DOSSIER COSMETICI
 
VANITA' E INGANNO
E’ stata promossa una iniziativa da quattro industrie cosmetiche, leader nella produzione di prodotti ottenuti senza
l’uso di animali, per mettere in evidenza le ingannevoli affermazioni sulle prove con animali e per promuovere una
linea di condotta dell’industria cosmetica “esente da crudeltà”. “Montagne Jeunesse”, “Beauty without cruelty”,
“Honesty” e “Pure Plant” hanno riunito le proprie forze per fondare la “Associazione delle industrie cosmetiche
per il benessere degli animali” (Cosmetic Industry Coalition for Animal Welfare - CICAW). Negli ultimi 5 anni era
stata accettata una norma in base alla quale le associazioni antivivisezioniste, come la NAVS, approvavano in
anticipo prodotti esenti da crudeltà. Nel 1986 fu stabilito che sarebbero stati approvati quei prodotti che non
fossero stati testati su animali negli ultimi 5 anni. Ciò permise ai fabbricanti di cosmetici di avere 5 anni di tempo
per eliminare i prodotti testati su animali. Tuttavia, se tale politica avesse continuato per altri 5 anni,
significherebbe che ogni prodotto può essere testato oggi e poi dichiarato esente da crudeltà dopo 5 anni. Questo
non è ciò che si vuole. La CICAW ha elaborato una dichiarazione nella quale viene spiegata la complessa
situazione attuale e ciò che si deve richiedere alle società cosmetiche per ottenere un’azione più incisiva. Tenendo
conto del desiderio dei clienti, che richiedono prodotti non testati su animali, si è stati, in alcuni casi, fuorviati da
quanto dichiarato sull’etichetta del prodotto da parte dell’industrie. Si presume che alcuni prodotti, sui quali sia
indicato “non testati su animali”, “contrari alla sperimentazione animale” e “esenti da crudeltà”, non siano altro
che degli espedienti di mercato per aumentare le vendite. I perpetratori sono quelle aziende che dichiarano di non
ricorrere alla sperimentazione animale, ma che usano poi ingredienti testati su animali o seguono la politica dei 5
anni. Se l’azienda non adotta il criterio di fissare una data di scadenza, aiuta a perpetrare la sperimentazione su
animali, anche se essa non viene fatta direttamente. Questo succede perché gli ingredienti, in uso dal 1976, sono
stati testati su animali. L’unico modo per essere sicuri che un prodotto è realmente esente da crudeltà è di
controllare se l’azienda che lo produce ricorre alla politica di una data di scadenza stabilita. La CICAW è aperta a
qualsiasi azienda che possa dimostrare di ricorrere alla politica di una data di scadenza stabilita. Ciò vuol dire che
l’azienda non userà nessun ingrediente testato su animali dopo una data concordata per la preparazione di un
prodotto o permetterà la sperimentazione su animali del prodotto finito dopo una data concordata. La migliore data
di scadenza da fissare sarebbe il 1976, ma non tutte le aziende possono aderire a questo. Per agevolare i soci
l’associazione accetterà nuovi membri con data di scadenza non più recente del 1986.. Per essere accettati come
soci verrà eseguito un controllo sulla buona qualità della produzione come pure sui dovuti requisiti etici. Nei
vantaggi sono compresi lo scambio di ingredienti datati, progetti promozionali comuni e l’uso del logo
dell’associazione. La scelta di una data stabilita di scadenza è l’unico modo per controllare se è veritiero quanto
dichiarato sull’etichetta o nei cataloghi. L’associazione si sta adoperando affinché tutte le aziende adottino una tale
politica. Attualmente non esiste nessuna legge che protegga il consumatore dalle informazioni errate sulle etichette
dei prodotti cosmetici e per la casa. La CICAW ha fatto il primo passo per raggiungere questo scopo prima che
l’industria cosmetica sia giunta ad una autoregolamentazione. Per comprendere la gravità dell’impiego degli
animali per testare i prodotti cosmetici, basta considerare le ultime cifre relative alla situazione attuale nel Regno
Unito (le leggi britanniche che obbligano a presentare documentazioni ufficiali, contrariamente all’Italia). Secondo il
Ministero dell’Interno Britannico, si segnala un aumento del 68% del numero di animali impiegati per i test: dei
3741 test eseguiti nel 1994, la maggioranza, cioè 3317, è relativa ai test sugli ingredienti a cui si aggiungono 1489
per la tossicità (sempre degli ingredienti) a lungo termine, mentre 650 sono stati condotti per appurare se
comportavano malformazioni natali e altri 795 test sono stati eseguiti per testare la sensibilità da contatto degli
ingredienti. Altri 86 test riguardano la tossicità acuta, 38 l’irritazione cutanea e 27 l’irritazione oculare. Alcuni test
sono stati condotti non solo sugli ingredienti, ma anche sui prodotti finiti per un totale di circa 300 test suddivisi in
ricerche per attestare la tossicità, le irritazioni cutanee e oculari e la fotosensibilità. Al di là delle fredde cifre c’è la
sofferenza di migliaia di animali impiegati per soddisfare l’umana vanità e garantire il profitto delle industrie
cosmetiche, chimiche e farmaceutiche. E’ quindi chiaro che bisogna guardare con molta attenzione ai prodotti
immessi continuamente sul mercato, per distinguere fra le infinite gamme e varianti quei prodotti cosmetici che
veramente si possono a pieno titolo dichiarare “non testati sugli animali”. A tal fine, nelle vesti di consumatori, tutti
noi possiamo mobilitarci singolarmente per manifestare il nostro dissenso nei confronti della sperimentazione
animale, agendo in due direzioni. La prima è quella, nel momento dell’acquisto, di orientare la nostra scelta verso
quei prodotti che sono garantiti “non testati sugli animali”, non tanto per la dicitura che appare sulla confezione,
che può essere fuorviante (in quanto non si specifica a che cosa si riferisce il non testato: se sui singoli ingredienti o
sul prodotto finito), grazie ad un elenco che riporta le ditte che seriamente rispondono alle nostre aspettative,
elenco che possiamo comodamente consultare. Per quanto concerne la seconda azione questa è mirata a colpire,
attraverso un boicottaggio al quale chiunque può liberamente decidere di aderire, tutte le ditte cosmetiche che
continuano a ricorrere alla sperimentazione animale. In alcuni Paesi europei ed in America il boicottaggio ha
portato ottimi risultati per la causa animalista, ne è un esempio concreto il fatto che, grazie all’azione animalista,
parecchie industrie cosmetiche hanno dichiarato ufficialmente la loro rinuncia nel ricorrere ai test sugli animali. Per
darvi uno strumento di facile consultazione, che vi possa guidare nel momento dell’acquisto di un prodotto
cosmetico, vi riportiamo specifici elenchi che vi consigliamo di conservare con cura ( non si tratta di elenchi
definitivi, in quanto con il tempo ci auguriamo che le cose possano migliorare a favore della nostra causa, ma è
comunque un buon inizio). CLINICAMENTE TESTATO E’ una buona e indispensabile abitudine al momento
dell’acquisto di un prodotto, leggere preventivamente le etichette, ma è altrettanto importante interpretare le
diciture. Parlando di prodotti destinati alla cosmesi, la dicitura “clinicamente testato” può facilmente trarci in
inganno. Davvero dobbiamo intenderla come una reale garanzia ed acquistare con fiducia il prodotto? In Italia non
esiste una normativa chiara che regoli il tipo di informazioni che vengono riportate sulle confezioni dei prodotti
cosmetici. Una legge esiste ed è la 713 che risale al 1986 (peraltro incompleta), mentre per i paesi della CEE esiste
una regolamentazione che ha messo a punto un dizionario ufficiale che chiarisce i termini usati in cosmetica. In
attesa che tale normativa venga approvata, molte aziende europee si stanno muovendo per tempo. Vediamone
quindi i vantaggi. Primo: ogni cosmetico deve essere accompagnato da un dossier che elenchi gli ingredienti del
composto ed i relativi test condotti (entro il 1998 verranno aboliti i test sugli animali). Secondo: l’azienda
produttrice è obbligata a riportare l’elenco dei componenti di ogni cosmetico citato sull’etichetta. Ma cosa significa
veramente “clinicamente testato”? Questa dicitura indica che il prodotto è stato sperimentato su un campione di
volontari sotto controllo medico (lo stesso vale anche per la dicitura “dermatologicamente testato”) ma ciò non
implica automaticamente né che gli ingredienti singoli né che il prodotto finito non siano stati di norma
preventivamente testati sugli animali. Su un articolo apparso su Vera del mese di maggio, si sostiene che le
metodologie a cui ricorrono la maggior parte delle aziende cosmetiche seguono le stesse procedure della
farmacopea e si parla in particolare di test “in vitro” in sostituzione ai test sugli animali, ma se ciò fosse vero, noi
non saremmo certo qui ad insistere sull’abolizione dei test animali per la cosmetica (e non solo per quella)! I test in
vitro in sostanza utilizzano cellule umane (ma anche animali) coltivate in colture, dette appunto ”cellulari” che
ricreano una “pelle artificiale”. Per i test che devono attestare la tollerabilità di un prodotto si sceglie un campione
di volontari sani, che sotto un controllo ospedaliero, provano il prodotto. Se invece si parla di prodotti
“ipoallergici”, attenzione; in realtà non esiste un prodotto totalmente assente da qualsiasi rischio di allergia e
comunque viene condotto il “fatch - test”, che consiste nel ripetere la prova a contatto cutaneo dopo 24 o 48 ore
dalla prima applicazione. Alcune volte si ricorre anche ai computer: le grandi case cosmetiche sono dotate di
sofisticate apparecchiature che consentono di effettuare altri tipi specifici di test, quali il “Twistometro”, che
controlla l’elasticità della pelle prima e dopo l’applicazione di un prodotto, il “Sebometro”, che misura la quantità di
sebo per calcolare l’azione nutriente di una crema, e per finire si può anche ricorrere al “Test in uso”, che consiste
nel provare il prodotto finito per un lungo periodo di tempo su volontari. Noi però manteniamo, per prudenza, una
più che motivata diffidenza in quanto, fintanto che non si farà chiarezza tramite rigorose norme legislative sulla
reale qualità di un prodotto e sui criteri di sperimentazione, non siamo in grado di dichiarare che il “testato
clinicamente” escluda di fatto il ricorso all’impiego degli animali nei test. Nello scorso febbraio due creme
cosmetiche per la pelle, prodotte una dalla Procter & Gamble e l’altra dalla Max - Factor, sono state sospese dalla
vendita a seguito delle numerose segnalazioni di reazioni cutanee da parte degli acquirenti. Il Dr. White, consulente
dell’Istituto Dermatologico del St. Thomas Hospital ha dichiarato al Times: “Le ditte in oggetto hanno eseguito
tutti i test sugli animali secondo le varie procedure ed erano sicuri della innocuità, perché nel corso dei test non è
stato registrato alcun problema”. Ma il Times, non soddisfatto di tale risposta commenta: “Le ragioni che tali
creme abbiano segnalato effetti durante la fase sperimentale sugli animali da laboratorio non sono affatto chiare”.
Certo, aggiungiamo noi, fintanto che ci si affiderà al risultato ottenuto in laboratorio su campioni animali, dovremo
poi accettare la logica conseguenza, ovvero,che la reazione sull’uomo è ben diversa. Duro colpo per l’immagine
della Procter & Gamble e per la Max Factor, altro che sfortuna!
 
 
 
Cosmetici che ancora vengono prodotti utilizzando test sugli animali:
   Gillette, Shiseido, Phas, Garnier, Testanera di Schwarzkopf, Cadey (Bilba), Squibb, Johnson &
  Johnson, Elisabeth Arden, Christian Dior, Olga Tschechowa, Denim, Chanel, Cacharel, Procter &
  Gambler, Vividop, Orlane Hanorah, Panteen, Vichy, Studio Line, Manetti & Roberts, Fendi, Nina
    Ricci, Paloma Picasso, Ambra Solare, Antica Erboristeria, Helena Rubistein, Dermatrophine,
  Crinos, Lancome, Dolce e Gabbana, Colgate - Palmolive, Biotherm, Mennen, Nivea, Clarins, Max
   Factor, Gemey, Lancetti, Giuliani Iunoxa, Bionsen, Monteil, Restiva, Kerastase, Laura Biagiotti,
Lancaster.
Prodotti garantiti “non testati sugli animali”:
(BWC) Beauty Without Cruelty, Montagne Jeunesse, Honesty, Pure Plant, Paul Penders, Rebis,
Helan, Amway, Argital G&G del Dottor Ferraro, Linea Avi, Erbolario (prodotti per capelli), Derbe,
Selerbe, Perblan (igiene orale), Matrix, Henri Bernard (saponette alla glicerina), Cosmetici linea
Coop.
 
Case cosmetiche che, sotto la pressione delle associazioni animaliste, hanno dichiarato la loro
rinuncia alla sperimentazione animale:
Avon, Benetton, Revlon, Estèe Lauder, Neutrogena, Wella, Yves Rocher.
 

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