Sorella solitudine

Gli avambracci,
lascian cadere,
stanchi,
Sulle mani,
le braccia, il sedere,
i fianchi.

La schiena,
alla parete,
pena.
Metà piena,
per la sete,
una bottiglia, piega.

Nè la prende,
nè la vuota
solo la tende.
E come un demente,
si alza, si ruota,
silenziosamente.

Mentre, su e giù,
per la stanza,
non sopporta più
Quel silenzioso Gesù
sulla credenza
che lo fissa laggiù.

Un disegno ver vero
di un mondo diverso
quando già più non ero,
pensa solo al deseo
che finisca quel silente
triste nèo.

C'è tempo, pensa;
ogni corta caduta,
dopo la mensa
proprio dalla credenza
per un solitario venuta.

Chino a terra,
volta il vòlto,
cambia lena,
s'agitava: "Cos'era?".
La solitudine , pareva la cena,
La fine portava.

Per ora ha il sonno
così passa veloce
vola via senza orgoglio
nè pensieri da figlio
tornan nei sogni precoce
gli fan compagnia i suoi io.

(Surace Gregorio, May, 2004)


_La condanna

 Ci sono persone che sono condannate ad amare. Il problema è che queste persone amano così tanto che nessuno riesce ad amarle. Nessuno capisce quanto amore hanno dentro. Nessuno sente la forza del loro amore. E’ una cosa sconosciuta per gli altri, tale parola. E se qualcuno, anche solo in piccola parte, percepisce la natura di quel sentimento, solo la paura può scaturire come risposta. Solo la paura. O l’ignoranza. In fondo, che differenza c’è?  Ci sono persone che sono condannate a soffrire. Perché sanno amare. E nessuno li sa amare. Forse è un equilibrio, una faccenda creata dalla Natura per non far dissolvere il mondo e lasciarlo trasformare in un mucchietto di sabbia senza valore. Sono persone che amano così tanto da bastare per tante altre, vuote e senza vero amore. Li compensano, li aiutano, li equilibrano, li riempiono, li salvano. A costo di perdere se stessi. Fino a perdere la propria anima che brucia maledetta di agonia e di dolore. A costo di crepare di desiderio e d’amore; fino a soffrire una vita intera per una carezza che non arriverà mai.. Perdendosi nell’ipocrisia che quella persona, la amata, sia felice, anche con un’altra persona. Ipocrisia, magra consolazione frutto di un’auto-flagellazione, una sorta di calma vuota nata dal piacere masochistico del soffrire per amore.  Ci sono persone che vorrebbero urlare “ti amerò per sempre”, ma hanno così tanta voce dentro che tacciono per sempre.  Persone che sanno che sono nate per amare, che tutto ciò che li ha portate fino qui è solo frutto dell’amore che si portano dentro, come un maledetto peso, una sofferenza infinita che avrà fine solo quando l’ultima candela perderà la sua luce, che solo la speranza di non amare più tiene in vita.  Ci sono persone che non riescono a fingere. Non ci riescono. Non crescono, non lasciano inquinare il loro cuore. La loro natura li condanna a questa sofferenza. Nulla possono e nulla potranno. Se non attendere che il loro cuore si spegnerà e non li farà soffrire mai più.  Ci sono persone che vorrebbero lasciare tutto e correre da chi amano. Ma hanno talmente tanta energia dentro che non possono farlo, perché tutta la loro compassione non permette loro di imporre il proprio amore. Ci sono persone che ingoiano il dolore al punto di non avere più fame di altro se non d’amore. E si lasciano morire. E lasciano il loro corpo al sogno di perdersi nel proprio amore. Così grande, così lontano ed irraggiungibile. Così maledettamente doloroso e mortale.  E le urla, il dolore, le notti passate in ginocchio a piangere, davanti ad un dio che non sa amare, davanti quella maledetta idea che quella persona arrivi, così, di colpo, a spezzare per sempre quell’incubo con un abbraccio forte forte, sono solo un piccolo dolore rispetto ad una vita intera di queste persone condannate ad amare. L’illusione, quel sottile filo di speranza, inventato da quel dio sadico, è l’unico sistema per flagellare ancora ed ancora ed ancora il cuore che piange, senza vera soluzione, per lei.
(Surace Gregorio, May, the 26th of 2003)


Se qualcuno guardasse il cielo
potrebbe vedere i tuoi occhi
la luce che vi si riflette
Se guardasse le stelle
I tuoi sorrisi vedrebbe
(Gregorio)


La solitudine
mi attanaglia il cuore
occhi languidi
che ti cercano.
Sola
cerco il tuo calore.
Ma un freddo guanciale
è compagno
nella silenziosa notte.
Pochi giorni ancora
e il mio sguardo
si perderà nel tuo,
ma ora solo
un gelido buio vedo.
Le mie labbra
una triste piega
hanno imitato,
mentre ancora una volta
le mie mani
hanno cercato te.
E solo un cinereo lenzuolo
hanno trovato.
(Morena)


E cadde la tristezza,
come le foglie
di un albero vuoto…
vuoto,
come il respiro
di un vento lento…
lento,
come i pensieri
d’infanzia perduti,
come i sogni
di un pagliaccio rubati…
rubati,
come le stelle
di un cielo passato…
passato,
come le leggende
di un cavaliere lontano…
lontano…
(Davide, “L’inverno dentro me”, 26 Gennaio 1999)


Tenera e discreta
la notte
che mi avvolge
con il suo silenzio galante
in una morbida carezza.
La sua voce,
il silenzio
mi sussurra
dolci canti melodiosi
cullandomi!
Pace e silenzio
dominano
un equilibrio di forze.
Il suo profumo
portatomi dal vento
sfiora i capelli
con una pacata brezza
Sussurri!
Piccoli movimenti
infrangono
il magico silenzio,
ma come un’onda di oceano
svaniscono.
Guardo nel nulla!
Balli di giovani ninfe
danzano sulla mia anima
che sola e triste è vuota.
Vuota come il nulla
che io guardo.
(Morena, “La notte e la solitudine”, 6 Marzo 2001)


Asciugherò le tue lacrime
Con le mie labbra per sentire il tuo sapore
E trasformare le tue
Da lacrime amare
A lacrime dolci d'amore
(a Gregorio da Sonia)



Un sogno lungo
Un bacio
Qualora sia lungo o corto
A seconda dell'Amore.
Corto!!
Di un Amore fugace
Che esplode in fiotti
Di onde gioiose
Ma che si dissolve
Come sabbia
In una bufera.
Lungo!! Sì!
Di un Amore profondo
Che ha radici ben seminate
In una valle di verità
Che ben saldo
Resiste ad una tormenta
Di violenza e odio
Ma tutti portano
Ad una stessa cosa
Il dolore!!
Che tu sia un albero
O il vento
Prima o poi il dolore
(Morena)


Vorrei che un giorno
Fra le tue innumerevoli stelle
Tu mi lasciassi porre il mio lumicino
(a Gregorio da Sonia)


Sto malissimo
tutto rimandato a un'altro tempo,
le mie energie
aspettano
il mio corpo il mio cuore
vogliono te.
Tutto in un perfetto tempo,
ma non io
niente funziona in me
che funzioni come dovrebbe.
Famiglia
due uomini
tutto diverso
da ciò che è reale.
Un sogno sei tu
Visione notturna
tra le mie braccia
Solo per te.
Una passione incolta
da dominare
che trasforma la mente
Sogni ad occhi aperti
tra la gente
di te fra le mie braccia
(Morena)


Ho letto libri che mi hanno insegnato a vivere,
Libri che mi hanno fatto sognare
E libri che mi hanno insegnato ad amare;
Nulla mi darà più di un tuo bacio
(a Gregorio da Sonia)


Ti ho cercato,
nella marina calda d’estate,
quando cantavi con la melodia del vento…
Ti ho cercato,
nella brezza frizzante della notte,
quando dormivi nel tuo castello…
Ti ho cercato,
nel mare chiaro di settembre,
Ti ho cercato,
quando nuotavi nell’azzurro del cielo…
Ti ho cercato,
nei giorni piovosi d’autunno,
quando ti scaldavi al tuo cuore…
Ti ho cercato,
invano in quei giorni perduti,
quando tu chissà dov’eri!
(Davide, “Ti ho cercato”, Agosto-Settembre 1999)



Sguardo tristeperso nel vuoto
sospiri languidi
che gonfiano il petto.
La mano tremula
passa malinconica
sui petali di rosa.
Petali secchi
cadono
e con essi
mille sogni perduti.
Cielo plumbeo
Montagne di nuvole
scorrono nel fiume di vento
Stanco sul giaciglio
prossimo della sua morte
pensa a ciò
che è perso
Nessuna magia
l’aiuterà
e stanco
trascina le sue membra
mentre occhi randagi
lo guardano allontanarsi.
(Morena, “Vecchio”)


Cos'è rimasto dei nostri discorsi,
che scavalcavano i sassi d'argento...
ora sono caduti nella sabbia fredda della malinconia!
Cos'è rimasto
dei nostri progetti,
che correvano sulla cresta del mare d'inverno...
ora sono sprofondati e nell'abisso gelido della notte!
Cos'è rimasto
dei nostri sogni,
che volavano alti fino alla luna...
ora sono finiti in un pugno di lacrime nella tempesta!
Cos'è rimasto,
di quei due ragazzi,
che erano come una cosa sola...
ora sono appesi al filo della lontananza!
(Davide, Febbraio 2000)


Tra cielo e mare
E l’ultimo raggio di sole
di quest’estate,
scompare
al di là dell’orizzonte,
dove cielo e mare…
si uniscono
in un abbraccio infinito.
E a noi,
di quest’estate,
non rimangono
che gli eventi,
da conservare nella memoria
e alimentarli
col fuoco dei ricordi.
(Davide)