Comunicato n° 367 del 15
settembre 2001
MINISTERO DELLA SALUTE
Il rapporto della
commissione ministeriale sull'esposizione a radiofrequenza e leucemia infantile
Il
Ministero della Salute presenta le conclusioni del rapporto sullo "Stato
attuale delle conoscenze scientifiche in materia di esposizione a campi a
radiofrequenza e leucemia infantile, in rapporto alle relative problematiche
nell'area di Cesano".
Il
gruppo di studio, istituito nell'aprile 2001 dall'ex Ministro della Sanità,
Prof. Umberto Veronesi, è stato incaricato di analizzare se vi fosse
un'associazione tra l'esposizione a radiofrequenza e il rischio di leucemia, in
particolare nell'area di 10km intorno all'impianto di S.Maria di Galeria di
Radio Vaticana.
A
condurre la ricerca sono stati chiamati
il Dott. Donato Greco, direttore del laboratorio di Epidemiologia e
Biostatistica dell'Istituto Superiore di Sanità, dal Prof. Peter Boyle,
direttore di Prevention and Control, Imperial Cancer Research Fund, Londra;
Prof. Giuseppe Masera, direttore della Clinica pediatrica dell'Università di
Milano, Ospedale di Monza e dal Prof. Roland Mertelsmann, capo dipartimento di
Ematologia dell'Università di Friburgo.
Riguardo
al metodo, gli esperti hanno svolto il seguente lavoro:
·
revisione della
letteratura scientifica su campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF) ed
effetti sulla salute;
·
consultazione con
singoli esperti italiani e stranieri leader nel settore;
·
consultazione con i
tecnici che hanno svolto indagini nell'area laziale sullo specifico problema,
incluso i tecnici del Vaticano;
·
analisi statistica sui
dati raccolti.
La
leucemia è originata da una molteplicità di fattori, nessuno dei quali da solo
capace di determinare la malattia. La stessa parola "leucemia"
aggrega numerose entità cliniche che si differenziano per meccanismo
patogenetico e target di popolazione. Questa la premessa della commissione.
Ecco quindi, in sintesi, le conclusioni a cui è giunta.
·
In merito alle
conoscenze biologiche, gli esperti sono concordi nel ritenere che, nel caso
della leucemia infantile, esiste un processo leucemogeno che inizia già nella
vita fetale: questo pone grande attenzione su fattori di rischio genetici,
comportamentali ed ambientali delle madri.
·
Inoltre, gli
innumerevoli studi su animali, linee cellulari e modelli biologici,
testimoniano un'assenza di effetti biologici significativi dei campi
elettromagnetici a radio frequenza tali da configurare un rischio di salute
trasferibile all'uomo.
·
In merito alle
conoscenze su campi elettromagnetici (RF), l'Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS), sulla base di un'approfondita revisione della letteratura
scientifica, ha concluso che le attuali evidenze non depongono a favore per
effetti negativi sulla salute dell'esposizione a campi elettromagnetici a
radiofrequenza di bassa intensità. Posizione, questa, condivisa dal gruppo di
studio. Tuttavia, esistono ancora alcuni gap conoscitivi sugli effetti
biologici da colmare mediante ulteriori ricerche.
·
Studi ecologici, quale
quello presentato dalla ASP Lazio nella zona di Cesano, hanno poche probabilità
di essere informativi sulla relazione tra campi elettromagnetici e leucemia,
ancor più quando mancano precisi dati sull'esposizione individuale, mentre gli
stessi disegni di studio sono stati spesso causa di allarme di popolazione non
successivamente suffragati da dati scientifici validi.
·
I dati esaminati non
dimostrano una relazione tra emissioni radio del Centro di Radio Vaticana di
S.Maria di Galeria ed incidenza e mortalità per leucemie infantili.
·
La mortalità e
l'incidenza di leucemia infantile della zona circondante per 10km la radio non
sono diverse da quelle del comune di Roma.
·
La postulata
associazione tra distanza dall'impianto ed incidenza decrescente di leucemia
infantile non è confortata da sufficiente validità statistica.
·
Non è dimostrato né un
eccesso di incidenza di leucemia nella zona di 10km dalla Radio Vaticana, né un
decremento del rischio a distanza crescente dall'impianto.
·
I dati sulle misure di
campo elettrico disponibili dalle campagne di misurazione effettuate dal 1998
al 2001 (aprile) non avvalorano l'ipotesi che la distanza possa essere un
valido surrogato dell'intensità di esposizione della popolazione e quindi non
sostengono un'associazione tra l'impianto radio e le leucemie infantili
avvenute in residenti nella zona.
·
Gli attesi numeri di
casi sono troppo piccoli per fare emergere da uno studio ecologico associazione
tra esposizione e leucemia.
·
Non vi è né base
biologica, né consistenza epidemiologica su una eventuale relazione tra
esposizione a radiofrequenza e il rischio di tumori.
·
Gli studi finora
condotti non prendono in considerazione possibili confondenti o altri fattori
di rischio di leucemia infantile (dal fumo della madre alla compresenza di
Sindrome di Down, ad alterazione dei meccanismi di risposta alle infezioni o
altre contaminazioni ambientali).
Un'osservazione
particolare viene rivolta al fatto che richieste pressanti spesso guidate dai
media, per l'indagine di casi di tumore localizzati in una determinata zona,
sono diventate una caratteristica della nostra società moderna. Il cancro
provoca emotività specialmente quando colpisce i bambini ed è quindi
comprensibile la preoccupazione che ne deriva.Esistono molte situazioni di
questo tipo ed è presumibile che il loro numero cresca nel prossimo futuro.
Tre,
infine, le raccomandazioni indicate per il monitoraggio epidemiologico in
Italia:
·
lo sviluppo di registri
regionali del cancro nelle regioni dove non esistono;
·
un forte coordinamento
dei registri locali in un registro nazionale del cancro;
·
la creazione di un
gruppo di studio nazionale per le statistiche di piccole aree che lavori in
contatto con il registro nazionale e conduca un'attività continua di
sorveglianza della distribuzione geografica e temporale del cancro in Italia.
A
proposito del rapporto, il Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, ha
dichiarato: "La questione dell'area di Cesano ha comprensibilmente destato
preoccupazione da parte dei media e dei cittadini. Oggi, però, dobbiamo
considerare che, sulla base delle conoscenze scientifiche, il rapporto non ha
evidenziato una correlazione tra l'esposizione a campi a radiofrequenza e
l'insorgere di leucemie. D'altra parte, il numero di casi analizzati è stato
relativamente basso per considerare questo studio completamente probante. Nonostante
ciò, questo tema non verrà trascurato e saranno effettuate ulteriori ricerche”.