Scialpinismo in alta Valtellina

 

 
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Bivacchi e rifugi

"Luigi Pizzini - Carlo ed Augusto Frattola" e "Zeledria" m. 2706
Sono situati nella splendida valle Cedec, ai piedi delle cime del Gran Zebrù e del Cevedale.
Di proprietà del CAI di Milano, è' aperto nel periodo estivo da fine giugno a metà settembre ed in primavera da metà marzo a metà maggio.
E' provvisto di un confortevole locale invernale con una ventina di posti letto.

Pizzini Frattola

"Gianni Casati" e "Alessandro Guasti" m. 3254
Sovrasta il rifugio Pizzini, dal quale è possibile vederlo: è situato a margine della sella glaciale del Passo del Cevedale.

E' di proprietà del CAI di Milano, e il periodo di apertura è analogo a quello del rifugio Pizzini.
Effettua servizio di noleggio di materiale alpinistico.
E' provvisto di locale invernale.

rifugio Casati

"Cesare Branca" m. 2493
Sorge tra la valle delle Rosole e la valle dei Forni. Vi si accede dalla strada carreggiabile che da S. Caterina va ai Forni.

La via invernale, segnata da numerosi paletti, attraversa il fondovalle, per poi risalire passando dal piccolo laghetto sottostante. E' sconsigliabile percorrere la strada che carreggiabile estiva in condizioni di neve instabile, in quanto si attraversano un paio di punti critici.

E' il punto di partenza per numerose escursioni, verso la Punta San Matteo, il Pizzo Tresero, il Palon de la Mare, il Monte Cevedale, il monte Pasquale.

Anche quest'ultimo di proprietà del CAI di Milano, è aperto in primavera da metà marzo a fine maggio ed in estate da fine giugno a metà settembre.

E' attrezzato con due piccoli locali invernali, ai quali si accede tramite una scala a pioli.

Bivacco passo dello Zebrù m. 3010
Sorge sul valico del passo dello Zebrù, con accesso dalla val Zebrù o dalla val Cedec. Di proprietà delle Guide di Valfurva, è in cattivo stato di conservazione, anche a causa di atti vandalici.

Non vi sono nè materassi nè coperte.

In inverno è difficile accedervi in quanto la porta viene bloccata da una grande quantità di neve.

bivacco Zebru

Capanna Battaglione M. Ortles m. 3130
Sorge sulla cima di val Umbrina. Vi si accede dal passo del Gavia ed è un ottimo punto di partenza per il S.Matteo. Di proprietà dell'ANA di Valfurva, è in ottime condizioni. Purtroppo alcuni escursionisti hanno deciso di trasformare l'area circostante in discarica per rifiuti, rovinando il meraviglioso paesaggio che ci viene offerto.

 

Bivacco Paolo Ferrario m. 2340
E' situato in val Cardonè, e vi si accede da Isolaccia.

Costruito nel 1956 fu il secondo Bivacco del tipo ricoperto in lamiera, dopo il Meneghello (del 1952), realizzato in alta Valtellina. La Sezione del C.A.I. di Dervio proprietaria lo volle mettere in alta Val Cardone', confluente minore della Val Viola Bormina, e dedicare alla memoria del Tenente Paolo Ferrario. Serviva egregiamente per l'ascensione alla Cima Piazzi, un tempo chiamata Cima dei Piazzi ed il cui nome pare derivi dal cognome di una famiglia valtellinese anticamente titolare dei diritti di pascolo sugli alpeggi ai piedi del monte (ma in una pergamena del 1547 dell'archivio Comunale di Grosio si legge "Corno di Pozi').

Il Ferrario durante gli anni '80 ando' in degrado, anche per l'incuria dei passanti, e fu sostituito con un analogo prefabbricato in lamiera nell'estate del 1988.

Ferrario

Bivacco Maurilio Cantoni m. 2625
Di proprietà del CAI di Bormio, è situato sul crinale tra la val Lia e la val Cardonnè. Vi si accede dall'alpe Borron; è un ottimo punto di partenza per raggiungere la vetta della Cima Piazzi.

Dedicato alla memoria del bormino Maurilio Cantoni, appassionato alpinista colpito da una scarica di ghiaccio nell'Agosto del 1978 al ritorno da un'ascensione alla Cima Piazzi, sul versante che domina la Val Lia, il Bivacco e' stato donato nel 1980, da parenti ed amici di Maurilio, alla Sezione di Bormio del CAI.

Assieme all'uguale Bivacco Strambini in Val di Sacco, e' uno dei piu' recenti ricoveri fissi a struttura metallica installato sulle montagne dell'alta Valtellina. Costruito con materiali e tecniche derivanti dall'esperienza impiantistica di celle a bassa temperatura, il "Cantoni"offre un comfort raramente riscontrabile in analoghe strutture, pur disponendo ovviamente dello spazio vivibile molto limitato caratteristico di queste costruzioni. La posizione nella quale e' inserito e' stata ben azzeccata non solo in funzione degli scopi alpinistici che un Bivacco si deve prefiggere, ma anche per quanto riguarda l'aereo panorama su tutta la Valdidentro che da esso si gode.

Nelle stagioni invernale e primaverile il Bivacco e' raggiungibile, lungo la stessa via di accesso estiva, solamente con sicure condizioni di stabilita' del manto nevoso. Esso e' infatti indispensabile punto d'appoggio per la salita sci-alpinistica alla Cima Piazzi, che la guida "Dal Sempione allo Stelvio" (CDA-1 977) considera "un itinerario di gran classe, tra i piu' completi e difficili di questo volume" e riservato ad ottimi sciatori-alpinisti. Il Bivacco Cantoni, che puo' servire anche per interessanti e poco conosciuti trekking estivi in questo gruppo montuoso, puo' essere raggiunto anche seguendo la suggestiva e solitaria Val Cardone' e passando per il Bivacco Ferrario, itinerario molto consigliabile avendo piu' tempo a disposizione (con tempi di salita di ore 3-3.30).

Capanna Dosdè m. 2824
Di proprietà del CAI di Bormio, è edificato completamente in muratura. E' situato al Passo Dosde', nel Gruppo montuoso Viola - Lago Spalmo, nella sella che divide la cima Viola dalla cima di Saoseo.

La Capanna Dosde' fu costruita, "solida costruzione in muratura costituita da un solo locale di metri 4 x 4 rivestito in legno", nel lontano 1890 dalla Sezione di Milano del CAI, che sostenne, allora, una spesa di L. 2.200 ("senza il mobiglio"). Promotore e principale artefice della sua costruzione fu l'alpinista Cav. Antonio Cederna (gia' Presidente della Sezione Valtellinese e, negli anni successivi, pure Presidente della Sezione di Milano), che ne determino' pure l'ubicazione, aiutato e consigliato dalla Guida G. Krapacher di Premadio, detto "Todeschin", gia' buon conoscitore delle Alpi di Val Grosina in quanto, negli anni precedenti, aveva sovente accompagnato nelie loro peregrinazioni sui monti i topografi del Regio Istituto Geografico Militare. Alla realizzazione diedero un disinteressato contributo anche i Grosini Caspani Angelo, Sassella Giovanni e la Guida Pietro Rinaldi, sotto la direzione di Don Cristoforo Pini, buon alpinista che collaboro' egregiamente con la Sez. di Milano del CAI anche per la costruzione del Ricovero di Eita.

Il 16 Agosto del 1891 trentacinque alpinisti parteciparono con molta soddisfazione all'inaugurazione della bella capanna. Madrina della cerimonia fu nominata la "valorosa alpinista" Maria Rognoni, giunta da S. Caterina.

Alla Capanna fu presto applicata da Pietro Rinaldi la famosa " Vereinschloss", sorta di serratura universale, la cui chiave poteva essere ritirata a Grosio o presso lo stesso Rinaldi, o presso l'albergatore Gilardi. La tassa di pernottamento era di L. 1 per i Soci CAI e L. 2 per i non Soci (che dovevano pagare L. 1 per il solo ingresso). Dopo la Il Guerra mondiale ando' completamente in abbandono e fu ristrutturata nel 1955, "riconquistando il suo posto dignitoso fra le Capanne delle nostre Alpi". Nei successivi anni settanta le intemperie e le incivilta' la resero nuovamente inservibile, ma nonostante questo i visitatori continuavano ad aumentare (dai 37 registrati nel 1968 si passo' ai quasi 200 nel 1974). Rischiando di andare in completa rovina, ottimo punto d'appoggio per quel gruppo montuoso ma soprattutto baluardo della cultura alpinistica di queste montagne, fu acquistata per un prezzo simbolico dalla Sezione di Bormio del CAI che provvide, nel 1982 al suo completo rifacimento, lasciando inalterata la struttura esterna in muratura.

 

Bivacco Caldarini m. 2508
Di proprietà della sezione di Desio del CAI, è situato in fondo all'ampia spianata della Val Dosde', in sinistra idrografica, sui dossi sottostanti la vedretta omonima dominata dalle Cime di Lago Spalmo. Visibile dalla valle.

Risalente all'inizio degli anni settanta, questo Bivacco del tipo ricoperto in lamiera e' stato, purtroppo, ubicato con scelta poco felice, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza nel periodo invernale e primaverile. Occorre dir chiaro che il bivacco Caldarini e' situato su di un dosso soggetto, se pur non frequentemente, al pericolo di caduta di valanghe, sia di tipo invernale che primaverile. Pur essendo risaputo che il rischio di caduta di valanghe e', in un anno, limitato a pochi giorni, si consiglia a chi volesse usufruirne per lo sci-alpinismo di valutare attentamente le condizioni di stabilita' del manto nevoso, oltre che di prestare attenzione all'evoluzione delle situazioni meteorologiche in atto e previste. Il Bivacco e' sito su di uno sperone roccioso lisciato dall'azione glaciale e dominante la Val Dosde'. Sugli ampi e riposanti pascoli di questa caratteristica valle alpina, abitata da marmotte sempre in allarme, giace l'omonimo Alpeggio di proprieta' del Comune di Valdisotto, dove si possono trovare genuini prodotti caseari e per il quale la Comunita' Montana dell'Alta Valtellina nutre auspicati progetti agrituristici, assieme ad altri Alpeggi analogamente utilizzabili.

Il Bivacco Caldarini, oltre che per le salite alle Cime di Lago Spalmo, e' potenziale punto d'appoggio estivo per itinerari escursionistici di vario impegno e durata in questo bellissimo gruppo montuoso.

 

Rifugio Falck m. 2005
E' posizionato alta Val Grosina, sopra il nucleo rurale di Eita dal quale e' visibile. Sorge, in mezzo ai pini mughi, su di un evidente risalto roccioso dominante la valle, di proprietà della sezione di Dervio del C.A.I.

E' dotato di 24 posti letto, stoviglie, uso cucina, possibilita' di riscaldamento a legna, acqua all' interno del Rifugio da fine Giugno a fine Agosto (altrimenti reperibile nel vicino torrente). Locale invernale solo per emergenza


Il Rifugio, costruito nel 1936 e dedicato dalla Sezione di Dervio del C.A.I. al Sen. Enrico Falck, e' situato al margine di una modesta ma molto panoramica spianata che domina la valle grosina orientale (detta Val de S-cèn), posta sotto le pendici meridionali del Sasso Maurigno. Ad occidente e' sovrastato dalle rocciose pendici del Sas de Calos, che racchiudono a nord uno stupendo laghetto alpino, chiamato Lach Turchin (erroneamente riportato nella cartografia ufficiale come Lago Calosso), mentre a poche centinaia di metri di distanza in diresione sud-est sono ubicate le baite di Casaurööl ( m 1925). Sopra questo tipico nucleo rurale, dimora temporanea di alta montagna, si apre l' omonima valle, chiusa a meridione dalla frastagliata costiera rocciosa chi i Grosini chiamano al mat de Redasch, che porta al Pas de Zandìla (m 2801) attraverso il quale si discende in Valdisotto. Attualmente il Rifugio e' dato in custodia alla famiglia di Giuseppe Rinaldi di Grosio, che con la moglie ed il figlio Stefano lo custodiscono nei mesi estivi di Luglio ed Agosto. Per l' utilizzo del Rifugio Falck e' sempre consigliabile informarsi preventivamente presso il custode ( Tel. 845542 a Grosio), ove pure sono depositate e disponibili le chiavi per potervi accedere anche nei periodi di chiusura.

Bivacco Strambini m. 2534
E' situato in Val de Sach, in prossimita' del Làch del Zapélàsc ed immediatamente a sud del Pas de Sach, che conduce in Val Viola Poschiavina, di proprietà della Pro Loco di Grosio.

E' del tipo Tecnoalpi di Bormio, con struttura metallica coibentata con pannelli sandwich, posti letto 9, fornello a gas, stoviglie. Acqua circa ad una cinquantina di metri a monte del Bivacco.

Il Bivacco ricorda Duilio Strambini, forte e generoso alpinista Grosino, Guida Alpina, caduto in Grigna nel 1978 per di un fulmine. Profondamente innamorato delle sue" montagne, Duilio Strambini ne aveva scoperto i piu' piccoli segreti, percorrendole in lungo ed in largo in tutte le stagioni e studiandole nei loro vari aspetti, e ci teneva in modo particolare (e con un pizzico di orgoglio) a farle conoscere, ed amare, anche agli altri, alpinisti o semplici escursionisti che fossero. Con le sue salite ed anche "vie" nuove, che descriveva con passione, stava dando sicuramente una moderna ed organica risvegliata alla storia alpinistica delle Alpi di Val Grosina, iniziata ancora ai tempi dell'alpinismo eroico-romantico alla fine del secolo scorso e poi, dopo la Prima Guerra Mondiale, abbandonata e dimenticata. Nelle descrizioni di altri punti d'appoggio di queste valli si ha avuto occasione di citare alcuni tra i piu' autorevoli personaggi che hanno dato un importante contributo, in quel tempo ormai dimenticato, alla conoscenza delle montagne Grosine e che hanno lasciato acuti scritti anche sulle abitudini e sul carattere delle genti che vi abitavano.

La scoperta alpinistica di questi monti e' dovuta ad un gruppetto di "Signori" Inglesi: Freshfield, Walker, Finney Lewin e Thomas, con le loro Guide di Pontresina, che sin dal 1866 esplorarono la parte piu' settentrionale del Gruppo. In seguito vi fu una discreta affluenza di alpinisti tedeschi ma, dopo un periodo intorno al 1875 che vide le solitarie (e probabilmente-non tutte note) salite del Dottor Bartolomeo Sassella di Grosio, tra cui la Cima Pìazzi, la Cima di Lago Spalmo e la 1ma salita assoluta della Cima Viola, fu l'ultimo decennio dell'Ottocento il periodo di maggior affollamento di questi monti, in una corsa alle cime non ancora salite che oggi farebbe certamente sorridere.

Ed oltre a coloro che avevano come ambite mete le inviolate cime, c'erano anche alcuni "Touristes" un po'speciali, tra i quali a livello di aneddoto va ricordata la ricca Contessa De Rigo, che con il suo numeroso corteo di servitori andava a caccia di camosci. "Chi dice Belga e chi Prussiana, di certo non Italiana" scriveva G. Robustelli, cronista dell'Eco della Provincia di Sondrio, stampato a Grosotto, e continuava descrivendola "un vero colosso muliebre, figura matronale", ma comunque molto sensibile d'animo visto che si portava con se' anche il pianoforte ed un sacerdote, come padre spirituale.

Ma fu il Cav. Antonio Cederna, gia' propugnatore della costruzione della Capanna Dosde' oltre che del Rifugio d'Eita, che presento' le valli Grosine a Giorgio Sinigaglia il quale, subito innamoratosene, prese a svolgervi campagne alpinistiche, sia estive che invernali, che duravano piu' settimane ed a scriverne e pubblicarne importanti resoconti, oggi insostituibili documentazioni storiche. Le sue ricerche confiuirono con quelle di altre due ben note figure alpinistiche: il Reverendo W.A.B. Coolidge, dell'Alpine Club Inglese, ed il Colonnello Barone von Prielmayer, del Club Alpino Tedesco-Austriaco. I tre assieme, formando una ideale cordata internazionale riunirono le loro conoscenze ed esperienze di esplorazione di questi luoghi e proposero al mondo aipinistico, riassumendo il loro abbondante materiale, delle interessantissime "Tabelle delle prime ascensioni e delle nuove denominazioni" del gruppo. Anche Don Cristoforo Pini, canonico di Grosio, non disdegnava di salire le sue montagne, ed a lui fu pure dedicato il colle posto tra le due punte del Redasco (chiamate punta Elsa, la piu' bassa, e Punta Maria, quella quotata 3139, dai primi salitori).

Ovviamente non bisogna dimenticare che tutte le piu' importanti ascensioni che risalgono a quel periodo pionieristico venivano fatte con l'accompagnamento di Guide Alpine, tra le quali spiccavano il Grosino Pietro Rinaldi, G. Krapacher di Premadio, e poi ancora i Compagnoni, Pedranzini, Confortola, e cosi' via. Il materiale che questi personaggi lasciarono servi' dopo non molto tempo (i 909) ai due alpinisti del G.L.A.S.G. (Gruppo Lombardo Alpinisti Senza Guide) Corti e Laeng per pubblicare una delle prime guide alpinistiche di tutta la catena alpina: "Le Alpi di Val Grosina", ancor oggi lo studio piu' organico esistente su questo gruppo montuoso.

Duilio Strambini, che troppo presto ha lasciato le sue montagne, sarebbe stato certamente il continuatore piu' qualificato di questo lavoro, sia per la sua preparazione che per il profondo, atavico, affetto che aveva per questo angolo di Alpi. Il suo Bivacco, posto nella meravigliosa conca del Zapélàsc, dove e' incastonato l'omonimo laghetto di origine glaciale, ricorda appunto la sua figura di alpinista, pacato e sempre sorridente. Ogni anno i suoi amici e la Pro Loco di Grosio organizzano una gara-camminata che lo raggiunge partendo da Fusìn.

Rifugio V alpini - Bertarelli m. 2878
Sorge su uno spalto roccioso della ripida Valle del Rio Marè, nell'alta Val Zebrù nei pressi della fronte dell'omonima vedretta. Il panorama dominato dalla sovrastante mole e dello Zebrù e da un'imponente cerchia di monti si apre a meridione verso il gruppo del Confinale.

Inaugurato nel 1884 col nome di Capanna Milano ed ampliato nel 1901 durante la Grande Guerra divenne centro di difesa della Val Zebrù e della guerra sull'Ortles. Ripristinato nel 1919-1920, veniva intitolato al Reggimento V Alpini nel 1926 in ricordo di tutti gli Alpini caduti su questo fronte. Riedificato due anni più tardi per iniziativa di Guido Bertarelli e grazie all'opera di un reparto alpino, fu inaugurato nel 1939. L'edificio sussidiario nello stesso anno realizzato poco più in basso (m 2870), dopo radicale ristrutturazione sostenuta dalla famiglia Bertarelli, fu nel 1969 dedicato alla memoria di Guido Bertarelli propugnatore di opere e pubblicazioni alpinistiche, presidente della Sezione (1938-1945), che su queste montagne combatté valorosamente con i suoi Alpini nella guerra '15-'18.

Proprietario Sez. CAI Milano, Via S. Pellico 6, 20121 Milano, tel. 02/8056971-86463516 (+fax)

Rifugio Viola m. 2314
Di proprietà privata, è situato in fondo alla Val Viola. E' chiuso durante la stagione invernale e non offre alcun riparo alternativo.

I numerosi laghetti alpini che si trovano nell'ampia conca di origine glaciale, di cui il maggiore e piu' conosciuto e' quel bellissimo lago di sbarramento morenico noto come Lago Viola, ricco di trote, costituiscono senza dubbio il principale elemento geomorfologico che caratterizza l'alta Val Viola.

Il Rifugio e' stato ricavato ristrutturando una vecchia Caserma militare risalente ai primi del '900, di cui si sono mantenute le severe caratteristiche. Sulle cartine topografiche compare ancora, generalmente, come "Caserma di Val Viola". Questa stupenda valle, pare si chiamasse, in origine, non Viola ma... Bianca. Anticamente veniva, infatti, indicata come Albiola (dal latino Albus = bianco) e, per probabile marchiano errore dei topografi, cambiò colore in Val Viola, nome comunque affascinante.

E' detta Vai Viola Bormina, per distinguerla dalla sua prosecuzione in territorio Svizzero, chiamata Val Viola Poschiavina. Un tempo rivestiva grande interesse geografico, che le era conferito dalla relativa facilità con la quale era possibile da Tirano giungere alla Valle di Fraéle evitando Bormio, e quindi il suo Forte dei Bagni, oltre che quello di Serravalle. Questa cosa ebbe infatti rilevante importanza nelle battaglie Franco-Austriache del 1635, di cui si accenna pure nella descrizione della Val di Fraéle.

Una notizia storica molto importante e quasi sconosciuta e' quella del passaggio in questa Valle di uno dei più famosi e bravi orafi e scultori italiani: Benvenuto Cellini. Il turbolento e litigioso artista fu chiamato, nel 1540, alla Corte di Francesco I a Parigi, che lo tolse dal carcere di Castel S. Angelo nel quale lo aveva rinchiuso il Papa Paolo III, e decise di raggiungere la Francia per la via di Ferrara e passando per le nostre montagne.

Questo lo scarno resoconto che ci lasciò riguardante il passaggio delle Alpi: "Presi il cammino per terra di Grigioni, perche' altro cammino non era sicuro rispetto alle guerre. Passammo le montagne dell'Alba e della Berlina. Era agli otto di Maggio ed era neve grandissima. Con grandissimo pericolo della vita nostra passammo queste due montagne".

Le "montagne dell'Alba" fanno quasi sicuramente riferimento all'Albiola, cioe' alla Vai Viola, in quanto precedono quelle "della Berlina", cioe' il Passo del Bernina, che porta in terra Grigiona. In centro alla Val Viola, sulla sua sponda destra, fu rinvenuta alcuni anni orsono in localita' Carícc una macina in pietra, tra i resti di un antico mulino, testimonianza della coltura dei cereali a quote oggi assolutamente impensabili e segno, quindi, degli indiscutibili cambiamento climatici avvenuti.

Il Rifugio Viola e' un'ottima base per gli escursionisti, sia per le innumerevoli passeggiate di qualsiasi impegno sia come punto d'appoggio per numerosi trekking, essendo a cavallo tra i gruppi montuosi del Livignasco e le Alpi di Val Grosina. Ma in questi ultimi anni pure gli alpinisti hanno scoperto questo piccolo angolo di monti, ed in particolare le severe pareti e creste del Corno Dosdé, sulle quali sono state tracciate impegnative vie in roccia. L'appellativo di Corno ben gli si addice. Guardandolo dal Rifugio, il suo profilo si staglia contro il cielo e proprio sulla vetta sembra fuoriuscire dalla montagna stessa, contro le leggi di gravita', un uncinato sperone roccioso rassomigliante ad un superbo corno che spunta dalla testa di un gigantesco animale.

La vecchia Guida della Valtellina del 1884, forse un po' troppo enfaticamente, paragonava questo sperone cacuminale al famoso "Dente del gigante", nel Gruppo del Monte Bianco.

Dove mangiare

 

Elenco dei Bivacchi e dei Rifugi delle Alpi Retiche


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