IL POTERE E LA NAZIONE

di Ruggero Nazareno

Con la vicenda albanese si e' persa una buona occasione per ritrovare quel senso dello Stato e quel sentire comune che prescinde dalle giustissime differenze politiche, che dovrebbero caratterizzare l'esistenza di uno Stato Nazionale.

Il bell' episodio di un parlamento che vota la missione a grande maggioranza, e' stato oscurato purtroppo dal successivo comportamento meschino della coalizione governativa. Si trattava di dare l'assenso ad una missione che coinvolgeva le Forze Armate ed il prestigio del Paese, ed il Polo prontamente l'ha dato, anche in considerazione del fatto che il governo, per arroganza soprattutto, aveva perso per strada la sua maggioranza.

Ora, dopo il comportamento del governo che, una volta salvato, non solo non ha colto l'occasione per lodare un buon esempio di bipolarismo coniugato a senso dello Stato, ma ha addirittura approfittato per parlar male dell' opposizione, ci si lamenta perche' il Polo non abbia cercato veramente di mandare questo governo definitivamente a casa.

Ci piace poter rispondere che di fronte agli interessi del Paese non dovrebbero esistere né Guelfi ne' Ghibellini. Certo e' forse anche vero, ne siamo quasi convinti, che in simili circostanze l'Ulivo avrebbe sbraitato di fronte a tutto il mondo, cercandone l'appoggio, accusando il governo italiano di essere dilettante, inaffidabile, e soprattutto guerrafondaio, e senz'altro non avrebbe perso l'occasione, votandogli contro, di coprirlo di ridicolo.
E i giornali, non piu' espressione di libera critica, ma portavoci dei potentati, o meglio del potentato economico da cui dipendono, avrebbero dato addosso al Polo lodando la sottigliezza politica dell'Ulivo.

Il fatto e' che la sinistra marxista e catto-ex-comunista, non ha ancora nessun senso dello stato, di sicuro non l'aveva fino a ieri, per lunga tradizione storico-ideologica. E senso dello stato vuol dire soprattutto senso della comunita' e rispetto del popolo.

Si dice, all'opposto, che il governo del paese e' l'espressione del suo popolo, e quindi con malcelata superiorita', tipica di qualche nostro celebre giornalista, si attribuiscono al popolo i difetti che sono tipici della sua elite dirigente. Si dimenticano troppo spesso i motivi storici che sono alla base di questa presunta furbizia ed indifferenza nazionale.

Di certo la missione universale della Chiesa che dell'Italia e' ospite, troppo spesso e' stata di contrasto agli interessi nazionali del popolo, al punto tale che la Chiesa spesso ha considerato l'Italia come parte della sua missione e quindi a questa sottoposta. Molte volte i contrasti sono stati risolti con la propaganda, con le superstizioni, con la paura, e quando questo non era sufficiente anche con l'intervento di potenze straniere. In queste condizioni, il popolo, privato di ogni liberta', anche di quella dei propri pensieri, ha semplicemento imparato ad arrangiarsi per vivere.

In tempi piu' recenti l' influenza del piu' forte partito comunista dell'occidente, totalmente dedicato alla missione universale di Mosca, non ha certo contribuito a rinsaldare il sentimento nazionale, scosso da una guerra perduta e condotta malamente. In altre parole la cultura catto-comunista ha contribuito a rafforzare una situazione preesistente da secoli.

Non dobbiamo dimenticare un terzo elemento: una elite industriale-finanziaria, piu' interessata al mantenimento del potere familiare, che non ad uno sviluppo industriale in armonia con gli interessi nazionali. Anche da costoro il popolo e' sfruttato: infatti nonostante la proprieta' delle grandi imprese sia diffusa come negli Stati Uniti o in Inghilterra, di fatto, con il concorso delle leggi dello stato, e' saldamente nelle mani di pochissime cosiddette grandi famiglie. Questa struttura del potere catto-finanziar-industrial-comunista ha tutto l'interesse a lasciare le cose come sono, soprattutto a far si che il popolo continui a dormire.

Comunque a questo contribuiscono fortemente i giornali per lo piu' in mano all'elite di cui sopra. Basti pensare a come si sarebbero scatenati se quei poveri albanesi fossero affondati durante un governo Berlusconi, magari con Previti alla Difesa. La Par Condicio, i Convegni sulla difesa della liberta' di stampa promossi da Montanelli, i pianti delle prefiche giornaliste sulla terribile situazione economica, e tutte le innumerevoli frescacce giornalistiche che abbiamo dovuto subire durante il governo del Polo, dove sono ora? Tutto va bene, tutto e' ormai normale nel paese normale di Veltroni.

Potrebbe essere pericoloso che il popolo si accorgesse che a lui appartiene la sovranita', pericoloso che un giorno si accorgesse di essere popolo. Ed allora avanti con Prodi, ma in silenzio, attenti a non svegliare il popolo italiano dal suo sonno secolare.

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