A.b.a.e

Associazione Biologica Agricoltori Elbani

 

Biodiversità

Il rispetto e la tutela della biodiversità è uno dei principali scopi di A.B.A.E, proprio perché l'agricoltore biologico non utilizzando in agricoltura sostanze chimiche di sintesi, ha il dovere di rispettare tutto ciò che è nella sua azienda e che ruota intorno ad essa, e quindi non solo essenze vegetazionali selvatiche e cultivar, ma anche specie animali e insetti.

Le diversità biologiche ossia le specie animali e vegetali selvatiche non coltivate o allevate, sono protette dalla L.R 56/00 legge che per altro non trova a tutt'oggi un'applicazione seria.

Il raggio di azione di A.B.A.E si estende ovviamente anche alle specie, cultivar e alle razze animali che vengono coltivate e allevate in azienda, e quindi non soltanto alle essenze incluse nell'allegato della L.R 56/00.

Per altro un'altra legge regionale, quella che tutela le risorse genetiche a autoctone, stabilisce che la regione Toscana, tutela le risorse genetiche animali e vegetali originarie del proprio territorio.

Senza troppe disquisizioni, come purtroppo da tempo si sente dire all'Elba e nell'Arcipelago, la legge cita espressamente per autoctone " specie, razze, varietà, cultivar di origine esterna introdotte da lungo tempo nel territorio e integrate tradizionalmente nella sua agricoltura o nel suo allevamento, nonché tutto ciò che come varietà ed ecotipi derivanti dalle precedenti…."

Anche specie animali e vegetali introdotte da lungo tempo a scopo ornamentale in un territorio, possono essere definite autoctone (ad. esempio gli oleandri di cui esistono molteplici varietà molte delle quali di origine americana, i cipressi, i pini…).

Le apposite Commissioni Regionali stabiliscono poi le specie da inserire nei Repertori di tutela.

Anche la capra di Montecristo, benché introdotta in quell'ambiente dall'uomo da lungo tempo e non soggetta a rischi di erosione genetica, è stata ugualmente ritenuta una specie da tutelare e proteggere.

La L.R 56/00 elenca in 0 un articolato allegato le specie selvatiche oggetto di tutela.

Sono da considerarsi particolarmente protette tra le numerose altre:

il Fiordaliso (Centaurea sp.sl), la Palma nana (Chamaerops humilis), il Cisto maggiore (cistus laurifolius) lo zafferano di Toscana (crocus etruscus), la speronella (delphinium sp.sl), il giglio di S.Giovanni (lilium bulbiferum), la felce florida (osmunda regalis). il giglio marino (pancratium maritimum), la soldanella (soldanella sp. sl), la verga d'oro (solidago virgaurea), la viola dell'Elba (viola corsica ssp. Ilvensis)

sono indicate quali specie soggette a limiti di prelievo:

l'asparago pungente e selvatico (max 30 steli pro-capite al giorno), il garofano, la primula, il narcisus, la giunchiglia (10 steli), il ruscus - pungitopo (10 fronde), la chiocciola e la chiocciola marinella (helix e eobonia vermiculata), la rana verde.

Numerose specie di anfibi e rettili sono tutelati come le raganelle, i rospi e il tarantolino.

Bisogna altresì considerare che i divieti stabiliti dalla L.R 56/00 (distruzione, estirpazione, danneggiamento) non operano per le normali operazioni di cultura su terreni agricoli, laddove per normali si intende aratura, fresatura etc, anche se sarebbe buona norma fare sempre in modo di arrecare il minor danno possibile durante tutte le operazioni necessarie alla coltivazione.

Dobbiamo rilevare che a tutt'oggi fortunatamente all'Elba e nell'Arcipelago Toscano esistono ancora numerose aziende agricole molte delle quali hanno scelto l'agricoltura biologica come stile di vita.

E' nei terreni coltivati con metodo biologico che trovano ospitalità numerosi animali e insetti che "approfittando" delle attività umane possono vivere e prosperare in perfetta simbiosi.

In agricoltura biologica c'è il più alto tasso di biodiversità che in altre tipologie di coltivazione.

Diventa spesso necessario implementare le specie utili attraverso siepi fiorite e quelle che producono bacche dove trovano ristoro uccelli come passeri, merli, pettirossi, cince, capinere… e moltissimi altri insettivori che fungono da "spazzini" cibandosi di insetti e mosche con tutti i benefici per l'ambiente e la nostra salute ( si evitano particolari trattamenti invece molto di moda nell'agricoltura convenzionale che oltre a uccidere insetti uccidono gli uccelli che si cibano degli insetti avvelenati).

Per altro risulta che siepi costituite da biancospino (Crataegus spp.), ortica (Urtica dioica), prugnolo (Prunus spinosa), gelso nero (Morus nigra ) possono costituire una fonte di attrazione per diverse specie di Coccinellidi anche in un periodo in cui l'infestazione di afidi è scarsa.

Le siepi costituite con tali essenze arboree svolgono l'importante funzione di "aree rifugio" per molti insetti tra cui l'antocoride (Anthocoris snemoralis) principale predatore della psilla del pero (Cacopsylla pyri).

Altra buona norma è quello di creare all'interno della propria azienda delle piccole zone umide (bastano diversi vasi sufficientemente capienti del diametro di 40-50 cm a forma di vasca ) o delle vecchie cisterne non più utilizzabili che si potrebbero anche interrare per consentire a rospi, raganelle e insetti utili come le libellule, di prosperare e cibarsi degli insetti dannosi alle coltivazioni.

In questo modo si garantisce un perfetto equilibrio all'interno della propria azienda: ogni specie è infatti necessaria per l'ecosistema. (an)

 

 

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