CESENA — «Quell'antenna sopra le nostre teste non la vogliamo». Questa volta le 35 famiglie che vivono in un condominio Iacp a Cesena, stanche di vaghe promesse, sono scese in strada e ieri mattina hanno bloccato gli operai dell'Omnitel che erano pronti a potenziare un impianto montato all'ultimo piano del palazzo già dall'aprile del 1998.
Proprio questo episodio aveva indotto il consiglio comunale a votare nel marzo scorso un ordine del giorno col quale si vietavano potenziamenti di queste strutture contro i rischi di elettrosmog.
Ma i tecnici dell'Omnitel si sono presentati con un'autorizzazione comunale concessa il 27 aprile. A questo punto la tensione è salita: sono intervenuti i vigili urbani per riportare la calma, ma per ora l'antenna è rimasta a terra. L'Omnitel ha preferito «rallentare» per evitare, per ora, uno scontro frontale.
Scontro frontale che non potrà evitare la giunta comunale: il capogruppo dei verdi, Davide Fabbri, ha infatti presentato al sindaco la richiesta di revoca dell'autorizzazione ricordando le parole con cui l'assessore all'Urbanistica, Giorgio Andreucci, aveva promesso di bloccare ogni futuro intervento. Un futuro che non è andato oltre il 27 aprile quando il suo stesso ufficio ha firmato l'autorizzazione.
Ora tra gli abitanti di via Cerchia il sentimento predominante è la rabbia. Da un lato le incertezze sulla salute, dall'altro la consapevolezza di essere stati presi in giro. «Tutto è cominciato nel febbraio '98 — racconta una residente —, ci presentarono un questionario dove tra l'altro ci chiedevano se volevamo un'antenna parabolica in grado di farci vedere 99 canali. Non abbiamo neanche firmato tutti... ma ora ci troviamo un impianto dell'Omnitel sulle nostre teste e non è ancora finita».
di Paolo Angeletti
BOLOGNA — Da sentinelle della civiltà a lunghe dita metalliche pronte a diffondere chissà quali patologie, da radio- base per il«miracolo cellulare» a siti «velenosi» in cui si annidano elettro-virus che solo fra qualche anno vedremo in faccia.
E' così che va visto — anzi rivisto— il Bel Paese, con l'Emilia-Romagna in testa, dopo che il ministero dell'Ambiente ha censito i luoghi con emissioni elettromagnetiche superiori ai limiti di legge?
Giriamo la domanda al professor Ferdinando Bersani, docente di Fisica alla facoltà di medicina dell'ateneo bolognese e coordinatore, fra l'altro, di ricerche internazionali sugli effetti dei telefonini.
Fra qualche tempo saranno i globuli bianchi e i tessuti nervosi— con le loro reazioni— a dirci se il cellulare, preso a dosi massicce, può «nuocere gravemente alla alla salute».
Professor Bersani,come giudica l'allarme scattato sull'elettrosmog. Sono fondati i timori di tanta gente?
«E' giustificato fare controlli e studi, è ingiustificato trarre conclusioni o emettere sentenze.
E' sbagliato enfatizzare il pericolo perchè non sono ancora stati dimostrati danni per l'uomo. Ci sono effetti biologici dei campi elelttromagnetici, ma non è emersa alcuna conseguenza patogena, cioè indutttrice di malattia».
Che cosa vuol dire, quando parla di effetti biologici?
«Che studiando le conseguenze della vicinanza a campi elletromagnetici di tipo ambientale si notano variazioni, ma non è detto che siano dannose. E sono quasi nulle.
Fatta la legge, e puntualizzato che è più cautelativa di quelle in vigore in Europa, bisogna rispettarla e farla rispettare, ma non considero l'elettrosmog uno dei pericoli più gravi del nostro tempo».
E i telefonini? Secondo alcuni sarebbero alquanto pericolosi.
« Su di loro si compiono test da pochissimo tempo: occorre aspettare prima di pronunciarsi. Anche a Bologna sono in corso ricerche e a mio parere le più scientificamente interessanti sono quelle imperniate sulla la vicinanza dell'apparecchio all'orecchio e quindi alla testa».
Come si studia l'effetto-cellulare?
«In diversi modi: o focalizzando il comportamento di un gruppo di riferimento che usa molto il mezzo, o 'in vitro', registrando le reazioni dei globuli bianchi, le cellule protagoniste della risposta immunitaria.
Oppure si osservano le reazioni dei tessuti nervosi dell'uomo, sempre in laboratorio e sempre a livello di cellule. Infine ,si possono fare test 'in vivo', ma solo su animali».
di Renata Ortolani