Dal "il Resto del Carlino" cronaca pag.10 martedi 18 aprile 2000
Elettrosmog, il pm bussa in Vaticano
ROMA — E' quasi crisi diplomatica tra Italia e Santa Sede per le emissioni
elettromagnetiche degli impianti di Cesano di Radio Vaticana.
Tre esponenti
dell'emittente sono stati iscritti sul registro degli indagati della procura
di Roma. Il pm Gianfranco Amendola, infatti, ritiene che l'inquinamento
elettromagnetico sia superiore al livello consentito.
La reazione dei legali dell'emittente, Marcello Melandri ed Eugenio Pacelli
(discendente di Pio XII) è stata immediata: difetto di giurisdizione. Gli
impianti, eccepiscono i legali, sono collocati su un'area extraterritoriale.
Non solo: la decisione del magistrato sarebbe in violazione all'articolo 11
dei patti Lateranensi che sancisce l'obbligo di non ingerenza dello stato
italiano e la non imputabilità di quanti esercitano attività negli enti
della Chiesa cattolica. E, secondo i legali, Radio Vaticana rientra proprio
tra questi enti.
Quanto al merito, gli avvocati dell'emittente eccepiscono che non esiste
alcuna sentenza che riconosca la dannosità delle onde elettromagnetiche per
la salute dei cittadini.
Ma gli abitanti della zona eccepiscono che la gravità del problema è
testimoniata da un'indagine commissionata all'Enea e da una serie di
fenomeni ben «visibili», come citofoni che si sintonizzano sulla Radio, tv
che cambiano canale da soli, elettrodomestici che vanno a singhiozzo. Di qui
il sospetto che i campi magnetici possano essere dannosi anche per la salute.
Guerra aperta, dunque. Lo scontro tra i magistrati romani e Oltretevere è di
vecchia data. Ma è riesploso nei giorni scorsi dopo l'ordinanza del sindaco
di Pomezia che ha disposto la chiusura del centro Rai di Santa Palomba,
proprio a causa dell'eccessiva emissione di onde elettromagnetiche.
Nell'esprimere soddisfazione per la decisione, il coordinamento dei comitati
di Roma nord (dal lato opposto della capitale rispetto agli impianti di
Pomezia) diffondeva una nota nella quale si sollecitavano analoghe misure
proprio per l'impiando di Radio Vaticana a Santa Maria Galeria, sulla via
Braccianese: «I comitati attendono un'analoga azione da parte della procura
della Repubblica di Roma (...) a seguito degli esposti presentati dai
cittadini di Roma nord».
La risposta del pm Amendola è stata immediata. Il magistrato ha agito su due
fronti. Per quanto riguarda i ripetitori di Santa Palomba, ha iscritto sul
registro degli indagati due dipendenti Rai, gestori del centro sequestrato.
Il reato ipotizzato è «getto di cose» (articolo 674 del codice penale). Il
legale dei due indagati, avvocato Dinacci, presenterà ricorso al tribunale
del riesame contro l'ordinanza di sequestro, e impugnerà davanti al Tar il
provvedimento di chiusura degli impianti del sindaco di Pomezia.
Quanto al reato, secondo il legale non sussiste, in quanto, secondo
l'Istituto superiore di sanità non esiste prova scientifica della dannosità
delle onde. Esattamente la stessa obiezione mossa dai legali di Radio Vaticana.
Indagini su emissioni elettromagnetiche ritenute dannose per la salute sono
condotte anche dalla procura di Venezia. Il giudice Felice Casson indaga su
una serie di cartelle cliniche per patologie (leucemie, tumori, cardiopatie,
cataratte e sterilità) che si suppongono collegate all'elettrosmog.
E ieri pomeriggio, a Bologna, il consiglio comunale ha approvato tre ordini
del giorno contro il proliferare selvaggio delle antenne sui tetti della
città. Due dei tre documenti, inoltre, chiedono espressamente alla giunta di
attivare una «immediata sospensione dell'installazione di messa in funzione
di antenne e di impianti fonti di emissioni elettriche-magnetiche ed
elettromagnetiche di significative dimensioni, anche se già licenziate da
almeno quattro mesi a partire da oggi».
p. b.
Da "il Resto del Carlino" 21.4.2000 pag. 6 cronaca
«Santo Padre, spenga la sua radio»
CESANO (Roma) — Andatelo a raccontare a Maria Angelone,
che
l'elettrosmog non è poi così pericoloso, che il nesso
con le leucemie è
ancora tutto da dimostrare, che l'allarme è eccessivo.
Lei, che con la sua famiglia vive immersa in un
invisibile brodo di
radiazioni elettromagnetiche da 14 volt per metro — vale
a dire quasi
due volte e mezzo i limiti di legge — ha un'altra storia
da raccontare.
La storia di sua figlia di cinque anni, un angioletto
biondo che grazie a
Dio oggi è guarito, ma alla quale un maledetto giorno di
due anni fa fu
diagnosticata una leucemia.
«Il primo campanello d'allarme — racconta — ci scattò
quando nella
stessa stanza d'ospedale, negli stessi giorni, fu
ricoverata un'altra
bambina che abita poco lontano. Ci chiedemmo: possibile
che si
verifichino due casi nello stesso paese? Scoprimmo che i
casi non
erano due ma sei: due di essi si erano verificati nella
stessa strada,
ma tutti, tutti sono avvenuti sotto l'ombra della selva
di antenne di
Radio Vaticana. Nessun medico ci potrà mai dire che sono
loro le
responsabili, ma ogni volta che le vedo non posso non
pensarci».
E con la mano indica, un chilometro giù nella valletta
che s'allarga
sotto l'abitato di Cesano stazione, il «mostro» che ha
cambiato la vita
sua e dei suoi concittadini. «Il grande centro
trasmittente di Ponte
Galeria — informa in una pubblicazione ufficiale del
vaticano — dispone
per le trasmissioni a onde corte di due trasmettitori
Telefunken da 500
kw, di due trasmettitori Asea Brown Boveri da 500 kw ad
alto
rendimento capaci di trasmettere a banda laterale unica,
collegabili
mediante matrice coassiale a due antenne rotanti alte
rispettivamente
76 e 106 metri, del diametro da 85 a 87 metri, di cinque
trasmettitori
da 100 kw, di 28 antenne fisse e di un'antenna
logaritmica rotante.
Per le onde medie vi è invece un trasmettitore Brown
Boveri da 600
kw collegato a un'antenna direttiva Telefunken,
costituita da quattro
torri alte 94 metri distanti da loro 70 metri».
Con tutto questo armamentario, come sorprendersi se le
radiazioni
elettromagnetiche impazzano e se non solo i citofoni,
non solo i
videoregistratori, non solo le antenne satellitari ma
persino le lavatrici,
le stufe, le grondaie e i rubinetti (praticamente tutto
ciò che ha una
parte metallica) si sintonizzino su radio vaticana? E
infatti nessuno si
sorprende e tutti si preoccupano.
Giustamente, visto che le indagini condotte da Anpa,
Enea e presidio
multizonale hanno mostrato decine di abitazioni
stabilmente
«innaffiate» da flussi di radiazioni ben oltre il limite
di legge, che per le
aree abitate è di soli 6 volt per metro.
Radio Vaticana è infatti circondata da insediamenti
abitativi. Appena a
nord sorge Cesano stazione, a est c'è Cerquetta-Olgiata,
a sud-ovest
c'è Osteria nuova. Entro dieci chilometri dall'impianto
abitano 41 mila
persone, e almeno 10 mila sono nell'area critica di 5
chilometri.
«Abbiamo fatto di tutto — racconta Augusto Rossi, uno
dei
responsabili dei comitati di cittadini — ma senza esito.
Il solo a darci
una mano è stato l'assessore Hermanin della regione
Lazio. Radio
Vaticana ha minimizzato dicendo che non c'è alcun
pericolo e le altre
istituzioni ci hanno abbandonato».
Nei prossimi giorni verrà inviata ai presidenti di
Camera e Senato, al
presidente della regione e al sindaco di Roma una
petizione firmata da
6mila cittadini, ma è difficile che possa smuovere
qualcosa.
Come hanno subito ribattuto i legali dei tre dirigenti
di radio Vaticana
fatti segno lunedì scorso di avvisi di garanzia dal pm
Amendola, la
radio gode del privilegio dell'extraterritorialità e
«quindi non è soggetta
alla giurisdizione della magistratura italiana».
Sarebbe come dire che, per nulla evangelicamente, può
inquinare
quando e come vuole? Questo è un nodo che il governo
dovrebbe
sciogliere, sentendo la segreteria di stato vaticana,
visto che i
tentativi di conciliazione bonaria sono stati
infruttuosi.
«Abbiamo mandato molte lettere al direttore di Radio
Vaticana —
allarga le braccia Manlio Mondino, il funzionario
regionale che sta
curando la pratica — e non abbiamo avuto alcuna
risposta. Abbiamo
tentato di proporre un tavolo tecnico, e il solo esito è
stato che ci
hanno fatto sapere telefonicamente che non erano
interessati».
Ma noi sì. E gli abitanti di Cesano ancora di più. E
farebbe bene a
interessarsi anche il comune di Roma, che con
incosciente leggerezza,
nel piano di zona B20, ha dato il via libera alla
costruzione di tre
blocchi di 12 villette proprio fra Cesano Stazione e il
megaimpianto.
Chi ha concesso, nel '98, quelle licenze edilizie, si
deve essere
dimenticato che condannava gli abitanti a una vita
nell'elettrosmog.
Alessandro Farruggia
Da "il Resto del Carlino" 21.4.2000 pag. 6 cronaca
Quanti morti di leucemia sotto quei ripetitori
ROMA — Carta canta. E le carte dicono chiaramente due
cose. La
prima è che gli impianti di Radio Vaticana inquinano con
radiazioni
elettromagnetiche un'area dove vivono migliaia di
persone. La seconda
è che nell'area di cinque chilometri attorno alle
antenne c'è stato nella
popolazione maschile un netto aumento della mortalità
per leucemia.
Il primo documento utile per capire è la «Relazione
conclusiva sulla
caratterizzazione elettromagnetica del sito di Radio
Vaticana»,
pubblicata a novembre e frutto di uno studio realizzato
dal maggio al
settembre 1999 dalla regione Lazio assieme al contributo
di Presidio
multizionale di prevenzione (Pmp), Asl, Enea e Anpa.
«I risultati — scrive il dirigente regionale Manlio
Mondino — hanno
evidenziato che in alcune delle aeree residenziali si è
superato il limite
di 6 volt/metro previsto dall'articolo 4 del decreto
ministeriale 381/98
per i luogi adibiti a permanenze non inferiori a quattro
ore.
E' da sottolineare che in un caso è stato misurato sul
lastrico solare di
un palazzo di 7 piani sito a Cesano stazione il valore
di 25 volt/metro.
In tale occasione sono stati anche misurati nel giardino
di una
abitazione, nelle ore serali quando l'antenna rotante
prossima a
Cesano è disposta in direzione della casa, valori di 14
volt/metro».
Clamorosi i dati, secca la terapia.
«In conclusione — scrive il dirigente regionale — si
esprime il parere
che i suddetti luoghi necessitino di interventi di
risanamento che in
linea di principio possono essere di tre tipi:
spostamento in altro luogo
della stazione radio, spostamento degli insediamenti
abitativi, modifica
delle emissioni dell'impianto».
Di grande interesse è anche l'«Indagine epidemiologica
tra i residenti
in prossimità della stazione radio vaticana» realizzato
dalla Regione
Lazio. Seppure siano stati presi in esame solo i casi di
decessi di
residenti con più di 15 anni, i risultati sono comunque
preoccupanti.
«Nei maschi — spiega l'osservatorio — si è registrato un
significativo
eccesso di mortalità, maggiore delle aspettative». Ecco
i risultati.
«Tra i maschi il rischio relativo (a fonte di una media
esterna di casi di
leucemia alla quale è stato dato il valore convenzionale
di 1,00) è di
6.7 tra 0 e 3 km, di 4,5 tra 0 e 4 km e di 2,5 tra 0 e 5
km. Tra le
donne invece non si osservano casi entro i 3 km, mentre
entro 4 km il
rischio relativo è pari ad 1,4».
Naturalmente bisogna andarci coi piedi di piombo.
«L'eccesso
osservato — scrive la Regione — va interpretato con
estrema cautela
prima di poter stabilire nessi di causalità. In primo
luogo si basa su di
un piccolo numero di casi e in secondo luogo è
attribuibile a un
amento di mortalità solo tra gli uomini, il che non è
spiegabile».
Lanciamo un'ipotesi: potrebbe essere dovuto al fatto che
gli uomini, in
una zona agricola, lavorano all'aperto e sono quindi più
esposti. Ma
per provarlo serviranno nuovi studi.
a. farr.
Da "il Resto del Carlino" 21.4.2000 pag. 6 cronaca
'Il Vaticano
non collabora'
ROMA — Dottor Lovisolo, voi dell'Enea avete collaborato
all'indagine
della regione Lazio: le misurazioni effettuate sono
sufficenti per poter
parlare di un rischio per la popolazione?
«Lo studio è stato fatto con rigore, ma sul concetto di
rischio ognuno
ha il suo parere. Tutto dipende dalle dosi. Sinora si
era presa come
metro di paragone la termoregolazione perchè al di là di
una certa
dose i campi elettromagnetici provocano un effetto
termico che attiva
il sistema di termoregolazione. Partendo da quello si è
scesi di 50 volte
per fissare un limite internazionale che la legge
italiana ha
ulteriornente abbassato a 20 volt metro, che scendono a
6 volt per le
zone abitate almeno 4 ore il giorno. Vi è il problema
del rischio a lungo
termine, legato alle basse frequenze. E sul quale però
c'è molta, molta
incertezza».
Cosa fa la comunità scientifica?
«L'Organizzazione mondiale della sanità sta verificando
un gran
numero di ricerche. L'Unione europea ha appena avviato
un
programma con il quale si misurerà l'effetto che
radiazioni
elettromagnetiche di varia intesità hanno sulle cavie.
Lo studio durerà
due anni, come la vita media delle cavie, che saranno
così sotto
osservazione dalla nascita alla morte».
Nella ricerca della Regione Lazio avete avuto
collaborazione da parte
del Vaticano?
«Nessuna. Tenga presente che l'impianto ha modalità di
emissione
molto particolari: per registare nel periodo di massima
potenza
abbiamo dovuto, stante la mancanza di collaborazione
dell'emittente,
effettuare una campagna di monitoraggio per capire a
quali ore
avvenivano le trasmissioni».
Ma perchè non tutte le case alla stessa distanza hanno
valori simili?
«Perchè alcune si trovano leggermente più in alto delle
altre e quindi
intercettano il fascio proveniente dalle antenne, che a
quella distanza
ha valori trai 15 e i 22 volt/metro».
a. farr.
Da "il Resto del Carlino" 22.4.2000 pag. 7 cronaca
Petizione contro
la Radio Vaticana
ROMA — Una petizione in Parlamento contro le onde di Radio Vaticana. L'hanno presentata cinquemila residenti di Cesano e dintorni, periferia di Roma, per chiedere lo spostamento degli impianti dell'emittente della Santa Sede, sotto inchiesta per il pericolo elettrosmog. Le richieste sono motivate «dall'alto rischio sanitario della stazione radio».
Da "il Resto del Carlino" edizione di Bologna 28.4.2000 pag. 1
Funo, trecento firme contro la nuova antenna
Cittadini e operatori economici di Funo e Castel Maggiore chiedono al sindaco di Argelato di bloccare l'installazione di un nuovo ripetitore per telefonini.
Servizio a pag. 7
Da "il Resto del Carlino" edizione di Bologna pianura 28.4.2000 pag. 7
Trecento no al ripetitore
Sono già quasi trecento le firme apposte dai cittadini di Funo e Castel Maggiore in calce a una lettera indirizzata a Valerio Gualandi, sindaco di Argelato (del quale Funo è frazione), per opporsi all'installazione di un ripetitore per telefonini. «Siamo un gruppo di operatori economici, di utenti e di residenti nella frazione di Funo e nel comune di Castel Maggiore», si presentano i promotori della raccolta di firme, che intende sensibilizzare il primo cittadino di Argelato a proposito della notizia dell'avvenuta concessione, da parte di un agricoltore, «a una società di telecomunicazioni di installare nel suo terreno, a una distanza di circa cento metri dalla provinciale Galliera, un traliccio per la recezione e la ripetizione di segnali».
«Riteniamo — prosegue la petizione, che dovrebbe essere recapitata al sindaco in giornata — che questa ingombrante struttura determini un deturpamento dell'ambiente circostante e possa arrecare gravi danni alla salute di chi abita e opera nelle vicinanze come risulterebbe da studi scientifici, se pure non ancora definitivi. In tale zona esiste inoltre già un'altra antenna e passano cavi per l'alta tensione». Per questi motivi, i trecento di Funo e Castel Maggiore chiedono al sindaco «di non consentire l'installazione della struttura» nel posto indicato, ma, se proprio non se ne può fare a meno, di «consentire la sua costruzione in un'area di aperta campagna, dove l'impatto ambientale e salutare è sicuramente meno evidente».
«Nessuna richiesta di concessione mi è pervenuta in materia, finora — risponde il sindaco —. E benché non abbia ancora ricevuto neppure la petizione con le firme raccolte, posso assicurare che l'esame dell'eventuale richiesta sarebbe fatto da me e dai miei collaboratori con la massima attenzione. Ad ogni modo, in materia noi sindaci non abbiamo tante possibilità. Possiamo non autorizzare momentaneamente, ma attraverso gli eventuali ricorsi le operazioni verrebbero poi sbloccate.
Piuttosto, è necessario trovare una soluzione a livello normativo, in quanto tutti ormai vogliono il telefonino e perciò sale la richiesta di ripetitori di segnale». E spostare i tralicci in campagna? «Le zone non popolate in campagna sono ormai poche — risponde Gualandi —. Comunque, quando arriverà, se arriverà, la richiesta di installare questo ripetitore, vedremo».
Nel frattempo, dopo che nei giorni scorsi un provvedimento analogo è stato preso dalla giunta di Pieve di Cento, il consiglio comunale di Castel Maggiore nella seduta dell'altra sera ha deliberato all'unanimità che «nel territorio di Castel Maggiore è sospesa l'installazione di nuovi impianti di telefonia mobile fino a quando non saranno fornite maggiori garanzie sugli effetti delle emissioni dei campi magnetici sulla salute umana ed emanata la specifica legge regionale».
di Luigi D'Ambrosio