NOTIZIE
quel che succede in città e in laguna


30.12.1999
da "Il Gazzettino"
SAN SECONDO TORNA A VIVERE

Un'altra isola abbandonata della laguna tornerà presto a vivere. Questa, almeno, è la speranza dopo che l'asta pubblica - svoltasi ieri negli uffici del Demanio - ha concesso in locazione per sei anni alla srl "L'Albatros" di Chioggia l'isola di San Secondo. Un'asta che ha riservato, però, anche parecchi malumori alla fine visto che a spuntarla con la migliore offerta - solo 1 milione e 850mila lire di differenza per il canone annuo di affitto - è stata una società presentatasi all'ultimo momento. A Venezia, infatti, solo la "Orseolo Restauri snc." - che da anni sta elaborando uno specifico progetto di risanamento e di rilancio dell'intera area - aveva deciso di partecipare all'asta. All'apertura delle buste, però la sua offerta - 8 milioni e 700mila lire - è risultata inferiore ai 10 milioni e 550mila lire proposti dalla società chioggiotta, che intende rendere usufruibile l'isola - come spiega l'amministratore unico, Marino Masiero - dal punto di vista turistico e ambientale.
Da parecchi anni San Secondo - piccolo polmone verde situato di fronte al ponte ferroviario - è lasciato nel più completo degrado invaso soltanto ta topi e da immondizie. E pensare che un tempo l'isola ospitava una chiesa con annesso convento prima di suore e poi di frati ed era diventata famosa per alcuni miracoli che colà si sarebbero verificati secondo alcune attendibili testimonianze. Successivamente - in tempo di peste - diventò ricovero di emergenza e cimitero per gli appestati. Poi venne ceduta alla Marina e utilizzata come polveriera. Al suo interno sono ancora visibili, infatti, antichi resti di un fortilizio e di un piccolo porticciolo.
In attesa della firma ufficiale del contratto di concessione dell'isola - prevista entro la prima quindicina di gennaio - la società "L'Albatros" dovrà presentare anche un suo progetto di recupero. Quindi sarà necessaria l'approvazione della Ragioneria dello Stato e della Corte dei Conti per renderlo effettivo. Se tutto andrà bene, dunque, le operazioni burocratiche dovrebbero concludersi per la prossima primavera.


30.12.1999
da "La Nuova Venezia"
ARCHITETTI, AUGURI NATALIZI CON VISTA SULLO "SCEMPIO"

«Venezia, nuovo millennio». Un augurio molto particolare quello inviato in questi giorni dall'Associazione Architetti veneziani. Un gruppo di professionisti che si propone di tutelare la qualità del restauro urbano e dell'ambiente veneziano.
Nella cartolina di auguri (inviata anche al sindaco Cacciari e al ministro per l'Ambiente Edo Ronchi) è riprodotta una foto dei tetti veneziani. Con i nuovi macchinari del teatro Malibran. Uno «scempio» a suo tempo denunciato dall'associazione.


30.12.1999
da "Antenna Tre Nordest"
CALCIO, GANZ A VENEZIA
di Pietro Bortoluzzi
Arriva per il secondo anno di fila da Milano la speranza di raggiungere la salvezza per il Calcio Venezia, dopo un inizio di campionato disastroso. La scorsa stagione il miracolo si concretizzò grazie all'interista Recoba, quest'anno il nome che può far sognare i tifosi lagunari arriva dalla sponda rossonera, ed è quello di Maurizio Ganz.
Presentato ieri sera nella piccola e inappropriata saletta delle giovanili di via Ceccherini, Maurizio Ganz nell'11 di Spalletti si affiancherà in attacco a Pippo Maniero, riunendo così una coppia che aveva già giocato positivamente nel Milan.
31 anni, friulano di Tolmezzo, 1metro e 78 di altezza per 70 kilogrammi, Ganz ha alle spalle una carriera di tutto rispetto: con 140 reti all'attivo fra coppe, serie A e B, e non sembra per nulla spaventato dall'evidente differenza di clima e di obiettivi, passando da una società come il Milan (che difendeva lo scudetto) a una come il Venezia (che deve puntare alla salvezza)…


29.12.1999
da "La Nuova Venezia"
VENDERE PESCE PIEDI A MOLLO

In attesa degli interventi di rialzo delle rive a Cannaregio, l'acqua alta fa parte della vita quotidiana di questa parte della città. Anche ieri mattina la marea ha fatto appena appena capolino - punta massima alle 12.10, con 89 centimetri - coprendo le parti più basse del centro storico. Ma non ha certo fermato il regolare via vai. Lo dimostra, ad esempio, il banco di pesce al lavoro ai piedi del ponte delle Guglie, in fondamenta di Cannaregio: anche ieri, i titolari hanno tenuto regolarmente aperto, stivali ai piedi. E stivali ai piedi avevano anche i clienti. Una traquilla mattinata a far spese, piedi a mollo.


29.12.1999
da "La Nuova Venezia"
REGIONE E COMUNE, SCAMBIO D'IMMOBILI

Il destino dell'ex Osteria alla Vida, in campo San Giacomo dall'Orio, non modificherà l'intesa raggiunta dal Comune per uno scambio di immobili: palazzo Manfrin alla Regione, in cambio della scuola Parmeggiani del Lido, del complesso Cereri e Briati a Dorsoduro e di quasi 9 miliardi. E' stato l'assessore al Patrimonio Claudio Orazio a chiedere ieri ai consiglieri comunali dell'VIII commissione di licenziare così com'era la delibera - sulla quale le due amministrazioni hanno raggiunto l'intesa - per evitare che l'intera partita si arenasse per chissà quanto tempo. E così è stato. Sulla Vida - di proprietà della Regione è inutilizzata da anni, tanto che gli studenti l'hanno occupata - la giunta chiederà al Consiglio di esprimersi a favore del progetto di ludoteca del Quartiere 2, per poi chiedere alla Regione di alinearla (stima, meno di 600 milioni).


29.12.1999
da "La Nuova Venezia"
SENEGALESI: AI GESUITI TUGURIO CON ACQUA ALTA PER UN MILIONE AL MESE D'AFFITTO
di Manuela Pivato
Si erano presentati alla porta dell'alloggio con in mano un ordine di carcerazione nei confronti di un senegalese. L'extracomunitario non c'era ma, in compenso, c'era l'inferno in cui lui e altri suoi connazionali vivevano. Due «buchi» a piano terra con l'acqua alta, i fili della luce scoperti, cinque materassi l'uno sopra l'altro. Costo dell'affitto: un milione al mese. Un milione per vivere tra una stanzetta di tre metri quadrati e un cucinino in cui il frigorifero era sopra la televisione, con tutti i fili della luce scoperti, le pareti tappezzate di muffa e, addirittura, ancora due o tre dita dell'acqua alta.
La «scoperta» è stata fatta ieri mattina dagli uomini della Sezione anticrimine del commissariato di San Marco in una palazzina dietro campo dei Gesuiti. E non è certo un caso isolato. In situazioni simili si trovano gli altri vu' cumpra' che abitano in centro storico: senza permesso di soggiono, carichi di merce contraffatta, pagano in nero e si accontentano di un misero buco, pur di non dover uscire alla luce del sole. Così anche i senegalesi dei Gesuiti.
Gli agenti si erano presentati di buon ora, per eseguire un ordine di carcerazione nei confronti di un giovane senegalese che doveva scontare un cumulo di pene per alcuni reati contro il patrimonio. Quando gli altri due inquilini hanno aperto la porta gli agenti si sono ritrovati davanti a uno spettacolo di miseria e disperazione. Dal numero dei materassi buttati a terra in quel magazzino a piano terra vivevano almeno in quattro o cinque.
Due piatti, il frigo, la televisione. E un fortissimo odore di muffa. Nella cameretta più piccola c'era ancora un residuo dell'acqua alta. I due senegalesi che hanno aperto la porta la polizia, com'è emerso subito dopo, erano vu' cumpra' e in un angolo dell'alloggio sono state trovate decine e decine di borse firmate Vuitton, Gucci, Prada, naturalmente con il marchio contraffatto. Nei confronti dei due è scattata una denuncia per ricettazione.
I poliziotti hanno voluto andare oltre per capire come potevano vivere tante persone in quello stato. E così hanno scoperto che ogni mese sborsavano circa un milione di lire al proprietario dell'alloggio. Una cifra esorbitante per vivere in un magazzino più adatto a ospitare casse e merci che non esseri umani. Ma evidentemente, presi per la gola, senza la possibilità di poter scegliere una sistemazione più decente, i senegalesi si erano adattati a vivere in quel tugurio, pagando ogni mese uno sproposito pur di poter avere una base in centro storico.
Gli inquirenti stanno ora vagliando la posizione del padrone di casa che potrebbe finire nei guai per una sfilza di irregolarità e reati: dalla violazione alle norme di sicurezza alla mancata agibilità fino alla mancata denuncia degli inquilini.


29.12.1999
da "Il Gazzettino"
CAPODANNO: A PIAZZALE ROMA NIENTE AUTO

La richiesta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica è stata accolta. Ieri pomeriggio il sindaco Massimo Cacciari ha firmato un'ordinanza in base alla quale piazzale Roma e la rampa di Santa Chiara saranno chiusi al transito veicolare privato dalle 19.30 di venerdì 31 dicembre alle 5 di sabato 1. gennaio. Nello stesso orario, sia in piazzale Roma che sulla rampa sarà vietata la sosta.
Sarà consentito il transito ai veicoli di residenti nel centro storico di Venezia e nell'estuario con posto auto nelle autorimesse di piazzale Roma e di rampa Santa Chiara. Transito consentito anche ai veicoli che dovranno accedere alla zona portuale di San Basilio e ai veicoli di persone addette ai servizi pubblici essenziali (per esempio Aspiv, Telecom, Enel).
Dalle 19.30 di venerdì, dunque, piazzale Roma sarà "chiuso" e il traffico deviato verso l'Isola nuova del Tronchetto. Tolti i residenti abbonati ai garage, tutti gli altri dovranno arrivare a Venezia prima delle 19.30 e comunque, dopo questa ora, dovranno evitare di lasciare l'auto in sosta in piazzale Roma, pena la rimozione forzata.
Meglio allora parcheggiare in terraferma e affidarsi ai mezzi pubblici. L'Actv ha disposto il potenziamento del servizio automobilistico e di navigazione e anche le Ferrovie, per il ritorno, hanno assicurato una navetta con locomotore diesel (portata massima 750 passeggeri) che partirà dalla stazione di Santa Lucia ogni mezz'ora, dall'1.30 fino all'alba e fino a Mestre.


28.12.1999
da "La Nuova Venezia"
REGALI AL RISPARMIO, NEGOZI IN CRISI
di Manuela Pivato
A Natale vendite in calo a Venezia. FOTO da La Nuova Venezia. Non sono bastate le carte colorate, le vetrine invoglianti, le luminarie per calli e campielli. Passato Santo Stefano, i commercianti hanno tirato le prime somme sullo shopping natalizio e i conti, nonostante i negozi sovraffollati, non sono dei più lusinghieri. Il volume d'affari, infatti, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso è calato del 20-25 per cento.
L'ultimo Natale del millennio sarà dunque ricordato come un Natale di vacche magre, con i portafogli cuciti e la tendenza a spendere meno, anche a scapito della qualità. La colpa, sembra di capire, non sta tanto nell'aumento dei prezzi quanto in un atteggiamento di maggior cautela, quasi «scaramantico». «Il passaggio nel nuovo millennio ha creato nella gente una sorta di attesa - spiega il presidente dell'Ascom veneziana, Roberto Magliocco - un'attesa che possa succedere qualcosa e così, anche in vista del Millennium Bug, in tanti si fanno fare l'estartto conto e comunque stanno più attenti a spendere». Gli effetti non si sono fatti attendere. Negozi pieni all'inverosimile, code per raggiungere gli ipermercati della terraferma, assalti ai supermercati, bancarelle circondate: ma ad animare lo shopping natalizio, alla fine, è stata più la curiosità che una spesa reale. Così, come si diceva, il calo d'affari ha sfiorato anche il 25 per cento.
«La ripresa in effetti è molto lenta - continua Magliocco - e si può dire che tutto il '99 è andato male». Il ristagno dei prodotti per i veneziani (dall'abbigliamento ai casalinghi) è stato addirittura del 40 per cento nell'arco degli ultimi dodici mesi. Débacle, anche se meno evidente, anche per gli articoli riservati ai turisti, che hanno subìto una contrazione del 20 per cento.
Il settore più colpito è quello dell'abbigliamento. Le grandi firme esercitano sempre il loro appeal, d'accordo, ma per spendere meno i veneziani sembrano ormai disposti a rimetterci in fatto di qualità. Basti pensare al capo base dell'inverno: il cappotto. I piumoni lunghi fino ai piedi che ormai girano da soli possono costare anche solo 100 mila lire e non tengono certo meno caldo di un giaccone di cammello che costa cinque volte tanto.
Nemmeno i saldi sembrano accendere molte speranze per rimpinguare le casse. Da quest'anno, poi, incominceranno dal 15 gennaio (e si concluderanno il 15 febbraio) anche se in molti, con una scusa o con l'altra, hanno già incominciato ad abbassare i prezzi.


28.12.1999
da "La Nuova Venezia"
VENEZIA, IL SUD DELL'AREA RICCA
di Nicola Pellicani
Probabilmente non era necessario attendere il rapporto annuale del Sole 24 Ore, per giungere alla conclusione che la qualità della vita è più alta nelle città del Nord, mentre è molto bassa al Sud, soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia.
Quest'anno Parma è la regina delle 103 province italiane prese in esame. L'anno scorso in testa alla speciale classifica c'era Piacenza, due anni fa Siena. Nel '92 ancora Parma. Nel '90 Belluno. Parma, secondo Il Sole, è la città dove si vive meglio. Reggio Calabria dove si sta peggio. Ma non se la passerebbero tanto meglio i veneziani. Tant'è che bisogna scendere fino al 72º posto per trovare la provincia di Venezia, che scopriamo essere una sorta del Sud del Nord. Vale a dire la città settentrionale dove la qualità della vita è più bassa - se si fa eccezione ad Imperia (78ª) -. Venezia si scopre più violenta di Napoli, con una qualità dei servizi da terzo mondo e con il triste record per decessi da tumore. Toccate pure ferro, ma questa è la fotografia scattata dal Sole.
Qualcosa di simile era già successo nel '95, quando Venezia risultò 70ª, scendendo di 21 posizioni rispetto al '94. Quest'anno sembra aver fatto di peggio, perdendo 25 posizioni rispetto al '98. Venezia, quindi, peggio di Cosenza, Benevento, Oristano, province meridionali che scontano svantaggi storici.
I sondaggi vanno sempre presi con le pinze, ma alcuni dati sono, comunque, utili per sondare la qualità della vita in città e in provincia.
Ridotto all'osso, il rapporto è diviso in sei aree tematiche (tenore di vita; affari e lavoro; servizi e ambiente; criminalità; popolazione e tempo libero). Ognuno dei quali è articolato in sei capitoli. Il risultato ottenuto da ogni singola provincia nelle sei aree tematiche, è riassunto in altrettante classifiche parziali, la cui media dà il punteggio finale.
Da una lettura più attenta del sondaggio, emerge come Venezia offra un quadro molto contraddittorio. Se da un lato, nel capitolo «tenore di vita» risulta al 26º posto per ricchezza prodotta - 39,42 milioni procapite -, scivola al 62º sulla tabella dell'inflazione e al 101º su quella dedicata al mercato immobiliare. Sempre nello stesso capitolo, balza poi al 12º posto nella classifica del valore medio delle pensioni. Complessivamente Venezia risulta 62ª per «tenore di vita», anche se inflazione e mercato immobiliare, sono probabilmente due indici (elevati), legati a doppio filo alla forte presenza turistica. Voltando pagina, Venezia è al 38º posto in «affari e lavoro», risultando all'8º posto per dotazione d'infrastrutture e al 19º per nascita di nuove imprese. Un dato quest'ultimo, indice di vitalità imprenditoriale, anche se bisogna poi fare i conti con un basso spirito imprenditoriale (52º), figlio di un territorio che ha vissuto sulle rendite di posizione delle Partecipazioni statali e del turismo. Venezia, precipita poi all' 81º posto per «Servizi e ambiente» dove pesano in particolare l'alto numero di incidenti stradali e la mancanza di dati ambientali per l'impossibilità di classificare in modo omogeneo la terraferma e la città d'acqua.
Ma il dato più sorprendente, riguarda la «criminalità». La provincia di Venezia si scopre ad alto rischio. Molto più di Napoli, Caltanisetta o Vibo Valentia. I dati parziali sono inquietanti: 90º posto per rapine in banca, 99º per i colpi negli appartamenti, 97º per numero di truffe, 96º per scippi. Sarà vero? Punto primo: le cifre sono relative alle denunce presentate in questura, ogni 100mila abitanti. A Venezia denunciano tutto. A Napoli e in altre città ad alto tasso di criminalità, nessuno perde tempo a denunciare un borseggio o gli altri reati legati alla micro-criminalità. Punto secondo: nelle medie il Sole considera solo i residenti, non i turisti che, soprattutto a Venezia e sul litorale si contano a centinaia di migliaia. La differenza è tutta qui. Altrimenti, il ministero degli Interni dovrebbe presidiare Venezia e Rimini, non Napoli, Reggio Calabria o Catania.

La pagella ecologica
di Gianni Favarato


Il triste primato dei decessi per tumore e l'anomala e degradata situazione ambientale relegano Venezia - città a più «facce» con la laguna da un lato, e dall'altro il polo industriale petrolchimico di Porto Marghera e la superintasata tangenziale - nelle posizioni più basse della classifica sulla qualità dell'ambiente messa a punto dal «Sole 24 Ore».
«Da una parte la città storica sull'acqua: senza auto, rumori e smog. Dall'altra la città di terraferma soffocata dal traffico e dal polo chimico di Marghera con un modello produttivo in crisi, tuttora altamente inquinante, che ha vessato per anni un ecosistema fragilissimo». Nel redigere la «pagella ecologica» il quotidiano economico «sospende il giudizio» per quanto riguarda Venezia e provincia, facendo sue le conclusioni dell'annuale rapporto di Legambiente. Venezia convive con una delle più grandi, popolate e industrializzate lagune europee, e «si sottrae facilmente ad un'analisi e ad una comparazione con le altre città e province italiane» in materia di gestione dei rifiuti; consumi d'acqua carburanti ed elettricità; inquinamento atmosferico; rumore, depurazione delle acque, verde pubblico, trasporti. Legambiente, dopo cinque anni di rapporti che ponevano Venezia in cima alla classifica delle città ecologiche, ha ammesso che «la Serenissima è una città unica al mondo per configurazione naturale e struttura urbana, ed è per questo che alcuni elementi critici dell'ambiente lagunare finiscono per sfuggire alla ricerca e far emergere invece, più facilmente, i meriti dell'amministrazione comunale e le molte qualità ascrivibili al capoluogo Veneto».
Nell'indagine Venezia è, invece, al terzultimo posto (con ben 101 punti) nella classifica dei decessi per tumore. Un triste primato che - secondo i dati dell'Istat - relega, di fatto, Venezia tra le aree più «insalubri» d'Italia, con 33,72 morti per tumore ogni cento decessi; un dato inquietante e in ogni caso non nuovo. Qui si sta celebrando un megaprocesso contro i vertici di Enichem e Montedison per disastro ambientale, in cui vengono presi in esame centinaia di casi di operai morti o menomati da un tumore dopo aver lavorato in alcuni reparti (Cvm) del Petrolchimico. Negli ultimi mesi la magistratura ha anche aperto un'inchiesta per determinare i decessi per leucemia riconducibili all'inquinamento elettromagnetico. «A differenza del centro storico, la terraferma nonostante gli sforzi delle amministrazioni locali resta un aggregato urbano caotico, degradato e inquinato che non può certo aspirare a grandi punteggi in fatto ambientale», commenta l'assessore provinciale all'Ambiente, Ezio Da Villa - occorrono una volontà e capacità progettuale nuova, capaci di rimodellare la terraferma a misura d'uomo».


28.12.1999
da "La Nuova Venezia"
MASEGNI E PIETRA D'ISTRIA: PROTESTE E POLEMICHE PER I NUOVI MATERIALI
di Alberto Vitucci
Il marmo squadrato al posto della vecchia pietra d'Istria, la nuova trachite (simile al cemento) invece dei tradizionali masegni. Fervono in città i lavori di manutenzione e di rifacimento di rive e fondamenta. E la questione dei materiali usati sta diventando sempre più centrale nel dibattito culturale cittadino. Proteste e segnalazioni arrivano dai cittadini, contro la pratica di sostituire i vecchi pregiati materiali con quelli nuovi, logicamente meno belli e adatti alla peculiarità del tessuto urbano.
C'è chi segnala la sparizione delle vecchie pietre, rimpiazzate con quelle nuove, più scure e meno elastiche. Ai Tolentini il 7 per cento dei masegni non è stato riutilizzato. 5 mila soltanto in quell'area le pietre nuove. Ma la trachite classica, che proviene dai Colli Euganei, è sempre più rara, e dopo l'istituzione del Parco ne è stata decisa la drastica diminuzione della produzione. La diversità delle pietre si nota. Dunque non resta che ripristinare il più possibile i masegni vecchi. «Ma non sempre si può», dice il direttore di Insula Ivano Turlon. E per dimostrare l'attenzione per la «questione materiali», la società Insula ha dedicato il primo numero dei «Quaderni», la rivista di informazione, proprio ai masegni. Saggi storici e spiegazioni tecniche su quella che è dal Cinquecento la pietra utilizzata per la pavimentazione della città. Per piazze e aree pubbliche venivano usati i salizzoni (di qui il nome delle salizzade, di misura 70 per 35. Per le rive e le aree «meno nobili» i masegni, dello stesso materiale, ma di dimenzsioni più piccole (56 per 28). Pietre resistenti, che durano secoli. Quelle delle Piazza risalgono a fine Ottocento, quando venne rifatto il disegno originario ideato da Andrea Tirali nel 1723. L'altro problema è la pietra d'Istria. Anche qui, il prezioso materiale cavato a Orsera in Croazia nulla ha a che vedere con i moderni marmi tagliati a macchina. Dunque? L'unica strada, per gli esperti, è recuperare i vecchi materiali e istituire rigidi «controlli di qualità».


28.12.1999
da "La Nuova Venezia"
CALCIO: RUKAVINA SI E' ALLENATO CON I NUOVI COMPAGNI

Tomislav Rukavina, il giovane centrocampista nazionale croato, neo-acquisto veneziano. FOTO da La Nuova Venezia. Bettarini non è stato il solo a dare forfait ieri. Assente Carnasciali alle prese con un attacco febbrile, Pedone per un leggero affaticamente ha preferito lavorare solo in palestra. Assenti giustificati invece Runar Berg e Hiroshi Nanami, ai quali è stato concesso un supplemento di vacanze e che rientreranno oggi o al massimo domani. Discorso a parte per Fabio Bilica, perfettamente ristabilito dal problema alla caviglia, che dal giorno di Santo Stefano è impegnato con la nazionale olimpica brasiliana. Il programma prevede per lui il rientro a Venezia per giovedì 30. Il difensore bahiano trascorrerà Capodanno con la squadra e sarà a disposizione per il match con la Lazio, previsto in anticipo mercoledì 5 alle 20.30. Stilato da Spalletti, in accordo col preparatore Bertelli, il programma della settimana. Sono previsti due allenamenti oggi e dopodomani mentre domani e venerdì la squadra sosterrà una sola seduta. Largo spazio al lavoro atletico e scarico dopo San Silvestro. Presente una numerosa delegazione di Ultras Unione che ha incontrato la squadra mentre il gruppo «Vecchi Ultrà» ha esposto due striscioni di contestazione verso squadra e società.


24.12.1999
da "La Nuova Venezia"
CALCIO: PETKOVIC SALUTA E FIRMA PER IL FLAMENGO
di Rolando Del Mela
Dejan Petkovic torna in Brasile dopo la sfortunata parentesi italiana. FOTO da La Nuova Venezia. Parte Dejan Petkovic, si trattano, anche se l'approdo in laguna è difficile per entrambi, Maurizio Ganz e Ivica Vastic, austriaco di origini croate dello Sturm Graz, che ha partecipato alla Champions League e che in Uefa ha messo in difficoltà il Parma.
Partiamo dall'attaccante serbo che Beppe Marotta ha ceduto ieri al Flamengo, una delle più blasonate formazioni brasiliane. Le due società hanno siglato l'intesa, quattro milioni di dollari (circa 8 miliardi) la cifra pagata dal club di Rio de Janeiro, ed esiste un accordo verbale anche col giocatore, ancora impegnato con la Nazionale. Petkovic sarà lunedì a Mestre per firmare il contratto, dopodichè potrà considerarsi un giocatore del Flamengo. Portato dal presidente Zamparini, rimasto folgorato dalle sue giocate quando giocava nel Vitoria Bahia, ha deluso le aspettative di chi sperava di bearsi di un nuovo Recoba. Probabilmente il «futbol bailado» che si gioca in Brasile è più adatto alle sue caratteristiche. E veniamo alle punte. Al lumicino le speranze di vedere Maurizio Ganz vestire la maglia del Venezia. Il giocatore non ha ancora firmato ma andrà al Torino dove ritrova Mondonico. Ecco allora spuntare l'idea Vastic, capitano dello Sturm Graz, visto in Champions League e più recentemente contro il Parma in Coppa Uefa. Nazionale austriaco, 30 anni appena compiuti essendo nato il 29 settembre del '69, è la classica seconda punta che, proprio contro il Parma, ha mostrato una maturazione tattica interessante, muovendosi alle spalle delle punte, sulla linea dei centrocampisti. Elemento molto tecnico, potrebbe dialogare alla pari con Maniero. La trattativa condotta da Zamparini in persona è molto difficile, il giocatore nicchia avendo sempre giocato in formazioni che lottavano per il titolo: l'ultimo posto del Venezia non è il miglior biglietto da visita. Per gli attaccanti si guarda ancora all'estero anche se i sogni rimangono Ventola (richiesto a più riprese dal presidente a Gazzoni) e Simone Inzaghi. Per quanto riguarda la difesa, obiettivi puntati su Giulio Falcone, 25 anni del Bologna. Quando Zamparini ha chiamato il presidente felsineo per Ventola, ha richiesto anche il difensore già della Fiorentina considerata la volontà di Guidolin di cambiare qualcosa in retroguardia. Possibilista la risposta: il Bologna per il cartellino di Falcone ha speso sei miliardi e vuole rientrare, di prestito non se ne parla. La palla passa a Zamparini di nuovo ma se ne parla dopo Natale.


24.12.1999
da "La Nuova Venezia"
IL COMUNE CHIAMA PIANO PER LE ZATTERE
di Alberto Vitucci
I magazzini del sale alle Zattere Sarà Renzo Piano a curare il progetto di restauro dei Magazzini del Sale. Nei giorni scorsi il Comune ha incaricato il grande architetto di avanzare una proposta per il restauro conservativo degli storici edifici - bisognosi di interventi urgenti soprattutto al tetto - che affacciano in fondamenta delle Zattere. In due di questi sarà ospitato il museo delle opere di Emilio Vedova, uno dei più grandi artisti contemporanei che ha lo studio proprio alle Zattere.
«Abbiamo inviato a Renzo Piano i rilievi fatti dall'assessorato ai Lavori pubblici del Comune», conferma l'assessore alla Cultura Mara Rumiz, «e ora attendiamo di vedere il progetto. Gli spazi dovranno essere restaurati in modo conservativo e adattati a spazi espositivi». I Magazzini risalgono ai tempi dei fasti della Serenissima, quando il commercio di Sale dall'Oriente - allora una ricchezza perchè era l'unica tecnica di conservazione dei cibi - costituiva una delle prime attività economiche della Repubblica. Alle Zattere, fino ai primi anni di questo secolo, approdavano i grandi velieri provenienti dall'Adriatico. E I Magazzini erano appunto usati come depositi. Due di essi lo sono tuttora, mentre un altro è occupato dallo studio di Emilio Vedova, uno (l'ex capannone utilizzato da Raul Gardini per il varo del Moro di Venezia) adibito a centro per manifestazioni teatrali, altri tre (i più piccoli) sono occupati dalla Bucintoro. La storica società di canottaggio si dovrà definitivamente trasferire all'interno dei Magazzini del Sale - dove già sono custodite le barche - entro un anno, quando dovrà abbandonare la sua sede nei locali di Punta della Dogana per lasciare spazio al museo di arte contemporanea della Fondazione Guggenheim. Qualche problema ci sarà al momento di intervenire sul tetto dei capannoni che ospitano le attività sportive della Bucintoro. «Lo affronteremo cercando di rendere compatibili i lavori con la permanenza della società», dice l'assessore.
Renzo Piano, architetto genovese, è l'inventore del Beaubourg di Parigi (costruito nel 1977, che sarà riaperto dopo i restauri a Capodanno), progettista tra l'altro dell'aeroporto di Osaka e delle strutture per le Colombiadi di Genova. Di recente ha ricevuto l'incarico per la progettazione del museo di Paul Klee a Berna ed è in corsa per il nuovo museo parigino.
Ora Piano sbarca a Venezia, dove già aveva progettato la sceneggiatura del Prometeo, l'opera di Luigi Nono con testi di Massimo Cacciari andata in scena negli anni Settanta all'interno dell'ex chiesa sconsacrata di San Lorenzo. «La progettazione partirà da un solo Magazzino», dice Mara Rumiz, «e verrà poi estesa gradualmente anche agli altri, del tutto simili come conformazione». I grandi edifici con facciate in pietra d'Istria - in fondamenta delle Zattere - sono un raro esempio di strutture storiche ben conservate e ancora oggi utilizzate. «Lo scopo di questo restauro, affidato a un grande architetto», dice la Rumiz, «è quello di conservarne la specificità e la bellezza, recuperandone un uso completo alla città».


23.12.1999
da "La Nuova Venezia"
SUI MERCATINI E' SCONTRO AL CDQ1

Battaglia politica all'ombra dei mercatini del bric-a-brac, che tanto successo riscuotono tra hobbisti e curiosi, ma che troppo spesso vedono in vendita oggetti proposti da falsi-amatori, ma veri-commercianti, che cacavalcano l'onda del successo dilagante di questi appuntamenti. Così, mentre la giunta regionale (per combattere l'abusivismo) ha varato un disegno di legge che - ammettendo ai mercatini solo professionisti - ha fatto andare su tutte le furie l'associazione degli hobbisti delle cose vecchie, il Consiglio di quartiere numero 1 è corso ai ripari, deliberando le graduatorie di quanti hanno diritto a partecipare ai sei mercatini annuali di Cannaregio, San Marco, Castello (dai quattro appuntamenti in campo Santa Maria Nova, ai Miracoli, ai due di via Garibaldi) in programma per tutto il 2000. Un procedimento diverso da quello adottato sinora - che prevedeva la presentazione della domanda degli aspiranti-bancarellari di volta in volta - fatto per anticipare le possibili decisioni anti-amatori del Consiglio regionale. Una decisione che ha fatto andare su tutte le furie il capogruppo di An in Quartiere, Teodoro De Stefano. «Si tratta di una delibera illegittima», commenta, annunciando ricorsi, «perché fa riferimento all'applicazione della legge regionale 8/1995. Legge che, è noto a tutti, è in fase di modifica, tanto che la giunta regionale ha trasmesso alle commissioni un progetto di legge che specifica come la legge regionale 8 mantiene validità sino a tutto dicembre 1999 e non oltre, visto che sarà presto sostituita dalla nuova legge. Quello del Quartiere è stato dunque un atto forzato e strumentale. Anche perché non è vero che la nuova legge tarperà le ali agli hobbisti: basterà avere una partita Iva per partecipare a questi mercati, nulla più».


20.12.1999
da "La Nuova Venezia"
GESUITI: RESTAURATO IL PAVIMENTO SETTECENTESCO

Un pavimento ritrovato. E' quello, marmoreo e prezioso, della settecentesca chiesa di Santa Maria Assunta dei Gesuiti, della quale si è concluso in questi giorni il restauro condotto dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Venezia e che sarà presentato alla città mercoledì alle 17.30. Un intervento complesso, durato cinque anni e avviato nel 1994 con un primo lotto "sperimentale" limitato a una porzione limitata della navata e al recupero della pavimentazione a tarsie marmoree della prima cappella destra, gravemente dissestata e degradata.
Già dalla metà del secolo scorso veniva segnalato il dissesto del pavimento, interessato da avvallamenti, cedimenti, profonde rotture e fessurazioni, causate dall'incoerente strato di terreno su cui era stato posato, poco più di un centinaio d'anni prima, all'epoca della ricostruzione della chiesa da parte dei Padri Gesuiti. Sono stati necessari cinque lotti di lavori per completare l'intervento della pavimentazione dell'intera navata e del transetto, per una superficie di circa 700 metri quadri.
Un restauro complesso e delicato, che ha restituito un elemento integrante del fastoso apparato decorativo a intarsi marmorei, che riveste tutte le superfici interne di questa eccezionale chiesa barocca.


20.12.1999
da "Il Corriere della Sera"
MARIANO FORTUNY: LA SUA VITA? UNO SPETTACOLO

Figlio di un pittore che come lui si chiamava Mariano, Fortuny nasce nel 1871, cioè in pieno Decadentismo, in una Parigi che era già tronfante di vanità e di culto del lusso. Boldini lo conduce ancora giovinetto a teatro e lui ne riceve un'impressione incancellabile, come se fosse entrato ad abitare dentro una pagina di Proust.
Arte e mondanità del resto hanno, per la borghesia di allora, lo stesso diritto di cittadinanza. Gli ambienti e i personaggi che Fortuny avvicina si chiamano D'Annunzio, Eleonora Duse, il barone Franchetti, il conte Primoli che si diletta di fotografia, il poeta austriaco Hofmannsthal; eppure non è da credere che il giovane Mariano sia insensibile al richiamo della pittura. Anzi, fra echi di Previati e avvisaglie di Ruskin, Fortuny comincia a subire presto il fascino dei materiali (stoffe e stampati) che in lui diventerà preponderante.
Essere frivoli non è certo considerato peccato nei salotti alla moda, così come è condiviso l'entusiasmo per la musica di Wagner e i primi pellegrinaggi a Bayreuth. Fortuny ne è talmente influenzato che dipingerà interi cicli wagneriani, di ispirazione alquanto discutibile, anche a intervalli di tempo. Sul suo cavalletto si alternano per qualche anno valchirie e sigfridi.
«Questo spagnolo di Venezia», lo chiamerà Ojetti, ammirato dal bel mondo che frequenta la casa dell'artista. Fortuny tuttavia non lascia una gran produzione di quadri. Ci sono molti ritratti della moglie, molti bei nudi di donna (soprattutto quelli visti di spalle con effetti di luce colorata), ma il corpus principale del suo lavoro consiste nei disegni per drappi, bozzetti di scena, lampade di design, applicazioni teatrali. Insomma se Mariano Fortuny non ci ha dato opere pittoriche significative (in quanto troppo improntate al buon gusto dell'Art-Nouveau allora imperante) è anche vero che il suo talento sapeva esprimersi con originalità in altri campi. Da segnalare comunque le due nature morte I gessi dell'atelier, dove tra maschere, conchiglie, bucrani, Fortuny ha rappresentato una sua idea dell'effimero. Morì nel 1940, troppo presto perché il suo apporto di geniale decoratore potesse essere impiegato nel cinema con risultati apprezzabili. Restano del suo archivio fotografico ben 11mila negativi a documentazione dei viaggi compiuti in Grecia, in Marocco e in Egitto.
E vien da chiedersi quanto ne sarebbe stato conquistato Luchino Visconti, un altro esteta degno di stargli a pari.


19.12.1999
da "La Nuova Venezia"
LA BITTA DELLA DOGANA DA MAR ABBANDONATA TRA LE ERBACCE
di Giampietro Zucchetta
La bitta seicentesca in pietra d'Istria. FOTO da La Nuova Venezia. Se si vuol toccare con mano un bell'esempio della cura con cui vengono trattati i nostri monumenti, basta andare fino alla riva davanti alla Salute.
Lì per terra, nell'angolo fra il Seminario e la Dogana, giace, coperta da erbe ed immondizie, una delle antiche bitte in pietra d'Istria, che nel 1677 l'Architetto Benoni aveva sistemato, assieme alle altre gemelle, lungo la fondamenta attigua. Alla base del grosso tronco lapideo sono ben visibili i profondi solchi lasciati dalle gomene delle navi che per oltre tre secoli vi hanno dato volta le loro cime d'ormeggio mentre, attraccate alla Dogana da Mar caricavano e scaricavano le mercanzie che hanno fatto la ricchezza di Venezia. Sono ormai almeno quattro anni che quel pezzo di pietra, silenzioso testimone di un tempo in cui la città era viva ed operosa, è stato buttato lì dopo esser stato sradicato dalla sua posizione originale, durante uno dei tanti interventi di «salvaguardia», al termine dei quali, chissà perché, o sparisce qualcosa (vedi aiuole sulla diga di San Giorgio) o, se va bene, rimangono più buche e masegni sconnessi di prima. Tuttavia, ciò che più meraviglia, non è il fatto che nessuno abbia mai segnalato la cosa, (nessun vigile l'ha mai notato?), ma piuttosto sembra incredibile che nessuno abbia già provveduto a farlo sparire (tanto, è da buttare...), per poi esporlo nel parco della villa in campagna, a fianco alle vere da pozzo ed ai marmi altrettanto antichi, anch'essi «trovati» fra le erbacce nelle isole abbandonate.


19.12.1999
da "La Nuova Venezia"
ACTV, ARRIVANO I VAPORETTI SILENZIOSI

Un esemplare dei nuovi battelli silenziosi dell'Actv. FOTO da La Nuova Venezia Flotta nuova, guardando al Giubileo. Ma anche a un servizio migliore per i veneziani. Sono stati inaugurati ieri all'Arsenale i due nuovi motobattelli. Gioielli della tecnica, veloci, confortevoli e manovrabili, intitolati a due piloti dell'azienda scomparsi lo scorso anno per un male incurabile, Sandra Zennaro e Ruggero Gorin. Entro due mesi i nuovi vaporetti saranno una ventina.
Un investimento complessivo di oltre 100 miliardi, che dimostra secondo l'azienda, il nuovo corso Actv. «Si possono costruire questi nuovi mezzi», ha detto il vicesindaco Vianello, intervenuto al varo, «perchè in questi anni l'azienda ha avviato una politica di risanamento e di sacrifici che sta ora dando i suoi frutti». Agli inizi degli anni Novanta, l'azienda di trasporto viaggiava su deficit intorno ai 100 miliardi l'anno. Pian piano la tendenza si è invertita e sono stati avviati gli investimenti. Ed ecco ora i nuovi vaporetti. Il motobattello «Ruggero G.», una via di mezzo tra i vecchi battelli foranei con cabina e le motonavi di stazza ridotta. Entrerà in servizio già nei prossimi giorni sulla linea per Burano. E' più stabile e più silenzioso dei vecchi modelli, ma soprattutto più largo e capiente. L'altezza è ridotta, pensata in vista di un eventuale utilizzo turistico lungo il Canal Grande. Piccolo gioiello anche il «Sandra Z.», costruito da De Poli con motore azionato dal sistema Schottel. Un vaporetto senza timone, con le manovre affidate al movimento dell'elica, come per i piccoli fuoribordo. «E' un sistema di sicurezza», spiega Renzo Giuponi, direttore del progetto, «perchè il vaporetto è manovrabile perfettamente anche durante la retromarcia». Commenti positivi anche dai piloti, che chiedono però corsi di aggiornamento per apprendere le nuove tecniche di guida dei mezzi.
Entro qualche mese la flotta dei vaporetti in circolazione sarà dunque radicalmente rinnovata. E si attende ora la sperimentazione del prototipo di hovercraft che se autorizzato dalla Capitaneria, potrebbe consentire di coprire i collegamenti veloci tra fondamente Nuove e aeroporto, oppure da Fusina a Pellestrina, passando per appositi percorsi in laguna. Collegamenti rapidi e confortevoli, a basso impatto ambientale, anche come valida alternativa ai progetti di metropolitane subacquee. Va avanti invece il progetto della metropolitana di superficie e del tram. Al varo di ieri erano presenti il presidente dell'Actv Renzo Brunetti e il direttore Antonio Stifanellii, il comandante dell'Arsenale Luigi Faraglia e della Capitaneria Giuseppe Ciulli.

LA SCHEDA: Trenta metri di lunghezza


Costano due miliardi l'uno, sono lunghi trenta metri e larghi quasi sei, possono portare fino a 330 passeggeri. Sono in tutto nove i «motobattelli foranei» realizzati per l'Actv dai cantieri Rossetti di Ravenna e dal cantiere Smeb di Messina. La stazza è di 100 tonnellate, l'altezza ridotta per passare anche sotto i ponti del Canal Grande. La spinta garantita da due potenti motori Aifo da 147 kilowatt. I motobattelli sono il fiore all'occhiello della nuova flotta Actv. Completata dagli otto vaporetti tradizionali, costruiti dal cantiere De Poli di Pellestrina (costo un miliardo e 100 milioni l'uno). Qui la lunghezza è notevolmente inferiore (23 metri e 93 centimetri), come la larghezza (4,22).
Il sei gennaio sarà varata anche la nuova motonave costruita dal cantiere Smeb di Messina. Costa 5 miliardi e può portare 1200 passeggeri, è lunga 40 metri e larga 7 metri e mezzo, e ha bisogno di cinque uomini di equipaggio. I propulsori sono due motori Aifo da 309 kw collegati a due propulsori Schottel. Infine i prototipi, come il vaporetto ecologico «Liuto» a propulsione mista (elettrica-diesel), opera della Intermarine di Genova, e il motoscafo in lega leggera, due motoscafi di linea, un vaporetto panoramico. Già pronti e inaugurati di recente i due ferry boat da 1250 passeggeri e 71 auto (costo 10 miliardi e mezzo, lunghezza 57 metri e mezzo), i 16 pontoni per vaporetti e motonavi.


19.12.1999
da "La Repubblica"
VERONA-VENEZIA 1-0: VERONA MANDA GIU' IL VENEZIA
di Adalberto Scemma
Quarto gol (nelle ultime tre partite) per l'ex oggetto misterioso Adailton e Verona che batte il Venezia, aggravandone lo stato di crisi.
Massimo risultato con il minimo sforzo per la squadra di Prandelli. Ma al di là del punteggio, 1-0 su rigore, il Verona ha utilizzato coordinate tattiche molto più incisive aprendo il gioco lungo le linee esterne e sfruttando il gioco in percussione di Melis e Brocchi. Da parte del Venezia, invece, una lettura della gara spesso poco lucida e qualche difficoltà a sfruttare le qualità acrobatiche di Maniero, servito prevalentamente rasoterra e in chiaro imbarazzo al momento di finalizzare il gioco.
È stato Adailton, mobilissimo, a propiziare al 12' della ripresa l' azione che ha portato il Verona al gol: palla radente a liberare Aglietti in area, tocco morbido, uscita di Casazza e gran volo dell' attaccante proprio davanti a Rosetti. Dal dischetto ha battuto lo stesso Adailton, impeccabile, e per il Verona era il vantaggio.
L'espulsione di Laursen per fallo da ultimo uomo non ha complicato la vita a Prandelli. È stato bravo Apolloni a tirare giù la saracinesca con la complicità di Filippini e al resto ha provveduto Frey, autore di un salvataggio importante su Budan (45' st) dopo aver presidiato la propria area con autorevolezza.
Pur in superiorità numerica il Venezia non è riuscito a concretizzare il buon lavoro di Valtolina e soprattutto di Pedone lungo le linee esterne. Maniero si è trovato così troppo spesso isolato e mal sostenuto da Petkovic. Negli ultimi venti minuti Spalletti ha provato a inserire Nanami ma il giapponese neppure in questa occasione è riuscito a lasciare traccia di sé. L'antico Iachini si è battuto bene a centrocampo senza trovare peraltro in Volpi la consueta collaborazione, mentre in difesa si è sentita (anche troppo) l' assenza di Luppi. E Zamparini a questo punto sarà probabilmente costretto a intervenire nuovamente sul mercato.


19.12.1999
da "Il Gazzettino"
BAGARRE TRA I VERDI: BETTIN CONTRO BOATO

Per i Verdi del Veneto è giunta l'ora della resa dei conti. L'assemblea veneta convocata ieri in Sala San Leonardo ha allargato la frattura tra l'ala che fa capo ai consiglieri regionali Michele Boato e Ivo Rossi e l'opposizione guidata dal prosindaco Gianfranco Bettin e dal leader dei centri sociali, Luca Casarini. Dopo l'introduzione di Boato, al quale ha replicato Bettin, è scoppiata la bagarre, con tanto di insulti e abbandono della sala da parte dei contestatori, che non avevano ricevuto l'invito: «Ce ne siamo andati in 200», dice Casarini. «Molti di meno», garantiscono Boato e Rossi. È guerra delle cifre per la leadership del Veneto. La contesa è rimandata al congresso costituente di Chianciano. L'arcipelago ambientalista è quanto mai diversificato. Una frattura insanabile. E anche alle elezioni regionali e comunali potrebbe dividersi, come è già accaduto in primavera a Padova, con la presentazione di liste distinte. Per Rossi «Bettin si è cacciato nel ghetto degli autonomi: ecco perché nessuno fa il suo nome quando si parla di possibili candidati sindaci». Per Casarini «Rossi ha solo paura di perdere un posto da 14 milioni al mese in Regione». La lite continua.


18.12.1999
da "La Nuova Venezia"
PALAZZO DUCALE VESTIVA A COLORI
di Enrico Tantucci
Il restauro della facciata occidentale di Palazzo Ducale è stato presentato ieri dall'assessore alla Cultura. Ma non era visibile, perché è ancora in corso: la facciata è ricoperta da un telone protettivo. FOTO da La Nuova Venezia. Palazzo Ducale "vestiva" a colori. E' la scoperta più interessante scaturita dal restauro e dalla pulitura della facciata occidentale del monumento-simbolo della città - quella che si affaccia su Piazzetta San Marco - la cui conclusione è stata presentata ieri, anche se bisognerà attendere ancora alcune settimane prima che cada il grande telone protettivo che ricopre le impalcature. Nel corso dei lavori di pulitura, infatti, i restauratori hanno scoperto tracce di un disegno policromo a fiori e foglie sulle cornici dei finestroni della parte trecentesca della facciata. Le decorazioni furono eseguite con il prezioso lapislazzulo, con azzurrite, cinabro, ocra gialla e rossa, e anche con foglia d'oro puro. Ma anche il mattonellato esterno, con la caratteristica decorazione a rombi, recherebbe tracce di colore.
«Si tratta di un dato assolutamente nuovo - ha spiegato il direttore di Palazzo Ducale e dei musei civici Giandomenico Romanelli - che non era mai stato documentato in precedenza. Sulle mattonelle bianche era steso uno strato di biacca per farle risaltare maggiormente e così per quelle in calcare rosso, con un pigmento dello stesso colore e per quelle in grigio. La decorazione policroma sulle cornici dei finestroni fu ricoperta, probabilmente dopo l'incendio di Palazzo Ducale del 1577, con uno stato di patina coprente, per omogeneizzarla con il resto della facciata, dopo il danneggiamento della parte trecentesca».
La facciata occidentale di Palazzo Ducale fu infatti realizzata in due momenti diversi: quella destra, appunto, nel corso del Trecento e quella di sinistra nel secolo successivo. Era stata questa ad essere restaurata per prima lo scorso anno, sempre grazie al Credito Bergamasco, che ha finanziato l'intera operazione, con un costo complessivo di un miliardo e 800 milioni, esponendo sui ponteggi un telone fotografico su cui è riprodotta un'immagine simbolo di Venezia, il celebre dipinto del Tiepolo Nettuno porta i doni del mare a Venezia, oltre che, più discretamente, il marchio dell'istituto di credito. Per veder cadere il famoso telone bisognerà attendere gennaio e questa è stata l'unica stranezza della presentazione di ieri - senza la possibilità di ammirare dal vivo la nuova facciata, ma dovendosi accontentare di un pur impeccabile filmato sul restauro - con una fretta dovuta forse all'ormai imminente decadenza dell'attuale amministrazione comunale.
Il Credito Bergamasco, attraverso il suo presidente Cesare Zonca, si è già impegnato a proseguire la pulitura e il restauro delle facciate di Palazzo Ducale. Ne mancano due, e si continuerà con quella che si affaccia sul bacino di San Marco, prima di affrontare quella che fronteggia il canale della Canonica e che si collega alle Prigioni attraverso il celebre Ponte dei Sospiri.
Ma, al di là delle nuove conoscenze sulla storia del Ducale scaturite dal restauro, l'intervento era indispensabile e non più rimandabile proprio per le precarie condizioni di conservazione del monumento, esposto da troppo tempo all'inquinamento atmosferico. Le indagini preliminari dell'intervento avevano infatti rivelato uno stato generale di degrado della facciata indebolita e messa in pericolo, sia nelle parti di pietra d'Istria liscia o scolpita, sia nella parete continua a mattonellato policromo.
Una serie di problemi impegnativi che riguardavano cedimenti strutturali, lesioni, microfessurazioni diffuse, corrosioni della pietra, sfaldature e sfarinature, croste nere, vegetazione infestante, colonie di microrganismi, stuccature cementizie, patine nerastre e depositi organici, ossidazioni e ruggine sulle parti metalliche.
«Ormai non si poteva più aspettare - ha confermato anche Romanelli - perché le condizioni di degrado della facciata erano decisamente preoccupanti». Da parte sua, l'assessore comunale alla Cultura Mara Rumiz ha sottolineato l'importanza dell'intervento dei privati nella tutela del monumento: «Da soli non ce la facciamo a investire nella conservazione di una città come Venezia e servono perciò, al di là delle sponsorizzazioni, interventi mirati che assicurino nel tempo la tutela dei monumenti. Magari anche altri istituti bancari cittadini seguissero l'esempio del Credito Bergamasco, inseguendo un ragionevole e più che legittimo ritorno d'immagine».


18.12.1999
da "La Nuova Venezia"
CORSA AL TAGLIO DEL NASTRO PRIMA DEL VOTO
di Enrico Tantucci
La corsa - a ostacoli - al taglio del nastro. La Giunta Cacciari è alle ultime settimane di vita, prima che le dimissioni annunciate del sindaco siano formalizzate e l'aria già preelettorale, spinge gli amministratori a inaugurare in gran fretta nuove strutture e presentare progetti e programmi, spesso prima ancora che siano giunti in porto. Ieri l'ultimo caso, con la presentazione ufficiale della fine del restauro della facciata ovest di Palazzo Ducale, risultata però ancora invisibile e coperta dai teli, perché i lavori si concluderanno solo tra qualche settimana.
In questo caso la presentazione coinvolgeva Cacciari - poi assente - e l'assessore alla Cultura Mara Rumiz, ma la frenesia da annuncio anticipato è generalizzata.
Qualche giorno fa, ad esempio, l'assessore all'Urbanistica Roberto D'Agostino e quello all'Ambiente Alessio Vianello hanno illustrato alla città il nuovo piano urbanistico della laguna, risultato però per ora - per la stessa ammissione degli interessati - solo un progetto di lavoro suscettibile di modifiche e ancora privo di approvazioni.
E' di qualche giorno fa anche la presentazione a Roma - alla presenza del ministro dei Beni Culturali Giovanna Melandri - da parte della stessa Rumiz e dell'assessore ai Lavori Pubblici Claudio Orazio, con «benedizione» scritta dello stesso sindaco, del nuovo museo che la Fondazione Guggenheim e il Comune realizzeranno alla Punta della Dogana.
Progetto importante, ma molto anticipato anch'esso - lasciando stupiti gli stessi partners americani - perché dovrà passare ancora oltre un anno prima che gli uffici doganali lascino effettivamente la Punta e il piano di fattibilità del nuovo museo non sarà pronto prima della prossima primavera.
Ancora, c'è da ricordare - poche settimane fa, da parte dello stesso Orazio e dell'assessore allo Sport Piero Rosa Salva - l'inaugurazione del nuovo e attesissimo centro sportivo di Sant'Alvise, annesso alla piscina comunale. Salvo poi verificare, qualche giorno dopo, che l'apertura al pubblico era limitata alla sola palestra da basket e che anch'essa - al momento - era destinata a restare malinconicamente chiusa, perché già bisognosa di lavori di manutenzione. Una parte del parquet è stata sollevata e resa inagibile dalla pioggia, così l'apertura è slittata nuovamente. E' poi solo di poche settimane fa l'annuncio da parte del vicesindaco Michele Vianello della nuova carta-sconto per i veneziani, con tariffe agevolate per i residenti e i pendolari per musei, parcheggi, servizi e trasporti.
Ma il nuovo documento telematico - secondo le stesse previsioni comunali - diventerà realtà solo nell'ottobre del Duemila.
Un elenco di progetti e buoni propositi che potrebbe continuare e che sembra dettato da due ragioni, insieme opposte e complementari da parte degli attuali amministratori. Da una parte quella, pienamente legittima, di cercare di accelerare al massimo il funzionamento della «macchina» progettuale, perché si è ormai ai tempi supplementari. Dall'altra, quella di forzare tempi e modi di iniziative e progetti, portandoli subito all'esterno, per valorizzare la propria immagine - in tempi di elezioni alle porte - e non lasciare nei cassetti un bagaglio di iniziative di cui potrebbero giovarsi, un domani, i futuri inquilini di Ca' Farsetti. Di qui la corsa senza sosta all'esternazione pubblica, anche quando intenzioni e realizzazioni non coincidono.


18.12.1999
da "La Nuova Venezia"
SALVAGUARDIA E POLEMICHE
di Enrico Tantucci
Dieci anni di ricerche sulla laguna per restare al punto di partenza. E' un amaro bilancio quello che l'ex ministro dei Lavori Pubblici e possibile candidato sindaco Paolo Costa ha tracciato ieri dei risultati del progetto «Sistema lagunare veneziano» - presentati ieri all'Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. «Abbiamo sbagliato l'impostazione della ricerca - ha detto Costa - e dell'inquinamento lagunare, del modo in cui si forma e delle modalità di intervento sappiamo poco o nulla».
La ricerca - peraltro molto criticata per le sue modalità fin dagli inizi - ha coinvolto il Ministero della Ricerca Scientifica, il Cnr, Ca' Foscari, l'Iuav, l'Università di Padova e l'Unesco e ora si accinge a essere rifinanziata sotto la guida di un nuovo organismo, il Co.Ri.La, Consorzio per la Gestione del Centro di Coordinamento delle Attività di Ricerca inerenti il Sistema Lagunare di Venezia.
«Si è fatta sulla laguna una ricerca non finalizzata - ha spiegato ancora Costa - mentre gli aspetti operativi sono stati affidati unicamente al Magistrato alle Acque e al Consorzio Venezia Nuova. Il risultato è che ci mancano dati essenziali di conoscenza e, ad esempio, lo stesso piano di disinquinamento che spetta alla Regione è già superato, perché concentra la sua attenzione quasi esclusivamente sull'inquinamento da scarichi industriali, trascurando quello, ben più importante, di origine agricola. Anche sul piano delle previsioni di innalzamento dei mari, la comunità scientifica italiana non è riuscita praticamente a produrre nulla e ciascuno dice una cifra diversa. Dobbiamo assolutamente cambiare registro e finalizzare le prossime ricerche lagunari a obiettivi precisi e al raggiungimento di conoscenze che oggi non possediamo». Ancora più duro, se possibile, il rettore di Padova Giovanni Marchesini, veneziano: «E' un disastro, sui progetti di ricerca per Venezia sono stati ottenuti e spesi finanziamenti ingentissimi e ogni volta si comincia da capo. E' un problema di metodo, perché prima bisognava porsi obiettivi precisi e su di essi indirizzare le conoscenze. Salvare Venezia è un bell'obiettivo, ma da solo non basta».
Infine, il rettore di Architettura Marino Folin, per il quale «siamo alla vigilia di decisioni rilevanti e ormai imminenti sulla salvaguardia di Venezia che il Comitatone sta per assumere. Ciò che serve per il futuro è un monitoraggio dei cambiamenti di tipo ambientale che si verificheranno, per avere sempre la situazione sotto controllo».


17.12.1999
da "La Nuova Venezia"
SAN BARNABA: CHIUDE L'ULTIMO NEGOZIO DI COLORI FATTI CON LE TERRE

Il negozio di colori che chiuderà per sfratto. FOTO da La Nuova Venezia. Chiude il negozio di colori di calle Lunga San Barnaba. Non un negozio qualunque, ma l'unica rivendita in città di colori naturali, fatti con le terre e gli ossidi. Sfumature ricche di fascino che ricordano le grandi tele del passato, ricercate da artisti e pittori di tutto il Veneto. «Chiudo perchè mi hanno dato lo sfratto», dice il titolare della vendita, Renato Brunelli, «il contratto scade il 30 giugno, e la proprietà non ha voluto rinnovarlo». C'era anche una ditta di giovani disponibile a subentrare, mantenendo lo stesso tipo di attività, spiega Brunelli, ma i proprietari non hanno voluto sentir ragioni. Se ne va dunque un altro piccolo pezzo della storia veneziana. E stavolta non perchè costretto dal mercato. I clienti non mancano al negozio Brunelli. «Anche se è evidente», dice il titolare, «che con il turismo si guadagna di più».
Lo sfratto provocherà sicuramente la scomparsa di quella che oltre che una bottega «storica» è una testimonianza ricca di cultura. Mentre si discute di grandi progetti insomma, la tendenza non si ferma. Chiudono i negozi «normali» o quelli al servizio dei residenti, aprono fast food, alberghi, botteghe di vetri e articoli turistici. Possibile che il Comune debba restare a guardare?
«Purtroppo non abbiamo strumenti per intervenire», dice l'assessore al Commercio Alessio Vianello, «con la liberalizzazione del commercio i provvedimenti sarebbero illegittimi e impugnabili dal Tar». Una possibilità è quella offerta dalla ristrutturazione dei vecchi magazzini del Bancogiro a Rialto. Ma la proprietà in questo caso non è del Comune ma di privati. Qualche anno fa l'assessore al Turismo Emilio Greco aveva lanciato una proposta di delibera per l'equo canone anche nei negozi tradizionali. Ma non se n'era fatto nulla. E le attività tipiche - come le rivendite di colori - continuano a chiudere.


17.12.1999
da "Il Gazzettino"
ARGO 16, DOPO 26 ANNI TUTTI ASSOLTI
di Gianluca Amadori
Tutti assolti, perchè il fatto non sussiste, i nove imputati sotto processo per la vicenda di Argo 16 l'aereo di Gladio precipitato su Marghera il 23 novembre del 1973.
La Corte d'Assise di Venezia, presiduta da Ivano Nelson Salvarani (a latere Giuliana Galasso) ha assolto con formula piena l'ex comandante dei servizi segreti israeliani, Zvi Zamir, dall'accusa di strage, ritenendo evidentemente che non vi sia prova che il velivolo sia caduto a causa di un sabotaggio.
E ha assolto anche gli ex ufficiali del Sid (il servizio segreto militare italiano) Gian Adelio Maletti, Giuseppe Castaldo, Giorgio Genovesi, Ambrogio Viviani, Gerardo Capotorto e Antonio Viezzer, accusati di soppressione di atti concernenti la sicurezza dello Stato; e ancora il consulente legale del Sismi, Giorgio Lehman, imputato di favoreggiamento, e l'ex numero due del Sisde, Silvano Russomanno, anch'egli accusato di soppressione di atti.
Per saperne di più bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza, ma appare chiaro che la Corte d'Assise ha ritenuto non provata l'ipotesi che Argo 16 potesse essere stato sabotato dagli israeliani come ritorsione degli israeliani al rimpatrio, da parte del governo italiano, di alcuni terroristi palestinesi sospettati di un attentato. Rimpatrio avvenuto proprio con il velivolo successivamente precipitato. E altrettanto non provata l'ipotesi che i servizi segreti abbiano fatto carte false per depistare le indagini.
A tali ipotesi era giunto il giudice istruttore Carlo Mastelloni a conclusione di una lunga e articolata inchiesta su Argo 16 , avviata alcuni anni dopo l'incidente.
Ma la piena certezza sulle cause della caduta dell'aereo non è mai stata raggiunta, poichè nell'immediatezza del fatto, l'autorità giudiziaria dell'epoca non dispose alcuna perizia sui resti. Per questo motivo, in apertura di processo, il pubblico ministero Remo Smitti lo scorso autunno aveva chiesto subito il proscioglimento dell'imputato di strage e la trasmissione degli atti a Roma, per competenza, per gli altri imputati.
Ma in quella fase la Corte aveva ritenuto necessario procedere al dibattimento, conclusosi con la richiesta di assoluzione per Zwi Zamir e di condanna per soli tre imputati, Maletti, Viezzer e Lehman, per i quali il pm aveva chiesto otto anni di reclusione.
Smitti aveva avuto parole dure per la giustizia italiana che «non è la giustizia delle vittime», stigmatizzando l'inerzia della magistratura di allora e la sua "dipendenza" dai servizi segreti, nonchè il comportamento dell'aeronautica militare, la cui perizia effettuata all'epoca del disastro era «piena di falsità».


17.12.1999
da "La Nuova Venezia"
RICOSTRUZIONE DELLA FENICE: DAL CANTIERE SPUNTANO REPERTI BIZANTINI
di Ugo Dinello
Rassicurazioni dalla prefettura e nuovi ritrovamenti all'interno del cantiere del teatro La Fenice, dove i tecnici della Holzmann Romagnoli stanno lavorando per ricostruire il gran teatro bruciato il 26 gennaio di tre anni fa. Dopo la richiesta da parte della Soprintendenza archeologica di effettuare scavi sulle rovine di alcuni manufatti prima di ricostruire la parte nord est del palcoscenico, la prefettura, ieri mattina ha annunciato che il lavoro degli archeologi non comporterà ritardi nell'ultimazione dell'opera di ricostruzione.
Secondo gli uffici della Prefettura, deputati a seguire la ricostruzione, il ritrovamento di numerosi cocci di diversa datazione e di due pavimenti relativi ad orti, di cui uno datato 300 dopo Cristo, non è affatto eccezionale ma di solo valore documentario. Si tratta di elementi già conosciuti e studiati su documenti dell'Archivio di Stato che serviranno a confermare o meno quanto su qull'area di Venezia già si sapeva. All'interno del cantiere gli esperti coordinati dalla Sovrintendenza stanno provvedendo a fare dei rilievi su micro aree; operazione questa compatibile con le opere di ricostruzione, che dureranno alcuni giorni e che potrebbero prolungarsi solo se, in caso di particolari approfondimenti, si dovesse ricorrere ad attrezzi manuali anzichè alle pale meccaniche.
Va però notato come all'interno del cantiere i ritrovamenti non siano solo quelli relativi agli orti di epoca romana di cui già parlava il Filiasi riferendosi alla rimozione di un albero avvenuta nel Seicento. Infatti sin dalle prime prospezioni eseguite dai tecnici della sorpintendenza sono state trovate delle ceramiche bizantine, opere di notevole pregio e venute alla luce in ottimo stato di conservazione. In pratica delle opere quasi intere che potrebbero far pensare a un'unità abitativa preesistente al nucleo originario (la zona di San Fantin è infatti una delle più antiche di Venezia) della città. Certamente non si tratta di un ritrovamento paragonabile a quello all'interno del teatro Malibran, i cui scavi comportarono ritardi molto consistenti, ma è ben difficile che gli archeologi non siano costretti ad aprire un loro cantiere. Anche gli orti romani, poi, presentano dei riempimenti fatti con anfore di età ancora più antica, con tecniche che hanno permesso di dar vita a uno dei primi ambienti semistagni della laguna.


16.12.1999
da "La Gazzetta dello Sport"
CALCIO, COPPA ITALIA: UDINESE-VENEZIA 2-0
di Fabio Bianchi
Udinese 2 Venezia 0 (primo tempo 0-0)
MARCATORI: Zamboni al 1' s.t., Esposito al 38' s.t. su rigore
UDINESE (3-4-1-2): Renard; Zamboni, Zanchi, Manfredini; Bisgaard, Van der Vegt (Noselli 33' s.t.), Fiore, Jorginho (Giannichedda 36' s.t.); Pizarro (Muzzi 7' s.t.); Sosa, Esposito. (De Sanctis, Perna, Antonini, Camara). All. De Canio.
VENEZIA (4-4-2): Casazza; Brioschi (Cardone 21' s.t.), Pavan, Luppi, Dal Canto; Marangon (Pedone 24' s.t.), Iachini, Nanami, Carnasciali; Petkovic, Borgobello (Maniero 36' s.t.). (Benussi, Valtolina, Berg, Bettarini). All. Spalletti.
ARBITRI: Pin e Castellani
NOTE: espulso Zanchi (U) per doppia ammonizione (gioco scorretto). Ammoniti Nanami e Brioschi (V) per gioco scorretto, Manfredini (U) per simulazione, Marangon (V) per perdita di tempo. Angoli 12-0 (3-0) per l'Udinese.
L'Udinese delle rimonte non contempla la coppa Italia. Anche se alla fine ci va molto, molto vicina. A un passo dai supplementari. Non sarebbe stato facile per la squadra 1 segnare 3 gol, figuriamoci per la squadra 2. Soprattutto quando spreca un intero tempo per trovare grinta e ritmi giusti per impensierire un Venezia attento e cattivello. Venezia che approda ai quarti di finale (troverà la Fiorentina) con merito, soprattutto per quello che ha fatto vedere all'andata. Qui, a Udine, si limita a controllare senza chiudersi troppo, se non nel finale.
Un gol a ripresa appena cominciata e la collaborazione degli arbitri, i peggiori in campo (sbagliano ammonizioni, decisioni su rigori, non vedono corner lampanti) riaccendono però le speranze dei giovani bianconeri che prendono coraggio troppo tardi. Perché l'inizio della loro partita è da pensiero debole e gambe molli.
Sono Fiore e Pizarro che hanno la responsabilità di creare gioco, ma il primo imposta l'azione e poi fa fatica a seguirla, il secondo stavolta, rispetto all'andata, si fa ammirare per buoni dribbling e movimento, ma alla fine sul fuoco mette ben poca carne. Allineato e coperto, il Venezia non ci pensa nemmeno ad attaccare. E chi glielo fa fare? I tre gol di vantaggio fischiano nelle orecchie e dicono: stiamo calmi.
Gli uomini di Spalletti però sono bravi a restare abbastanza alti e, una volta conquistato il pallone, non hanno fretta di disfarsene. Cercano le triangolazioni e la testa di Borgobello, che da solo mette in apprensione il terzetto di retroguardia dell'Udinese. È bravo il giovane centravanti a correre da una parte all'altra del campo a cercare spazi liberi per permettere a Pektovic e Nanami di lanciarlo. Per mostrare che cosa sa fare davanti alla porta, però, ci saranno altre occasioni, non è giornata per tiri in porta, difatti Renard ha soltanto un paio di occasioni per scaldarsi le mani.
Oddio, non è che dall'altra parte Casazza sia molto più impegnato, almeno nei primi 45'. L'Udinese tiene il pallino del gioco ma continua con un andamento lento da Ferragosto. Appena arriva alla trequarti, smarrisce le idee e si infrange contro la riva veneta. La prima occasione, chiamiamola così, arriva dopo 12 minuti quando, su un cross di Pizarro, Sosa manda altissimo di testa. Roberto «el Pampa» Sosa, già. Rifilato in panchina da Big Margiotta, sperava in questa serata gelida di riconquistare la fiducia dell’allenatore De Canio, ma è legnoso più che mai. Non è colpa sua, la ruggine di domeniche inoperose resta più appiccicata a fisici come il suo.
Comunque, l'Udinese sbaglia a non sfruttare la buona vena di Jorginho sulla sinistra. La risposta dei «poveri» a Serginho sgroppa sulla fascia che è un piacere, Marangon lo perde spesso per strada. E da lì infatti vengono le cose migliori, compreso un tiro del brasiliano alto.
Ed è da un'altra volata di Jorginho, fermato in corner, che arriva subito il gol alla ripresa. Batte Pizarro, in mezzo all'area si vedono tiri, botte, salvataggi fino a quando Zamboni risolve con un tiro sotto la traversa. Qui la musica cambia, il direttore d'orchestra De Canio ci mette immediatamente il sax, Muzzi, togliendo Pizarro. Udinese a tre punte e Muzzi che a freddo sbaglia il facile 2-0 sotto porta.
Come d'incanto, l'Udinese scopre che potrebbe riuscire a rimontare anche stavolta e si mette a spingere come avrebbe dovuto fare nel primo tempo. La pressione è costante adesso ma inevitabilmente la squadra friulana deve concedere il contropiede. In uno di questi Marangon si trova soletto davanti a Renard ma sbaglia il pallonetto. Ma è una lucciola in mezzo al prato bianconero. Fiore, che si è svegliato, e compagni collezionano calci d'angolo e azioni pericolose. Casazza arpiona con maestria un tiro di Jorginho al minuto 26.
Intorno alla mezz’ora ci pensano gli arbitri a ridare un senso alla partita. Prima Pin ignora un fallo netto in area di Manfredini su Maniero, poi Castellani dà il rigore all'Udinese per un fallo di Luppi su Esposito. Che c'era, ma forse fuori area. Lo stesso Esposito segna e dà il via all'arrembaggio finale. Che permette a Casazza di mettersi in mostra. Udinese, dovevi svegliarti prima.


15.12.1999
da "La Nuova Venezia"
PROGETTARE SULL'ACQUA
di Enrico Tantucci
Un piano della laguna per difenderne la morfologia e fissare i criteri delle trasformazioni e del riuso delle isole abbandonate. Lo ha presentato l'assessore all'Urbanistica Roberto D'Agostino all'Istituto Veneto, ultimo atto della pianificazione di Ca' Farsetti.
«Il Comune, che sta decadendo - ha esordito ieri D'Agostino - lascia questo piano, ancora da definire nei particolari, in eredità alla prossima amministrazione, rendendolo pubblico per invitarla così a farsi carico della sua attuazione, che potrebbe avvenire nel giro di pochi mesi. La laguna non è mai stata pianificata ed è pochissimo tutelata. Il piano rappresenta l'ultimo tassello del piano regolatore generale di Venezia, condotto insieme agli altri enti che si occupano di questo territorio».
Il piano della laguna affronta anche problemi specifici come quello del traffico acqueo, proponendo di estromettere il traffico improprio, di puro attraversamento, collocando in prossimità delle bocche di porto, anziché lungo la gronda, darsene per imbarcazioni marine.
Per ciò che riguarda le isole abbandonate propone di favorirne il riuso con attività che generino flussi di persone tali da giustificare nuove linee di trasporto pubblico, anche a chiamata. Le isole dovranno fungere anche da polo di attrazione per la navigazione lagunare, essendo utilizzate anche come base di appoggio per la voga. Il nuovo piano urbanistico punta anche a convogliare il traffico di merci e persone delle isole abitate in permanenza in un numero limitato di canali che convergano sui punti attrezzati della gronda, in particolare i terminal di Fusina e Tessera, limitando la circolazione sugli altri. Alessio Vianello, assessore all'Ambiente e alle Attività Produttive - che con l'Urbanistica ha collaborato alla redazione del piano della laguna - ha sottolineato anche la pianificazione delle attività economiche che il nuovo strumento urbanistico consentirà.
Al piano seguirà infatti anche una successiva parte gestionale - dedicata proprio allo sviluppo e alla compatibilità delle attività produttive in laguna - a curare il quale si è candidata la Provincia, con l'assessore alla Pesca Delia Murer. Infine, il presidente del Magistrato alle Acque, l'ingegner Patrizio Cuccioletta, ha sottolineato l'esigenza di arrivare a una rapida approvazione del piano della laguna «anche senza cercare per forza l'unanimità dei consensi, praticamente impossibile da ottenere».


15.12.1999
da "La Nuova Venezia"
«VIA QUELLA CODA SPELACCHIATA»

I commercianti della Piazza quella coda gialla con tanto di pennacchio che si sta «spellando», proprio non la possono vedere. Hanno inghiottito amaro per tutta la durata della mostra dedicata all'autore, lo scultore Oldenburg. Ma ad esposizione finita, hanno scritto a Comune e soprintendenza per far togliere quello sberleffo di vetroresina che fuoriesce senza senso da un'ottocentesca finestra dell'ala napoleonica. Ma non è l'unica protesta che avanzano, pur avendo il buonsenso di fare autocritica.
«Siamo veneziani, abbiamo un negozio che si affaccia sul più bel scenario del mondo e come tali siamo privilegiati», commenta E.G. Bacci, neopresidente dell'associazione piazza San Marco, che riunisce un'ottantina di operatori, «quindi noi per primi dobbiamo darci da fare per proteggere l'area marciana. Ma, ammesse le nostre distrazioni e senza voler fare polemica alcuna, non è accettabile che il selciato sia sempre coperto di guano maleodorante o che il pavimento delle Procuratie sia così sconnesso da mandare al pronto soccorso molti turisti». Se con l'Amav è stato stretto un rapporto - «Il direttore Salvagno ci ha assicurato che presto arriverà una seconda macchina per la pulizia della Piazza, vedremo», osserva il gallerista Ravagnan - non così con la Soprintendenza. «Sono anni che tergiversano per i lavori sulla pavimentazione, perché dicono di avere problemi nel trovare i marmi», prosegue Bacci, «modificano per 6 volte il bel progetto di illuminazione natalizia della piazza, predisposto dall'Amav con il nostro contributo, per poi sopportare quel «coso» che spunta dal Correr. E la plafoniera liberty sotto la torre dell'orologio, cimitero di colombi morti? E la stessa impalcatura della Torre, dove i lavori sono finiti da un anno?». Una frecciatina c'è anche per i venditori di grano: «Potrebbero essere seri professionisti: basterebbe usassero per il grano le cialde al posto dei sacchetti di plastica». Ma visto che l'associazione vuole essere costruttiva, sta lavorando con il circolo La Gondola per il 25 aprile a una mostra fotografica (allestita nelle vetrine) sulla Venezia dei mestieri.


15.12.1999
da "La Nuova Venezia"
TELEFONI A RISCHIO A FINE ANNO, PRONTI I RADIOAMATORI
di Gianni Favarato
Il passaggio all'anno 2.000 potrebbe riservare brutte sorprese all'oggetto più comprato dagli italiani: il telefono (fisso o mobile che sia) che in molti si ostineranno ad usare anche allo scoccare dell'ultima mezzanotte del millennio per fare gli auguri in diretta a familiari e amici lontani. Ma una rete di radioamatori è pronta a salvare i veneziani dai disastrosi effetti d'eventuale attacco informatico da «millennium bug» alla rete telefonica, un evento che potrebbe far saltare sia le chiamate dei privati cittadini, sia le comunicazioni tra enti pubblici e la trasmissione dati e messaggi tra computer in rete. Lo prevede il «Piano di contingenza» predisposto dalla presidenza del Consiglio dei ministri che dovrebbe assicurare - in caso di «millennium bug» - la continuità di servizi essenziali (energia, acqua, telecomunicazioni, sanità, trasporti, ecc.) e la gestione degli imprevisti.
La Prefettura di Venezia (che coordina la raccolta e il monitoraggio delle dichiarazioni di «conformità all'anno 2000» a cui sono tenute aziende pubbliche e private) e la Protezione Civile stanno attivando una «task force» presso in Comitato Misto Operativo in via Lussinpiccolo.
Si tratta di una vera e propria Unità di Crisi - messa punto sulla scorta delle esperienze maturate durante le esercitazioni della Protezione Civile - che sarà dotata di mezzi e uomini pronti a intervenire, nonchè di una rete di comunicazioni «alternativa» ai telefoni, messa a punto in Prefettura con l'aiuto della sezione veneziana dell'Associazione radioamatori (Ari).
L'elevata complessità e l'alto livello di liberalizzazione in corso hanno fatto diventare le telecomunicazioni uno dei settori più a rischio, più «vulnerabile» dell'erogazione e distribuzzione d'energia elettrica. Il temuto «errore informatico del 2000» (detto anche Y2K) potrebbe causare un black out comunicativo capace - nella peggiore delle ipotesi - di generare «a casacata» problemi a tutti i servizi pubblici che si servono del telefono o del modem per operare e coordinarsi.
La Telecom e gli altri operatori del settore hanno dichiarato di «essere conformi all'anno 2000", ma - come recita il manuale messo a punto dal governo e presto in distribuzione a tutta la popolazione - «data la complessità della rete telefonica non è da escludere qualche inconveniente».
In questo caso, perlomeno per quanto riguarda Venezia e la sua provincia, l'alternativa alla ragnatela d'interconnessioni via filo o satellite diventate improvvisamente mute, saranno i ponti radio ad alta frequenza (UHF e VHF) garantiti dai volontari dell'associazione radioamatori veneziani. Già un mese fa, in occasione dell'esercitazione di rotazione Civile denominata Serenissima 99 - che a Marghera ha coinvolto anche la popolazione in un'esercitazione anti-nube tossica -, era risultato chiaro che il «punto critico» di qualsiasi piano d'emergenza sono proprio le telecomunicazioni. Da qui la dea di utilizzare i radioamatori volontari per supportare eventuali «cadute delle comunicazioni» che le apparecchiature radio in dotazione agli enti e servizi pubblici (che funzionano con frequenze diverse) non riuscirebbero a garantire. I «ponti radio», se necessario, garantiranno le comunicazioni tra la Protezione Civile e degli altri organismi (polizia, pompieri, Suem, ecc.) chiamati ad intervenire per ogni emergenza da fine millennio.


15.12.1999
da "La Nuova Venezia"
INCOGNITA D'ALEMA SU CA' FARSETTI

Il groviglio si complica. E l'ombra della crisi di governo, con D'Alema che riferirà domani al Parlamento, rischia di mandare a monte tutte le previsioni. Se il governo dovesse cadere, è possibile che in primavera si vada invece che a votare per le Regionali, alle urne per le Politiche, rinviando le amministrative a maggio. Appare in ogni caso molto difficile l'accordo annunciato qualche giorno fa, con l'accorpamento di Regionali e Comunali al 26 marzo.
Significa che le elezioni per il Comune resteranno - se non si vota per rinnovare il Parlamento - a metà maggio, le regionali a fine marzo. Le dimissioni di Cacciari, e il conseguente scioglimento del Consiglio comunale potranno avvenire dunque entro la fine di gennaio, ultimo termine utile per poter rientrare nella scadenza del 24 febbraio e votare con il turno di primavera. Tutto in alto mare, e il futuro di Comune e Regione è a questo punto subordinato in qualche modo a quello del governo. Soltanto domani si saprà del destino della proposta che prevedeva un'unica data per le consultazioni. Intanto l'incertezza è massima. E a Ca' Farsetti si respira aria di smobilitazione. Perchè il Consiglio comunale eletto nel 1997 potrà avere al massimo un mese e mezzo di vita, feste di Natale comprese.
«Vorremmo almeno cercare di concludere il lavoro», dice la presidente Luana Zanella, «certo che se le comunali saranno il 26 marzo e il sindaco si dovesse dimettere ai primi di gennaio tutto sarebbe più difficile». Sul tappeto, oltre al bilancio, ci sono questioni importanti come il tram, i piani urbanistici, il Piano triennale di Insula e della Legge speciale, le convenzioni per la viabilità dello stadio. Come approvare tutto entro poche settimane?
Intanto si comincia a discutere anche del futuro di consiglieri e assessori. Per qualcuno la riconferma appare difficile, altri stanno a guardare, in attesa di decidere se ricandidarsi al Comune, oppure provare la scalata in Regione. Dove lo stipendio, particolare non di poco conto, è parificato a quello di un parlamentare. Molti consiglieri e assessori sono dati per partenti, a cominciare dalla squadra del sindaco Cacciari. Con l'ex Veneto Nord Est Franco Conte, l'ex leghista Olvrado Girardello, le assessore Mara Rumiz e Franca Bimbi. Alessio Vianello, è in corsa per la Regione, ma potrebbe avere un ruolo di rilievo nel caso Paolo Costa la spuntasse nella corsa a sindaco mentre Claudio Orazio potrebbe candidarsi come sindaco al Cavallino. Verso palazzo Ferro Fini con ogni probabilità anche il prosindaco Gianfranco Bettin e la presidente Luana Zanella, mentre per Cesare Campa (oggi assessore regionale) potrebbe aprirsi una candidatura a sindaco. Ma sono ancora ipotesi. In attesa della decisione definitiva sulle elezioni.


15.12.1999
da "La Nuova Venezia"
LO STATUTO IN ALTO MARE

Si parla di come giustificare le assenze dei consiglieri e il numero legale salta per l'ennesima volta. Nuova sospensione per i lavori del Consiglio comunale, che non è riuscito l'altra sera ad approvare il nuovo Statuto previsto dalla legge. Si stava giusto discutendo delle modalità di decadenza dei consiglieri, che dovrebbero essere dichiarati decaduti dopo tre assenze «non giustificate». Ma alcuni rappresentanti dell'opposizione (in testa il deputato Mario Rigo) hanno protestato. Proteste anche dal Polo (Sergio Meconi) per l'intenzione di trasformare il gettone di presenza in stipendio, con la prevista parificazione tra i compensi degli assessori e quelli dei presidenti dei Quartieri.
Ma il battibecco tra maggioranza e opposizione è finito come altre volte: con la sospensione della seduta per mancanza del numero legale. Erano presenti infatti meno della metà dei 47 consiglieri, e Polo, Lega e Veneti d'Europa hanno annunciato che non garantiranno più il proseguimento dei lavori se la maggioranza non c'è. Una sorta di ostruzionismo che rischia di bloccare i lavori dell'assemblea, costretta ad accelerare i tempi in vista dello scioglimento anticipato del Consiglio. Oggi riunione dei capigruppo e nuova seduta. Consiglio comunale anche dopodomani, venerdì e forse prima di Natale, per affrontare il nodo del bilancio e approvare il nuovo Statuto.


15.12.1999
da "La Stampa"
LUCI A VENEZIA

Da Natale al Carnevale, 59 ponti di Venezia saranno illuminati per segnare un percorso meno conosciuto, ma altrettanto suggestivo, che accompagnerà dalla Stazione al Ghetto, alla Madonna dell’Orto, alle Fondamenta Nuove, alle Zattere. L’iniziativa rientra nei programmi di eventi e appuntamenti che culmineranno con il Carnevale. Questo si svolgerà dal 25 febbraio al 7 marzo. Il suo tema si ispirerà alle «Città invisibili» di Italo Calvino.


14.12.1999
UN ESEMPIO DA SEGUIRE

Il 14 dicembre, anniversario di fondazione del Venezia 1907, per un tifoso che si rispetti è una data importante, da celebrare degnamente. Ma per Sebastiano Giorgi, già presidente del Club neroverde Vecchia Guardia e fondatore dell'Associazione Venezia Clubs, non bastavano le solite tavolate e il solito brindisi...
Proprio in concomitanza con la profanazione del Penzo ad opera delle orripilanti ed anti-tradizionali casacche con le brettelle arancioni, il nostro prode ha voluto dare una vera lezione di attaccamento alla maglia, quella vera, costringendo la moglie a partorire la sua prima figlia proprio il 14 dicembre, 92 anni dopo quel indimenticabile 1907...
Purtroppo Corte dell'Orso è attualmente sprovvista di un ospedale con reparto di ostetricia, quindi il lieto evento è avvenuto fra le bianche (e distanti da Mestre) candide nevi di Innichen: ma sul nome penso che non si transigerà... Si vocifera già un AC MATILDE VENEZIA 1907 GIORGI...
Felicitazioni!!!


13.12.1999
da "Il Sole 24 ore"
UN CHIP RISERVERA' VENEZIA AI VENEZIANI

Un passato vissuto come un fardello anzichè come un’eredità, una specificità ritenuta un problema più che una opportunità, una dimensione poco considerata e quasi per niente sfruttata. Venezia si presenta alle soglie del terzo millennio con un pesante bagaglio di problemi.
Soffre la monocultura turistica e teme di esserne alla lunga soffocata, ma non ha coltivato alcuna vocazione alternativa, non ha avuto il coraggio di percorrere le strade del terziario e dell’innovazione. Soffre un’inarrestabile e pesante emorragia di residenti, ma si limita ad una politica protezionistica ed assistenzialistica anzichè creare nuove opportunità. Soffre la storica simbiosi con l’acqua e le sue bizze, ma colpevolmente da trent’anni aspetta che altri decidano. Soffre l’incendio del suo prestigioso teatro e subisce l’onta di una serie di pasticci intorno alla ricostruzione. Soffre l’autentico cancro del moto ondoso che divora rive e fondamenta ma sceglie una politica di basso profilo fatta di sporadiche iniziative di controllo. Soffre lo scontro tra un miope conservatorismo che si appella ai valori ambientali ed artistici e proposte di sviluppo che troppo spesso in passato sono apparse fuori misura, improvvisate, inadeguate. Pare non sapere, questa Venezia, dove vuole andare.
Prendiamo il grande progetto della salvaguardia, un progetto che i migliori esperti del mondo hanno giudicato equilibrato e flessibile sia negli interventi sul centro storico che in quelli alle bocche di porto. In 33 anni è stata completata una mole di studi che non ha pari al mondo per una città eppure c’è ancora chi, ora che sarebbe criminale rinviare la decisione, ripesca di volta in volta una carta dal fondo del mucchio per riproporre vecchie idee, perplessità superate, dubbi più volte riconosciuti senza fondamento. Il tutto per un sottile calcolo politico, per appesantire le ali di un sindaco, Massimo Cacciari, costretto a mediare più che ad amministrare. Un sindaco quasi obbligato a mimetizzare fra altri progetti l’unico piano realistico di sviluppo della città storica, con la costruzione di un grande terminal attorno all’aeroporto da dove partire con una metropolitana sublagunare veloce per arrivare a Murano e all’Arsenale, nuovo possibile polo di crescita con i suoi ampi spazi.
E la Fenice? Ora si ipotizza che porti persino sfortuna, ma il teatro ha dimostrato di saper vivere e prosperare anche sotto un tendone nel desolato piazzale di un’isola parcheggio, oltretutto proponendo programmi non certo per un pubblico di bocca buona. Sul fronte dei grandi progetti è d’obbligo citare il mulino Stucky dove sono finalmente ripresi i lavori, l’area Benetton attigua a Piazza San Marco dove si procede quasi a vista, l’isola di San Clemente acquisita dalla cordata guidata dai Benetton, l’Arsenale e le altre isole cedute o cedibili su cui non mancano proposte, idee, iniziative. L’impressione è però che siano tutti progetti autonomi. Alla città manca un colpo d’ala, una strategia di sviluppo. Manca il coraggio di grandi scelte.


13.12.1999
da "Il Gazzettino"
ANCORA RISSE PER LA QUESTIONE DEI COLORI
di Andrea Regazzi
Il periodo sotto Natale di solito avvicina le persone, fa sentire tutti un po' più buoni e meglio disposti a sopportare chi ha delle idee diverse dalle nostre. A questa regola universale fanno eccezione però i tifosi del Venezia.
Il 14 dicembre di due anni fa una cinquantina di Ultras Unione, con un'irruzione al ristorante Al Colombo in centro storico, rovinò la festa del "centenario" neroverde dell'Associazione Venezia Clubs.
Ieri, e anche in questo caso manca davvero poco al Natale, le due anime contrapposte del tifo arancioneroverde hanno scelto il Penzo come scenario di un'altra rissa da far-west. Che si è svolta in due tempi: prima durante l'intervallo della partita in curva Sud e poi alla fine, fuori dallo stadio. La conferma arriva da una delle due fazioni in disaccordo, la Gioventù lagunare, mentre gli Ultras Unione smentiscono che ci sia stata violenza durante e dopo la gara. Sul dopo non ci sono testimoni, ma per quanto riguarda quanto accaduto fra i due tempi tutti i presenti allo stadio hanno assistito al parapiglia scoppiato in curva Sud. In una zona circoscritta della curva si è creato all'improvviso il vuoto e sono volati pugni e spintoni. «Solo un po' di caos - minimizzano le forze dell'ordine - quando siamo arrivati già si erano calmati. Solo qualche genitore e due o tre bambini sono corsi giù dalle gradinate spaventati».
Contrapposte, invece, le interpretazioni dei diretti interessati sull'accaduto. «È successo quello che denunciamo da un anno e mezzo - dice Sandro Bucciarelli della Gioventù Lagunare - in curva Sud non si sta tranquilli per la diversità di vedute fra noi e gli Ultras. Ieri, tre di loro sono venuti solo per qualche chiarimento, ma da giù all'improvviso ne sono venuti degli altri allo scopo di togliere la sciarpa dal collo di una ragazzina».
Una sciarpa neroverde, ovviamente, come tengono a precisare gli Ultras. «Premetto che non è successo assolutamente niente, solo una stupidaggine - dice Arnaldo Loja - Volevamo solo parlare perché nel primo tempo abbiamo subito alcune provocazioni: qualche fischio e qualche sciarpa neroverde. Sappiamo che in alto contestano le maglie e sbandierano due colori soltanto. Ma non volevamo e non abbiamo usato violenza, tanto meno dopo la partita quando ci sono poliziotti e telecamere ovunque».
Secondo la Gioventù Lagunare invece fuori dallo stadio ci sarebbe stato il classico regolamento dei conti tra i due gruppi, finalmente senza la presenza di estranei. «Le forze dell'ordine ci hanno lasciato fare, guardavano e basta. E così un centinaio di tifosi sono venuti alle mani. Per la solita storia dei colori? A noi le nuove maglie non piacciono ma è solo una questione estetica, i colori non centrano, anche se è noto che noi siamo filo-neroverdi».
Per la stessa ragione anche l'Associazione Venezia Clubs aveva ventilato la possibilità di contestare la nuova tenuta del Venezia (si volevano girare gli striscioni dell'associazione). Nulla di tutto questo, però. E la società si è già mossa per qualche piccola variazione sulla maglia appena uscita dalla fabbrica.


13.12.1999
da "La Repubblica"
LA RICETTA DI CACCIARI
di Giorgio Lago
Massimo Cacciari, è ufficiale? "Ora sì", comunica il sindaco di Venezia. Alle regionali sfiderà Giancarlo Galan, di Forza Italia, presidente uscente del Veneto. Galan non ha dubbi: "Cacciari scappa da Venezia", dice "Parlerò dei programmi. Nemmeno risponderò alle provocazioni un po' sciocchine". Come dire, nessuna fuga dai Piombi. "Anzi, candidarmi a governare il Veneto per me è l'esatto opposto di andare via da Venezia". Può voler dire tante cose. "Vuol dire che, fra tante cose che mi spingono a candidarmi, c'è anche il tentativo di superare il secolare distacco tra l'immagine di Venezia e il Veneto. Venezia ha radici nel Veneto e se queste radici vengono estirpate, Venezia non potrà mai assumere il suo ruolo di vera capitale. Venezia non è una città astratta, che può essere capitale navigando sulle nuvole e sulle acque. Venezia ha il suo ruolo nella regione Veneto e, nello stesso tempo, il Veneto deve riconoscersi in Venezia. A dispetto dei centrodestra di ieri e di oggi, Venezia non è una palla al piede del Veneto".
Saldatura tra Venezia e Veneto, dunque. "È difficile pensare che scappi da Venezia un sindaco che due anni fa ha preso il 64 per cento dei voti e che non mi pare sia in una fase di particolare declino stando almeno a ciò che Galan e i suoi signori amano in modo particolare: i sondaggi".
Il Veneto pone ben altre questioni. "Eclatante è la sproporzione ed evidente la disimmetria che si sono create negli ultimi dieci anni tra il peso economico di questa regione e la sua rappresentatività politica".
Il gigante e la nana. "Magari non si può nemmeno dire che manchi ceto politico. In fondo c'è, ma hai persone e personalità in tanti campi, non sistema, non governo. Il Veneto ha il Pil ed export superiori alla Catalogna, ma questa come del resto la Baviera o la Scozia hanno ben altro ruolo: basta stare un giorno in Europa per toccare con mano".
Ma è la stessissima sfida della "questione settentrionale". ""Eh, io collocherò il Veneto al centro della questione settentrionale, che presenta nelle Regioni del Nord, pur specifiche, denominatori comuni grandi come case. Piemonte, Lombardia, Veneto... hanno bisogno di fortissima autonomia, che non è l'indipendenza dello staterello, ma competitività. Questa autonomia non è centripeta, è invece tutta centrifuga: il concetto di autonomia è il concetto più globale che c'è".
L'apparenza globale inganna. "La globalizzazione attuale è fatta di autonomie, è fatta di luoghi salienti, di centri di energie che riescono a mettersi in rete e a diventare internazionali. La globalizzazione è fatta di centri che diventano mondo, non è fatta di mondo, anche qui astratto, vagante per le nuvole e iperuranio. Questi problemi sono del Veneto come del Piemonte e della Lombardia: questa area è centrale per il futuro dell'Europa".
Con quali strumenti? "Il futuro si deciderà a seconda che i grandi flussi Est-Ovest passino per la fascia franco-carolingia o per la fascia sub-alpina. Qui le sfide sono enormi per noi, a cominciare dai traffici ferroviari, viari, marittimi. E dei servizi alle imprese".
Questo è lo zenith del successo; senza impresa, frana ogni progetto. "Ma il sistema che le sostenga non lo inventa il mercato: il servizio è il prodotto della politica!"
C'è stanchezza nel Veneto. "È stato un grande crogiolo, anche simpaticamente anarchico; c'è stato il casino, ma anche grandi vitalità. Ora si è decantato, e però può ora emergere ceto politico. Vedi certe categorie di massa nel Veneto, come Coldiretti e Artigiani, che hanno rischiato di essere travolti dalla marea leghista e da movimenti protestatari come il Life, e che invece ne sono uscite alla fine rinnovate e anzi hanno fatto da innesco a processi di rinnovamento molto importanti. C'è decantazione, non riflusso, che sta sedimentando organizzazioni e persone più forti di prima, cioè capaci di governo".
Una svolta. "Sarebbe una ridicolaggine che le categorie produttive che hanno saputo dirigere la protesta, né cavalcandola né sopprimendola, trovassero in Regione un interlocutore che continua a protestare! Basta, basta Roma Ladrona. Governiamo".
Cosa sanno i leghisti del Cacciari-pensiero? "Tutto. Sanno che ho lavorato con i loro sindaci finché Bossi l' ha concesso. Sanno come ho governato Venezia, tant'è vero che la metà dei leghisti mi hanno pure votato. Sanno che non mi ruffianerò mai con loro né li adulerò. Sanno che sono un interlocutore molto duro ma sempre correttissimo. Sanno che sono federalista da vent'anni". A far data da... "...Dal prof. Miglio, da quando mi ha fatto discutere sulla costituzione di Weimar, sulle tragedie di questo secolo che sono tutte sotto il segno di stati centralistici, oppure su quanto abbia pesato sul fascismo il fatto che l' unità d'Italia sia nata in quel modo. Miglio mi ha aperto a questa idea di federalismo, e da allora ci studio e ci scrivo. Non credo che sia stato Bossi a illuminarmi d'immenso".
Sul federalismo, cosa si può discutere e cosa no? "Per esempio, un appassionatissimo dibattito - teorico e politico - nella nuova Costituzione federalista italiana potrebbe vertere sul diritto di secessione: nell'ambito della costruzione federalista si può civilmente discutere di tutto! Ma non della Padania, delle stelle alpine, delle camicie verdi o del dio Po".
Bossi sembra costeggiare ora Berlusconi. "Nella mia vita ho letto troppo Machiavelli e Hobbes per scandalizzarmi. Ma Machiavelli separava politica e morale perché aveva dei grandi fini: ora, se Bossi e Berlusconi mi spiegassero i grandi fini che hanno...".
Il Veneto sarà ancora laboratorio federalista? "Il primo grande tema della nuova legge regionale è lo Statuto, che io chiamerò Costituzione, Costituzione del Veneto autonomo: di fatto, con questo formidabile strumento e forzando al massimo le deleghe della Bassanini, si può cominciare a costruire il federalismo dal basso: solo da qui può partire, non più dalle Bicamerali o dal Parlamento. Le Regioni avranno una grande responsabilità, devono uscire dal modello centralistico degli anni '70 che le vide produrre una sterminata burocrazia".
La "Lista Cacciari" per il Veneto dice qualcosa a livello nazionale? "Dico sempre che bisogna puntare a un soggetto unico, non a un partito unico che assomigli ai vecchi Pci o Dc. Intendo un soggetto unico federato in cui ci sono, se vuoi, tutte le sigle attuali!, ma con un organo della federazione che decida per tutti. C'è il Wisconsin, la Carolina... e c'è il presidente degli Stati Uniti, insomma! Questa è la strada giusta ma, io che sono impaziente per natura, dico che adesso non bisogna essere impazienti: se fai il soggetto unico ora, rifai l'Ulivo con tutti i suoi limiti. Non è maturo il soggetto unico". Le sirene del centro sono tante. "In politica io sono sempre stato fedele a Kant: le mediazioni al centro hanno questo di brutto, di essere la somma dei vizi degli estremi. No, non bisogna guardare al centro, occorre guardare avanti! La Regione, l' Italia, l'Europa, non chiedono di ammassarsi al centro, ma la direzione; chiedono il progetto, non lo strabismo di chi guarda al centro degli schieramenti attualmente dati. Qui davvero si vede la crisi della politica: si converge al centro scimmiottandosi invece di scoprire nuove centralità".
Chi è Cacciari? "Non sono di centrodestra, questo è pacifico. Sono uno che ha passato la vita tentando di modernizzare. Io sono un riformista, un radicale e coerente riformista in ogni campo. Non sono assolutamente un moderato, se per moderato s'intende lasciare le cose come stanno. Prendiamo il Veneto: non ha bisogno di essere sedato, tranquillizzato, bloccato. A me sembra di avvertire che questa regione chiede riforme, novità, non conservazione. Questa è la partita e se il Veneto dimostrasse che questa linea è giusta avrebbe un enorme impatto a livello nazionale". Enorme? "Sì, smantellerebbe le mitologie di una vecchia e cattiva politica". Compreso il "Cacciari comunista". "L'anticomunismo di maniera, agitato da Berlusconi, credo avrà scarsissimo peso. E nei miei confronti sarebbe quanto mai bizzarro".
C'è un altro anti-comunismo nel Veneto? "In questa regione c'era ed era ben fondato, perché la vecchia sinistra di questa regione non capiva niente! Era minoritaria, protestataria, senza alcun progetto, convinta che nel Veneto ci fossero solo le partecipazioni statali. Faceva la Cassandra cieca, non la Cassandra che profetizza le vere sciagure, ma la Cassandra del cavolo. Oggi questa storia è finita; oggi ci sono le condizioni, senza demagogia, per fare il salto: una forza più credibile di altre per governare il Veneto". Con Emma Bonino o... "Ti racconto un aneddoto. Appena eletto alla Camera, nel 1976, mi presento a Montecitorio e vado a prendere il posto assegnatomi, in alto all'estrema sinistra: allora non c'era Rifondazione. Vado, e me lo ritrovo occupato dai radicali, eletti per la prima volta, Pannella, Bonino, Adele Faccio... Dico: questo è il mio posto ma Pannella mi risponde: no, a sinistra stiamo noi. Gli replico: dammi il tuo tesserino e vado al posto tuo, chissenefrega! Mentre vado verso il centro, al posto di Pannella, il mio capoclasse Pochetti, buonanima, simpaticissimo, ciociaro, capoclasse del gruppo comunista alla Camera per quattro/cinque legislature, durissimo e severissimo, mi insegue insultandomi perché avevo osato perdere la posizione di sinistra e non tenere la linea con la Bonino e Pannella! Hai capito?". Com'è finita? "Sono tornato a sinistra perché Pochetti mi impediva di sedermi al loro posto e ho trascorso la mia prima seduta in Parlamento in piedi, dietro Pannella, perché i radicali non hanno voluto muoversi da sinistra". Un apologo politico. "Voglio dire che non posso immaginare di trovarmi ora la Bonino con An. Ma vogliamo scherzare? E sarebbe demenziale che certi atteggiamenti della sinistra regalassero i radicali a Berlusconi".


13.12.1999
da "Antenna 3 Nordest"
CALCIO: VENEZIA-PARMA 0-2
di Pietro Bortoluzzi
L'arancione, vistosamente aggiunto alla casacche neroverdi del Venezia per accontentare le violente contestazioni degli Ultras Unione, questa volta non solo non ha portato fortuna ai lagunari impegnati al Penzo contro il Parma, ma (durante l'intervallo) ha anche causato lo scoppio di una zuffa in Curva Sud fra mestrini e veneziani…
Per il resto di colorato nella partita del Venezia 1907 c'è stato ben poco, contro un Parma apparso nettamente superiore e in gol sin dall'11' del primo tempo, con Cannavaro.
Poi le espulsioni di Konsel al 25'pt e di Walem al 35'pt non cambiano le cose, e quando i lagunari provano a farsi sotto, in porta parmense si esalta il panchinaro Micillo: vedere la parata su Berg del 32'pt.
A chiudere il match una giocata sopraffina del bomber gialloblu Crespo, che al 32' della ripresa in azione personale dribla mezza difesa veneziana e va ad insaccare la palla del 2-0 finale.
E per il Venezia sabato prossimo ci sarà l'insidiosissimo derby-salvezza a Verona…


11.12.1999
da "Il Gazzettino"
NELLA BIRRA C'ERA PIPI'

Ha chiamato in causa la Ciga Hotels accusandola di avergli fatto trovare, nel frigo-bar della sua stanza, al "Des Bains", una bottiglia che invece di birra conteneva.. pipì. Pietro Cantoni, un bresciano arrivato al Lido in vacanza, si era sentito male ed era finito anche all'ospedale. Una brutta disavventura datata 14 agosto '94. Cantoni si era subito rimesso, ma non aveva "perdonato" l'albergo. E così, con l'avvocato Antonio Ferrarelli, aveva citato per danni la Ciga. Una causa che si è conclusa in questi giorni. La sezione stralcio del Tribunale di Venezia ha condannato la catena alberghiera a pagare 300 mila lire a Cantoni, più gli interessi maturati nel frattempo. Nella sua difesa, la Ciga (avvocato Ferdinando Trivellato) aveva sostenuto che non era stato provato che la presenza dell'urina nella bottiglietta della birra dipendesse dall'albergo, piuttosto che dalla ditta di produzione della bevanda, o addirittura dallo stesso Cantoni. Il Tribunale ha invece puntato l'attenzione sugli effetti della bevuta indesiderata:Cantoni «non ha provato che dall'ingestione del liquido gli siano derivati postumi permanenti o temporanei». Anzi, a detta dei testimoni, dopo una mattinata passata in ospedale, nel pomeriggio era già nella piscina del Des Bains. Di qui la decisione di riconoscergli «un'indennità per la mezza giornata passata all'Ulss». 300 mila lire, appunto.


9.12.1999
da "La Nuova Venezia"
LE PIETRE DEGLI ILLUSTRISSIMI, CENSITE IN UN LIBRO 126 LAPIDI

Le pietre dei Veneziani illustri. Per la prima volta una mappa completa delle lapidi commemorative, divise per sestiere, disseminate sulle facciate dei palazzi del Centro storico, con cui la pubblica amministrazione ha voluto, nel corso del tempo, ricordare artisti, scrittori, poeti e altri personaggi eccellenti nati e vissuti a Venezia. A curare la singolare guida - appena uscita per i tipi de Le Altane - Aldo Andreolo, noto artista veneziano ed Elisabetta Borsetti. Il censimento, fatto camminando a piedi per la città, riguarda 126 lapidi e si ferma, volutamente, agli eventi storici dell'Ottocento. Venezia ricorda, questo il titolo dell'insolita guida, potrebbe inaugurare un filone di turismo alternativo in giro per la città. La descrizione di ogni"targa" è infatti accompagnata dalle notizie storiche e biografiche essenziali del personaggio effigiato e aiutano, in molti casi, a costruire itinerari di visita fuori dai normali tour turistici. La Venezia dei compositori, ad esempio, partendo dalla targa di fronte all'hotel Londra, in Riva degli Schiaconi, dove Cajkowskij soggiornò per alcuni giorni e compose la sua quarta sinfonia, o da quella di Mozart, sul ponte dei Barcaroli, a due passi dalla Fenice, nella casa in cui il compositore quindicenne soggiornò nel Carnevale del 1771.
O, ancora, al 2040 di Campiello Vendramin Calergi, dove la lapide marca la casa in cui Wagner morì, per non parlare delle targhe che segnalano le vicende umane di Vivaldi, Wolf Ferrari, Marcello, Cimarosa, Perosi.
Oppure, altro possibile pellegrinaggio lapideo - guida alla mano - quello dei grandi personaggi stranieri innamorati di Venezia.
Partendo, ad esempio, dalla targa commemorativa della casa-museo di Peggy Guggenheim, a Ca' Venier dei Leoni, passando per il ricordo marmoreo dell'abitazione di Ezra Pound, per mezzo secolo, al 252 di calle Querini - dove vive ancora sua moglie Olga Rudge - e arrivando magari al 781 delle Zattere ai Gesuati, dove, alla Pensione Calcina, visse John Ruskin, l'autore de Le Pietre di Venezia.
Ancora, la Venezia degli artisti, naturalmente la più frequentata, dalla casa del Canaletto, commemorata con la canonica lapide al 5485 di calle della Malvasia, a quella di Tiziano, nell'omonimo campo, fino a quella del Veronese, segnalata al civico 3337 di Salizada San Samuele, per citare solo tre nomi. E poi, la Venezia dei letterati e dei poeti, che siano Gabriele d'Annunzio, che abitò la celebre Casetta Rossa nel periode della guerra 1915-18, o George Byron, effigiato a Palazzo Mocenigo, Alessandro Mamzoni, che per circa due anni, tra il 1803 e il 1804 soggiornò al civico 2760 di Campo San Maurizio, o addirittura Dante Alighieri, ricordato a destra del portale dell'Arsenale per i celebri versi che vi dedicò nel XXI canto dell'Inferno.
Ma andar per lapidi può significare anche scoprire presenze del tutto insospettate nella storia diVenezia. Ad esempio, quella, di Christian Doppler, il grande fisico e matematico austriaco che scoprì l'effetto che oggi porta il suo nome e che morì nel marzo del 1853 in una casa al civico 4134 di Riva degli Schiavoni. O quella dei fratelli Lumière, ricordati in una targa in Corte del Teatro San Moisè, al 2243, perché qui sorgeva il Teatro Minerva dove la sera del 9 luglio 1896 ebe luogo la prima proiezione pubblica veneziana del loro cinematografo. Un percorso pieno di sorprese, attraverso le epigrafi della città, che raccontano la sua storia, anche nei suoi risvolti più inediti.

Lucrezia, la prima laureata del mondo


E' considerata la primna donna laureata del mondo e Venezia la onora con una lapide commemorativa in calle del Carbon, al 4140, a pochi metri dalla sede municipale di Ca' Farsetti, che ricorda la data dell'evento (il 25 giugno 1678) e la casa dove nacque, nel 1646. La protagonista di questo specialissimo ricordo inciso nel marmo è Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, esponente di una delle più illustri famiglie veneziane, capace di dare alla Serenissima quattro dogi, una regina (Caterina di Cipro) e nove cardinali. Qualche giorno prima della laurea Elena Lucrezia - figlia di Giovanni Battista, che, pur avendo sposato una plebea, versò una forte somma allo Stato per mantenere il titolo - dovette fare l'abituale professione di fede davanti a due testimoni. Il giorno precedente al fatidico evento vennero estratti gli argomenti da discutere. Il 25 giugno la sala del Sacro Collegio, riservata ai dottorati, era affollata già dalle prime ore del mattino. Numerosi stranieri erano arrivati da ogni parte d'Europa per assistere all'eccezionale avvenimento nella cappella della Beata Vergine, nella vicina cattedrale. Elena Lucrezia discusse le sue tesi meravigliando tutti per la notevole competenza, tanto che, tralasciata la rituale vocazione segrteta, fu laureata per acclamazione tra il generale entusiasmo.

Tutti i nomi da Alighieri agli Zeno


Questo l'elenco completo dei personaggi pubblici a cui a Venezia è stata dedicata una targa commemorativa, divisi per i sestieri in cui ciascuna compare.
SESTIERE DI S. MARCO. Lorenzo Perosi, Giuseppe Tassini, Guglielmo Pepe e Alessandro Poerio, Ippolito Caffi, Protagonisti della rivoluzione veneziana del 1848 - 49, Jòzef Ignacy Kraszewski, Silvio Pellico, Anselmo Fuerbace, Pietro Orseolo II, Antono Canova, Johann Wolfgang Goethe, Wolfgang Amadeus Mozart, Paulo Fambri, Lorenzo Giustinian, Gioachino Rossini, Louis Jean e Auguste Lumiere, Alessandro Manzoni, Giorgio Baffo, Felice Cavallotti, Gerolamo Emiliani, Bruno Saetti, Giacomo Casanova, Ermanno Wolf Ferrari, Paolo Veronese, Francesco Querini, Domenico Cimarosa, Mariano Fortuny Y Madrazo, Daniele Manin, Aldo Pio, Paolo Aldo Manuzio, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, Enrico Dandolo.
SAN POLO E SANTA CROCE. Ugo Foscolo, Gaspare Gozzi, Carlo Goldoni, Pompeo Molmenti, Adriano di Rodolfo Balbi, Aldo Pio Manuzio, Daniele Manin, Fioravante Seibezzi, Marin Sanudo, Vittorio Salmini.
DORSODURO. Marco Novati, Peggy Guggenheim, Henri De Regnier, Ezdra Pound, John Ruskin, Apostolo Zeno, Gennaro Favai, Alessandro Milesi, Filippo De Pisis, Diego Valeri, Carlo Dalla Zorza, Ettore Tito, Teodoro Wolf Ferrari, Roberto Browning, Cesco Baseggio.
CANNAREGIO. Agostino Stefani, Riccardo Wagner, Innocente Giuseppe Lanza, Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Nicolò e Antonio Zeno, Pier Fortunato Calvi, Tiziano Vecellio, Francesco Guardi, Emilio Zago, Marco Polo, Gustavo Modena.
CASTELLO. Enrico Cosenz, Petr Il'ic~ C~ajkowskij, Antonio Vivaldi, Giorgio Massari, Alessandro Vittoria, Francesco Petrarca, Christian Doppler, Giovanni e Sebastiano Caboto, Giovanni Battista Tiepolo, Carlo De Ghega, Domenico Moro, Dante Alighieri, Ugo Foscolo, Antono Vivaldi, Attilio ed Emilio Bandiera Domenico Moro, Guglielmo Oberdan, Giacinto Gallina, Marin Sanudo Torsello, Sebastiano Venier, Antonio Canal detto il Canaletto, Riccardo Selvatico, Francesco Novelli.
CANAL GRANDE. Riccardo Wagner, Benedetto Marcello, Giacomo Favretto, Alvise Da Mosto, George Byron, Carlo Mezzacato, Gabriele D'Annunzio, Rosalba Carrera, Gregorio Barbarigo.
BURANO. Gino Rossi, Umberto Moggioli, Mario Vellani Marchi, Baldassarre Galuppi.


8.12.1999
da "Il Gazzettino"
TOTOSINDACO: VINCE BRUNETTA

È Renato Brunetta il candidato più votato nel referendum del Gazzettino. Un (e)lettore su quattro ha scritto il suoi nome: 513 preferenze sulle 1960 schede giunte in redazione. I sostenitori del Polo hanno votato a senso unico. Quelli del centrosinistra, invece, hanno distribuito i consensi tra l'eurodeputato dell'Asinello, Paolo Costa, e il vicesindaco diessino Michele Vianello. A dimostrazione che i comitati promotori dei candidati forti sono già scesi in campo. Costa a quota 281, Vianello segue a 222. Il duello si profila. Massimo Cacciari viene scelto, invece, da soli 4 irriducibili, che ancora non si rassegnano al suo desiderio di traghettare in Regione.
Il "totosindaco" recepisce così le indicazioni dei partiti, ancora alle prese con i confronti per la designazione dei candidati veri. Per il momento, comunque, nessuna decisione. Da fonti vicine al leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, giunge solo una decisa smentita alle illazioni su una candidatura di Emma Bonino a sindaco per il Polo. Arcore non ci pensa nemmeno. Brunetta invece si dice disponibile ad accettare l'investitura. Anzi: «Disponibile da sempre», visto che il suo sogno svanì due anni fa alla vigilia della campagna elettorale.
Una smentita anche da Cacciari: «A nessuno ho finora parlato di candidature e posti in lista. Informerò di tutto questo soltanto ed esclusivamente quando avrò concluso le consultazioni e quando tutti i problemi connessi con la mia candidatura saranno risolti». Intanto un suo assessore, il diessino Claudio Orazio, potrebbe lasciare Ca' Farsetti per candidarsi a sindaco di Cavallino. E subito il consigliere regionale Francesco Piccolo, firmatario della proposta di legge sull'autonomia del litorale sottolinea la «contraddizione che esiste nell'ipotesi di candidare» chi ha «ostacolato il referendum e la costituzione del nuovo Comune». Anche a Cavallino la sfida è già iniziata.


8.12.1999
da "Il Gazzettino"
ECCO L'AUTOSTRADA SUBLAGUNARE ANTITRAFFICO

Ci aveva già provato, negli anni Cinquanta, l'ingegner Miozzi, che dopo aver «firmato» il ponte della Libertà e quello degli Scalzi aveva progettato (senza esito) un'autostrada lagunare da Tessera al centro storico.
A quarant'anni di distanza ci riprova Ernesto Armellin, ingegnere di Vittorio Veneto, autore di un progetto teso ad accorciare sensibilmente il percorso del Corridoio Adriatico.
Mentre a Venezia, e ora a Roma, si discute del tracciato migliore fra il passante Mira-Quarto e il tunnel sotto la tangenziale, nella Marca si è pensato a una terza ipotesi: quella di passare sotto la laguna, attraverso un tunnel lungo trenta chilometri fra Tessera e Chioggia. Una boutade? L'autore dice di no: l'autostrada sublagunare, tre corsie più quella d'emergenza per ogni senso di marcia, sarebbe «prefabbricata» con tronconi di cento metri e successivamente affondata sul fondale lagunare.
Il tracciato sarebbe interrotto da due isolotti artificiali da adibire a parcheggio e interscambio per chi è diretto a Venezia. Una serie di condotti d'aerazione e aspirazione dotati di sistemi di depurazione consentirebbero di eliminare gli scarichi dei mezzi.
E l'elevato costo di realizzazione dell'opera - 1750 miliardi secondo la stima del progettista - sarebbe coperta per l'80 per cento dai fondi europei già stanziati per il Corridoio adriatico.La spesa, secondo Armellin, compenserebbe il risparmio di tempo che si avrebbe con il tracciato sublagunare.
A conti fatti, il tracciato Quarto d'Altino-Tessera-Chioggia sarebbe lungo 41 chilometri, trenta in meno rispetto al percorso del passante che s'innesterebbe sulla Romea.
Resta il problema dell'impatto ambientale di un'opera che attraverserebbe, nei piani del suo autore, un ambiente prezioso e dagli equilibri estremamente fragili.
Ma la scelta, ribatte Armellin, sarebbe preferibile a quella di un'autostrada in superficie lungo la Romea, sulla gronda lagunare, dove l'impatto ambientale e l'inquinamento atmosferico sarebbero più pesanti.
Ora il progetto, tenuto nel cassetto per un paio di anni, cerca eventuali sponsor politici.


7.12.1999
da "La Nuova Venezia"
BONINO CANDIDATA DEL POLO COME SINDACO?

La carta segreta del Polo si chiama Bonino. Più di un'ipotesi, di cui avrebbe parlato lo stesso Berlusconi con i propri collaboratori: il ciclone Emma per battere il centrosinistra e conquistare il capoluogo simbolo del Nord. «Venezia val bene una messa», dice laconicamente Renato Brunetta, che pure non ha fatto mistero di puntare a Ca' Farsetti. Certo, quel 12% che Bonino aveva raggranellato alle europee fa gola al Polo, che dovrà però tener conto anche dei malumori interni. E intanto si sfarina la squadra di Cacciari. Claudio Orazio si candida a sindaco di Cavallino: «Non posso fare l'assessore a vita».
La carta segreta del Polo si chiama Bonino. Più di un'ipotesi, di cui avrebbe parlato lo stesso Berlusconi. Il «ciclone Emma» si sposterebbe dunque dalle regionali venete, candidatura per la quale l'ex commissario Ue si era detta disponibile la settimana scorsa (in ballottaggio con Piemonte), al capoluogo simbolo del Nord.
Sarà davvero Emma Bonino il candidato sindaco del Polo a Venezia? Se ne parla con insistenza negli ambienti veneziani di Forza Italia. Quanto basta per spargere il panico fra i molti aspiranti candidati azzurri. Bocche cucite, naturalmente. Ma anche nel Polo l'annuncio della possibile scesa in campo della Bonino ha lo stesso effetto che ebbe, un mese fa, l'ipotesi Baratta per il centrosinistra. «Non mi pare sia il caso, Venezia ha bisogno di candidati veneziani», sbotta Ugo Bergamo, ex sindaco e consigliere regionale del Ccd. «Sarebbe grave, speriamo di no», sorride Cesare Campa, assessore regionale di Forza Italia, tra i possibili candidati alla poltrona.
Più prudente Renato Brunetta, l'economista che in molti danno per ideale candidato azzurro. «Non ho opinione», si schermisce, «un candidato da fuori? Dipende da chi». E l'ipotesi Bonino? Brunetta non smentisce: «Venezia val bene una messa».
Dunque, per conquistare il capoluogo del Veneto, dopo sei anni di governo Cacciari, Forza Italia sarebbe disposta anche a trovare un candidato al di fuori del partito. La Bonino come Guazzaloca, personaggio «forte», capace di pescare consensi anche dall'altra parte. E candidato di immagine che potrebbe portare parecchi guai a una coalizione ancora divisa sul nome del successore di Cacciari. Alle europee di giugno, meno di sei mesi fa, la Bonino aveva portato a casa nel territorio del Comune il 12,2 per cento dei voti. Un vero ciclone. Terzo partito dopo Forza Italia (al 23 per cento) e i Ds (19). Più dell'Asinello di Prodi (al 10 per cento), di An (al 7,3 dopo la sfortunata alleanza con Mariotto Segni), il doppio di Rifondazione (6%). Ma anche molto di più dei Popolari e della Liga (intorno al 2 per cento). Potrà la Bonino ripetere l'exploit? «Ma neanche per sogno», sbotta Sergio Meconi, esperto uomo-macchina di Forza Italia. Lui i conti li sa fare bene, perché proviene dall'apparato socialista: «La Bonino è un fenomeno che non si ripeterà», assicura, «adesso non ha più il traino della campagna per la presidenza della Repubblica».
Sarà. Ma intanto a corteggiare l'ex radicale c'è la fila. Il sindaco Cacciari punta a intercettarne i consensi per sostenere la sua proposta «federalista» per la Regione. E Berlusconi, dopo la famosa cena a Bruxelles con la signora, si dice sicuro che Emma starà con il Polo. Tanto che starebbe pensando ora alla clamorosa mossa a sorpresa. Bonino sindaco? Ovviamente la decisione è ancora prematura. E poi si dovrà sondare la disponibilità dell'ex commissario: avrà voglia di immergersi nella vita amministrativa di una città che non è la sua? «Noi aspettiamo che il centrosinistra faccia la prima mossa», dicono al Polo. E oltre alla Bonino, circolano anche altre ipotesi «veneziane». Campa e Brunetta, ma anche l'imprenditore Piergiorgio Coin.
Partita ancora alle prime battute anche nel centrosinistra. I Ds l'altra sera hanno fatto la prima mossa, rivendicando il diritto di proporre alla coalizione un loro candidato. Che dovrebbe essere, stando alle consultazioni avviate con la base e la società civile, il vicesindaco Michele Vianello. I Democratici dell'Asinello però non fanno mistero di puntare su Paolo Costa, mentre si scaldano anche Roberto D'Agostino e Marino Folin. Ma il braccio di ferro si annuncia lungo. Sotto l'ombra della candidatura Bonino.


7.12.1999
da "La Nuova Venezia"
LA QUERELLE DELLE MAGLIE

Queste dovevano essere le maglie ufficiali del Venezia 1907... Ma gli sputacchi degli Unione hanno cambiato tutto... Bel esempio...Una sorpresa annunciata quelle nuove maglie esibite dal Venezia l'altro ieri contro la Reggina. Una querelle che fa sorridere lontano da Venezia ma tremendamente seria per chi ricorda la dura contestazione del 17 luglio alla presentazione ufficiale della squadra. Arancio-nero-verde, i colori sociali, simbolo di una fusione sempre in bilico fra nostalgia e novità. Ma cosa ne pensano la varie componenti del tifo circa le casacche esibite dalla squadra? Pareri discordi, naturalmente, e anche questa non è una sorpresa.
«Per la prima volta dal giorno della fusione, e sono passati 13 anni, - esordisce Arnaldo Loia degli Ultras Unione - vediamo una maglia che rispecchia i colori della squadra. Ho sentito parlare di ragioni del marketing e invece mi sembra una scelta dettata dal cuore, non dal mercato. Quella presentata in luglio a Villa Condulmer era solo destinata alla vendita in Giappone. Qualcuno dice che è brutta. Ma come? Abbiamo giocato per anni con maglie orribili, il discorso della maglia brutta viene fatta solo ora che c'è l'arancione. Mi auguro rimangano fino a fine campionato». Di avviso diametralmente opposto Giorgio Granzo dell'Associazione Venezia Clubs: «Maglie vomitevoli, vergognose, una squadra di serie A non può andare in giro conciata così. Abbiamo spesso giocato con casacche brutte ma stavolta si è passato il segno. E non mi riferisco alla ripartizione dei colori, ne faccio una questione di buon gusto. E non parliamo di scaramanzia: se c'è qualità e voglia si vince, altrimenti si perde. Diamoci una maglia seria che ricordi la fusione e la storia di una società nata nel 1907». Per Franco Scappin, presidente del Centro Coordinamento Clubs VeneziaMestre «è tutto ok, la maglia rispetta i tre colori al 33% e il Centro si dichiara soddisfatto, sono maglie davvero belle. E poi dopo la vittoria non si cambiano, in questo momento servono punti in classifica, non discussioni inutili». «Sono maglie brutte, qui non è questione di rispetto dei colori - dice Sandro Bucciarelli della Gioventù Lagunare - sembrano le maglie dei pompieri, sono fosforescenti, quelle di prima erano meglio. E' il segnale della confusione che regna in società, abbiamo cambiato già tre maglie da inizio d'anno, dev'essere un record europeo». Solo un po' perplesso Angelo Torresin della Pattuglia Arancioneroverde: «Sono casacche un po' strane ma visto che portano bene spero vengano confermate anche col Parma. E' una questione di cabala, innanzitutto, anche se finalmente c'è ugual dignità fra i tre colori». Roberto Calzavara del Primo Amore rimane in attesa: «Discreta, non eccezionale. Un po' troppo colorata, quasi carnevalesca ma rispecchia i colori sociali e questo è un obiettivo che ci eravamo posti fin dall'inizio». «Non sono orribili bensì orripilanti - si inserisce Luigi Carbon come portavoce del club Vecio Leon - non potevano inventarne una di peggiore. E' una questione di buongusto, contesteremo civilmente la scelta societaria». Chiusura affidata ad una giovane tifosa, Vanessa Tortato: «Mi piacciono molto, rispecchiano il Venezia e sono belle. E' una maglia che riscuoterà successo di vendita, sarà bello indossarle e mostrarle in giro».


7.12.1999
da "La Nuova Venezia"
CANNAREGIO, IL RITORNO DELL'ARMA

L'inaugurazione della nuova sede dei Carabinieri a Cannaregio. FOTO: InterpressTappeto rosso, militari in uniforme, i discorsi ufficiali e la benedizione del sacerdote. Così, ieri mattina, è stata inaugurata la nuova sede dei Carabinieri di Cannaregio. Un'inaugurazione attesa per quasi vent'anni e fortissimamente voluta dai residenti della zona, che con lettere, petizioni e raccolte di firme avevano chiesto nell'arco dei medesimi vent'anni la riapertura della stazione, chiusa bruscamente in seguito all'esplosione di una bomba la notte del 30 aprile del '79.
E così è stato: da ieri la gigantesca caserma Manin in campo dei Gesuiti è tornata a rivivere almeno per uno spicchio e due delle decine di finestre sbarrate da mattoni hanno finalmente gli oscuri di una vita normale. Quella dei militari che occupano già da qualche giorno i 400 metri quadrati della stazione dove, ai lati di un lungo corridoio, si aprono gli alloggi, la guardiola, i vari uffici e naturalmente la porta d'acqua affacciata sul canale di Santa Caterina.
Per il campo dei Gesuiti è stata una mattinata di festa, con i curiosi sul ponte, i ragazzini di una scuola schierati, i passanti che si fermavano.
E naturalmente con tutte le autorità del caso, dal prefetto Vincenzo Barbati al questore Lorenzo Cernetig, dal colonnello Giuseppe Meglio al procuratore della Repubblica Renato Gavagnin e al sostituto procuratore Matteo Stuccilli, al presidente del Consiglio di quartiere 1 Marco Zanetti. E' toccato al colonnello Meglio aprire la «semplice ma significativa cerimonia» di inaugurazione della stazione, che aiuterà a garantire «tranquillità e sicurezza» nel sestiere.
Per il sindaco Cacciari «magari si potessero moltiplicare queste stazioni». «Nell'ambito della sicurezza c'è un modo di farsi giustizia da sè, alla Far-west, e c'è invece un altro modo, quello giusto, garantito dalle forze dell'ordine - ha detto il primo cittadino - Sono due concezioni molto diverse. Ma solo con il secondo siamo e saremo in grado di rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini».
La nuova sede di Cannaregio è un ulteriore passo verso l'affermazione delle forze di polizia in centro storico. Il prefetto Barbati l'ha inquadrato nello «sforzo notevole per una migliore sistemazione delle forze di polizia, come quello di far ritornare la Questura a Venezia, alla caserma di Santa Chiara. Questo significa dare alla città punti di riferimento».


6.12.1999
da "La Nuova Venezia"
ARRIVA LIUTO, IL VAPORETTO MORBIDO

Liuto, il nuovo vaporetto morbido presentato dall'Actv. FOTO da La Nuova Venezia. Un «Liuto» leggero e flessibile, antipasto della nuova flotta dell'Actv. E' questo il nome del nuovo vaporetto dell'azienda di trasporto acqueo varato sabato mattina alla Stazione Marittima e che - grazie alle sue caratteristiche tecnologiche avanzate - avrà un basso impatto ambientale, ottenendo una sensibile riduzione del moto ondoso e un minore inquinamento grazie al suo innovativo sistema di propulsione. «Liuto» sta infatti per «Low Urban Transport Water Omnibus».
Un nome che sottolinea le caratteristiche del vaporetto, nato da un progetto presentato nel '95 dalla Commissione Europea dall'Actv, proprio per rinnovare la sua flotta.
Un progetto diventato realtà grazie ai partner dell'azienda di trasporti acquei nell'ideazione del prototipo che gli stessi veneziani ieri pomeriggio hanno potuto sperimentare ai Giardinetti Reali dove l'imbarcazione era ormeggiata e che presto entrerà in servizio.
Imprese come la Montedison e l'Ansaldo, il Dipartimento di Ingegneria Navale dell'Università di Napoli, che, insieme agli olandesi della Marin, hanno ideato una carena che rende il vaporetto più manovrabile e in grado di provocare un onda ridotta sull'acqua, con una riduzione del 30 per cento del moto ondoso. Lo scafo in vetroresina è stato curato da un'altra azienda italiana, la Intermarine, mentre i tedeschi della Schottel e della Sva hanno realizzato il nuovo propulsore con pale in fibra di carbonio. Il nuovo vaporetto, elegante con il suo pavimento che richiama i «terrazzi» veneziani e notevolmente più spazioso e silenzioso dei suoi «colleghi» in attività, grazie alla collaborazione con l'Ansaldo, può contare su un motore diesel ed elettrico.
Ad azionarlo sono infatti una serie di batterie autoricaricantisi, mentre a regime entra in funzione il motore a gasolio, con un rendimento migliore e un più basso tasso di inquinamento.
All'inaugurazione di sabato era anche presente il ministro dei Trasporti Tiziano Treu, che ha sottolineato i meriti e l'importanza del nuovo vaporetto ecologico, in una situazione generale che richiede sempre più l'uso di energie e tecnologie alternative per riddure l'inquinamento dei nostri centri urbani. Il vicesindaco di Venezia Michele Vianello ha sottolineato come l'entrata in servizio di «Liuto» sia solo il primo passo in un rinnovamento della flotta dell'Actv che ora seguirà a ritmi molto accelerati.
«D'adesso in poi entrerà in servizio praticamente un nuovoi vaporetto alla settimana - ha detto Vianello - e saranno una trentiuna da qui al prossimo giugno. L'Actv ha investito 140 miliardi nel rinnovamento del suo parco mezzi di acqua e di terra, facendo notevoli sacrifici e con una gestione"virtuosa". Non vorremmo che, come è accaduto finora, la Regione continui a premiare le aziende pubblico di trasporto che si indebitano, rifinanziandole, trascurando invece quelle la cui gestione è efficiente». Sono anche intervenuti gli amministratori delegati della Montedison Enrico Bondi e dell'ansaldo Claudio Gemme, oltre al presidente dell'Actv Renzo Brunetti e al direttore generale Antonio Stiffanelli.
Presente anche l'assessore ai Lavori Pubblici Claudio Orazio. Il sindaco Massimo Cacciari era invece ad attendere l'arrivo di «Liuto» - su cui poi è salito - all'approdo dei Giardinetti Reali di San Marco, dove il vaporetto è arrivato dopo il suo breve viaggio.


6.12.1999
da "Il Gazzettino"
LIUTO: LE CARATTERISTICHE

Liuto è un acronimo che definisce il progetto europeo, coordinato dall'Actv, attraverso il quale è stata cofinanziata la realizzazione del prototipo di vaporetto ad alto contenuto tecnologico e a basso impatto ambientale. Sta per "Low impact urban trasport water omnibus" (mezzo acqueo di trasporto urbano a basso impatto).
La carena è stata studiata dal Dipartimento di ingegneria navale dell'Università di Napoli, poi ottimizzata con simulazioni e prove in vasca navale dal Maritime research institute olandese, col risultato di una riduzione della formazione ondosa fino al 30 per cento e un aumento del 15 per cento del rendimento.L'impianto di motorizzazione mista (anche elettrica) è stato studiato e sviluppato dall'Ansaldo sistemi industriali di Genova, mentre il propulsore azimutale è stato progettato e realizzato in fibre di carbonio da un pool tedesco composto dalla Schottel-Werf e dalla Schiffbau-Versuchsanstalt.
Lo scafo e le sovrastrutture, infine, sono state interamente realizzate in vetroresina dall'Intermarine di Sarzana, notissima per aver realizzato prima per la Marina italiana poi per quelle di altre nazioni dei sofisticati e robusti cacciamine in fibra.
Liuto è lungo 24,75 metri, largo 4,95 metri, con un dislocamento a vuoto di 37 tonnellate e una capacità di trasporto di 230 passeggeri, di cui 100 seduti. Nuovo il sistema di chiusura dei barcarizzi, nonché nuova la doppia timoneria in cabina, con ampio sostegno digitale, che facilita gli accosti a diritta o a sinistra. Il vaporetto costa poco oltre i due miliardi, ma a fianco dei benefici ambientali (minori moto ondoso, rumorosità, emissioni di gas inquinanti) consente risparmi di manutenzione e energetici.


6.12.1999
da "La Stampa"
BEAUTIFUL VA A VENEZIA

La soap opera più amata del mondo sbarca a Venezia e arruola Enrico Papi e Rosita Celentano. Tra i protagonisti di «Beautiful», 450 milioni di spettatori nel mondo, una media di cinque milioni al giorno in Italia su Canale 5 a dodici anni dalla prima puntata, non c’era Ridge (che comunque ha firmato un contratto con la soap per altri due anni) ma tutta la nuova generazione. Il team è pronto a girare in Laguna diciotto episodi in una settimana, con sveglia alle 4,30 del mattino e dovizia di gondole e scene da piazza San Marco.
Un ex poliziotto romano di 28 anni e dall'impegnativo nome d'arte, Victor Alfieri, è la nuova star di «Beautiful». Tra qualche settimana il pubblico italiano lo vedrà nel ruolo di Giovanni, fotografo di moda presto coinvolto nelle trame amorose della famiglia Forrester e affini, tra una strizzata d'occhi a Kimberly, ormai abbandonata dal giovane Rick, e un flirt con Macy, in via di separazione da Thorne. «Ho lasciato l'Italia a 23 anni - dice Alfieri - col sogno di Hollywood e ce l'ho fatta». Fisico atletico, capelli neri, Alfieri ha lavorato in varie serie tv «da principio nel ruolo del classico poliziotto italo-americano». Ma lui poliziotto lo è stato davvero: «Ho fatto la leva in polizia, e l'ho protratta per un secondo anno. Ho partecipato ad arresti e guidato la moto. Una passione che mi è rimasta: ora che le cose vanno bene mi sono comprato due Harley Davidson».
Enrico Papi, invece, nella soap è di passaggio: «Qui farò il gondoliere, e la cosa mi entusiasma. Perché in pratica “Beautiful” è qualcosa di famiglia. Mamme e zie, poi, sono entusiaste: ora potrò dargli tutte le anticipazioni, e facendogli fare bella figura con le amiche». Gli episodi Venezia di «Beautiful» andranno in onda in Italia tra 5 mesi. «Prima di allora - dice Rosita Celentano, anche lei arruolata in “Beautiful” a Venezia, nel ruolo di commessa di una bottega di souvenir - avrò condotto il capodanno di Raiuno».


5.12.1999
da "L'Ansa"
CALCIO: VENEZIA-REGGINA 2-0

i giocatori del Venezia con addosso l'orribile nuova maglietta di Arlecchino, festeggiano la vittoria contro la Reggina. FOTO da La Nuova Venezia Venezia batte Reggina 2-0 (0-0).
Venezia (4-4-2): Konsel 6, Cardone 6, Pavan 6, Luppi 6.5, Bettarini 6, Valtolina 6.5, Iachini 7 (46' st Berg, sv), Nanami 6, Pedone 6, Maniero 7.5 (41' st Borgobello, sv), Petkovic 6.5 (34' st Carnasciali, 6). (22 Casazza, 3 Dal Canto, 19 Budan, 23 Brioschi). Allenatore: Luciano Spalletti, 6.5.
Reggina (3-5-2): Orlandoni 5.5, Cirillo 6, Stovini 6, Giacchetta 6, Bernini 6 (40' st Die Mhinseia, sv), Baronio 6.5, Brevi 6.5, Pirlo 6.5, Morabito 5 (30' st Reggi, 6), Possanzini 5.5, Kallon 5. (22 Belardi, 7 Martino, 18 Foglio, 19 Oshadogan, 29 Tralija. Allenatore: Franco Colomba, 6.
Arbitro: Treossi di Forli, 6. Reti: nel st 11' e 22' Maniero. Angoli: 5 a 3 per la Reggina. Recupero: 1' e 4'. Espulsi: al 46' st Baronio per doppia ammonizione. Ammoniti: Pavan, Bernini, Brevi, Morabito, tutti per gioco falloso, Maniero per scorrettezze. Spettatori: 8.435 per un incasso di 292 milioni.
I GOL 11' st: rimessa laterale di Bettarini, Petkovic alza di testa in area e Maniero, davanti ad un grappolo di difensori, si gira con freddezza e trova l'angolo. 22' st: corner di Petkovic, la palla viene alzata di testa da un giocatore sul primo palo e Maniero insacca di destro.


4.12.1999
da "La Nuova Venezia"
SALVAGUARDIA: AN TIRA IL FRENO SULLE DIGHE, "PRIMA LE ALTERNATIVE AL MOSE"

«Sulla salvaguardia bisogna passare ai fatti. Ma occorre cominciare a pensare alle alternative al Mose». Alleanza Nazionale interviene sul problema salvaguardia, e tira il freno sulle dighe. «Il sistema delle paratoie doveva essere risolutivo del problema acque alte, invece pone perplessità e dubbi», scrivono il responsabile comunale Paolo Bonafè e il vicecapogruppo in Comune Raffaele Speranzon. Problemi di natura tecnica, continuano i due esponenti di An, che hanno consultato esperti e ingegneri, «a cominciare dalla difficoltà a chiudere le bocche di porto senza compromettere il ricambio idrico». E poi i dubbi sulla tenuta dei fondali per un peso di milioni di tonnellate di ferro e calcestruzzo, il funzionamento delle cerniere e dei pistoni, sottoposti all'usura della salsedine, i rischi in caso di rottura dell'impianto o di una delle paratie. «Occorrono decisioni rapide», concludono Bonafè e Speranzon, «partendo dalle alternative come le macroinsulae e le piccole paratoie sui canali, e avviando ugualmente il risanamento delle fondamenta con il rialzo delle rive».


4.12.1999
da "La Nuova Venezia"
A VENEZIA LA PRIMA BIBLIOTECA SENZA LIBRI
di Antonella Mallus
Una biblioteca senza libri? E' possibile alla Fondazione Querini Stampalia, dove da ieri, grazie alla Fondazione Mattei, è in funzione la prima biblioteca multimediale di Venezia. A disposizione dei «navigatori» ci sono venti postazioni. Sono possibili collegamenti a Internet con linee ad altissima velocità, kit per videoconferenza e lettori Dvd per la visione sul computer di film in lingua originale.
La Fondazione Eni Enrico Mattei e la Fondazione Querini Stampalia hanno inaugurato ieri pomeriggio la prima Biblioteca Multimediale città di Venezia, che va ad inserirsi nel network delle Biblioteche Multimediali Feem realizzate in diverse altre città italiane ed estere.
Ma cos'è una biblioteca multimediale? «Si tratta in soldoni di una biblioteca in cui non sono presenti fisicamente libri cartacei», spiega Domenico Siniscalco, direttore della fondazione Eni, «ma tutta una serie di strumenti tecnologicamente molto avanzati che aiuteranno gli interessati ad avvicinarsi a realtà come Internet, i Cd-rom interattivi ed il Dvd, strumenti spesso poco conosciuti dalla stragrande maggioranza delle persone». Sono perciò a disposizione venti postazioni dotate di collegamenti ad Internet con linee ad altissima velocità, kit per videoconferenza, lettori Dvd per la visione sul computer di film in lingua originale oltre a molte altre raffinatezze tecnologiche - non sempre alla portata di tutti - che presto andranno ad affiancarsi ad una emeroteca in fase di realizzazione. I fruitori? «Tutti», risponde Carlo Carraro, direttore della sede veneziana della Fondazione. Basta fare richiesta di una tessera di accesso gratuita: ieri, in un'ora, si sono presentati in 500. I «naviganti» neofiti saranno assistiti dal personale. Il presidente della Fondazione Querini Stampalia, Marino Cortese, sottolinea come questa iniziativa ben si accorda con gli intenti del Conte Giovanni, uomo di scienza, mecenate, fondatore della Biblioteca che ospita l'innovativa realtà locale il quale, già nel 1869, scriveva nel suo testamento: «Il Gabinetto di lettura e la Biblioteca rimarranno aperti.... costantemente in quei giorni ed ore in cui le Biblioteche pubbliche sono chiuse, e la sera spcialmente per comodo degli studiosi...». Ed è proprio sotto questo remoto auspicio che, visti gli orari di apertura della nuova Biblioteca (dal lunedì al sabato, dalle 16 alla mezzanotte), il professor Cortese si augura che «l'iniziativa dimostri una volta per tutte che basta dare ai giovani un'alternativa alla discoteca per poterli convincere a restare in città e ad impiegare il loro tempo in maniera più fruttuosa». Grazie all'accordo tra Feem e Comune, la biblioteca multimediale dovrebbe fare il bis nel 2000 a Mestre, al centro Candiani.


4.12.1999
da "Il Gazzettino"
LA MODALITA' DI GESTIONE DEI CAMPI DI ACCOGLIENZA

La modalità di gestione dei campi di accoglienza di San Giuliano e Zelarino non convince il consigliere comunale Speranzon.
"Visto che la guerra è finita non capisco perchè i campi nati per gli sfollati da zone di guerra esistano ancora. - dice - La cosa più grave è che dal primo gennaio del '98 a mantenere in vita i campi sono i soldi dei contribuenti veneziani, visto che da quella data lo Stato non eroga più finanziamenti per quel tipo di strutture".
Per il consigliere, che ha recentemente presentato un'interrogazione in consiglio sull'argomento e informato Prefettura, Procura e Corte dei Conti, "anche il modo in cui viene rinnovato alle cooperative Coges e Mace la gestione del campo non è cristallino".
Il dubbio nasce dal fatto che il rinnovo dell'appalto di gestione viene fatto ogni tre mesi. "Se fosse fatto annualmente si dovrebbe fare un bando pubblico europeo, visto che si parla di oltre un miliardo e mezzo all'anno.
Facendo una delibera ogni trimestre si aggira la norma, visto il basso importo, e dal luglio '95 ci sono sempre le stesse ditte che intanto incamerano miliardi.
Tanti che si sarebbe potuto comprare casa ad ogni famiglia di profughi, oppure offrire assistenza domiciliare ai nostri anziani che, alla luce dei fatti, hanno meno diritti dei finti profughi ad una vita dignitosa".


3.12.1999
da "La Nuova Venezia"
ACTV, ARRIVI E PARTENZE IN TEMPO REALE
di Simone Bianchi
Uno dei nuovi pannelli su un pontile dell'Actv. FOTO da La Nuova Venezia. Al via la sperimentazione del sistema Inforete di Actv. Sono stati montati ed allacciati alla rete elettrica una trentina di pannelli a messaggio variabile presso i principali approdi lagunari. Serviranno ad indicare non solo i mezzi in partenza o in transito per i vari pontili, ma riporteranno anche gli eventuali ritardi o anticipi rispetto alle tabelle di marcia predefinite dall'azienda.
«Il sistema Inforete si basa sul controllo satellitare dei mezzi che, dotati di strumentazione Gps, verranno costantemente monitorati lungo i loro percorsi - spiega Elio Zaggia, direttore della pianificazione strategica di Actv - e nella nostra centrale operativa vi saranno quattro monitor per visualizzarli, due dei quali trasmetteranno in tempo reale le immagini riprese dalle telecamere che stiamo montando nei principali pontili. I pannelli saranno collegati alle telecamere e comandati da un computer che dialogherà tramite la linea telefonica con la centrale operativa. I nostri tecnici saranno in grado di verificare lo stato delle apparecchiature, modificare messaggi o avvisi, e controllare il transito dei mezzi». Ai nove principali approdi del centro storico si aggiungeranno quelli di Lido, Burano, Murano (Colonna e Faro), Punta Sabbioni ed i terminal dei ferry boat di Lido e Tronchetto. Ma i pannelli del sistema Inforete non sono la sola novità. Al Lido è partita da alcuni giorni un'altra sperimentazione, che rientra nel progetto Entire, e che potrebbe essere estesa anche al centro storico ed a Mestre. Si tratta di monitor e colonnine interattive, installate nei pontili della motonave e delle linee 51-52 e 61-62 del Lido. «Il progetto Entire è finanziato in parte dalla Comunità Europea, ed è abbinato al Car Sharing (l'esperimento in corso sull'isola per l'uso di auto elettriche da parte di più persone) - spiega il dirigente dell'Actv - Queste attrezzature saranno testate sino ai primi mesi del 2000 e, grazie al touch-screen montato sulle colonnine, la gente può interagire anche con noi per ottenere informazioni sui servizi messi a disposizione dall'azienda e per avere un numero sempre maggiore di notizie relative alle attività culturali in città. Si tratta di un sistema dalle grandi potenzialità».


3.12.1999
da "La Nuova Venezia"
L'AMAV ADESSO E' UNA SPA
di Davide Vatrella
L'Amav si è trasformata in una società per azioni. Si tratta di un ulteriore passo in avanti per l'ex municipalizzata, ora diventata un'azienda multiservizi con oltre mille cento dipendenti che si occupano, oltre che della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti urbani, anche del ciclo completo del verde, dei servizi cimiteriali e della pulizia delle scuole e degli uffici pubblici.
Dopo aver ottenuto l'omologazione del tribunale e l'iscrizione al registro delle imprese, Amav ha insediato ieri il nuovo consiglio d'amministrazione e riunito l'assemblea ordinaria dei soci. Durante la seduta, alla quale era presente anche il vicesindaco Michele Vianello, la rappresentanza legale della società è stata affidata al presidente, Andrea Lolli. Inoltre, gli attuali vicepresidente (Sergio Brandani) e direttore generale (Vittorio Salvagno) hanno conservato le loro cariche nella nuova Amav spa. L'assemblea ha deciso anche di non nominare un amministratore delegato, ma un direttore generale, in vista dell'imminente fusione con Aspiv. Il 20 dicembre, infatti, l'assemblea della nuova Amav spa darà il via libera all'unificazione delle due aziende.
Per Amav, quindi, continua il processo di produrre ricchezza per l'ente pubblico. Del resto, come annunciato due settimane fa da Salvagno, l'azienda punta ad entrare in Borsa per il 2000. Amav, un bilancio di 170 miliardi all'anno, è la prima azienda del Comune a trasformarsi in spa. Si tratta, come dispone la delibera del Consiglio comunale, di una scelta strategica per permettere la creazione di una forte e snella azienda pluriservizi, in grado di acquisire servizi al di fuori del territorio comunale e di ampliare il bacino di utenza.
E sotto quest'aspetto, si colloca l'obiettivo di acquisire, a partire dal primo gennaio del 2000, da Ames (Azienda multiservizi economici sociali) la gestione del mercato ittico all'ingrosso del Tronchetto e di quello ortofrutticolo di via Torino, a Mestre. La giunta comunale, infatti, ha invitato i direttori generali delle due aziende, Vittorio Salvagno per Amav e Renzo Favaretto per Ames, di accordarsi per far passare in tempi brevi la gestioni dei mercati da Ames ad Amav spa.
Le trattative, anche a livello sindacale, sono bene avviate. La dirigenza di Ames ha incontrato i sedici dipendenti dei due mercati e nessuno, a partire dalle Rsu, sta ostacolando l'iniziativa. La perdita gestionale dei due mercati consentirà ad Ames di concentrarsi meglio sul «business delle farmacie comunali», così si è espresso il presidente dell'azienda, Lucio Tiozzo, per le quali si punta ad aumentare la gestione, dalle quattordici attuali a venti.


2.12.1999
da "L'Ansa"
MUSEI: IL 2000 SARA' L'ANNO DEI BELLINI

Sara' la piu' importante e famosa famiglia veneziana di artisti rinascimentali, quella dei Bellini, la protagonista di una mostra che la soprintendenza per i beni artistici e storici intende organizzare per il 2000. Il percorso, che sara' allestito nelle Gallerie dell' Accademia concentrando tutte le opere trasportabili, permettera' di confrontare immediatamente le opere dei Bellini con quelle di altri famosi artisti loro contemporanei, come Carpaccio e Vivarini. Attraverso un catalogo, inoltre, gli organizzatori della rassegna intendono stimolare un itinerario articolato sulle altre sedi espositive e chiese della citta' in cui sono conservate opere riferibili agli stessi artisti, tra cui i Frari, San Zaccaria, San Giovanni Crisostomo, San Giovanni e Paolo e San Pietro Martire, a Murano.


1.12.1999
da "Antenna 3 Nordest"
CALCIO: VENEZIA-UDINESE 3-0
di Pietro Bortoluzzi
Prima gara ufficiale per Luciano Spalletti, nuovamente in panchina coi lagunari dopo la breve parentesi Materazzi, esonerato dopo sole 3 partite dal presidente Zamparini per consentire il ritorno del mister toscano, che era stato silurato a sua volta neppure un mese fa...
Il Venezia - in attesa dell'ennesimo, ma stavolta quasi decisivo, spareggio di domenica prossima in campionato contro la Reggina - ha giocato ieri sera in Coppa Italia contro l'Udinese un derby falsato. L'avversario friulano, infatti, si è presentato al Penzo con una formazione di carneadi provenienti da mezzo mondo e assolutamente sconosciuti. E le ha sonoramente buscate dagli arancioneroverdi, che - soprattutto nel primo tempo - hanno fatto vedere una prova di grinta e carattere.
Il Venezia, messo in campo con un pungente 3-4-1-2, con Petkovic dietro le punte Maniero e Budan, ha cercato da subito di non deludere i 1.500 paganti della gelida serata. Dopo le conclusioni da fuori di Budan [6'] e di Berg [10'], il primo gol infatti è già al 12' con l'estroso Petkovic in azione personale, che conclude imparabilmente alla sinistra di De Sanctis. Al 33' il Venezia raddoppia, grazie al bellissimo lancio di Nanami, che trova Maniero pronto a mettere in rete di testa.
E al 2' minuto della ripresa la partita di fatto finisce, con il bel gol messo ancora una volta a segno da Pippo Maniero, che ben servito da Berg va via sul filo del fuorigioco e impallina il portiere bianconero con un preciso pallonetto. Da salvare del resto dell'incontro solo la bella parata di Konsell al 39', che salva la porta veneziana sull'unica occasione dell'Udinese, scaturita da una punizione.
3-0 finale quindi, e portone spalancato per il passaggio del turno ai lagunari, per la moderata soddisfazione di mister Spalletti.


30.11.1999
da "La Nuova Venezia"
COME SARA' SAN CLEMENTE: IL PROGETTO DI BENETTON

L'Isola di San Clemente, acquistata da una società di Benetton. FOTO da La Nuova Venezia. Migliaia di pagine, riunite in 1100 fascicoli. Foto, cartografie e studi storici raccolti in cinque scatoloni di un metro quadrato. E' stata presentata agli uffici dell'Edilizia privata del Comune la richiesta di concessione edilizia per il restauro-risanamento dell'isola di San Clemente. A firmare il progetto, per conto della società del gruppo Benetton che ha acquistato l'isola, l'architetto Luciano Parenti, che ha coordinato il lavoro di un centinaio di professionisti.
Il progetto prevede il restauro conservativo della chiesa secentesca e delle sue preziose decorazioni in marmo, l'adeguamento dell'ex ospedale psichiatrico - costruito su modello austriaco agli inizi del secolo scorso - a struttura ricettiva per il turismo giovanile. Infine il grande parco, che verrà attrezzato ad uso pubblico, con accesso dalla darsena sul lato nord ovest dell'isola. Un progetto ambizioso, del costo di circa 40 miliardi, che si pone come obiettivo il recupero e il riutilizzo di un bene abbandonato da quasi vent'anni. Il progetto sarà ora esaminato dai tecnici che dovranno fornire un parere di fattibilità. L'elaborato andrà poi all'esame della commissione di Salvaguardia. Secondo il Piano urbanistico recentemente approvato, la destinazione è quella proposta, e non essendo previsti nuovi aumenti di volume non vi dovrebbero essere problemi particolari di autorizzazioni.
Il gruppo Benetton ha in corso procedure di autorizzazione anche per altri due grandi progetti. Quello del restauro del complesso del Ridotto e del cinema San Marco in calle Vallaresso, che rischia di essere bloccato per la rinuncia della società a costruire la bisala cinematografica. E Sacca Sessola, altra splendida grande isola, abbandonata dopo la chiusura dell'ospedale penumologico. Per tutti questi progetti il Comune ha già approvato varianti di Piano, che faranno parte del Piano delle isole della laguna. E ora i progetti hanno cominciato il loro iter burocratico.


30.11.1999
da "La Nuova Venezia"
ACTV, VAPORINI E IMBARCADERI SOTTO L'OCCHIO DEL SATELLITE
di Manuela Pivato
Quattro computer e per ciascuno l'intera rete di vaporini, motonavi e ferry-boat sotto controllo. Ogni mezzo, poi, ha la sua posizione sul monitor e la scheda con tutti i dati personali: numero, velocità, linea. Non solo. Anche la maggior parte degli approdi è tenuta sotto osservazione grazie alle telecamere che riferisocno tutto ciò che avviene sui pontili. E' la nuova centrale operativa dell'Actv: trasferita, riunita, ampliata e «tecnologizzata» a Ca' Faccanon dove si sta sperimentando il sistema inforete, ossia di telecontrollo di tutto ciò che avviene tra laguna e canali.
L'ultima novità in ordine di tempo sono i pannelli luminosi che sono stati installati agli imbarcaderi più importanti: quattro righe su ciascun pannello per annunciare le quattro corse successive (con orario, linea e destinazione) o per inviare messaggi in caso di linee sospese, acqua alta o altri problemi.
Ma è la localizzazione satellitare, attraverso il sistema GPS, ad aver fatto fare un balzo in avanti all'Actv. Due dei quattro monitor, infatti, sono preposti alla gestione flotta. I vari vaporetti in circolazione sono puntini gialli che si rincorrono sulla pianta della città. Se il puntino è rosso significa che il mezzo è in ritardo, se è blu vuol dire che è in anticipo.
Cliccando su un puntino esce fuori la scheda del vaporino. Una specie di «carta d'identità» del mezzo con il numero, la linea, la velocità che sta seguendo, l'eventuale ritardo accumulato (o anticipo), la posizione. Posizione assai precisa, considerato che grazie alla stazione di riferimento sulla torre del centro Tethis all'Arsenale, il margine di errore non supera i cinque-dieci metri.
Al sistema di localizzazione del mezzo viene abbinato un programma di servizio: ogni vaporino, infatti, ha un turno predefinito e dalla centrale è possibile sapere costanetemente la posizione che dovrebbe avere. «Questo sistema - spiega il comandante Antonio Perusin - non solo ci permette di gestire la rete dei mezzi ma anche di effettuare controlli, che possono essere ancora retroattivi, senza aver bisogno come prima di sollecitazione esterne».
Al grande occhio della nuova centrale - che ha un presidio ventiquattro ore su ventiquattro - non sfugge nulla: l'imbarcadero preso d'assalto, il vaporino in ritardo, l'intasamento in Canal Grande, la corsa che salta, quella che si accavalla.
E proprio da questi gionri anche i veneziani ne potranno sapere di più, leggendo sui pannelli luminosi il destino delle prossime corse.


30.11.1999
da "La Repubblica"
LO STRANO DESTINO DI SPALLETTI, MISTER DUE VOLTE
di Maurizio Crosetti
C'ERA due volte Luciano Spalletti. Se fosse una favola comincerebbe così, invece è una comica e non comincia, perché non era mai finita. Allora: Maurizio Zamparini, presidente del Venezia, ieri ha cacciato Giuseppe Materazzi e ha richiamato Luciano Spalletti, che Materazzi aveva sostituito il 2 novembre (data non proprio entusiasmante per cominciare qualcosa di vitale), reduce a sua volta dall'esonero dallo Sporting Lisbona. Nel corso della sua carriera indecisa a tutto, il popolare Zamparini ha già cacciato/richiamato uno stesso tecnico quattro volte. Ma neppure Spalletti è nuovo a questi strani biglietti di andata e ritorno: l'anno scorso ne aveva staccato uno alla Sampdoria, dove Mantovani l'aveva esonerato per fare posto all'amico Platt, salvo rinunciare all'inglese e richiamare Spalletti. Risultato: retrocessione. E qualche quintale di ridicolo. Economicamente parlando, fa più comodo riprendere chi è sotto contratto, almeno non lo si paga a vuoto e si può continuare a sprecare soldi in altro modo, per esempio comprando calciatori inutili.
Disse un giorno Spalletti, quando era all'Empoli: "Il mio babbo sosteneva che bisogna sapersi accontentare, e io ho sempre pensato che più di una bistecca al giorno non mangio. Quindi me ne frego della mucca intera".
Disse Zamparini, quando cacciò la prima volta Spalletti: "Ho inseguito Guidolin, gli ho offerto un triennale nonostante avessi Spalletti in casa, lui ci ha pensato e ha rifiutato". Certo, e poi ha telefonato al collega per avvertirlo.
Disse Spalletti, quando venne cacciato la prima volta da Zamparini: "Se l'è presa perché non gli ho telefonato? È il padrone che deve chiamare il maggiordomo se pretende che lavori. Il mio futuro? Non accetterei mai la possibilità di essere richiamato".
Dice adesso Zamparini: "Sentiti ringraziamenti a Materazzi per la professionalità dimostrata". Dice adesso Spalletti: "Zamparini è sempre quello, anche se deve stare più tranquillo dopo le partite e mordersi la lingua. E poi si rassegni ai ruoli: la formazione la fa l'allenatore".
Mentre leggete queste poche righe, non escludiamo che Zamparini abbia già visto le dichiarazioni di Spalletti, l'abbia cacciato e sostituito con Materazzi, o al limite con Platt.


30.11.1999
da "La Nuova Venezia"
MATERAZZI, ESONERO A TEMPO DI RECORD
di Michele Contessa
Giuseppe Materazzi, l'ultima vittima di Zamparini... FORO da La Nuova Venezia. By-by Materazzi. Così, all'improvviso, dopo appena tre partite. Destino amaro, anche perché Materazzi ha stabilito un primato poco invidiabile, e non tanto per l'esonero che un tecnico deve anche mettere in preventivo. Il record di Materazzi sta nel numero di partite, tre appunto, durante le quali ha diretto dalla panchina il Venezia.
Che Luciano Spalletti sia stato richiamato non deve sorprendere nessuno. E' già accaduto quattro volte nella storia del Venezia postfusione. Sorprende la celerità con cui Materazzi è stato rispedito a Roma, senza nessuna prova d'appello. Nel passato arancioneroverde la parentesi più repentina era stata quella di Pietro Maroso, chiamato da Sogliano a sostituire Alberto Zaccheroni dopo la sconfitta di Piacenza (1-3, 21 febbraio 1993). Sei le partite da allenatore per Maroso, poi il 13 aprile, dopo il pareggio casalingo (1-1) con la Lucchese, Zamparini decide di richiamare Zaccheroni. «Non sono sorpreso - spiegò flemmatico Maroso - e non faccio drammi perché rimango al fianco di Zaccheroni». Per l'attuale tecnico del Milan era un copione già visto, un'avventura già sperimentata la stagione precedente quando Zamparini lo rispedì a Cesenatico al termine del girone d'andata, chiamando al capezzale del Venezia quel galantuomo di Rino Marchesi. Il feeling durò 9 partite, dal 20 gennaio al 30 marzo 1992, durante le quali Marchesi conquistò 10 punti, riportando gli arancioneroverdi in posizioni più tranquille avendo rilevato la squadra all'ultimo posto. «La mia filosofia di gioco non piace a Zamparini? Non ho voluto io venire a Venezia», sottolineò Marchesi senza alcuna polemica, «purtroppo non sono salito sul tram giusto».
Se Zaccheroni fu il capostipite delle «invenzioni» di Maurizio Zamparini (cacciata e ritorno senza molti sorrisi), toccò anche a Giampietro Ventura ritrovarsi allenatore licenziato a tecnico riassunto nel giro di un paio di mesi. Assurdo l'esonero, avvenuto l'11 settembre dopo appena due gare di campionato, senza nessuna motivazione tecnica, solo perché Zamparini aveva già fatto sottoscrivere il contratto a Ventura quando seppe della disponibilità di Gigi Maifredi. Dieci partite per il tecnico bresciano, un avvio trionfale (1-0 all'Ancona, 3-0 a Bergamo), poi due pareggi e l'inizio del crollo con 5 sconfitte nelle successive sei gare. Determinante fu l'1-3 interno contro l'Udinese del neotecnico Galeone, era il 27 novembre. Il giorno successivo Ventura, che allora stava ultimando il supercorso di Coverciano, rispose «Obbedisco» a Zamparini. «Sono i numeri contro di me - ammise fatalisticamente Maifredi - però non mi aspettavo l'esonero dopo una delle migliori partite disputate dal Venezia». Un ritorno che non diede i frutti auspicati visto che all'inizio di aprile arrivarono le dimissioni di Ventura con la squadra affidata al binomio Geretto-Gianni Rossi.
Stesso copione, stessa musica all'inizio del campionato 1996-1997 quando Gianfranco Bellotto venne cacciato dopo due partite (15 settembre, 1-1 con il Torino) per far spazio a Walter De Vecchi, anche in questo caso spalleggiato dal «tutore» di turno, l'ex tecnico del Mestre 1986-1987 Franco Fontana. De Vecchi sopravvisse a lungo all'epurazione «zampariniana», resse infatti 26 partite con un ruolino di marcia deficitario (7 vittorie, 10 pareggi e 9 sconfitte). Decisiva la sconfitta di Marassi (0-3) contro il Genoa, Zamparini non ebbe dubbi e il 7 aprile ritornò Bellotto che pilotò il Venezia ad una salvezza da brivido, acciuffata all'ultima giornata sul campo della già retrocessa Pistoiese. «Sono sopreso - disse De Vecchi - in fin dei conti abbiamo otto squadre alle nostre spalle. Le ultime sconfitte sono solo frutto di episodi». «Che il Venezia e De Vecchi non avessero un futuro insieme lo avevo già capito da molto tempo», ribatté Zamparini, «ho una squadra senza gioco e senza idee». Niente fioretto, solo colpi di clava. Spazio ai numeri dei... ritorni, Zaccheroni 1991-1992: 0-0 a Padova; Zaccheroni 1992-1993: 1-2 a Monza; Ventura 1994-1995, 0-1 ad Acireale; Bellotto 1996-1997, 2-1 alla Lucchese.


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