The Poem of Matteo Maria Boiardo


The sonnette at the opening:


Argumento de li ditti capituli
di
Matteo Maria Boiardo
sopra un novo gioco di carte.

Quattro passion de l'anima signora
hanno quaranta carte in questo gioco;
a la più degna la minor dà loco,
e il lor significato le colora.

Quattro figure ha ogni color ancora,
che ai debiti suo' offici tutte loco,
con vinti et un trionfo; e al più vil loco
è un folle, poi che 'l folle el mondo adora.

Amor, speranza, gelosia e timore
son le passion, e un zerzetto han le carte
per non lassar chi giocarà in errore.

Il numero ne' versi si comparte,
uno, due, tre, sin al grado maggiore,
resta mo' a te trovar del gioco l'arte.


The 78 terzine:

COMINCIANO CINQUE CAPITULI
BELLISSIMI SOPRA IL TIMORE,
GELOSIA, SPERANZA, AMORE, DEL
CONTE MATHEO MARIA BOIARDO

CAPTIULO I (TIMOR) (Flagelli (Whips))

1) TIMOR un'alma tien tanto dubiosa
Ch'ella ha poca ragion di viver lieta,
Qual mai non gode e sempre è paurosa.

2) TIMOR, dov'è qualche pericol, vieta
Pigliar piacere, e tanto un om fa vile,
Che l'animo ragion mai non acquieta.

3) TIMOR tremar fa l'agnel ne l'ovile
Se di fuor sente il lupo, e si sta chiuso,
Che appena intrar gli puo il vento sottile.

4) TIMOR quattro destrier d'un carro a l'uso
Sotto una virga tiene a un giogo stretti;
E molti in servitu, che non gli excuso.

5) TIMOR ci tien talor, che i nostri effetti
Non possiam dimostrar, ché assai ne offende,
Che compagni al timor sono i rispetti.

6) TIMOR fa sempre che un non si difende,
Ma supplice ai contrasti se dimostra
E senz'arme adoprar vinto se rende.

7) TIMOR se tu ti accosti a armati in giostra
La lor virtu sarà sotto te morta;
Dove tu sei, sempre la fronte il mostra.

8) TIMOR obturba i sensi, e faccia smorta
Rende, e tremito il cor per lui si sente,
E l'occhio il mostra con sua vista torta.

9) TIMOR non ha sol, di quel ch'è presente,
Dubbio: ma teme, ben che sia lontano,
Il periculo, e a sé pargli imminente.

10) TIMOR de certo è a imaginarlo vano,
E dove timor regna, ognun concorre
Che invalido quel corpo sia e mal sano.

11) TIMOR
Fineo fra gli omini una torre
Converse in saxo col Meduseo volto,
Ché a' timidi fortuna non soccorre.

12) TIMOR
Ptolemeo re, subito volto
Ebbe contra Pompeo, sol per paura
Che Cesar non gli avesse il regno tolto.

13) TIMOR non lasso
Andromeca secura
Del figlio, visto Ulixe: e intrar lo fece
Del patre Ector entro la sepultura.

14) TIMOR
Dyonisio del tonsore in vece
Uso le proprie figlie, cum carboni
Per fugir ferro; e al fin non fugi nece.

CAPITULO SECONDO DE GELOSIA  (Ochi (Eyes))

1)GELOSIA un vero amor non po smarrire,
Ché s'uno amante va cum pura fede,
Amor il premia al fin del suo servire.

2)GELOSIA è dura cosa, ove esser vede
Commodo al concorrente nel amore:
Chè al spesso supplicar segue merzede.

3)GELOSIA tristo rende un lieto core,
Ma spesso è causa ancor, dove ella sprona,
Condurre un che ami a virtuoso onore.

4)GELOSIA quando vien, non si propona
Contrastarli alcun mai, chè sforza ognuno:
Ma el saper tollerarla è cosa bona.

5)GELOSIA ciascun cerca, e poi ciascuno
La fuge; e prima ognun voria sapere,
Poi di saper vorebbe esser digiuno.

6)GELOSIA sempre non debbe volere
Il concorrente per nimico; anzi esso,
Se vincer vol, dié pazienza avere.

7)GELOSIA se te gionge a veder presso
A la cosa che tu ami el tuo rivale,
Stimi che `l parli sempre a tuo interesso.

8)GELOSIA ove si pone è si gran male,
Che medicina non se trova a lei;
E se troppo oltra va, cosa è mortale.

9)GELOSIA non vien manco fra li Dei,
Che fra gli omini faccia; ecco Junone
Del suo Jove gelosa a' casi rei!

10)GELOSIA di certezza mai non pone
Alcun in strada, e al ver non apre porte,
E tien fra speme e dubio le persone.

11)GELOSIA d'
Argo e de sue viste accorte
Non fu secura mai, fin che nel piede
Con nome de Io non li for l'orme sporte.

12)GELOSIA
Turno re, promisso erede
Del re Latino, indusse a mortal guerra:
E morto fu, chè morte indi procede.

13)GELOSIA
Juno dea piu volte in terra
Fece venir per varii amor di Jove,
Chè mai non posa un cor che in sé la serra.

14)GELOSIA fe'
Vulcano in forme novembre
Pigliar Vener e Marte entro le rete,
E il Sol ne fece manifeste prove.

CAPITULO TERZA DE SPERANZA  (Coperchiati (Cups/Vases))

1) SPERANZA unita tien co `l corpo un'alma
Talor, che senza lei non staria in vita,
Poi spesso giunge a victoriosa palma.

2) SPERANZA dubio alcun non ha smarrita,
Ma sta ferma e constante in fino al fine,
Quando Ragione il suo sperare aita.

3) SPERANZA terminata in un confine,
Se vol passar piu in là che non convene,
Prima che coglia el fior, trova le spine.

4) SPERANZA quanto piu con rason vene,
Piu dolce cibo è al cor che se ne veste;
E se al contrario vien, porta piu pene.

5) SPERANZA, ce mantiene in giochi e in feste
Quando il poter col voler si misura;
Ma senza ordine, ha in sé cose moleste.

6) SPERANZA, sei pure amica a natura!
Tu tieni i toi seguaci in tanta pace,
Che alcun patir non li par cosa dura.

7) SPERANZA, se tu se' ancor contumace
A chi possede il suo, dubio li poni
Tal che dir l' è moi, non serà audace.

8) SPERANZA obtener fa senz'altri doni
Quel che a l'animo aggrada, e par che l'abbia
Quel che vôl già, né alcun piu se gli opponi.

9) SPERANZA non consente un, preso in gabbia,
Dolente star, quando seco dimora,
Né un ropto in mar, si ben è in seca sabbia.

10) SPERANZA desta il pover che lavora,
A zappar, a spianar un monte, un lago,
Che fructo spera a le fatighe ancora.

11) SPERANZA
Orazio fece un leo, un drago
A far tagliar el ponte, e andar a basso
De la salute de la patria vago.

12) SPERANZA
Jason, d'animo non lasso,
Con gli Argonauti a l'aureo velo adduxe,
Per molti casi e in periglioso passo.

13) SPERANZA fu che
Judithe conduxe
Fuor di Betulia a ire Oloferne a fine,
Che altro che un gran sperar par che non fusse.

14) SPERANZA
Enea fuor del Trojan confine
Guido in Italia; e i successor fondorno
Alba e poi Roma a le genti Latine.

CAPITULO QUARTO DE AMORE (Arrows (dardi))

1. AMORE, un che cum te cerchi bon stato,
Sollicito, animoso e prompto sia,
Che, nel fin, a chi dura el pregio è dato.

2. AMOR, dubio non è che gelosia
In qualche parte ognor non te acompagni:
Ma poca è bona, e troppa è cosa ria.

3. AMOR, termine e fin de toi guadagni
E un sempre sospirar infin a morte;
E chi un di ride, un'anno advien se lagni.

4. AMOR, questo disio stringe si forte
Di consequir quel che gl'imprime al core,
Che al effecto non par che se aprin porte.

5. AMOR ce insegna non aver timore
In qual se voglia impresa: ché un ardito
Sempre ne la sua corte è vincitore.

6. AMOR, se qualche volta ha un cor ferito,
E lo resani cum quel proprio strale,
Oh quanto è nel suo regno favorito!

7. AMOR, septe anni andar, come animale,
Fece quel savio re : ché la sua lege
El principe al suo servo adduce equale.

8. AMORE obtenne, che a guardar la grege
D'Ameto Apollo stesse, e a lui crudele
Non fu al fin poi; ma cusi i suoi correge.

9. AMOR nov'arte trova; e sotto el mele
L'esca tien sempre; e i soi servi contenta,
Quando se ne ritrova alcun fidele.

10. AMOR de ciascun servo il disio tenta;
E se `l ritrova vano, in forme tante
Il volgie, che ogni di piu se lamenta.

11. AMOR questo gran
Cyclope gigante
Fece per
Galatea tanto amoroso,
Che piu de lui forse non arse amante.

12. AMOR
Paride fece si animoso,
Che ardito fu rapir
Elena bella,
Ché ciascun cor Amor fa generoso.

13. AMORE, a
Vener figlio, fece che ella
Per
Adone arse e per lui tanto accese:
Ché Amor infonde ancor dal ciel sua stella.

14. AMOR fece che
Jove già discese
In varie forme, in tauro, in cygno, in oro,
E
Ganymede in aquila ancor prese.

CAPITULO DEL TRIOMPHO DEL VANO MONDO

Mondo, da
pazzi vanamente amato,
Portarti un fol su l’asino presume,
Ché i stolti sol confidano in tuo stato.

L’
ocio Sardanapallo occisoso in piume
Tenne, e in lascive concubine e gola,
Tanto che del regnar perse il costume.

Fatica fece Hyppolita, che sola
De le amazone merito corona:
E in Scithia e in Gretia anchor suo nome vola.

Desio accese Actheon de una persona
Celeste, si che in cervo fu converso:
Perho troppo alto l’hom desio non pona.

Ragion fe’ Laura del fanciul perverso
Cupido triomphar, ché mai non torse
Odio da la virtu nel pie’ intraverso.

Secreto Anthioco fo, tanto che corse
Per Strathonica quasi fino a morte;
Ma il phisico gentil ben lo soccorse.

Gratia a secreti e savii non va a sorte,
Ma con ragion, ché con amore ha il vanto
Colui che asconde le passion piu forte.

Sdegno Herode Re occupo tanto
Che fatta occider Marianna, poi
La chiama, e con amor si duol col pianto.

Patientia hebbe Psiche ai casi soi,
E perho fu soccorsa nelli affanni,
E fatta Dea nel fin che è exemplo a noi.

Error Iacob fe’ sette e sette anni
Servir, ché di Rachel Laban non disse;
Ma il tempo restauro tutti i soi danni.

Perseveranza in Penelope visse
Tanta, che al tessere e disfar le tele
Merito rihaver lo amato Ulisse.

Dubbio a se stesso Egeo fece crudele,
Che a morir se gitto nel mare in fretta,
Visto Theseo tornar con negre vele.

Fede hebbe Sophonisba non suspetta
A Massinissa, che ‘l venen promisse
Se a seguire el triompho era constretta.

Inganno Nesso che a Dianira disse:
“Dà questa veste ad Hercole col sangue,
Se advien che d’amor mai teco habbia risse”.

Sapientia fu, come in un callido angue,
In Hipermestra, che in feminei panni
Salvo il marito dal timore exangue.

Caso cadde in Pompeo, che per tanti anni
Era reducto al summo da la rota,
E al fin fortuna il sommerse in affanni.

Modestia Aemilia, de Scipion devota
Moglie, hebbe; ché, trovato con l’ancilla,
Tacque el peccato per non dargli nota.

Pericul de gran focho una favilla
Porta: ecco Cesar morto nel senato
Da doi; e fuggi già il furor de Scilla.

Experientia in Rhea fu, che occultato
Giove nel monte de Ida, ordino i suoni
Che al pianger suo non fusse ritrovato.

Tempo, che gli homini a la morte sproni,
Nestor servasti, e si pur vinne al fine,
De un viver tal non par che se ragioni.

Oblivion di termine e confine
Del tutto sei, Elice e Dido a Lethe
Menasti, e famma e tempo hai in toe ruine.

Fortezza d’animo in Lucretia liete
Exequie fece: per purgar sua fama
Se uccise, e all’offensor tese atra rethe,

Dando exempio a chi ‘l nome e l’honore ama.

(Edition of Foà, Simona "Matteo Maria Boiardo, Tarocchi" (Roma, Salerno
Editrice, 1993)

A sonette at the end is missing