Ciclo di Eymerich
Cronologia Storica
Racconti collegabili al
ciclo di Eymerich
Ciclo del Metallo
Trilogia di Magus
Testi Storici
Saggi
Altre Produzioni
Recensioni di Cherudek
Cronologia Storica
"Nicolas Eymerich, inquisitore"
(1352)
"Il mistero dell'inquisitore Eymerich" (1354)
"Il corpo e il sangue di Eymerich" (1358)
"Cherudek" (1360)
"Mater Terribilis" (1362)
"Picatrix, la scala per l'inferno" (1365)
"Le catene di Eymerich" (1365)
"Il Castello di Eymerich" (1369)
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Racconti collegabili al ciclo di Eymerich
"O Gorica tu sei maledetta" (Isaac Asimov
SF Magazine 15, 1995; ristampato in AA. VV., "Futuri di guerra", ed. L'Altritalia,
1997 e in "L'Ombra di Eymerich", I Massimi della Fantascienza, 1998);
"Il nodo Kappa", in AA. VV., "Tutti i denti del mostro sono perfetti"
(Urania 1322; Oscar Bestsellers, 1998);
"Fuga dall'incubatrice" (come "Fuga da Gotham
City" in "A Rivista anarchica" e in "Internet News", 1998; col titolo
attuale, in versione molto ampliata, sarà pubblicato in un'antologia
della Shake Edizioni, a cura di Daniele Brolli).
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Ciclo del Metallo
"Metallo urlante" (Einaudi Vertigo, 1998; Urania 1378, 2000)
"Gocce Nere" (romanzo pubblicato in 26 puntate su "Liberazione"
Luglio-Agosto 2001)
"Black Flag" (Einaudi Stile Libero Aprile 2002)
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Trilogia di Magus
"Magus Il Presagio" (I Faraoni, Mondadori 1999)
"Magus L'Inganno" (I Faraoni, Mondadori 1999)
"Magus L'Abisso" (I Faraoni, Mondadori 1999)
"Magus : Il romanzo di Nostradamus" (Oscar Bestseller,
Mondadori, Giugno 2000 (pubblicazione omnibus dei tre volumi))
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Testi Storici
"Storia del Partito socialista rivoluzionario 1881-1893", Cappelli
1981
"Il galletto rosso; Precariato e conflitto di classe in Emilia Romagna
1880-1890", Marsilio 1982
"Sinistre eretiche. Dalla banda Bonnot al sandinismo, 1905-1984", SugarCO
1985
"Gallerie nel Presente. Punks, Snuffs, Contras: tre studi di storia simultanea"
Lacaita 1988
"Gli sbirri alla lanterna. La plebe giacobina bolognese dall'anno I all'anno
V (1792-1797)" Ed. Bold Machine 1991
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Saggi
American Psycosis, ( Carmilla )
La Maschera di LOVECRAFT ( Rivista Pulp )
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Altre Produzioni
Antologia di Saggi, Interventi sulla paraletteratura
"Alla periferia di Alphaville" Ed. L'Ancora del Mediterraneo collana
Le Gomene Nov. 2000
Dramma musicale "TANIT" Dramma musicale per
due attori, chitarra elettrica, tastiere elettroniche, supporti sonori registrati
e immagini video. Testo di Marcello Fois e Valerio Evangelisti liberamente
ispirato a “Il Mistero dell’Inquisitore Eymerich” di Valerio Evangelisti.
Musica di Fabrizio Festa. Rimini Settembre 2000
Radiosceneggiato "La Furia di Eymerich" RadioRaiDue
Sett-Ott 2001;
Radiosceneggiato "Il Castello di Eymerich" RadioRaiDue
Apr-Maggio 2000; Vincitore del 52° Prix Italia per le produzioni
radiotelevisive sezione Fiction Seriale Radiofonica sett. 2000 (concorrevano
a questo premio 75 opere di 35 paesi)
Radiosceneggiato "La scala per l'Inferno" RadioRaiDue
Feb. 1998, Replicato RadioRaiDue Dic. 2000-Gen. 2001
Romanzo a Puntate "Il Mistero dell'Inquisitore"
Venerdi di Repubblica, 10 Puntate, Estate 1996
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VALERIO EVANGELISTI, CHERUDEK recensione di Silvio Sosio
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Nicolas, o Nicolau Eymerich nacque a Gerona, in Catalogna, nel 1320. Domenicano,
inquisitore generale del regno di Aragona, scrisse il trattato Directorium
Inquisitorum. Nel 1358, venne inviato a Castres, in Provenza, dove represse
un focolaio di eresia catara con tanta crudeltà che i cronisti del
tempo si rifiutarono di annotare quei fatti. Da allora, la gente di quei
luoghi lo chiama Saint Mauvais, San Malvagio.
Dimenticato per secoli, Nicolas Eymerich ricompare nel 1994, quando un oscuro
scrivano emiliano, Valerio Evangelisti da Bologna, vince il Premio Urania
raccontandone le gesta nel libro Nicolas Eymerich, inquisitore. Da
quel momento la forte personalità di Eymerich sembra dominare la volontà
di Evangelisti. Uno dopo l'altro lo scrivano termina e pubblica nuovi libri
dedicati al domenicano: Le catene di Nicolas Eymerich, Il corpo
e il sangue di Eymerich, Il mistero dell'inquisitore Eymerich.
C'è chi dice di aver riconosciuto il volto di Evangelisti in antichi
affreschi del XV secolo che ritraevano Sal Malvagio. Sicuramente, nella foto
di Evangelisti che viene pubblicata sul Venerdì di Repubblica,
nella quale lo scrittore impugna una pesante scure, è facile cogliere
lo sguardo freddo e insieme fiammeggiante col quale tanto timore incuteva
l'inquisitore sulle sue vittime.
Quando, nel 1997, viene dato alle stampe il quinto volume, la compenetrazione
di Eymerich in Evangelisti è ormai completa. Solo così è
possibile spiegare l'incredibile forza che sprigiona dalle pagine di Cherudek,
un libro che altro non è se non la quintessenza di Nicolas Eymerich.
La trama che viene svolta nel libro è sottile, ma stringe il lettore
alla pagina come la catena lega l'eretico nella sua prigione. Come nei libri
precedenti, la storia si svolge parallela in due linee temporali: da una
parte seguendo l'indagine dell'inquisitore, inviato in incognito in Provenza
per scoprire l'origine di un misterioso esercito di morti viventi; dall'altra
parte, sorvegliando tre padri gesuiti in una misteriosa cittadina nebbiosa,
al centro della quale sorge una cappella dedicata al San Malvasio. Come nei
libri precedenti, e più ancora, il lettore seguirà inorridito
e insieme affascinato Eymerich nella sua spietata lotta in difesa della Chiesa
e della Fede. La mente del lettore cerca di sfuggire, cerca di trovare il
difetto della logica del racconto, seguendo i misteri di tre campane senza
batacchio, di tre gemelle di tre razze diverse. Ma come in un interrogatorio
della Santa Inquisizione, la logica di Eymerich riconduce a sé tutti
i fili, dipanando ogni mistero e ogni falso miracolo, trascinando il lettore
con sé nel luogo più orrendo mai concepito da essere umano:
il Cherudek. E alla fine delle pagine, la condanna non può essere
altra se non il rogo dell'impazienza, nell'attesa di un nuovo libro di Valerio
Evangelisti.
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Valerio Evangelisti ci conduce in un labirintico viaggio attraverso sogni, abissi della memoria, incarnazioni, ectoplasmi, visioni apocalittiche e passaggi spazio-temporali.
La grana dell'immaginario
Da circa un paio di settimane, è uscito l’ultimo romanzo di Valerio
Evangelisti, "Cherudek. Un nuovo mistero dell'inquisitore Eymerich" (Mondadori,
Milano 1997, 488 pp., L. 30.000). Vorrei attirare la vostra attenzione di
lettori con un giudizio lapidario (dato il caso!): si tratta di un romanzo
che lascerà un segno molto profondo nella letteratura fantastica.
Forse, una delle opere più importanti create dall'immaginazione di
uno scrittore italiano. "Cherudek" offre al lettore elementi di grande
complessità. Proverò a descriverli. Da un lato, la narrazione
si svolge con una perizia e un controllo dei punti di vista davvero magistrale.
Dall'altro, l'autore si diverte a omaggiare le allucinazioni della letteratura
fantastica classica. Lo fa con raffinatissimi esercizi di
riscrittura e citazioni colte. Fin dall’incipit, il lettore attento può
saggiare la grana che forma l'immaginario del libro. La grana più
solida è quella del genio di E.A. Poe e H.P. Lovecraft. Evangelisti
ha già avuto occasione di dichiarare il suo affetto per questi due
arcani letterari.
Nell’articolo “Attualità di Lovecraft” (Dada n. 5), ha sottolineato
che essi hanno elaborato due tipi di sensorialità legata alla paura.
Per esempio, in Lovecraft troviamo il lessico della paura associato al freddo.
In Poe, invece, il lessico della putrefazione. Come non notare, allora, l’omaggio
collocato in apertura del romanzo?
Fantagotico
Non credo di sbagliare se vedo in "Cherudek" l'eco di un altro virtuoso della
letteratura fantastica: Dan Simmons. Come l'americano, Evangelisti non si
chiude nello schema di un genere, ma ne allarga i confini e i rimandi intertestuali.
In tal senso, "Cherudek" è un'opera di fantascienza che delinea a
pieno diritto le caratteristiche del "fantagotico" (il termine è stato
suggerito da F. Scalone, "Unità 2", 16 aprile 1996). Certo, non si
può negare che la SF sia un arcipelago del continente del fantastico.
Se essa dovesse rinchiudersi nel "realismo scientifico" avrebbe tutto da
perdere. Inoltre, lo scrittore bolognese non nasconde di trovarsi a suo agio
tra gli autori di romanzi seriali. Per queste due ragioni, mi sembra, Evangelisti
ha definito la SF come un filone della letteratura popolare che colloca le
proprie storie nella cornice di incubi generati dallo sviluppo scientifico,
tecnologico e socioeconomico di una certa epoca.
La voce di un morto
Ma vediamo "Cherudek" da vicino. La storia è la seguente. La voce
narrante, di cui si conoscerà l'identità solo nelle ultime
pagine del romanzo, dichiara di essere quella di un morto. Il suo corpo è
disperso nell'infinitamente piccolo delle particelle subatomiche. E’ sepolto
in un sepolcro dalle pareti di bronzo. L’essere riesce, tuttavia, a comunicare
la propria esperienza di prigioniero. Divenuto quinta essenza, l'innominato
si proietta nei sogni altrui. Abita il tempo azzerato sul presente del sogno:
il "tempo zero" di una città di morti viventi e di incubi. Di essa
Evangelisti ci offre la mappa proprio all'inizio della lettura. Nella sua
forma si cela un segreto... Ma attenzione! Le strade della città sono
impregnate di una fitta e lattiginosa nebbia. Quella bruma che molti di voi
ricorderanno avvolgere i personaggi insani delle pellicole Hammer.
Ectoplasmi
Dunque, è nel tempo del sogno che i personaggi vengono attirati. E
lo spazio del sogno è abitato da tre padri: Jacinto Corona, Celeste
e Gonzalo.
I tre cercano di studiare il significato enigmatico del simbolo che organizza
la pianta della città. Infatti, le vie principali formano una croce,
con la chiesa di San Malvasio al centro. Nell'accompagnarci tra i segreti,
e gli anagrammi della frase latina "sator arepo tenet opera rotas", Padre
Corona ricorda il Virgilio dantesco. Via via, si aggiungono altri attori
infelici che scoprono di essere incatenati a un'anima vissuta nel passato.
Tutti sono in cerca di una risposta che estingua la loro agonia. Come Federico
Dentice, l'ispettore di finanza posseduto dall'identità di Friedrich
von Spee. Come Roberta Hu che scoprirà di essere l'incarnazione di
una delle tre personalità della dea Ecate. Poi, Ariel/Leira la vera
vittima di Eymerich.
Gli abitanti della nebbia sembrano provenire dalle comparse di "The day of
the Triffids" (di Steve Sekely, 1962) oppure di "The Invasion of the Body
Snatchers" (di Don Siegel, 1956). Evangelisti li descrive in tre categorie:
gli apparentemente normali, ma insensibili alle stranezze che li circondano;
i bizzarri malvagi; le persone atone, capaci solo di azioni ripetitive e
di discorsi formati da citazioni bibliche. Insomma, amebe ed ectoplasmi.
Piano inclinato
La città non offre certo degli allegri scenari. I muri dei palazzi
respirano. Le stanze d'albergo sono abitate da insetti sanguinanti che imprigionano
anime in pena: formiche e lumache. Tutto ciò, testimonia di una dimensione
onirica capace di trasfigurare l'orrore radicato nel profondo dei personaggi.
Non credo di rovinarvi il piacere della lettura se vi dico che la città
soprannaturale è l'anticamera del purgatorio. Vi si può accedere
da un piano inclinato. Una specie di varco tra differenti
dimensioni spazio-temporali. Anche il passaggio tra dimensioni è un
omaggio all’ingegno lovecraftiano. In particolare, ai racconti brevi come
Il sogno della casa stregata (1932), in cui è possibile attraversare
lo spazio-tempo tramite angoli dall’ambigua geometria. In questa cornice soprannaturale,
Evangelisti disegna il Cherudek come un incubo della ragione imposto da Eymerich
alle sue vittime. E qui il lettore può arguire che il Cherudek è
un parto dell'immaginazione dello stesso Eymerich. Ciò vorrebbe dire
che tutti i personaggi del "tempo zero" vivono nella sua immaginazione.
L'orrore che incombe su di loro proviene dall'abisso inconscio dell’inquisitore.
La storia
La figura di Nicolas Eymerich si basa su un personaggio storico realmente
esistito. Un domenicano vissuto tra il 1320 e il 1399, inquisitore generale
d'Aragona. Incontriamo Eymerich nel Palazzo dei Papi ad Avignone, e precisamente
il 22 marzo dell'anno del Signore 1360. E' intento a sanare la piaga dell'errore
eretico. Sta bruciando i libri del dubbio. Quelli in cui c’è scritto
che la verità non è una sola. Il primo viene distrutto perché
maledetto, il secondo in quanto scritto da un mussulmano. Infine, il terzo
sarebbe adatto a invocare i demoni e il quarto a invitare alla tolleranza
verso le diverse fedi. Il "Picatrix latinus", il "Theorica artium Magicarum"
di Iacob Alquindi, il "Liber Salomonis, sive Claviculae ad filium Roboam",
il "Liber Gentili" di Raimondo Lullo, finiscono tutti nel braciere. Ma fuori
del palazzo le grida di "A la mort Gog, a la mort Magog" evocano l'incombere
dell'Apocalisse! Terribili visioni attendono l'inquisitore e, naturalmente,
il lettore. Da questo capitolo in poi, il livello storico di Eymerich è
l'unico a proseguire con una certa linearità. In breve, in un viaggio
ad Alby incontra la predicatrice Brigida di Svezia
e sua figlia Caterina. Poi s'imbatte in Johannes de Rupescissa. Francescano
e Alchimista (p. 287). E’ la controfigura l'Anticristo, accompagnato dal un’armata
di morti viventi. La loro descrizione ricorda i templari ciechi dei film
"La noche del terror ciego", di Armando De Ossorio (1971), oppure i cavalieri
spagnoli del "Fog" di John Carpenter (1979). La narrazione si
trasforma in una specie di "quest" per trovare il Sacro Graal. Però,
il Graal è qui sostituito da tre misteriose campane, che si scoprirà
essere state conservate dai Templari.
Tre livelli
Rispetto alle precedenti avventure di Eymerich, Cherudek presenta due novità
che riguardano la macchina narrativa. Sono i capitoli intitolati "Neghentropia"
e "Tempo zero". Il racconto si svolge su tre livelli: il livello metanarrativo
(1) di chi parla in prima persona; il livello frammentario dei sogni (2),
il "tempo zero", in cui interagiscono anche alcuni personaggi del tempo storico;
il livello storico (3). Il lettore è trasportato all’interno di un
universo in cui "lo spazio si comporta come il tempo e il tempo come lo spazio.
Lo spazio scorre, mentre il tempo è chiuso, cioè ciclico..."
Troviamo Eymerich nel livello (2) e non solo nel (3) poiché l'anonima
voce è entrata nei suoi sogni e lo ha attirato nel "tempo zero". Vi
chiederete: com'è possibile?
L’immortalità dell’inconscio
I capitoli intitolati "Neghentropia" sono anche il luogo della spiegazione
del meccanismo narrativo impostato da Evangelisti. Vanno letti con molta attenzione.
La voce metanarrativa ci spiega che l'universo che abitiamo è dominato
dalla seconda legge della termodinamica. Cioè dall'"entropia", dalla
dispersione delle energie. Ma l'universo dell’essere imprigionato è
quello della "neghentropia". Questo è simile a un buco nero che attrae
gli eventi del passato, ripresentandoli in continuazione. Come accade nella
memoria (p. 83). La voce ci avverte che Jean Emile Charon (in italiano: Caronte?!)
ha individuato una forma di energia subatomica, diversa dall’elettricità.
Questa energia genera i meccanismi della memoria e della coscienza. Inoltre,
permette alle molecole di sopravvivere dopo la morte.
Ecco il motivo per cui gli elettroni di Eymerich (presumibilmente morto) continuano
a pensare anche se in forma di sogno nel "tempo zero" (p. 159).
Tremate lettori!
La narrazione si svolge seguendo un andamento labirintico, ritmato dalla
struttura ciclica dei capitoli. Avanza in un crescendo di suspense. Fino
a quando non si comprende ciò che tormenta Eymerich, risiede nel culto
della dea Ecate: l'emergere della femminilità. La parte negata. A
dimostrazione dell'acuta sensibilità frequentata dall'immaginario di
Evangelisti, va sottolineato che si tratta un tema ricorrente nei romanzi
horror più destabilizzanti delle nostre credenze storiche, apparentemente
considerate pacifiche. Quello della permanenza di riti femminili pagani, contrastati
dalle persecuzioni della religione cristiana. Ne ricordo due. "Moon" del
britannico James Herbert (Onyx Books, London 1987), racconta di un personaggio
femminile assassino che vede se stesso, per l’appunto, come incarnazione
della dea greca Ecate. A sua volta, "Il canto di Kahli" (Mondadori, Milano
1996), del già citato Dan Simmons, è basato sul culto dell’oscura
dea degli hindu e la sua maligna influenza. Torniamo a Eymerich. L’inquisitore
si sveglierà dall’incubo e il livello del "tempo zero" verrà
richiamato come ricordo nel tempo storico. A quel punto vi rimarrà
da leggere ancora un capitolo. Chi vincerà? Eymerich, oppure l'Anticristo?
Chi pronuncerà l’epilogo? Tremate lettori. Come recensore non mi resta
che occultare le terribili verità di cui ora, mio malgrado, sono partecipe.
Basti dire che il romanzo è circolare: l’inizio è la fine e
la fine è l'inizio... Ma farò finta di non sapere. Anche voi
dimenticherete le mie innocue illazioni. E sarete preda dei terrori generati
dai sogni di Nicolas Eymerich!
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