una donna che oggi definiremmo " figlia d'arte " , anche se, in effetti, imparò poco dal padre pastellista. La precoce morte di Louis Vigée, costrinse la dodicenne Elisabeth ad intraprendere la carriera artistica come " autodidatta ". E' vero che il pittore Davesne le insegnò ad usare i colori ad olio e che Gabriel Briard le diede qualche lezione di disegno, ma ciò che aiuto Elisabeth a formarsi magistralmente, e precocemente furono i grandi maestri antichi delle collezioni private, e gli artisti che allora esponevano al Salon. Tecnicamente è impossibile, almeno per me, non riconoscere a colpo docchio un'opera di Madame Vigée Le Brun. In esse si ritrova un senso concreto e particolarissimo della composizione e del colore, ma ciò che personalmente mi colpisce nel modo di raffigurare i suoi modelli, è la maniera in cui riesce a risolvere il chiaroscuro degli incarnati. Guardando i suoi dipinti dai cataloghi si ha una magra idea della vasta gamma cromatica, ma quando poi si confronta una riproduzione con una originale ci si rende conto che nessun obbiettivo fotografico riesce a riprodurre con fedeltà ciò che si vede solo in un'opera autentica. Questo è quanto mi è successo quando visitai il Petit Trianon per la prima volta: rimasi colpito dai colori brillanti e vellutati del ritratto di "Maria Antonietta con la rosa" e ciò che notai con maggior stupore fu che, a seconda dell'ora nella quale si visita la sala che ospita il dipinto, questi cambiano aspetto e assumono sfumature e volumi diversi. Ciò si verifica anche per la grande tela in cui la sovrana è rappresentata con i figli che si trova nel Salone del "Grand Couvert", a Versailles; la distanza dalla quale si è costretti ad ammirare il dipinto non permette di vedere chiaramente questo fenomeno, ma consente tuttavia di osservarne un altro: nel medesimo salone si possono ammirare tre grandi tele di Adelaide Labille Guiard, rivale della Vigée Le Brun, che raffigurano le "Mesdames de France" ossia, le figlie di Louis XV°. E' curioso vedere come i volti di Madame Vigée Le Brun vibrino se li si osserva da una certa distanza e con la giusta luce, mentre quelli di Madame Guiard, nonostante siano abilmente risolti, risultino statici e scuri. Attribuisco questo fenomeno di "vibrazione" al colore tenue ed impalpabile dell'incarnato di Maria Antonietta, che ne annulla il chiaroscuro, ma non ne elimina i volumi; non a caso la stessa Madame Vigée Le Brun lamentava, in una lettera alla Principessa Kurakin, datata 1834, il fatto di non riuscire a cogliere nei suoi ritratti il colore della pelle della regina. Non conosciamo, pultroppo, il tipo di pelle che caratterizzava Maria Antonietta, ma credo fermanente che Elisabeth Vigée Le Brun sia statal'unica artista ad aver colto il più vero similmente possibile la somiglianza. Un'altra caratteristica fondamentale che ho notato in tutti i suoi lavori, è lo sguardo civettuolo e vivace: non si può non notare dagli occhi della regina che ella era una donna estremamente piena di energia e vitalità. Lo stesso vale per tutti gli autoritratti di Madame Vigée Le Brun che si conservano a Parigi, Londra e Firenze.
Ernesto Monte |