoi cinquemila legionari e...
partirai?
MASSIMO: Io
partirò. I soldati resteranno a proteggervi sotto il comando del
Senato.
GRACCO: Così, una volta che Roma sarà diventata tua, tu non farai
altro che renderla al popolo?
Dimmi perché.
MASSIMO:
Perché questo era l’ultimo desiderio di un uomo morente. Io ucciderò Commodo, il
destino
di Roma lo lascio a
voi.
GRACCO: Marco Aurelio si fidava di te. Sua figlia si fida di te. Io mi
fiderò di te. Ma abbiamo
poco tempo. Dammi due giorni e
io riscatterò la tua libertà. E tu, tu rimani in vita, o io sarò
morto. Adesso
lasciamolo.
MASSIMO: Sarai
pagato al mio ritorno. Ti do la mia parola.
PROXIMO: Eh, eh, eh! La tua
parola! E se non tornassi?
MASSIMO: Ricordi cosa significa avere fiducia,
Proximo?
PROXIMO: Fiducia? In chi devo avere fiducia?
MASSIMO: Io ucciderò
Commodo.
PROXIMO: E perché dovrei volere questo? Lui mi arricchisce. Oh,
io... io so che tu sei un uomo di
parola, generale. Moriresti per
onore. Moriresti per Roma. Moriresti per la memoria dei tuoi
antenati. Ma in fin dei conti,
io... io vendo spettacoli. Hm? Guardiano!
MASSIMO: Ha ucciso l’uomo che ti ha
dato la libertà.
SERVO: Ci sono i pretoriani, senatore.
PRETORIANO:
Fermi!
COMMODO: Dove sei stata? Ti ho fatta cercare.
LUCILLA: Eccomi,
fratello. Cosa ti tormenta?
COMMODO: Gracco ha una nuova amante?
LUCILLA:
Non lo so.
COMMODO: Credevo l’avessi incontrato. Infetta chiunque come una
putrida febbre. Per la salute di
Roma il Senato deve essere
purgato, e anche lui sarà purgato, molto presto.
LUCILLA: Ma non
stanotte.
COMMODO: Ricordi cosa disse nostro padre una volta? È un sogno, un
sogno spaventoso... la vita. Tu
credi che sia vero?
LUCILLA:
Io non lo so.
COMMODO: Io credo di sì. E ho solo te con la quale dividerla.
Apri la bocca. Lo sai che ti amo.
LUCILLA: E io amo te.
PROXIMO: Fuori. Fuori! Muovetevi! Congratulazioni,
generale. Hai degli amici molto persuasivi.
LUCILLA: Mio fratello ha fatto
arrestare Gracco. Non possiamo aspettare ancora. Dobbiamo agire
sùbito. Proximo verrà a
mezzanotte e ti condurrà alla porta. Il tuo servo Cicero sarà là ad
attenderti coi
cavalli.
MASSIMO: Hai organizzato tutto tu?
LUCILLA: Sì.
MASSIMO: Stai
rischiando troppo.
LUCILLA: Ho troppo da farmi perdonare.
MASSIMO: Tu non
hai niente da farti perdonare. Ami tuo figlio. Sei forte per lui.
LUCILLA:
Sono così stanca di essere forte. Mio fratello odia il mondo intero, e te più di
tutti.
MASSIMO: Perché tuo padre aveva scelto me.
LUCILLA: No. Perché mio
padre ti amava. E perché io ti amavo.
MASSIMO: Tanto tempo fa.
LUCILLA:
Ero molto diversa allora?
MASSIMO: Ridevi di più.
LUCILLA: Mi sono sentita
sola tutta la vita, tranne che con te. Devo andare.
MASSIMO: Sì.
LUCIO: E
questo, questo e questo! E questo, e questo! E questo, e questo! E questo, e
questo, e
questo! E questo, e questo! E
questo, e questo! E questo! E questo! E questo! E questo! Colpito!
COMMODO:
Non è tardi per giocare al legionario?
LUCIO: Non sono un
legionario.
COMMODO: Non sei un legionario?
LUCIO: Sono un
gladiatore.
COMMODO: Un gladiatore? I gladiatori combattono soltanto nei
giochi. Non preferiresti essere un
grande condottiero romano, come
Giulio Cesare?
LUCIO: Io sono Massimo, il salvatore di Roma!
COMMODO: Il
salvatore di Roma? E chi ha detto questo?
LUCILLA: Dov'è Lucio?
SERVA: È
con l’imperatore, augusta Lucilla.
LUCIO: Non è vero.
COMMODO: Sì, l'ha
fatto. Lìha preso da un cesto, e se l'è premuto contro il seno, proprio qui,
sopra il cuore.
LUCIO: L’ha
morsa sul seno?
COMMODO: Sì. Vedi, Lucio, a volte càpita che le donne di
stirpe reale si comportino in modo strano
e facciano cose molto bizzarre
in nome dell’amore.
LUCIO: Io credo che sia sciocco.
COMMODO: Anch’io.
Anch’io. Sorella, unisciti a noi. Stavo leggendo al mio caro Lucio.
LUCIO:
Anche io stavo leggendo.
COMMODO: Sì, è un fanciullo molto acuto. Sarà un
grande imperatore un giorno. Stavamo leggendo del
grande Marco Antonio e delle
sue avventure in Egitto.
LUCIO: E la regina si uccise con un
serpente.
COMMODO: E aspetta di sentire cosa accadde ai nostri predecessori.
Se sarai molto buono, domani
sera ti racconterò la storia
dell’imperatore Claudio. Egli fu tradito da coloro che gli erano più
vicini. Dal suo stesso sangue.
Bisbigliavano negli angoli bui, e uscivano a notte fonda e
cospiravano, e cospiravano. Ma
l’imperatore Claudio sapeva che stavano tramando. Egli sapeva che
erano come piccole api
industriose. E una sera si sedette accanto a una di loro, la guardò negli
occhi e le disse: “Raccontami
che cosa stai combinando, piccola ape affaccendata, o abbatterò
coloro a te più cari. E tu mi
vedrai fare il bagno nel loro sangue”. E l’imperatore aveva il cuore
spezzato. La piccola ape
l'aveva ferito più profondamente di quanto potesse fare chiunque altro. E
che cosa pensi che sia accaduto
dopo, Lucio?
LUCIO: Non lo so, zio.
COMMODO: La
piccola ape gli raccontò tutto.
PRETORIANO: Aprite, in nome dell’imperatore! Proximo!
Apri i cancelli, in nome dell'imperatore!
Proximo! Apri i cancelli! Apri
i cancelli, Proximo! Vuoi forse morire, vecchio?
PROXIMO: Ecco, tutto è
pronto. Sembra che tu abbia conquistato la tua libertà.
MASSIMO: Proximo, non
rischierai di diventare un uomo buono?
PROXIMO: Ah!
MASSIMO:
Juba.
PRETORIANI: Tutti i nemici dell’imperatore moriranno! Aprite i
cancelli! L'imperatore lo comanda!
Tirate! Muovetevi! Schieratevi
a sinistra!
MASSIMO: Mi basta poco tempo, quindi non buttate via le vostre
vite.
PRETORIANO: Quei soldati alle spalle!
MASSIMO: Se non volete
partecipare tornate in cella.
HAGEN: Noi ti aspetteremo qui, Massimo. Forza e
onore.
GLADIATORI: Forza e onore.
HAGEN: Vai.
MASSIMO: Forza e
onore.
PRETORIANO: Armate gli archi! Fermatelo! Fermate Massimo! Ai cavalli!
È laggiù!
PROXIMO: Ombre e polvere.
CICERO: Massimo! Mi
dispiace.
MASSIMO: Nooo!
FALCO: Tutto è
compiuto.
COMMODO: Che ne sarà di mio nipote? E di sua madre? Dovranno
condividere il destino del suo amante
o dovrò essere misericordioso?
Commodo il misericordioso. Lucio resterà con me per adesso, e se
sua madre oserà soltanto
guardarmi in un modo che mi dispiace, egli morirà. Se lei deciderà di
essere nobile e togliersi la
vita, egli morirà. Quanto a te mi amerai come io ti ho amata. Mi
darai un erede, di sangue puro,
così che Commodo e la sua progenie regnino per mille anni. Non
sono misericordioso? Non sono
misericordioso?
PUBBLICO: Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
COMMODO: Massimo... Massimo... Massimo...
Ti acclamano. Il generale che diventò uno schiavo. Lo
schiavo che diventò un
gladiatore. Il gladiatore che sfidò un imperatore. Una storia che colpisce.
E adesso il popolo vuole sapere
come va a finire. Soltanto una morte gloriosa li soddisferà. E
cosa c'è di più glorioso che
sfidare l’imperatore in persona nella grande arena?
MASSIMO: Tu combatteresti
contro di me?
COMMODO: Perché no? Credi che io abbia paura?
MASSIMO: Credo
che tu abbia avuto paura per tutta la vita.
COMMODO: A differenza di Massimo
l’invincibile che non conosce paura?
MASSIMO: Conoscevo un uomo che una volta
disse “la morte sorride a tutti. Un uomo non può fare
altro che sorriderle di
rimando”.
COMMODO: Mi chiedo se questo tuo amico ha sorriso alla sua
morte.
MASSIMO: Dovresti saperlo. Era tuo padre.
COMMODO: Tu amavi mio
padre, lo so. Ma lo amavo anch’io. Questo ci rende fratelli non è così?
Sorridi per me adesso,
fratello. Mettigli l’armatura. Nascondi la ferita.
PUBBLICO: Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
I PRETORIANO: Ad anello!
II
PRETORIANO: Ad anello!
PUBBLICO: Massimo! Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo! Massimo! Massimo! Massimo!
Massimo!
COMMODO: Quinto, la
spada! Dammi la tua spada! Una spada! Datemi una spada!
QUINTO:
Rinfoderate le spade! Rinfoderate le spade!
QUINTO: Massimo!
Massimo.
MASSIMO: Quinto, libera i miei uomini. Il senatore Gracco deve
tornare al suo posto. C’era un
sogno che era Roma, sarà
realizzato. Questo è il desiderio di Marco Aurelio.
QUINTO: Liberate i
prigionieri! Andate!
LUCILLA: Massimo!
MASSIMO: Lucio è salvo?
LUCILLA:
Va' da loro, Massimo. Sei a casa. Roma vale la vita di un uomo giusto? Noi lo
credevamo,
una volta. Fa' che possiamo
crederlo ancora. Era un soldato di Roma! Onoratelo.
GRACCO: Chi
mi aiuta a portarlo?
JUBA: Adesso siamo liberi. Io ti rincontrerò un giorno. Ma non ancora. Non
ancora.