I Monumenti
 
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Monumenti

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Catacombe di San Gaudioso  
Catacombe di San Gennaro  
Catacombe di San Severo 
Chiesa S. Maria Maggiore 
Croce di Lucca  
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Musei di Antropologia, Mineralogia, Zoologia e Paleontologia dell 'Università Federico II 
Museo Archeologico Nazionale  
Museo artistico Industriale 
Museo civico di Castel Nuovo, o Maschio Angioino 
Museo Civico Filangieri  
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Museo di Palazzo Reale  
Museo Duca di Martina  
Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte 
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Terme di Agnano  
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Nei Dintorni 
 
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Vulcano Solfatara 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
Museo Archeologico Nazionale ( Piazza Museo )
E’ certamente il più importante museo archeologico d’Europa. Con la preziosa collezione che di Carlo di Borbone ereditò dai farnese di parma, offre quanto è stato rinvenuto negli edifici dissepolti di Pompei , Ercolano e Cuma nonche' di siti posti in altre località campane ( bronzi marmi, pitture e suppellettili). Di notevole importanza anche la collezione dei Borgia costituita da monete Egizie ed Etrusce e la raccolta di monete antiche denominata Santangelo.

Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte ( Parco Capodimonte )
Comprende una stupenda galleria nazionale costituita dalla collezione Farnese ereditata dai Borboni, La galleria dell’ottocento, l’appartamento storico, la collezione di porcellane l’armeria. L’edificio e' circondato da un vastissimo parco.

Castel Sant’Elmo ( Largo San Martino Vomero )
In parte scavato nel tufo, le sue poderose cortine svettano sul colle chiamato anticamente Paturcium, dominando la città Il suo primo nucleo fu costruito nel 1329, sotto Roberto d'Angiò. A pianta di stella allungata a sei punte, è circondato da bastioni e fortini di forma ed epoca d1verse. In esso ha sede il museo Nazionale di San Martino. Posizionato nell’omonima Certosa, antico convento di origine angioina, con giardini dai quali si ammirano straordinari scorci panoramici. Comprende le sezioni presepiali, scultura, quadreria del Quarto del Priore, vetri. Collezione del ‘800 Napoletano

Castelcapuano
Da secoli sede dei Tribunali, prese il nome dalla vicina Porta Capuana. Fondato nella seconda metà del dodicesimo secolo da Guglielmo I detto il Malo, fu ampliato da Federico II di Svevia e restaurato e fortificato da Carlo I d'Angiò

Museo di Palazzo Reale ( Piazza Plebiscito )
In sale e saloni splendidamente decorati, mobili dipinti, sculture e porcellane di casa Borbone: Nella cappella esposizione permanente “Arte Sacra a Palazzo”.

Museo Principe di Aragona Cortes ( Riviera di Chiaia )
Mobili dell’800 collezione di porcellane, arredamenti; in apposito salone museo delle carrozze con eseplari Inglesi e Francesi.

Museo Duca di Martina ( Vomero Villa Floridiana )
Ricca collezione di porcellane e di maioliche cinesi giapponesi ed europee. Raccolte di smalti ed avori.

Museo civico di Castel Nuovo, o Maschio Angioino (1279-1282) –( Piazza Municipio )
Eretto da Carlo d'Angiò e ricostruito da Alfonso I d'Aragona, è stato restaurato più volte per recuperare e salvaguardare le strutture originarie. L'Arco di Trionfo, che celebra l'ingresso a Napoli di Alfonso I nel 1443, è opera insigne di diversi scultori del Rinascimento. Importanti la Cappella Palatina e la Sala dei baroni (dove si svolgono i lavori del Consiglio Comunale) Sculture ed affresci del trecento e quattrocento ( Cappella Palatina ). Opere di pittura dal quattrocento al Novecento argenti e bronzi collocati nei tre piani dell’area Sud

Museo Civico Filangieri ( Via Duomo 288 )
Pitture, armeria, collezione di mobili e porcellane costumi e sede dell’archivio Filangieri

Cappella Sansevero ( Via De Sanctis 19 Piazza San Domenico Maggiore )
A questo Sito verrà dedicata particolare attenzione in quanto è stata oggetto di una particolare reinterpretazione artistica, (consolidata in 25 opere realizzate in quattro anni di lavoro di cui di seguito verranno presentate solo alcune) ad opera del maestro Giovanni Leuci da Capua,  verra' definita con particolare attenzione l’impianto storico, artistico e culturale. L’atmosfera della Cappella Sansevero la si può paragonare ad un X-Files ante-litteram infatti detta cappella è legata al nome di Raimondo de' Sangro, principe di Sansevero e duca di Torremaggiore, e ai suoi interessi per la scienza e l'alchimia, la Cappella Sansevero sembra realizzare un felice connubio tra impegno artistico, che trova espressione negli orientamenti figurativi inediti nel '700 napoletano, ed il fascino misterioso del tempio iniziatico; occupa un suo posto storico-geografico nella diffusione della cultura alchemica accanto a Notre-Dame de Paris, alla cattedrale di Amiens e alle altre non numerose testimonianze delle arcane conoscenze. Singolarmente, per, le forme culturali evocate attraverso i repertori propri dell'esoterismo si fondono strettamente all'intuizione estetica del Principe-Alchimista. Le immagini della Cappella in molti casi esprimono l'autentico sentimento lirico di un uomo che volle consegnare il proprio messaggio culturale e umano alla trasparenza della fiaba, ad un linguaggio di suggestioni che ha fatto tenace presa nella fantasia popolare.
Il principe Raimondo di Sangro ( nato in Torre Maggiore (Foggia) il 30 gennaio 1710 )  fra i massimi scienziati napoletani indagatore, ostinato ed elegante, dei più diversi segreti della natura. Le sue scoperte spaziano dalla tipografia simultanea a più colori (irrealizzabili con le cognizioni dell’epoca) alla balistica, alle propietà dei metalli, alla decifrazione dei messaggi esoterici usati dagli Indios del Perù, a preparati che indurivano materie molli metallizzandole e pietrificandole, o rendevano “a freddo “ plastico il ferro o altri metalli. Grande Anatomista, operò una ricostruzione delle reti venose del corpo umano con l’aiuto del suo allievo Salerno. Ispiratore delle sculture esoteriche della cappella Sansevero fu Gran Maestro “pentito” della massoneria napoletana e celò sotto l’aspetto chimico-filosofico la sua vera entità di iniziato ed alchimista.
All'impegno intellettuale, testimoniato, tra l'altro, dal suo riconoscimento di accademico della Crusca (per aver pubblicato il Gran Vocabolario dell' Arte della Terra), il Principe aggiunse prove esemplari di uomo d'armi combattendo nel 1744 a Velletri nel ruolo di Colonnello Comandante del reggimento Capitanata contro gli austriaci comandati dal Principe Lobkowitz e facendo tesoro, poi, di queste sue esperienze per la stesura di veri trattati di esercitazione militare (Pratica di esercizi militari per la Fanteria) per i quali ebbe riconoscimento da Federico II di Prussia.
La stessa impronta culturale della sua visione dell'arte fu senza precedenti. Nella cappella di famiglia egli realizzò un'autentica rivoluzione della scultura del 1700 a Napoli velandola di un magico alone di ispirazione massonica ed ermetica.
In effetti Raimondo di Sangro sembrò voler dare alla Cappella di Famiglia il significato di una sintesi di elementi, oltre che artistici, ermetici; come i diciotto monumenti che essa contiene, tra i quali vi sono notevoli sculture note in tutto il modo quali la statua del "Cristo Velato", opera di G. Sammartino e che, secondo la leggenda, sarebbe stata eseguita sotto ipnosi ( praticata dallo stesso Principe ). Vi sono poi opere simboliche intitolate "Il Disinganno" (opera dello scultore F. Queirolo) e la "Pudicizia" ( dello scultore A. Corradini). Qualche autore ha anche attribuito alle statue della cappella Sansevero dei significati presi dalle figure dei "Grandi Arcani" dei Tarocchi, cioè quelle carte "da gioco" che sarebbero invece l'espressione del Grande Libro attraverso le cui figure, rituali e simboliche, si può "leggere" il futuro.
Per ognuna delle opere presenti nella cappella, non si limitò ad assistere ai lavori, ma ne suggerì i temi, le misure, i disegni ed il corredo di simboli, permeando indelebilmente tutto il complesso monumentale della propria personalità.
Le conoscenze del Principe di Sansevero dovettero sicuramente sconfinare nei domini della occulta pratica della grande opera degli alchimisti, dal momento che le cronache dell'epoca ci testimoniano delle sue tecniche di trasmutazione delle pietre grezze in pietre preziose.
In conclusione, l'attività di Raimondo de' Sangro spaziò nei vari domini dello scibile, dalla letteratura all'alchimia e alla meccanica (sua è, anche,l'invenzione di una carrozza dai cavalli di legno che viaggiava e navigava nel golfo con una propulsione rimasta ignota).

Purtroppo del suo sapere e delle sue "esplorazioni"  nulla ci è pervenuto.

Morì (forse) il 22 marzo del 1771 e non è noto dove si trovino le sue spoglie (!!??).

Il tempio dei Sangro
La Pietà dei Sangro di Sansevero è un capolavoro dell’ultimo barocco napoletano, voluta dal principe che rinnovò una precedente cappella come tempio di famiglia (trattasi di una realizzazione religioso-artistico-iniziatica unica nel suo genere, vanto della città di Napoli, oggetto di studi continui che spaziano dall’arte, alla conoscenza esoterica, alla storia sacra).
Per la sua realizzazione il Principe si avvalse dell'opera di scultori quali il Queirolo e Corradini accanto ai napoletani Sammartino, Celebrano, Persico e i pittori F.M. Russo e C. Amalfi. Artisti che si limitarono ad “eseguire” la particolare iconografia ideata dal principe, che fornì  anche i marmi ed i  colori “alchemici”.
Le bellissime sculture della cappella Sansevero, che ornano i sepolcri degli antenati, sopratutto dei genitori del principe, sono perfette espressioni di una simbologia massonica-templare-rosacruciana.  L' impatto visivo è di una tale forza tale da provocare strane sensazioni come se "qualcosa" di arcano e difficilmente decifrabile aleggiasse tra i marme e fra le strutture architettoniche.
Quale visitatore, pur ignorando la simbologia della Libera Muratoria,  non si è profondamente commosso dinanzi allo stupefacente Cristo velato del Sammartino    (che il principe aveva previsto collocato nella cripta ovale “al di sotto” della cappella, ed oggi “erroneamente” al centro del tempio)? Chi non si è incantato, e forse turbato, di fronte al possente nudo femminile della Pudicizia “velata” che orna la tomba della madre del principe, quasi una dea segreta più che una simbologia “pudica”, prepotentemente femmina e sensuale com’è’? Quanti accorti osservatori si saranno chiesti come mai il principe, così rigoroso nello scegliere le simbologie, abbia ecceduto in questa dedicata, peraltro, alla madre, Donna Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, morta in giovane età (come la lapide dedicatoria “spezzata” sottolinea)?
La chiave di lettura può essere data ricordando alcune cose dell' esoterismo napoletano. La zona sulla quale sorge il tempio della Pietà dei Sangro (Templari e Iniziati) faceva parte del quartiere Nilense, abitato dagli Alessandrini d’Egitto dove, nel tempio, si venerava la statua “velata” della dea Iside.
Gia' dal Capasso della celebre Napoli Greco-Romana si trovano riferimenti di un tempio Alessandrino dedicato alla dea ISIDE e di una "Vasca Sacra" servita da un fiume, tempio e fiume  collocati dove oggi si trova il Tempio dei Sangro, e dove il  fiume ancora oggi scorre sotto la Cappella.
La cappella, questo fondamentale “Libro di Pietra” della conoscenza, sorge quindi su un “luogo di forze” scelto dai primi sacerdoti alessandrini custodi della tradizione egizia di Neapolis. Nel suo palazzo “legato” da un passaggio aereo (oggi purtroppo distrutto e dal quale si scendeva nella cappella) il principe volle la sua officina di alchimista-scienziato, dove sperimentò dall’impermeabilizzazione dei tessuti a quel Lume Eterno che avrebbe dovuto per sempre rifulgere nella cripta sotterranea ai piedi del Cristo morto.
Troviamo così a Napoli un vero “centro cosmico” che opera attraverso la cappella Sansevero un legame fra Cielo e Terra. Tutta la simbologia del tempio desangriano si ispira a quella antica del Ripa (uno studioso che aveva fissato i canoni simbolici della Fortuna, Fortezza, Sapienza, Fede, Astronomia, Matematica ecc. Quasi sempre figure femminili con “oggetti” simbolici come: caducei, cornucopie, fiori, cuori, fiammelle, libri, compassi, genietti, il tutto rigorosamente spiegato nel suo testo usato per secoli dagli illustratori e dagli artisti in genere) con “innovazioni” che l’antico testo iconografico non contemplava come nel caso del Cristo Velato.
Inizialmente la porta (l’accesso ai Misteri ) era quella laterale e solo in un secondo tempo venne riaperta quella architettonicamente principale. La Porta dalla quale l’apprendista doveva entrare, era pertanto, al nord (precisa simbologia delle porte delle Logge massoniche) ed ancora conserva parte dell’originale pavimento a mosaico voluto, ed alchemicamente creato, dal principe in ossequio alla regola “muratoria”, che voleva esemplificato sul pavimento dei templi (molte cattedrali gotiche ne presentano esempi più o meno ben conservati) quel labirinto che l’adepto doveva affrontare per trovare la vera “uscita”  dalla vita profana. Caro agli alchimisti il simbolo del “labirinto” era già ricco di implicazioni esoteriche nell’epoca classica.
Le figure geometriche rappresentate dal principe nel suo labirinto differiscono secondo il “luogo” che segna, all’interno, il “cammino iniziatico”. In questo primo tratto si evidenzia il “cubo” base di partenza del Libero Muratore che si svilupperà nel segno solare e di “fuoco” della “svastica” (croce dei quattro elementi) in punti “più evoluti” della cappella. Accanto al Cristo Velato  e alla Pudicizia, la terza scultura più nota è quel Disinganno  del Queirolo, che profuse tutta la sua maestria di “cesellatore”, più orafo che scultore, nella rete di corda che avvolge “senza toccarla” la figura di uomo nudo che tenta di uscire dall’intricato viluppo di nodi. Quella rete che ha fatto chiamare la statua, popolarmente, il Pescatore, è dedicata al padre del principe che si trovò legato da un “viluppo di passioni” dalle quali seppe uscire spezzando la rete malefica con l’aiuto dell’intelletto (il genietto alato che reca il simbolo dell’intelligenza - una fiammella sulla fronte - poggiato sul globo terracqueo).
Di notevole interesse la figura dell’”androgino” nel Decoro (tomba delle due mogli di Giovan Francesco di Sangro) cinto da una pelle di leone e poggiato ad una maschera leonina posta sul tronco di una colonna. Immediata la simbologia del Leone (verde o rosso - segna due momenti della trasmutazione alchemica) e del Rebis, il “doppio”, l’androgino che fonde i caratteri maschili dell’Ermes a quelli femminili di Afrodite. L’ermafrodito che "con-tiene" i due principi fecondi della natura. Nell’uomo che si libera dalla rete il Queirolo ha lasciato anche un intenso autoritratto, che testimonia la sua personale partecipazione emotiva al modello suggerito.
Un riferimento a quanto era contenuto originariamente nella casa del principe di Sansevero è ritrovabile  in  "Breve Nota di quel che si vede in casa del Principe di Sansevero D. Raimondo di Sangro nella citta di Napoli"  conservate nella Biblioteca Nazionale di Napoli; molta altra documentazione non è reperibile in quanto, quando il Principe nel 1750 entra nella setta di Liberi Muratori, o Massoneria di rito egiziano antico rischia la scomunica papale  quando divenne Gran Maestro dell'Ordine per il regno di Napoli, a sua difesa infatti addusse di aver confuso tale setta, che era stata condannata dalla Chiesa Cattolica, con la Massoneria Operativa di origine alchemica, coerente con gli interessi e studi condotti dal Principe alchimista.
In buona sostanza si può dire che il principe si dedicasse molto alla Grande Opera, non solo in senso materiale (trasmutazione dei metalli) ma sopratutto in senso spirituale. In quest'ottica la cappella Sansevero e da leggersi come Tempio dell'ordine  Massonico, in senso alchemico.
Il principe sfuggi quindi a stento alla scomunica di Papa Benedetto XIV, grazie anche all'appoggio del Re Carlo di Borbone, e quindi trionfò su tutti coloro, nel clero napoletano, gli erano nemici e l'accusavano di stregoneria.
Venne quindi distrututto tutto quanto potesse collegare la memoria di Raimondo al mondo occulto; ne fecero, pertanto, le spese tutte quelle realizzazioni scientifiche che avrebbero potuto affrettare  la scoperta di molti ritrovati odierni già ottenuti alchemicamente dal Sansevero. Resta l'inquietante testimonianza delle sue “macchine” anatomiche conservate dal principe in una apposita stanza del suo palazzo dall’indicativo nome di “appartamento della fenice” ed oggi in quella cripta ovale, che Don Raimondo aveva prevista imitante una grotta naturale, necessaria per la “meditazione” degli apprendisti e poggiante su terra battuta - senza pavimentazione - per non impedire quelle vibrazioni naturali provenienti dal “luogo” isiaco sottostante e sorretta da otto (numero fondamentale della ritualità templare che si ripete spesso nell’armonia “numerica“ della cappella stessa) pilastri che dovevano definire il posto delle sepolture degli avi intorno al “Mistero Magistrale” del Cristo velato .
Le due macchine anatomiche sono un vero e proprio “testo” medico-anatomico, costruite su due scheletri (maschile e femminile) strutturando organi “induriti” da preparati distillati dal Maestro con “ricostruzioni” di sostegno ottenute e colorate con materiali  “alchemici “ sempre provenienti dalla officina del Sansevero.
Generazioni di visitatori italiani e stranieri si sono esaltati o atterriti (a seconda del “grado” di cultura) di fronte a quelle notevoli testimonianze del genio scientifico del  Raimondo di Sangro  mentre la fantasia popolare si sbizzarriva sul metodo usato dal “Prencepe riàvulo” per iniettare nelle vene “...dei due poveri schiavi...” la sostanza indurente che avrebbe poi permesso la rimozione delle “parti molli” con acidi appositi. Preoccupati “scienziati” sottolinearono il fatto che per far scorrere il liquido nella rete venosa, il misfatto doveva per forza essere stato consumato su vittime “vive” e che il braccio ancora alzato di una delle due dimostrava come era stato legato il malcapitato; mentre oggi è chiaro che trattasi di pezzi ricostruiti "ex-novo" con delle sostanze molto simili ai polimeri plastici ed alle fibre sintetiche dei nostri giorni.
 

Di seguito vengono illustrate le caratterizzazioni delle Opere dalle quali il Maestro G. Leuci ha tratto le riproduzioni.

IL DISINGANNO
La scena magistralmente interpretata dallo scultore Francesco Queirolo allude ad un episodio cruciale della vita del padre di Raimondo, Antonio de' Sangro (1685–1757), cui è dedicato il monumento. Nell'uomo che si divincola dalla rete si allegorizza la riconquistata libertà spirituale che illuminò gli ultimi anni di contrizione e ravvedimento del vecchio, trascinato in una vita caotica e dissoluta dal drammatico evento della morte prematura di Cecilia, sua consorte, accecato dalla perdita irreparabile dell'amore di lei. La rivelatrice illuminazione del proprio ingegno è efficaciemente rappresentata dal genietto alato, tradizionalmente metafora dell'”umano Intelletto” dispensatore dei raggi di beatificante sapienza   “la fiammella in testa”  su questo mondo (il globo che sormonta). Forse Raimondo de' Sangro, seguendo una consuetudine cara ad altri alchimisti, intese rappresentare in chiave di rebus "RAI, MONDO" sè stesso nell'atto di riscattare al giudizio del mondo la figura dello sfortunato genitore, illuminandone la memoria. In chiara corrispondenza allegorica, si pone la scena evangelica del Cristo che ridona la vista al cieco, scolpita in bassorilievo, sul davanti del basamento monumentale.

LA SINCERITA’
Opera di Francesco Queirolo, dedicata dal principe don Raimondo alla moglie, ancora in vita, Carlotta Caetani. Il monumento simboleggia una donna, col capo leggermente protratto in avanti sulla gamba destra, che tiene nella mano sinistra un cuore in segno di grandissimo affetto, e, nella destra il simbolo nunziale del caduceo, simbolo di concordia. Al lato della donna è posto un putto, che abbraccia una colomba, sul cui capo, a poca distanza se ne scorge un’altra: quasi a simboleggiare la candidezza di costumi e la fecondità dell’amorosa inclinazione degli sposi, segno di pace e di tranquillità, ci tramanda il ricordo di un rapporto di amore armonioso. Le due colombe, dalla significazione trasparente, si riconcorrono corteggiandosi. I risultati estetici raggiunti nel riuscitissimo putto hanno fatto supporre l'intervento dello scultore Paolo Persico.

LA DEPOSIZIONE
Il complesso, dello scultore Francesco Celebrano, rappresenta la deposizione di Cristo, fu eseguito nei primi anni della seconda metà del ’700. La tematica sacra è resa in modo esemplare, gravida di patetici virtuosismi, sia pure conformi ad un linguaggio di stile barocco. L’evidenza prospettica del gruppo, costituito dalla Madonna, dal figlio Gesù, da S. Giovanni e dalle due Marie amplifica l'effetto scenografico delle superfici. Al centro dell'altare in basso, un putto sorregge un sudario di metallo con il Volto di Cristo, affisso, che funge da sportello dello stesso ciborio. Sotto la Sacra Mensa, collegato narrativamente, è il bassorilievo, scolpito dallo stesso Celebrano, raffigurante parte di un avello con due angioletti, l'uno dei quali solleva il coperchio, mentre l'altro avanza curioso il capo, per osservarne l'interno.

LO ZELO DELLA RELIGIONE  Monumento eretto da Raimondo alla memoria della prima e della seconda moglie di Giovanfrancesco de' Sangro, Ippolita del Carretto ed Adriana Carafa De Spina, fu attribuito ora ad Antonio Corradini, ora a Francesco Queirolo. Nel 1975, però Eduardo Nappi, alla luce di inoppugnabili documenti archivistici, definitivamente assegnò l’Opera ad un mediocre scultore, Fortunato Onelli, più tardi sostituito da altri operatori, sotto la supervisione di Francesco Celebrano, allora direttore dei lavori del Palazzo e della Cappella Sansevero. Esso consta di un vecchio, venerabile per aspetto, che regge nella mano sinistra una lucerna (quasi ad illuminare), e nella destra un flagello (quasi a correggere). Una serpe, che esce da un libro, è schiacciata dal suo piede; mentre un altro volume, con identico contenuto, è afferrato da un genietto (in ginocchio) ehe stringe in mano una fiaccola ed e colto nell'atto di incenerirlo. Al di sopra, sull'ara. due puttini sorreggono un medaglione nel quale sono effgiate, insieme, Ippolita del Carretto e Adriana Carafa.

ANGELO (Monumento funebre a Giovan Francesco Paolo de' Sangro)
Opera dello scultore Antonio Corradini, fu posto da Raimondo nel 1752 in commemorazione dell’antenato – figlio di Paolo, duca di Torremaggiore – morto durante una sua spedizione militare in Africa nel 1627. Dietro la pietra sepolcrale , ove l’iscrizione ricorda le glorie africane del defunto e la pietà di don Raimondo, sporge un angelo con il capo coperto che, in posizione obliqua e con triste espressione, si appoggia col braccio destro sull’orlo della lapide, mentre con la mano sinistra tiene stretta una piega della veste. Sterpi e sassi non lontani da un’acquasantiera completano la rappresentazione: probabilmente l’artefice volle significare l’aspra natura del luogo ove perì, di insanabile morbo, il valoroso ascendente di don Raimondo che, nella spedizione africana di Filippo IV , condusse un manipolo di nobili a proprie spese.

IL DOMINIO DI SE’ STESSO
Realizzato nel 1767 dallo scultore Francesco Celebrano, il monumento sorse alla memoria della nonna di Raimondo, Geronima Loffredo, moglie di Paolo de’ Sangro, Un putto, collocato prospetticamente, sorregge il medaglione , mentre, alla base, un massiccio leone stringe tra le fauci una catena, la cui altra estremità è tenuta da un soldato, in costume romano, che s’adagia fiaccamente sul sarcofago, quasi a simboleggiare il dominio sull’ira e sulla carne.

IL CRISTO VELATO
Opera realizzata nel 1753 da un giovane scultore napoletano, Giuseppe Sammartino. Indubbiamente tra le sculture della Cappella è quella che maggiormente affascina per lo strabiliante effetto di trasparenza reso dall'autore sui più minuti dettagli delle membra del Cristo. Il capo dolcemente reclinato sul cuscino, la vena che sembra ancora pulsare sulla fronte, le mani dalle sottili dita raccolte sul corpo, i solchi delle stimmate sono tangibilmente percepibili come attraverso la sindone della sua deposizione. La resa espressiva è stata raggiunta dall'autore non solamente attraverso una prodigiosa tecnica scultorea ma, soprattutto, per “un grandissimo sentimento lirico” (M. Picone) ed un'elevata emozionalità nell'interpretare questo tema sacro. L'effetto illusionistico del velo, che rende fluido il movimento del corpo in tutta la sua anatomia, non ha lo scopo di un consumato virtuosismo come apparentemente può sembrare; ma, piuttosto, quello di rianimare le membra rilassate nell'abbandono della morte, rendendoci, per effetto di un'intensa suggestione, partecipi spettatori del sacrificio della Croce. La critica è unanime nel riconoscere l'universale pregio artistico dell'opera, al di là del suo tempo e di ogni condizionamento stilistico. Analogo apprezzamento si riscontra anche nel giudizio di artisti di conclamata fama, tra i quali il Canova che nell'800 ebbe a definirla: " Opera Immensa. Seconda forse, soltanto alla Pieta' di Michelangelo".

Santa Chiara ( Via Benedetto Croce )
Ricostruisce con suggestive testimonianze la storia del trecentesco complesso conventuale. E’ una delle opere più importanti volute a Napoli dai sovrani angioini. Costruita nei primi anni del '300, fu rinnovata all'interno, nel '700, in stile barocco; danneggiata nel 1943 da un'incursione aerea, è stata ricostruita e riportata al suo stile originario, il gotico provenzale. Fu la chiesa della regalità e nobiltà napoletana. Dietro l'altare maggiore la tomba di Roberto I d'Angiò, grandioso monumento trecentesco. Nell'annesso convento visitare il coro, con antichi affreschi, e il chiostro maiolicato, restaurato nel '700 da Domenico Vaccaro.

Quadreria dei Girolamini ( Via Duomo )
1429 Opere dal ‘500 al ‘700

Museo Artistico Industriale ( Piazza Salazar )

Museo della Fondazione Pagliara ( Corso Vittorio Emanuele 292 )

Villa Livia ( Parco Grifeo 13 )

Musei di Antropologia Mineralogia Zoologia e Paleontologia dell ‘Università Federico II
(Via Mezzocannone 8 e Largo San Marcellino 10 )

Osservatorio di Capodimonte ( Salita Moriello 16 )
In splendida posizione sul colle Miradois, nella zona di Capodimonte, a poco più di 150 metri sul livello del mare, cronologicamente è il primo osservatorio d'Italia. Fu fondato nel 1819 per munificenza di Ferdinando I di Borbone su disegni degli astronomi Giuseppe Piazzi e Federico Zuccari. Dalla terrazza superiore, dove sono poste tre cupole con gli strumenti di osservazione, e' visibile un suggestivo panorama della città e del golfo. Ad esso è associato un museo che raccoglie strumenti astronomici utilizzati dalla fondazione dell’osservatorio (1819) ai primi decenni del novecento.

Museo Ferroviario Nazionale ( Corso san Giovanni a Teduccio )
Ha sede nei capannoni delle officine meccaniche di pietrarsa volute da Ferdidando II di Borbone. La vaporiera è la grande protagonista del Museo, che ospita anche una vasta documentazione sulle antiche officine chiuse nel 1975.

Castell dell’Ovo (sec. XII)
Domina con la sua mole imponente il Borgo Marinaro sul lungomare di S. Lucia. Torri e bastioni hanno ingrandito, nel tempo, la primitiva rocca sorta in epoca normanna sui resti di una villa del patrizio romano Lucio Licino Lucullo alla fine del quinto secolo vi si formo' un cenobio di monaci basiliani. Nel dodicesimo secolo vi sorse una rocca poi ampliata dai Normanni e dagli Angioini; in esso è collocato il Museo di Etnopreistoria

Duomo ( Via Duomo )
Inaugurato nel 1315 alla presenza di Roberto D’Angio e della Regina Sancia. Di grande importanza storico ed artistica la cappella del tesoro di San Gennaro in cui sono custodite le ampolle con il sangue miracoloso del santo patrono. Il sangue si scioglie due volte all’anno, in maggio ed in settembre, rinnovando un prodigio di cui si sono occupati scienziati di tutto il mondo. Di notevole importanza anche la cappella di santa Restituta che fu la prima basilica napoletana incorporata poi nel duomo. Da questa cappella si accede alla zona archeologica posizionata sotto la Cattedrale con strutture che vanno dall’età greca all’alto medioevo.

San Lorenzo Maggiore (Piazza San Gaetano)
In questo tempio si incontrarono nel 1334 Giovanni Boccaccio e Fiammetta, qui si rifugio in preghiera, durante una furiosa tempesta accompagnata da maremoto, Francesco Petrarca ( che abitava nell’annesso convento ). La grandiosa costruzione e della fine del 1200 e fu trasformata nel 1600; ivi sono collocati i sepolcri di Caterina D’Austria, Carlo Durazzo, Roberto d’Artois. Sotto la chiesa ( fra le più antiche della citta' ) i resti di una complessa stratificazione, con strutture dell’epoca greco-romana ed alto-medioevali. La Chiesa fu edificata nella seconda metà del sec. Xlll sul luogo dove sorgeva la Basilica paleocristiana del Vl secolo. L'interno è a croce latina, ad unica navata, con cappelle laterali e soffitto a capriate lignee. L'abside, progettata da architetti francesi, presenta uno splendido deambulatorio, delimitato da una serie di cappelle disposte a raggiera. Tra queste si segnala la Cappella Barrile con Scene della vita della Vergine di ignoto napoletano di scuola giottesca. Monumento funerario di particolare rilievo  nella zona absidale, è quello dedicato a Caterina d'Austria, opera dello scultore Tino di Camaino. Affreschi del XIV secolo, di Montano d'Arezzo, adornano alcune pareti del transetto destro. Testimonianze di ulteriori integrazioni avvenute nei sec. XVII e XVIII si evidenziano nella terza Cappella a destra della navata con marmi policromi di Cosimo Fanzago e nella facciata esterna opera di Ferdinando Sanfelice. Nell'area sottostante la Basilica di San Lorenzo Maggiore sono presenti i resti degli edifici pubblici della città greco-romana,il cui centro corrisponde all'attuale piazza San Gaetano. Oltre alla Chiesa Paleocristiana del Vl secolo d.C. sono state messe in luce tracce di preesistenti strutture del IV secolo a.C. tra cui il "macellum" antico mercato alimentare. Vari altri edifici, tra cui l'erario, disseminati lungo un considerevole tratto di strada, testimoniano la complessa stratificazione avvenuta attraverso numerose trasformazioni dell'impianto urbano nel corso dei secoli.

Catacombe di San Gennaro
Vi si accede dalla via di Capodimonte, per un viale adiacente alla grandiosa chiesa Madre del Buon Consiglio, tale costruzione è un’imitazione di recente costruzione di San Pietro in Vaticano. Le catacombe risalgono al II secolo, di grande importanza storica ed artistica per le pitture paleocristiane che le decorano. Le sue origini sembrano essere quelle di una tomba gentilizia ceduta ad una comunità cristiana divenuta poi cimitero ufficiale e centro religioso. Le catacombe si articolano su due piani.

Catacombe di San Gaudioso (Piazza Sanità)
Si sviluppano sotto la chiesa di Santa Maria della Sanità ( detta anche di San Vincenzo) eretta nel 1600; la cui origini è legata alla venerazione di San Gaudioso morto tra il 451 ed il 452. Secondo tradizione Gaudioso, vescovo di Abitania in Africa, giunse a Napoli dopo che il re Genserio, privatolo di tutto lo aveva fatto salire su una nave abbandonata poi in balia del mare.

Catacombe di San Severo ( Piazzetta San Severo a Capodimonte )

Chiesa S. MARIA MAGGIORE (detta della PIETRASANTA)
Edificata nella prima metà del sec. VI nell'area più antica della città, fu la prima basilica dedicata alla Vergine. Nella metà del sec. XVII fu rifatta a pianta centrale su progettodi Cosimo Fanzago. La presenza di un'antica pietra santa con una croce incisa, ha dato origine alla più comune denominazione della Chiesa. L'interno conserva una pregevole pavimentazione settecentesca in cotto e maiolica. Nella cripta vi sono testimonianze della primitiva basilica paleocristiana e resti di un mosaico d'epoca romana. Nell’atrio antistante si innalza il campanile medievale, sec. XI, dell’originaria Chiesa.
Ai lati della facciata vi è la cappella del Salvatore, della II metà del XVIII sec. con un pregevole altare in marmi policromi e pavimentazione maiolicata.
 

Purgatorio ad Arco
Annessa all'omonima Congregazione fondata nel sec. XVII per le celebrazionl in suffragio delle anime del Purgatorio, presenta un'unica navata con cappelle laterali. Nella zona absidale, riccamente decorata con marmi policromi, un altorilievo con teschio alato di Cosimo Fanzago evidenzia, unitamente ad analoghe testimonianze artistiche poste all'esterno della struttura, il tema della morte profondamente sentito nella tradizione popolare napoletana. Dipinti di Masslmo Stanzione, di Andrea Vaccaro e Giordano adornano rispettivamente l'altare maggiore,cappella a destra e a sinistra della navata. Nell'ipogeo vi è l'antico luogo di sepoltura.

San PAOLO Maggiore
Fu costruita nell'VIII sec. nell'area del foro della città greco-romana sulle rovlne del tempio dei Dioscuri . A decorrere dal XVI secolo la chiesa paleocristiana venne notevolmente ristrutturata ad opera degli architetti Francesco Grimaldi e G. B.Cavagna. L'interno a croce latina è a tre navate con cappelle lateralo. Nella volta, divisa a vari scompartl, si ammirano affreschi di Massimo Stanzione, raffiguranti le gesta degli apostoli Pietro e Paolo. Mirabili sono gli affreschi del Solimena nella sacrestia, con scene della conversione di S. Paolo, la Caduta di Simon Mago e le Virtù.
Nel 1671, su progetto di Dionisio Lazzari, fu ampliato ll prospetto della Basilica che racchiude due delle originarie colonne di ordine corinzio che adornavano il pronao dell'antica struttura pagana.

Pio Monte Della Misericordia (Via Tribunali 253)
La pia istituzione fu fondata nel 1601 ad opera di nobili napoletani dediti all'assistenza degli ammalati e degli emarginati. Nel 1604 l'architetto G. G. Di Conforto realizzò la sede e la chiesa dell'opera pia. Per far fronte alle maggiori esigenze operative dell'ente, il complesso monumentale fu ricostruito a decorrere dal 1658 su progetto di F. Picchiatti. L'attuale struttura propone una facciata articolata in tre ordini con un porticato a 5 arcate in cui sono collocate sculture di Andrea Falcone. La chiesa è a pianta ottagonale con 6 cappelle più l’altare Maggiore. Nella zona absidale vi è il celebre dipinto "Le sette opere della misericordia” del Caravagglo, sugli altari laterali quadri dl F. Santafede, B. Caracciolo, A. Vaccaro, G. B. Azzolino. Pregevole, inoltre, è la pinacoteca ubicata al I piano del complesso monumentale

Gesù Nuovo - Piazza del Gesù
Sorse alla fine del '500 sull'area del palazzo Sanseverino, principe di Salerno (il bugnato della facciata, quattrocentesco, era quello destinato al palazzo). L'interno della chiesa è maestoso. Splendido il pavimento e il rivestimento delle pareti, in marmi policromi. Sontuosa la decorazione di altari e cappelle. Contiene pregevoli opere di pittura e scultura.

San Domenico Maggiore - Piazza San Domenico
Edificata in forme gotiche alla fine del Duecento, ha subito profonde trasformazioni nel corso dei secoli, divenendo barocca nel '600 e tornando allo stile originario con i restauri dell'800. Al suo interno i resti di una chiesa romanica (navata a destra). Splendidi il Cappellone del Crocifisso e la sagrestia. Nell'annesso convento visse e insegnò San Tommaso d'Aquino.

San Giovanni a Carbonara - Via Carbonara
Iniziata nel 1343 e completata nel '400, fu poi ampliata e rimaneggiata (la scenografica scalinata di accesso è del '700, su disegno del Sanfelice). Di grande interesse tre opere di sculltura: il monumento di re Ladislao, il sepolcro di ser Gianni Caracciolo e il monumento dei Miroballo.

Sant'Anna dei Lombardi - Via Monteoliveto
Fu eretta nel 1411 e subi profonde trasformazioni nel '600. Qualcuno l'ha definita un museo del Rinascimento, per il numero e le bellezze delle sue sculture. Di particolare interesse un gruppo di otto figure in terracotta, in origine policrome, rappresentanti la Pietà (opera di Guido Mazzoni, 1492).

Santa Maria Donnaregina – Vico Donnaregina
Sorge a breve distanza da una chiesa barocca dallo stesso titolo, ed è uno dei monumenti medioevali più interessanti di Napoli. Sorta nel Trecento, fu restaurata nelle originarie forme gotiche nei primi decenni di questo secolo. Su un lato dell'abside il sepolcro della regina Maria d'Ungheria, di Tino da Camaino e Gagliardo Primario. Nel soprastante coro delle monache, celebri affreschi della prima metà del Trecento.

Santa Maria del Carmine - Piazza del Carmine
Domina la zona che fu teatro della rivoluzione di Masaniello (1647). Esisteva già nel XII secolo, ma fu rifatta tra il 1283 e il 1300, ingrandendo una chiesetta con un'immagine della Madonna detta “La Bruna “. A destra della facciata un agile campanile con una singolare cuspide a mattonelle maiolicate, di Fra' Nuvolo (prima metà del Seicento). Ogni anno, il 15 luglio, ricorrenza della Madonna del Carmine, spettacolare “ incendio “ del campanile con fuochi pirotecnici.

San Francesco di Paola - Piazza Plebiscito
A imitazione del Pantheon di Roma, fu fatta erigere da Ferdinando I di Borbone per celebrare il recupero del regno. La sua costruzione ebbe inizio nel 1817. La facciata è preceduta da un pronao su sei colonne e due pilastri ionici.

Biblioteca nazionale - Palazzo Reale (ingresso da piazza Plebiscito)
Per dimensione ed importanza è la terza d’Italia dopo Roma e Firenze. Si è costituita intorno al primo fondo della raccolta farnesiana, che Carlo di Borbone trasferì a Napoli quando prese possesso del regno. Gli altri fondi via via aggiuntisi sono l'Officina dei papiri ercolanesi (circa duemila papiri trovati negli scavi di Ercolano), la biblioteca Lucchesi Palli che ha un'impostazione teatrale e musicale, la biblioteca San Giacomo di carattere prevalentemente storico e letterario, la biblioteca di Maria Carolina d'Austria, la Brancacciana con opere di storia locale, manoscritti e incunaboli (quest'ultima è distaccata in via Donnaromita 15, nel Centro antico). Tra i manoscritti più importanti della Nazonale, frammenti Bibliaci in dialetto copto del V secolo, due Evangelieri purpurei, uno del V e l'altro del IV secolo. Tra gli incunaboli, circa cinquemila, il Chatolicon di Giovanni Balbi impresso a Magonza.

S. Antonio delle Monache a Port'Alba
E’ annessa all'omonimo convento delle suore francescane, fondato nella II metà del sec. XVI. Con l'ampliamento del complesso monumentale, i cul lavori iniziarono nel 1637, la chiesa fu relizzata secondo i canoni dell'architettura barocca napoletana. L'interno presenta una vistosa decorazione in stucco, marmi commessi con intarsi di madreperla adornano l'altare maggiore. Sul secondo altare laterale a sinistra, si ammira la tela di A. Sarnelli con il transito di S. Giuseppe (sec. XVIII). Nel soffltto collocato il dipinto raffigurante S. Antonio di ignoto manierista del sec. XVII.

S. Pietro a Majella
Fondata agli inizi del sec. XIV, per volontà di Pipino da Barletta, fu dedicata a Pietro da Morrone, il frate elevato al pontificato con il nome di Celestino V. Ristrutturata a decorrere dagll inizi del XV sec., fu ulteriormente rimaneggiata nella metà del seicento. L'interno a tre navate con cappelle laterali, presenta un soffitto ligneo in cui figurano tele di Mattia Preti con episodi della vita di Celestino V (sec. XVII). Nella zona absidale, si ammirano gli splendidi stalli intarsiati del coro e affreschi dei sec. XlV e XVII. Nel presbiterio vi è l'altare maggiore di Pietro e Bartolomeo Ghetti e la balaustra di Cosimo Fanzago (sec. XVII). La struttura dopo le integrazioni barocche, è stata riportata agli inizi dl questo secolo alla originaria linearità gotica.

Croce di Lucca
Fondata agli inizi del sec. XVII, è sopravvissuta all'intervento di demolizione del complesso monumentale delle Carmelitane, a cui era annessa, avvenuto agli inizi di questo secolo per l'edificazione delle cliniche universitarie. L'interno è ad unica navata con cappelle laterali, nel soffitto cassettonato è collocato il dipinto raffigurante Carmine e Santi (sec. XVII). Pregevoli decorazioni marmoree adornano la navata e la tribuna.

Cappella Pontano
Fu fatta costruire da Giovanni Pontano nel 1492 per il culto e la memoria della consorte Adriana Sassone. La struttura, d'ispirazione classica a forma rettangolare, su di un alto basamento ed e inquadrata da lesene di ordine composito che sorreggono una sobria trabeazione. L'esterno presenta due portali di marmo, entrambi sovrastati da epigrafi con stemmi della Famiglia e piccole finestre, con ai lati lastre marmoree riportanti iscrizioni latine. Nella parte retrostante l'altare, è affrescato un trittico raffigurante la Madonna con I Santi Giovanni Battista Evangelista (fine sec. XV). Di pregevolissima fattura la pavimentazione di mattonelle invetriate delle fine del sec. XV, raffiguranti gli stemmi del Pontano e della moglie nonchè motivi geometricl, vegetali e animali.

Antiche Porte

Porta Capuana
Eretta nel 1484, su disegno di Giuliano da Maiano, tra due torri cilindriche, dette Onore e Virtù Splendida la decorazione marmorea. In alto stemma di CarloV, murato nel 1535 dopo aver eliminato una scena dedicata all'incoronazione di Ferdinando I. E nelle immediate vicinanze di Castelcapuano.

Porta Nolana
Come la precedente, è del quindicesimo secolo e si sviluppa tra due torri cilindriche, denominate Fede e Speranza. Un bassorilievo sistemato sull'arco mostra Ferdinando I d'Aragona a cavallo. E nei pressi della stazione della Circumvesuviana.

Port'Alba
Fu innalzata nel 1625, al tempo del vicerè Antonio Alvarez de Toledo, duca d'Alba, e rifatta negli ultimi anni del 1700. Sulla sommità statua bronzea di San Gaetano. E’in piazza Dante.

Porta San Gennaro
Ricostruita alla metà del '400 in seguito allo spostamento delle mura. Nel nicchione i resti di un affresco di Mattia Preti (17 secolo). E’ in via Foria.

Tombe di Virgilio e Leopardi – Salita della Grotta
La tomba di Virgilio, a pochi passi da quella di Giacomo Leopardi, si trova in un'area di intensa suggestione, sulle pendici della collina che separa Mergellina da Fuorigrotta, accanto ad antiche cave di tufo e alla grotta poi abbandonata, che una volta consentiva il collegamento. con la zona puteolana. La tomba di Virgilio è in un colombario romano di epoca augustea; nel 1939 furono traslati lì accanto, dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, i resti del Leopardi.

Stazione Zoologica - Villa comunale
Tra via Caracciolo e la riviera di Chiaia, c'è un istituto di fama mondiale. Fondato nella seconda metà dell'Ottocento dal naturalista tedesco Antonio Dohrn, è stato successivamente potenziato e ingrandito. Il vasto edificio contiene l'Acquario, che costituisce l'attrazione principale per il turista, ampi laboratori per ricerche di zoologia, botanica e fisiologia marina e bibioteca. L'Acquario, il più antico d'Europa, ha una trentina di vasche con circa duecento specie animali e vegetali marine, tutte del golfo di Napoli.

Orto botanico - Via Foria 223
Nelle immediate vicinanze di piazza Carlo III, si alza il muro monumentale ad ampie bugne rettangolari che delimita l'Orto botanico. Istituito nel 1807 con decreto di Giusuppe Bonaparte, è annesso alla facoltà di scienze dell'Università ed ha splendide collezioni di piante, anche acquatiche.

Mostra d'Oltremare - Piazzale Tecchio
Vasto quartiere fieristico sorto negli anni 1939-40 a Fuorigrotta. Si snoda per oltre dieci chilometri di strade e viali ed ospita annualmente, la Fiera internazionale della casa (arredamento, abbigliamento, alimentazione) e, inoltre, numerosi saloni specializzati (attrezzature alberghiere e turistiche, vini e liquori, nautica ecc.). Un notevole complesso ricreativo e sportivo arricchisce il quartiere fieristico.

Terme di Agnano - Via delle Terme
Una moderna stazione termale sorge al limite meridionale del bacino di Agnano, un cratere vulcanico dei Campi Flegrei che fino al 1870 era un lago, e a pochi passi dai ruderi delle Terme romane sul pendio del Monte Spina. E’ per bagni in vasca, applicazioni di fango, cure sudatorie, terapie inalatorie e ginecologiche, massaggi e trattamenti di estetica.

Nei Dintorni

Scavi di Pompei Scavi di Ercolano

Museo dell’energia solare ( Torre Annunziata )

Museo del Corallo e dei Cammei Basilio Livio ( Torre del Greco Via Montedoro 61 )
Vengono conservate opere di Cinque secoli

Antiquarium di Boscoreale ( Boscoreale Via Settembrini 15 )

Museo Archologico dei Campi Flegrei ( Baia )

Anfiteatro Flavio a Pozzuoli

Vulcano Solfatara

Parco Archeologico di Cuma

Parco Archeologico di Baia

 
Informazioni, chiarimenti, discussioni at Contact point Giovanni.Secondulfo@inwind.it  

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