27/04/2006 - Attentato Nassiriya: contingente italiano, morti tre militari italiani e uno rumeno
NASSIRIYA - Sono tre i militari italiani morti nell'attentato avvenuto questa mattina a Nassiriya, in iraq, e non due come detto in un primo momento. La notizia e' stata diffusa poco fa dal portavoce del contingente italiano a Nassirya Maggiore Marco Mele. Le vittime in tutto sono quattro: un ufficiale dell'Esercito italiano, un ufficiale dei carabinieri, un sottufficiale dei carabinieri e un caporale della Polizia Militare rumena. Un carabiniere rimasto ferito č stato trasportato nell'ospedale da campo italiano. (Agr)
Il convoglio - spiega il comunicato - si stava recando al PJOC (Provincial Joint Operation Centre, la sala operativa integrata delle Forze di sicurezza della Provincia) dove i militari coinvolti nell attacco avrebbero dovuto svolgere il loro regolare servizio per le consuete attivitā di coordinamento con le Forze di sicurezza locali nel controllo del territorio. Sono in corso accertamenti, condotti in stretto coordinamento con la polizia locale, intesi ad individuare la natura dell'ordigno, l'origine dell'esplosione e gli eventuali responsabili.
Questi i nomi dei tre militari italiani vittime dell' attentato oggi a Nassiriya: capitano dell' esercito Nicola Ciardelli, effettivo al 185/o Reggimento Artiglieria Paracadutista di Livorno; maresciallo Capo dei Carabinieri Franco Lattanzio, effettivo al Comando Provinciale Carabinieri di Chieti; maresciallo Capo dei Carabinieri Carlo De Trizio, effettivo al Comando Provinciale di Roma - Nucleo Radiomobile.
Il maresciallo Aiutante dei Carabinieri, Enrico Frassinito, effettivo al Comando Provinciale dei Carabinieri di Padova, č rimasto ferito ed attualmente si trova ricoverato presso l' ospedale da campo italiano di Nassiriya. Le sue condizioni sono gravi
Militari italiani vittime
di un atto di guerra
Franco
Ragusa - 12 novembre 2003
Al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, e a tutti
coloro che fanno finta di non sapere che l'Italia è in guerra.
Come era logico aspettarsi, in Iraq sono caduti i primi militari italiani.
E come era altrettanto logico aspettarsi, la prime reazioni delle maggiori
cariche dello Stato sono state tutte di dura condanna di quello che è
stato definito un vile atto di terrorismo.
Nessuno che parli di guerra o di atto di guerra.
Ma che possa piacere o no agl'ipocriti che hanno mandato al macello
i nostri soldati, è sin troppo evidente come in Iraq ci sia una
guerra, degli eserciti occupanti ed un popolo senza reali diritti di sovranità
in seguito ad una guerra unilaterale e illegittima.
Condannare quello che non è stato un "vile attentato", bensì
un atto di guerra nei confronti di un "legittimo obiettivo militare" (così
vengono definite le vittime delle bombe "intelligenti") ha ben poco senso:
si è in guerra, una parte contro un'altra, e le vittime italiane
a Nassiriya non sono altro che la diretta conseguenza della scelta di far
partecipare l'Italia alla guerra degli USA contro l'Iraq.
Ognuno risponda, quindi, delle proprie responsabilità, chiamando
ogni cosa con il suo vero nome e senza trincerarsi dietro il facile pretesto
della lotta al terrorismo.
Personalmente, ho provato un sincero sentimento di cordoglio per le
vittime e per i familiari delle vittime: ma anche indignazione e disprezzo
per chi ha trascinato l'Italia in questa ennesima, assurda, avventura guerrafondaia.
Franco Ragusa
Tratto dal sito sottovoce.it