--Il Vedovo-------

Sceneggiatura ricavata, terza parte

Scena 9 (57") Esterno ed interno notte. Stazione ferroviaria di Milano. Osteria della scena precedente

Elvira Almiraghi sul vagone letto del treno Roma-Milano-Zurigo osserva l'autista mentre carica i bagagli dal finestrino.

Altoparlante: Attenzione, la signora Almiraghi è chiamata al centralino telefonico numero due.
Elvira Almiraghi (rivolgendosi all'autista): Attento Amedeo!
Autista (rivolgendosi fuori dal finestrino): L'altra dai.
Elvira Almiraghi (avvicinandosi al finestrino per sentire meglio): Ha detto Almiraghi?
Autista: Mi sembra, signora.
Altoparlante: La signora Almiraghi è chiamata al centralino telefonico numero due.
Autista (rivolgendosi fuori dal finestrino): Quant'è?
Elvira Almiraghi: Oddio la mamma! (percorre il vagone verso l'uscita) Amedeo, attento al visone! (scende dalla carrozza) E' successo qualche cosa alla mamma! (rivolgendosi al capotreno) Tra quanto parte il treno?
Capotreno: Quattro minuti.
La mdp inquadra il marchese Stucchi che sta telefonando dall'osteria.
Stucchi: Pronto? Buonasera signora sono il marchese Stucchi, disturbo?
Elvira Almiraghi (all'altro capo del telefono): Certo che disturba! Cosa succede? In fretta perché ho pochi minuti!
Stucchi (infastidito dall'atteggiamento di Elvira Almiraghi): Signora, suo marito ha detto ancora una volta lampadina!
La mdp inquadra Elvira Almiraghi nella stanza del capostazione. Si vedono quest'ultimo e un altro impiegato intenti al lavoro.
Elvira Almiraghi (seccata): E lei mi ha fatto scendere dal treno per questo? No guardi Stucchi, questa storia della lampadina non mi convince affatto, la fumi pure eh! Sa mi sono costate anche troppo queste sue lampadine (pausa) Certo lo so, con dodici milioni lui sana tutto (pausa) Caro Stucchi, troppe volte ho dato ossigeno alla vostra azienda, guardi che ho fretta evv…si (pausa causata anche dal fischio di un treno) No marchese, se anche lui fallisse il mio nome non c'entra affatto, io rimango sempre la signora Almiraghi.
Dissolvenza in nero e nuovo fischio di treno.

Scena 10 (6'31") Esterno giorno ed interno giorno. Fabbrica del Commendator Nardi.

Inquadratura della prima pagina del quotidiano "Il Giorno" con il titolo principale che recita "Disastro ferroviario sulla linea Milano-Zurigo". La mdp allontanandosi lentamente svela che il giornale è tenuto aperto dal marchese Stucchi, circondato da sette operai, tra i quali Carlùn, e l'ingegner Fritzmayer.

Stucchi: E per un errore di scambio la vettura di coda, una carrozza letto, si è sganciata dal convoglio ed è precipitata nel sottostante lago profondo in quel punto oltre trenta metri (guarda gli altri intorno) Ecco l'elenco delle vittime: Luigina Alberti, Fulvia Costi, Antonina Lecco, Rosi Cottenberg, Luigi Fassi,…Almiraghi Elvira (guardando di nuovo gli altri intorno).
Carlùn: T'el chi che arriva.
Fritzmayer (fuori campo): Ecco il commendatore.
La seicento del commendator Nardi guidata da ir zio supera la sbarra e si ferma nel piazzale. Nardi esce portando la sua borsa e guarda il gruppetto con fare autoritario.
Nardi (urlando): Battiamo la fiacca! Sono le nove! (avanza verso di loro, se li guarda, nota il loro silenzio prolungato e fa un lieve movimento della testa mettendosi la borsa sotto l'ascella) Beh?
Stucchi: Commendatore ha letto il giornale stamattina?
Nardi (guardando un po' tutti): Che c'è? Qualche brutta notizia? E' precipitato un altro ascensore, faccia vedere (cerca di afferrare il giornale dalle mani di Stucchi)
Stucchi (con tono compunto): Commendatore ci sono dei momenti della vita in cui l'uomo deve essere forte e attaccarsi alla Fede.
Nardi (ad alta voce): Una disgrazia…
Stucchi: Il rapido Milano-Zurigo…
Nardi (ad alta voce): Che è successo al rapido Milano-Zurigo?
Stucchi: Ha deragliato commendatore.
Nardi (ad alta voce): Oddio quello di mezzanotte.
Stucchi: Si commendatore, quello che ha preso la sua signora.
Nardi (ad alta voce e girandosi verso un operaio): La mia signora era sulla vettura di coda, che è successo alla vettura di coda?
Stucchi (cercando di calmarlo): Niente di grave, non si ecciti.
Fritzmayer: Marchese tanto prima o poi bisogna dirglielo, commendatore la vettura letto si è staccata…ed è caduta nel lago.
Nardi (con espressione di forte preoccupazione): Ci sono feriti?
Stucchi (ottimista): Tutti commendatore!
Nardi (sempre più teso): E lei? E' grave? (silenzio imbarazzato degli altri, sullo sfondo si vedono tre operai che probabilmente leggono sul giornale la notizia) Non fatemi stare in pena, anche se è grave anche se è gravissima ditemi tutto.
Ancora un momento di silenzio, Stucchi ha l'espressione di chi fa fatica a trattenere le parole.
Operaio: Commendatur, lei deve essere forte, preparato a tutto.
Nardi (guardando intorno gli altri con espressione meno tesa): Allora è andata, ditemi che la mia Elvira non c'è più.
Stucchi: Non si allarmi commendatore, è gravissima…ma non morta (si sovrappone la voce innervosita di Nardi che gli strappa il giornale)
Nardi: Faccia vedere, faccia vedere Stucchi! (apre il giornale con agitazione) Dov'è Stucchi?
Stucchi (indicando un punto del giornale): E' qui (mette il monocolo all'occhio destro)
Nardi (con espressione preoccupata): Dove ahò! Nun c'è il nome suo fra i morti.
Stucchi (indicando di nuovo un punto del giornale): Eee, qui commendatore, Almiraghi Elvira.
L'espressione di Nardi passa dalla preoccupazione ad una malcelata soddisfazione e poi ancora ad una di commozione.
Nardi (con voce quasi piangente): Allora è vero…è vero Stucchi (si abbracciano e Nardi lo bacia rumorosamente sulla guancia e poi si butta tra le braccia di un operaio) Caro Giuannin'
Giuannin': Curaggio cummendator.
Nardi (girandosi ed urlando in tono di delirio): Dove è andata la mia stellina bella e buona…
Stucchi (sorreggendolo): Commendatore…coraggio!
Nardi: …è andata in cielo!
Ir zio: Fatte coraggio.
Nardi (avvicinandosi allo zio): Zio, ha sentito che botto?
Ir zio: Embè?
Stucchi (di nuovo sorreggendolo): Pianga.
Segretaria (gli si avvicina commossa): Commendatore…
Nardi (abbracciandola e baciandola sulla guancia): Cara…bella…
Stucchi: Pianga!
Nardi (urlando): Elvira!
Segretaria: Che disgrazia!
Nardi (urlando): Elvira!… Elvira!
Stucchi: Pianga, pianga!
Nardi (urlando): Elvira! (entra con Stucchi negli uffici)
Arriva nel piazzale della fabbrica una seicento chiara, guidata da un autista, dalla quale scende il ragionier Lambertoni, gli si avvicinano ir zio e l'ing. Fritzmayer.
Ir zio: Buongiorno Lambertoni.
Lambertoni: Buongiorno.
Fritzmayer: Ha saputo della disgrazia?
Lambertoni: Eh, l'ho letto sul giornale, che roba tremenda, e come ha preso la notizia?
Ir zio: Poveraccio, e come ‘a doveva pijà.
Ufficio del commendator Nardi. La mdp inquadra Nardi con fazzoletto alla bocca e sguardo ‘spiritato', con ai lati la segretaria e Stucchi nell'atto di versare un whisky in un bicchiere.
Nardi (togliendosi il fazzolletto dalla bocca e parlando ad alta voce): Ditemi che non è vero. Ce l'ho qui davanti agli occhi. Abbiamo avuto anche un piccolo litigio prima della partenza (Stucchi gli poggia una mano sulla spalla), le ho detto perfino strozzina. Ma qual è quel matrimonio che non ha le sue piccole ombre!
Stucchi: Pianga commendatore, le farà bene.
Nardi: Magari, ma non ci riesco.
Stucchi: Beva un goccetto di whisky (gli porge il bicchiere)
Nardi (prendendo il bicchiere): Ah, questo si.
Segretaria: Posso andare commendatore?
Nardi: Eh?
Segretaria: Posso andare?
Nardi: Si, vattene!
Segretaria: Si vado.
Lambertoni (fuori campo): Condoglianze commendatore.
Nardi: Chi è?
Stucchi: Lunedi scade la proroga.
Nardi si alza indignato ed affronta il ragionier Lambertoni con piglio deciso.
Nardi: Lambertoni, proprio oggi viene per le cambiali!
Lambertoni (aprendo le braccia): Commendatore, le pare questo il momento di parlare di soldi?
Nardi (abbracciandolo e baciandolo): Grazie caro!
Lambertoni: Ma com'è successo?
Nardi: E come è successo Lambertoni…fatto sta che la mia Elvira ieri era qui che saltava e ballava e oggi si trova bloccata in fondo a un lago.
Stucchi: Comunque i giornali dicono che ora mandano da Pallanza gli uomini rana…per il recupero (gesto eloquente di Stucchi)
Nardi (guardandolo con aria interrogativa): Il recupero della salma. La mia Elvira non c'è più! Che uomini rana! (urlando)
Nardi inizia a girare intorno alla scrivania in senso antiorario, seguito nell'ordine da Lambertoni, Fritzmayer e Stucchi
Lambertoni: Nardi, ha il dovere di essere forte!
Nardi (aumentando il tono di voce fino all'urlo): No, no, no, no, no, non si può vivere dieci anni insieme dividendo le piccole gioie e i dolori (si siede) e poi improvvisamente arriva uno e ti dice la tua Elvira non c'è più!
Stucchi: Pianga commendatore, le fa bene.
Nardi: (spazientito) Ahaa, nun ce riesco! (si porta il fazzoletto alla bocca)
Squilla il telefono, risponde Fritzmayer.
Fritzmayer: Sii? (copre il microfono con la mano e si rivolge soottovoce a Nardi) E' Ensemberg dei cuscinetti a sfera, è per le scadenze, cosa devo rispondere?
Nardi (guardando i presenti): E che deve rispondere? Che deve rispondere? In questo momento mi parlano dei cuscinetti a sfera…
Lambertoni: Ci parlo io.
Nardi: Ecco…passa a lui Fritz, passa! (spingendo la cornetta)
Lambertoni (prende la cornetta): E' l'amministrazione? (pausa) Si, sono Lambertoni (pausa) L'ha letto sul giornale? Eeeeeeh, eeeeeh, era nella carrozza letto (la mdp scivola velocemente su Nardi in ascolto attento) E si, è chiaro che da questo momento diventa solvibile. E già, eredita tutto lui, sii eredita sei settecento milioni.
Nardi: No, no, no, sono molti di più. Ma che scherziamo? (si volta verso Stucchi e lo vede scuotere la testa) Che fa ‘no' marchese? So' molti di più.
Stucchi: Ma non ha altri parenti?
Nardi: Macché parenti passa tutto a me.
Stucchi: E la mamma?
Nardi (toccando con l'indice della mano destra la prima falange dell'indice della mano sinistra): E la mamma prende la legittima, no? E il resto è tutto mio (con la mano si tocca la scapola ad indicare che l'intero braccio corrisponde all'eredità) Ma non parliamo di danaro Stucchi! (urlando)
Stucchi: Beva un goccetto commendatore le fa bene.
Nardi: Cin cin…marchese.
Stucchi: Cin cin.
Dissolvenza incrociata. Nardi esce dall'ufficio con aria affranta seguito dal ragionier Lambertoni, dal marchese Stucchi e dalll'ingegner Fritzmayer sotto lo sguardo della segretaria e di alcuni operai.
Operaio: Commendator, non ho parole…
Nardi (mettendogli una mano sulla spalla): E che voi dì, ormai le parole non servono più.
Altro Operaio: Commendator noi riprendiamo il lavoro.
Nardi (alzando il tono della voce): Bravi, sento che ora mi siete amici, tanto più che da oggi la fabbrica si sviluppa e voi sarete pagati di tutto, compreso arretrati, tredicesima e ferie non godute. Andate cari, andè a lavurà, va (rivolgendosi a tre operai) Addio marchese (stringendogli la mano).
Stucchi: Mi scusi commendatore, dove va?
Nardi: Come dove vado, sul luogo del disastro.
Lambertoni: Se permette l'accompagno io.
Nardi (dandogli una pacca sulle spalle): Grazie Lambertoni, grazie.
Stucchi: Scusi commendatore, scusi se le parlo di cose un po' pratiche…Bisognerà pensare ai funerali.
Nardi: Aah, pensi a tutto lei marchese.
Stucchi: Si commendatore ma…
Nardi: Che è?
Stucchi: Non ci sono spiccioli.
Nardi: Nooo?
Lambertoni: Lasci stare faccio io (si sente squillare un telefono)
Nardi (timidamente): Graz…
Lambertoni: Duecento bastano?
Sguardi d'intesa tra Nardi e Stucchi.
Stucchi: Facciamo trecento ragioniere.
Portiere (in campo lungo): Commendatur, la vogliono al telefono.
Nardi: No, no, non ci sono per nessuno.
Portiere: La signorina Gioia!
Nardi si precipita scompostamente verso il telefono poi frena rendendosi conto di essere osservato.
Nardi (rivolto al portiere): Vattene! (prende la cornetta ed assume un'aria compunta) Gioia? Hai appreso il decesso?
La mdp inquadra schierate sul divano di casa partendo da sinistra Lolita ed Iride che leggono il quotidiano con la notizia della sciagura, Gioia con la cornetta e la madre Italia, intenta a pulire un oggetto d'argento, munita di guanti. Tranne Lolita sono tutte in vestaglia.
Gioia: Si Alberto, si caro l'abbiamo appreso (pausa) Una bomba, non ti dico niente so che sei forte.
Italia: Fagli almeno le condoglianze, digli che gli sei vicina, se ha bisogno di te, di noi.
Gioia: No, no io sono tranquilla (pausa) Eeeh, si vede che era già scritto nel libro del destino (pausa) Tu sai che io ti starò sempre vicina.
Nardi: Si, stammi vicina (pausa) Si, la salma la portiamo in villa!

Scena 11 (14'28") Esterno ed interno giorno. Villa Almiraghi e fattoria annessa

Una lunga limousine scura, tipicamente americana, entra nel giardino della villa, si notano alcune persone con abito da cerimonia funebre. La macchina arriva davanti all'ingresso principale e si ferma, Stucchi corre verso la portiera per aprirla ma viene anticipato da Carlo Fenoglio che esce dall'interno con espressione accigliata. Sopraggiunge anche ir zio ed i tre procedono verso il tavolo per la firma della presenza al funerale.

Stucchi: Buongiorno commendatore.
Fenoglio: Buongiorno.
Stucchi: Abbiamo ricevuto la sua corona, la più bella di tutte.
Fenoglio: Eeeh, ‘na gran brutta storia, e lui? Il marito? (firma)
Ir zio: Mio nipote è sul luogo del disastro.
Intorno al tavolo ci sono altre persone, probabilmente imprenditori, tra cui il sig. Fontana. Tra essi si riconosce l'amico di Elvira visto alla scena 8 all'osteria, seduto vicino ad Erminia.
Fontana: Ciao commendatore.
Voce di imprenditore: Buongiorno commendatore.
Fenoglio: Ciao Fontana.
Fontana: Hai visto come si fa presto? (la limousine alle loro spalle riparte)
Fenoglio: Mah…figurati che solo l'altroieri quella poverina mi chiede di comprarle certe azioni straniere (dietro il gruppo passa un uomo con una corona).
Fontana: Mmm…
Fenoglio: Io le dico, guarda che fai un brutto affare. Invece non sono salite di duecento punti?!
Imprenditore: Caspita!
Fenoglio: Mi dispiace che è morta sennò gli direi brava. Non sbagliava mai!
Imprenditore: Negli affari valeva più di suo padre!
Fenoglio (confermando l'affermazione con un movimento della testa): Eh!
Fontana: E suo marito lo conosci? Com'è?
Imprenditore (a bassa voce): Come no, altrochè.
Ir zio: E' ‘n fenomeno!
Fenoglio (girandosi prima verso ir zio sbigottito e poi rivolgendosi di nuovo verso Fontana con un espressione di scetticismo): Cosa vuoi che ti dica, fino a ieri non era nessuno. Ma oggi, come vedovo della nostra Elvira, è uno…che ha il suo peso sulla bilancia (risatina di Fontana).
Gli imprenditori si allontanano.
Ir zio: Ma la morta perché la portano qua invece da portalla ‘n città?
Stucchi: Questa è la casa dov'è nata e dov'è vissuta da ragazza.
Ir zio: Aaaah…
Arriva una macchina scura. Dall'interno escono due uomini con le borse sotto il braccio (uno è l'avvocato Girondi dell'altro non conosciamo il nome).
Avvocato Girondi (rivolto a ir zio): Buongiorno.
Ir zio: Buongiorno.
Avvocato Girondi: Scusi lei è il marchese Stucchi?
Ir zio: Noo, eh marchese vie' un po' qua.
Avvocato Girondi: Buongiorno marchese.
Stucchi: Buongiorno.
Accompagnatore dell'avvocato Girondi: Buongiorno.
Stucchi: Buongiorno.
Avvocato Girondi: Noi vorremmo parlare con il commendatore per un certo affare (sullo sfondo arriva una lambretta guidata da un postino).
Ir zio: Maa non hanno saputo della disgrazia?
Avvocato Girondi: Eh si, proprio per questo. Noi stavamo per firmare un contratto con la povera signora. Potremmo vedere il commendatore? (dall'interno del portone esce Gioia, con in mano diversi telegrammi, che ne riceve un altro dal postino ed è affiancata da un uomo che porta delle lunghe candele).
Gioia (chiamando Stucchi ad alta voce): Marchese!
Stucchi: Non è il momento…
Accompagnatore dell'avvocato Girondi: E' una cosa…di una certa urgenza.
Stucchi: Scusatemi signori.
Avvocato Girondi: Prego, prego.
Ir zio: Senta, io sono il zio del vedovo…
Avvocato Girondi: Aaah…
Ir zio: …è un affare bono?
Stucchi si avvicina a Gioia e il postino.
Gioia: Tenga (porge la penna a Stucchi per fargli firmare la ricevuta del telegramma), ecco…
Postino: Buongiorno (Stucchi firma).
Da qui in avanti Gioia assume un tono da ‘padrona'.
Gioia: …e dia duecento lire al ragazzo (Stucchi tira fuori i soldi dalla tasca) Le candele vanno nella camera ardente (rivolta all'uomo di cui sopra che annuisce con il capo e se ne va).
Postino: Grazie (prendendo la mancia da Stucchi).
Gioia: Senta marchese, non pensa che sia il caso di fare un giretto di controllo (Stucchi annuisce con il capo), eh insomma di chiudere tutto a chiave lei mi capisce, fidarsi è bene ma…sono questi i momenti in cui la servitù ne approfitta… (si avvicina la cameriera Serafina con un mazzo di fiori) …e l'argenteria sparisce!
Sulla sinistra si vede Fenoglio in conversazione con padre Agostino.
Serafina: Li manda la contessa Bufalori.
Gioia (prendendo i fiori). Grazie Serafina…e faccia chiudere anche le lenzuola…(si gira di scatto per richiamare il marchese mostrando le spalle e buona parte della schiena nude) Marchese aspetti e non mi sfrecci via come una lepre! (Fenoglio guarda la generosa scollatura di Gioia e mostrandola agli altri fa un gesto di disapprovazione in relazione alla situazione) Ha pensato per il pranzo?
Stucchi (torna indietro): Perché, si mangia?
Gioia: Ma certo che si mangia qui tra un ora saranno tutti affamati!
Rumore di automobile.
Fenoglio: Oh, ecco il marito, eccolo là.
Stucchi si precipita ad andargli incontro. Nardi esce dalla seicento, chiudendo la portiera. E' vestito a lutto con cappello, occhali scuri, fascia nera al braccio ed ombrello. Lo accolgono varie persone con un vociare confuso, lui stringe la mani ad alcune di queste.
Voce: Condoglianze commendatore.
Nardi (con voce dolente): Trenta metri sott'acqua, ho parlato con il palombaro. La vettura letto si è trasformata in una bara liquida (Stucchi gli viene incontro a braccia aperte) Caro Stucchi…(si abbracciano rapidamente)
Stucchi: C'è anche il commendator Fenoglio.
Nardi: Aaah, commendator Fenoglio…(si abbracciano)
Fenoglio (addolorato): Caro Almiraghi…
Nardi (seccato): Nardi!
Fenoglio (sempre addolorato): Nardi…
Nardi: Almiraghi era la mia povera Elvira commendatore.
Fenoglio (prendendo sotto braccio Nardi): Eeee…
Uomo (mettendogli una mano sulla spalla): Non ho parole.
Nardi (ad alta voce): Grazie, grazie a tutti, sento che mi siete tutti vicini.
Altro uomo (Toccandogli la spalla): Sia forte.
Nardi: Non avrei mai creduto di avere tanti amici… (lascia il braccio di Fenoglio e va incontro a padre Agostino) …oooh padre Agostino, grazie di essere venuto (fa l'inchino e gli bacia la mano) E' terribile padre, è terribile…
Padre Agostino (continuando a stringergli la mano): Fatti coraggio figliolo, ricordi le mie parole quando vi sposai? (lascia la mano) Sarete uniti fino alla morte.
Nardi: Ed ora il momento è venuto, e non si può più tornare indietro.
Padre Agostino: Ma, sei sicuro?
Nardi (sorpreso): De che?
Padre Agostino: Le vittime non sono state identificate tutte, i giornali esagerano qualche volta; non bisogna ancora disperare.
Nardi (scuotendo la testa ed alzando l'indice per rinforzare il gesto di negazione): Nooo, no padre è inutile illudersi la mia Elvira riposa giù in fondo al lago e nessuno può farla resuscitare.
Padre Agostino (prendendolo per un braccio): Spera, spera figliolo ed abbi fede.
Nardi (divincolandosi): Vado a vedre la camera ardente.
Padre Agostino: Va', va' figliolo.
Nardi (abbracciando una signora): Cara.
Signora: Pianga commendatore le farà bene.
Nardi (ad alta voce): Magari ma non posso.
Signora (allontanandosi): Povero commendatore.
Nardi (abbracciando un'altra signora): Bacino cara.
Nardi entra all'interno della villa e consegna l'ombrello ad una cameriera.
Nardi: La camera ardente per favore.
Prima giovane Signora: In fondo a sinistra.
Seconda giovane Signora: Condoglianze commendatore.
Nardi: Grazie. Eeeh, un fulmine a ciel sereno. Brave…(vedendo i fiori).
Donna (porgendo a Nardi dei gladioli): Tenga…
Nardi: …brave. Si, fiori, fiori dappertutto voglio. Ma no questi ahò, fiorellini, fiori semplici di campo, li amava tanto la mia povera Elvira.
Entra nella camera ardente dove c'è una vecchia vestita a lutto seduta.
Vecchia: Era tanto buona.
Nardi (avvicinandosi): Eh?
Vecchia (urlando): Era tanto buona!
Nardi (mettendole una mano sul capo) Shhhh…era buona? Dillo a me dillo (Nardi va verso il catafalco ed incrocia l'uomo delle candele, poggia il fiore sul catafalco, poi ha un moto di spavento vedendo l'uomo delle pompe funebri accompagnato da Stucchi) Chi è questo ahò?
Stucchi: Commendatore, le pompe funebri.
Nardi: Aaah, faccia lei queste cose Stucchi.
Stucchi: Bisogna decidere commendatore.
Uomo delle pompe funebri (con accento siciliano ed aprendo un catalogo): Vuole vedere commendatore? Ci sarebbe il trasporto a quattro a sei cavalli con pennacchio e palafrenieri oppure il furgone di seconda classe o il furgoncino di terza.
Stucchi: Decidiamo per i sei cavalli.
Nardi: Che cavalli, che pennacchio, mia moglie non aveva mania di grandezza, l'ha sentita anche lei ieri sera no? Né pennacchi e né cavalli, furgoncino, come tutti noi. Era una donna semplice la mia Elvira, furgoncino và (Stucchi e l'uomo dele pompe funebri si allontanano).
Serafina (fuori campo): Un pochino di brodo commendatore?
Nardi: No, no, no, non mi va.
Serafina: Glielo manda la signorina Gioia (Nardi prende la tazza di brodo)
Nardi: Dov'è la signorina Gioia, in cucina?
Serafina: Si, ha fatto tutto lei, tanto brava.
Nardi: Mm, brava e buona la m.. (si interrompe vedendo qualcuno fuori campo) Chi è quello che magna? (porta il cucchiaio di brodo alla bocca)
Serafina (fuori campo mentre è inquadrato Oscar che mangia): E' il signorino Oscar.
Nardi (mentre gira il brodo): Oscar l'amico daa' signora?
Serafina: Si, lo sapeva anche lei commendatore, le voleva tanto bene, ha pianto tutto il giorno.
Nardi: Adesso magna però.
Dissolvenza incrociata. Esterno della villa. Lo zio di Alberto Nardi, Gioia ed un cameriere intento al servizio sono intorno al tavolo del buffet. Il primo prende un affettato, la seconda versa del vino in un bicchiere.
Gioia: Serafina! (ad alta voce) Presto…(arriva Serafina con un vassoio pieno di tagliatelle) presto, mi raccomando ben condite che sono per il commendator Fenoglio.
Ir zio (in sottofondo): Ah, bone!
Arrivano due uomini con un'enorme corona inviata dalle maestranze di Nardi.
Gioia (con tono di rimprovero): Ho detto le corone di metterle dall'altra parte! (il cameriere prepara il piatto di tagliatelle condendolo con il formaggio e lo zio di Nardi inserisce la forchetta) Presto delle altre (prendendo il piatto e allontanandosi).
Voce maschile fuori campo: Signorina per cortesia un altro po' di prosciutto magro.
L'inquadratura mostra Nardi seduto ad un tavolino mentre mangia le tagliatelle in compagnia del ragionier Lambertoni, che beve il vino, ed altre tre eleganti signore.
Gioia: Senz'altro, Serafina, il prosciutto magro per il commendatore! (alza la voce mentre si avvicina con il piatto di tagliatelle al commendator Fenoglio seduto sul dondolo in compagnia di quattro imprenditori tra cui il sig. Fontana).
Un Imprenditore: Grazie.
Un altro Imprenditore:Aspettiamo al massimo le sei poi ce ne andiamo tutti quanti.
Gioia (porgendo il piatto di tagliatelle a Fenoglio): Ecco.
Fenoglio: Belle queste tagliatelle, sono fatte in casa?
Gioia: Eeh, le ho fatte io con le mie mani…
Un Imprenditore: Ma brava…
Fenoglio: Brava, complimenti!
Gioia: Grazie, buon appetito! (si allontana mostrando l'ampia scollatura delle spalle)
Un Imprenditore: Grazie, grazie.
Fenoglio (dopo avere seguito Gioia con lo sguardo si rivolge agli altri con aria interrogativa): Ma chi è quella lì?
Un Imprenditore (allargando le braccia): Mah…
Un altro Imprenditore: Ho chiesto anche io ma non si è capito bene.
Fenoglio: Per la miseria, ogni volta che mi gira le spalle, puff, mi si annebbia la vista! (risate degli altri).
La mdp inquadra di nuovo il tavolino di Nardi.
Nardi (in tono nostalgico, girando le tagliatelle con la forchetta): Ce l'ho presente come se fosse adesso, suonavano il valzer delle candele, lei venne avanti e mi disse: "Romano?". Sì dico io, ma vivo a Milano. Così ci siamo conosciuti (si sente in off dalla distanza una sonora risata di Fenoglio) Chi ride?
Lambertoni: E' il commendator Fenoglio.
Nardi: Eeeh, chi non ha provato non può capire, fatto sta che la mia Elvira non c'è più.
Si avvicinano, insieme a Stucchi, l'avvocato Girondi ed il suo accompagnatore che avevano parlato poco prima di un affare con lo stesso ragioniere.
Avvocato Girondi: Commendatore, condoglianze vivissime.
Nardi: Grazie…(girandosi) chi sono?
Stucchi: Commendatore, la sua povera signora stava comprando dall'ingegner Sabbadini, tramite l'avvocato Girondi (si gira verso di lui continuando a girare le tagliatelle con la forchetta) una solfatara nel Lazio dal costo di trenta milioni.
Nardi: Marchese, proprio adesso me ne parla (si alza allontanandosi dai commensali e tirado fuori dalla tasca della giacca un fazzoletto con cui si pulisce la bocca) E' un buon affare?
Stucchi (scandendo bene i numeri): Interessa la Montecatini, noi comperiamo a trenta e tra un mese vendiamo a set-tan-ta!
Nardi: Se si tratta di levare l'affare alla Montecati…(allarga le braccia e si rivolge all'avv. Girondi) Ma come mai Elvira mia non aveva firmato? (Stucchi tira fuori dalla tasca il monocolo e lo mette sull'occhio destro).
Avvocato Girondi: Commendatore, la povera signora non ebbe il tempo materiale di firmare (una mosca si posa sulla sua giacca)
Nardi (rimettendo il fazzoletto nella giacca): E sfido io, trenta metri sott'acqua! (espressione di impotenza dell'avv. Girondi).
Stucchi (sempre con il monocolo sull'occhio): Vada tranquillo commendatore vedrà che è un buon affare.
Avvocato Girondi (prende la penna dal suo collaboratore): La penna.
Nardi: Dove devo firma'?
Stucchi: Qui.
Avvocato Girondi: Ecco qua (Nardi firma).
Gioia: Alberto, c'è qui Rabagliati.
Vicino a Gioia compare in scena Alberto Rabagliati nella parte di se stesso. E' vestito in chiaro con una borsa sotto braccio ed ha all'occhiello della giacca un fiore.
Nardi (si avvicina stringendo la mano a Rabagliati): Caro Alberto Rabagliati!...
Alberto Rabagliati: Commendatore, condoglianze eh (ride…)
Gioia (sovrapponendo la sua voce a quella di Rabagliati): Ho fatto bene?
Nardi: Grazie.
Gioia: L'ho chiamato per la messa cantata.
Nardi: Ah bravo, che ci canta?
Alberto Rabagliati: Beh commendatore, avrei pensato all'Ave Maria, l'ha presente no quella di Schubert (inizia a cantarne il motivo) Aaave Mariiiia, graaaaatia plena.
Nardi (facendo il coro insieme a Rabagliati): Graaaaatia plena.
Alberto Rabagliati: Ecco.
Nardi (stringendogli con calore la mano): Bravo, bravo l'amava tanto la mia Elvira questa.
Gioia: Adesso venga con me in cucina così intanto ci mettiamo d'accordo sul…
Alberto Rabagliati: Si vengo.
Nardi: Si fallo magnà!
Alberto Rabagliati (rivolgendosi a Nardi con accento milanese e alzando la mano in segno di incoraggiamento): Eee stia su, su su su con la corda.
Nardi (scuotendo la testa): Si.
Stucchi: Commendatore.
Nardi: Eh? (si leva gli occhiali scuri e riprende il fazzoletto dalla tasca per asciugarsi il sudore) Ah marchese mio, io me so' stufato de aspetta', quando crede che arriverà la salma?
Stucchi: La radio ha annunciato che i palombari hanno recuperato tutte le salme meno una.
Nardi (con aria preoccupata): Meno una?
Stucchi: Sì commendatore, c'è ancora un filo di speranza (Nardi lo guarda con espressione ancora più preoccupata).
Dissolvenza in nero.
La sequenza successiva si apre con Nardi, Stucchi e Ir zio che fumano, ed il fattore Giordano seduti in giardino davanti ad un tavolino pieno di bicchieri. E' ormai sera, gli invitati al funerale sono andati via senza che la salma sia arrivata.

Giordano (illustrando a Nardi il rapporto sulla fattoria): Vino produzione '59: 110 ettolitri, foraggio cinquecento quintali (dall'interno della casa escono Gioia con uno scialle sulle spalle e la cameriera Serafina con un vassoio che porta un fiasco di vino e dei bicchieri già riempiti).
Nardi (indicando, con gli occhiali che ha in mano, il foglio che sta leggendo il fattore): E questi quaranta che so'?
Giordano: Ah questo s'è formenton!
Nardi: Allora scriva marchese, cinquecento foraggio e quaranta frumentone (Stucchi scrive, la cameriera con il vassoio si avvicina ai quattro e Gioia distribuisce i bicchieri di vino, Nardi si gira verso di lei, ir zio si prende il bicchiere da solo e poi anche il fiasco, il fattore beve) Aah grazie Gioia, grazie cara (prende il bicchiere poi ha un'espressione di insofferenza e si da un colpo sulla nuca con la mano per uccidere una zanzara).
Gioia (richiamando Stucchi per dargli il bicchiere di vino): Marchese…
Nardi: Ma qui c'è un'invasione di zanzare!
Gioia (alzando la voce per farsi sentire da Stucchi intento a scrivere): …marchese.
Stucchi (si toglie il monocolo e prende il bicchiere): Grazie.
Nardi: Gioia fai spegnere la luce su nelle camere per favore.
Gioia: Si. Serafina (alza la voce) spenga la luce nelle camere da letto altrimenti entrano le zanzare (ir zio beve).
Nardi (prendendogli la mano e baciandola sul dorso): Gioia cara, fai portare ancora due fette di melone. E' di nostra produzione il melone? (ir zio sorridente si versa un altro bicchiere dal fiasco di vino, Gioia si allontana).
Giordano: Li aveva fatti impiantare la povera signora.
Nardi: Beh vogliamo vedere questi bovini?
Giordano (sempre mostrando il foglio): Ecco vede? Capi di bestiame settantatre.
Nardi (gesticola verso Stucchi ruotando la mano): Marchese? Volti il foglio, volti il foglio, non sente? Una voce nuova: bovini. Io li venderei ‘sti bovini.
Ir zio: Pure io (Nardi beve un sorso di vino).
Giordano: Ma la povera signora aveva dato disposizione proprio per incrementare la produzione.
Nardi: Giordano, ormai la signora non c'è più.
Ir zio: Poveraccia! (Nardi si gira sorpreso a guardare lo zio).
Nardi (rivolto al fattore): Eh…e tu fa' quello che ti dico io.
Giordano: Ma vede l'anno scorso con i soli bovini abbiamo fatto tre milioni e otto puliti senza il concime.
Nardi (seccato): E statte zitto, statte zitto a Giorda' che ne sai tu, tu sei bifolco!
Giordano: Macché bifolco, io sono il fattore.
Nardi (rivolgendosi allo zio): Che è, fattore o bifolco?
Ir zio: Bifolco.
Nardi: ‘O senti? Sei bifolco (Stucchi disapprova e scuote il capo, Gioia si avvicina porgendogli il piattino con le fette di melone) Làsciatelo dire da me che sono industriale, se noi trasformiamo questi bovini in liquido e li mettiamo negli ascensori, oh (rivolgendosi per cercare consenso allo zio, che ha un'espressione come per dire ‘a voglia', ed al ragionier Stucchi, che invece scuote ancora la testa, e prendendo una fetta di melone) noi guadagniamo dieci volte tanto. Che fa marchese, dice no?
Stucchi (intimorito): No dicevo d'accordo.
Giordano: Ma guardi, prima di prendere una decisione venga a dare un'occhiata alla stalla così si farà un'idea.
Nardi: E andiamo a dare un'occhiata alla stalla va (poggia il bicchiere sul tavolino e si alza con la fetta di melone in mano contemporaneamente si alza il fattore) andiamo. Gioia, vieni anche tu? (Goia sta mangiando il melone).
Gioia: No caro, mi metto sul divano a fare un po' di relax.
Nardi (dandole un buffetto sulla guancia): Vai cara, va'.
Nardi, che continua a mangiare il melone, e il fattore si incamminano; sullo sfondo, poggiate sul muro della villa, le corone per la defunta.
Nardi: Giordano caro, bisogna che ti adatti all'idea che sono io il padrone adesso (si volta indietro) Ah marchese, io sono dai bovini, se arriva la salma me fa chiamare.
Stucchi: Senza fallo.
Nardi: Giorda', io non so neanche quali sono le mie proprietà. Quando era viva la povera signora qui, io, non ce potevo mai mette piede.
Stucchi e ir zio brindano mentre alle spalle compare Amedeo, l'autista di Elvira Almiraghi.
Ir zio: Evviva.
Stucchi: Evviva.
Autista: Buonasera!
Ir zio (incredulo): Ahò e tu che fai qui, da dove vieni?
Autista: Sono arrivato adesso con la signora.
Stucchi: La signora? Quale signora?
Autista: La signora Elvira, l'ho portata in Svizzera con la macchina (prende una fetta di melone e la mangia).
Stucchi: Ma…non stava sul treno?
Autista: Ma no marchese, glielo ha fatto perdere lei con la sua telefonata alla stazione si ricorda?
Stucchi guarda ir zio con espressione imbarazzata.
Ir zio (alzandosi): Beh, io me ne vado caro marchese, l'avemo presa piccinina la fregatura.
Stucchi: Dove sta la signora?
Autista: E' di là, è entrata in casa.
Elvira Almiraghi entra nella camera ardente seguita dalla cameriera Serafina, si guarda intorno, prende un piatto vuoto sul catafalco e lo passa a Serafina.
Elvira Almiraghi: Tagliatelle!
Passa davanti alla vecchia vestita a lutto.
Vecchia: Com'era buona.
Elvira Almiraghi: Eeh?
Vecchia (urlando): Com'era buona! (espressione di fastidio di Elvira Almiraghi che esce dalla camera ardente).
Elvira Almiraghi: Serafina! (le fa segno di togliere uno straccio da terra, poi vede con sorpresa Gioia che sta riposando su un divano) Disturbo?!
Gioia si sveglia stirandosi.
Gioia: Mi scusi m'ero addormentata un momento. Aah se sapesse quanto abbiamo avuto da fare (Elvira Almiraghi si guarda ancora intorno e vede un bicchiere di vino poggiato sul bracciolo).
Elvira Almiraghi (prendendo il bicchiere e poggiandolo su un tavolino): Capisco, chissà quanta gente…
Gioia (aggiustandosi i capelli dando le spalle ad Elvira Almiraghi): Lei è un'amica? Una congiunta della povera signora?
Elvira Almiraghi (notando la profonda scollatura di Gioia): Veramente la povera signora sono io!
Gioia (girandosi sorpresa): Oh, oddio (si gira verso un quadro con il ritratto di Elvira Almiraghi che regge le briglie di un cavallo) E…e…e già…forse…forse è meglio che io tolga il disturbo.
Elvira Almiraghi: No cara, nessun disturbo anzi, mi sono sempre domandata che faccia avesse l'amica di mio marito.
Gioia: Oh no, lei fraintende signora, fra me e suo marito non c'è stato mai niente di materiale.
Elvira Almiraghi (levandosi lo scialle): Una relazione platonica.
Gioia (imbarazzata): Non capisco.
Elvira Almiraghi: Voglio dire, una relazione puramente spirituale.
Gioia: Eh ecco ha trovato la parola esatta si. Siccome io ho una grande ammirazione per l'intelligenza eccezionale di suo marito, lui dice che soltanto io lo comprendo e nei momenti di abbattimento gli sono sempre stata vicina (Elvira Almiraghi ascolta con evidente scetticismo).
Elvira Almiraghi: Ha fatto bene, specialmente adesso che gli è morta la moglie…!
Entra Stucchi.
Stucchi (a braccia aperte): Mia cara signora, che meravigliosa sorpresa, permetta che l'abbracci (Elvura Almiraghi lo frena con una mano e lui gliela bacia).
Elvira Almiraghi: Caro marchese!
Gioia: Con permesso (si allontana).
Elvira Almiraghi: (ironica) E' stato tutto merito suo.
Stucchi: L'ho saputo ma per carità signora, diciamo che è stato il destino (indica verso l'alto).
Elvira Almiraghi: E il mio cretinetti?
Stucchi: E' un uomo distrutto.
Elvira Almiraghi: E dov'è quest'uomo distrutto?
Stucchi: E' andato a dare un'occhiata ai bovini.
Elvira Almiraghi: Ai bovini…
Stucchi: Ai bovini.
Elvira Almiraghi: Ai bovini.
Stacco sulla sequenza successiva che si svolge nella fattoria annessa alla villa. Nardi sta bevendo un uovo fresco circondato dal fattore, dei lavoranti della fattoria e due bambini.
Nardi: Aaah, fresco…(a uno dei bambini) Te piace l'ovetto?
Giordano: Eh eh
Nardi: Tie'. (Gli porge il guscio vuoto).
Giordano: Adesso commendator…
Nardi: Come se dice, bacia il padroncino (ride e si fa baciare sulla guancia).
Giordano: …dovrebbe assaggiare…
Nardi (incammindosi): Famoli lavorà ‘sti bambini!
Giordano: …un pochettino del nostro latte.
Nardi: Quanto ne facciamo di latte al giorno.
Giordano: Latte? Seicento litri al giorno commendatore.
Nardi (prendendo un mestolo di latte fresco datogli da una bambina): Fa un po' sentì…
Giordano: Vacche olandesi! Cosa ne dice? (mentre assaggia Nardi vede il sedere formoso di una contadina chinata a terra).
Nardi: Aaah, questo si che ce voleva vedi (si avvicina alla contadina strofinandosi le mani) Sai che assaggerei Giorda'? (con le dita mima il taglio e fissa il sedere della contadina) N'antra scheggetta de quel pecorino.
Giordano: Va bene lo vado a prendere.
Nardi: Sì.
Giordano Rivolgendosi alla contadina): Margherita?
Margherita: Eeeh?
Giordano: Margherita accompagna ti il commendatore a vedere i bovini, io vado (la ragazza si gira ancheggiando vistosamente e stirandosi il vestito attillato e sembra gradire la presenza di Nardi).
Nardi (soddisfatto le mette una mano sulla spalla ed una sul braccio mentre si incamminano): Accompagneme tu va. E che belle braccette toste che c'hai. Come te chiami?
Margherita: Margherita.
Nardi: Margherita ti chiami (le da uno schiaffo sul sedere e si gira una prima volta per controllare se lo hanno visto, lei emette un urletto) Sei bella nutrita sei Margherita (le da un pizzico sul sedere e si gira una seconda volta).
Margherita: Uh! (sorride civettuola e fa per scappare).
Nardi: Vie' qui, vie' qui che c'hai paura e vie' qui Margherita! (lei si toglie le scarpe e scappa emettendo urletti e lui la insegue) Margherita so' il padrone tuo io, vie' qua ‘ndo scappi!
Dissolvenza incrociata. Siamo nuovamente all'interno della villa. Elvira Almiraghi è seduta sul divano e sorseggia da una tazza, Stucchi passeggia nervosamente e lancia occhiate stizzite a Gioia. Si sente dall'esterno provenire la voce di Nardi che al ritorno dalla fattoria conversa con il fattore. Elvira Almiraghi ascolta le sue parole…
Nardi (fuori campo):Vedi Giordano, tutti erano convinti che mia moglie fosse un'aristocratica, ma io che ero il marito e la conoscevo profondamente ti dico che aveva ‘na mentalità ristretta, piccola e meschina, di origine contadina come la madre.
Stucchi (rivolgendosi ad Elvira Almiraghi): Ha sentito? E' in giardino col fattore. E adesso chi gli darà la notizia.
Gioia: Eh, bisognerebbe prepararlo pian pianino. Vuole cha vada io?
Elvira Almiraghi: No cara, non si disturbi, lei ha già fatto anche troppo per mio marito (si alza) Vado io (consegna la tazza a Stucchi ed esce dalla stanza).
Di nuovo in giardino, Nardi si taglia una fetta di melone mentre continua a parlare con il fattore.
Nardi: E non è che sono cattivo caro Giordano (si asciuga le mani con un tovagliolo) è che io lottizzo il terreno, faccio le strade e vendo alle case popolari (prende la fetta di melone).
Giordano: E va bene. Oramai il padrone è lei, faccia come vuole.
Nardi: Ecco bravo, l'hai capito Giorda'? Bonanotte (si siede).
Giordano: Buonanotte (si allontana).
Nardi (ad alta voce): Gioia! Gioietta cara! Vieni a mangiare una fetta di melone fresco (addenta il melone mentre alle spalle compare la moglie che avanza verso di lui) Ha, hai capito il bifolco? Mi voleva convincere di incrementare la produzione dei bovini. Perché lui ruba, ecco perché. Ha, ma io vendo tutto. Dice ma la sua povera signora, ma che te frega della povera signora! La signora non c'è più e io mi vendo il bovino. Ha…
Elvira Almiraghi (giunta a pochi passi da lui): Alberto!
Nardi (sempre ad alta voce): Oii bifolco! (la sua espressione cambia immediatamente avendo sentito la voce della moglie, ora è terrorizzato, getta la fetta di melone e mette le mani sui braccioli girando leggermente il capo).
Elvira Almiraghi: Alberto!! (Nardi si gira di scatto con le ginocchia sulla sedia) Cosa fai cretinetti, parli da solo?



Seconda parte
Quarta parte