Altro che TIPI da SPIAGGIA


Alla faccia di chi li voleva band da un pezzo e via. Le Vibrazioni sono più che mai sulla cresta dell'onda. Perché hanno le idee chiare e molto molto da dire. State un po' a sentire...


P
otevano essere delle graziose meteore miracolate dal successo di un singolo brano (e loro ne sono consapevoli), invece a distanza di tempo Le Vibrazioni si ritrovano ancora sulla cresta dell'onda. Ecco perché abbiamo voluto fare con Francesco Sarcina, cantante e leader del gruppo, una specie di punto della situazione: la loro musica, il loro pubblico, i loro sfizi più o meno realizzati, più qualche altra considerazione interessante su chi merita il successo e sui modi per inseguirlo. In attesa di poter salire a bordo sugli aerei di una linea che potrebbe avere come logo, per dire, una sciarpina svolazzante...

Tempo di mare, tempo di spiagge e di surf, e ho l'impressione che Le Vibrazioni siano attrezzate: state ancora cavalcando l'onda, mi pare...
"Assolutamente si! E ti dirò di più, è l'Onda Buona..."

Il vento a favore. Con tanto di legioni di fan che vi inseguono in maniera sempre più insistente.
"E' divertente quanto inquietante il fatto di vedere persone che sono disposte a fare qualsiasi cosa pur di prenderti, toccarti. Io poi, con queste sciarpine idiote che uso, sono veramente a rischio soffocamento: in mezzo alla folla, nulla di più facile dell'abbrancarmi per qualche lembo svolazzante della suddetta sciarpina, morendo così strangolato fra le grinfie di qualche ragazza arrapata."

Sarebbe una fine assolutamente rock'n'roll.
"Beh si, però non mi dispiacerebbe riuscire a fare almeno un altro disco... almeno per dimostrare che Le Vibrazioni non sono solo fumo..."

Qual è l'episodio più pittoresco che ci potresti raccontare per quanto riguarda le scene di, chiamiamolo così, giovanile entusiasmo delle fan nei vostri confronti?
"A Urbino andiamo via dal luogo del concerto col furgone: a fianco vediamo una ragazza che ci insegue correndo. Riesce a starci dietro, il furgone sta ancora andando molto piano, siamo ancora in mezzo alla folla. La tipa comunque corre e corre, guarda solo noi, ci urla cose dietro... peccato che non si renda conto che giusto davanti ha una macchina parcheggiata; io le urlo dal finestrino 'Fermati! Fermati!', lei non capisce, continua a correre e... insomma, ti puoi immaginare. Una scena davvero fantozziana, anche crudele. Spero non si sia fatta niente, però mi sa che almeno qualche livido non glielo può aver levato nessuno."

Ma alla fine che idea vi siete fatti del vostro pubblico, parlando in generale?
"Molto buona. Partendo già dai più giovani, dai ragazzini: in un primo momento magari sei perplesso, poi ti rendi conto che sono proprio i giovanissimi gli ascoltatori più interessanti, perchè se piaci a loro, puoi piacere a chiunque abbia un minimo di apertura nei suoi gusti musicali. Anche se poi dall'altro lato c'è il problema della loro facilità a farsi condizionare dai media, col risultato che vedi in giro gente che non ha talento per fare arte ma che riesce, come dire?, a fare audience. Prendi ad esempio quelli del Grande Fratello: loro non fanno nulla e non sanno fare nulla, però sono lo stesso seguiti da un codazzo di ragazzi idolatranti. Tu che invece ti fai un mazzo così per arrivare ad avere successo e stima da parte del pubblico, beh, ci resti un pò male. Ma pazienza. Noi siamo gratificati dall'affetto che il nostro pubblico ci dà. Siamo poi particolarmente contenti che più passa il tempo più aumentano le fasce d'età che vengono ai nostri concerti: se nelle prime file ci sono ancora i più giovani, man mano che vai indietro vedi ventenni, poi trentenni, quarantenni, fino addirittura ai cinquantenni. Oddio, una volta in prima fila avevo davanti a me una sessantenne: me la ricordo ancora, era fantastica! Cantava tutte le canzoni a memoria!"

Vi state stancando di suonare dal vivo? O almeno, sta subentrando un pò di routine? Perchè di concerti ne state facendo molti.
"No, tutt'altro. Anzi, è l'unica cosa di cui non ci stancheremo molto facilmente."

Di cosa vi stancherete molto facilmente?
"Delle interviste!"

Molto bene!
"Si fa per scherzare, chiaro... Ecco: una cosa che mi rompe le scatole, sarò sincero, è che non posso più vedermi i concerti in pace. Un pò di tempo fa abbiamo suonato a Roma prima di Sting: finito il nostro set, volevo assolutamente vedermi il suo, e quindi mi sono messo davanti al palco, in quella che era una specie di zona vip. Bene, hanno cominciato subito tutti a farmi domande, a chiedermi cose, a volermi scattare fotografie. Io sono uno disponibile, anzi il mio manager e incarognito con me proprio per la mia eccessiva disponibilità nei confronti di tutti, però insomma... almeno i concerti fatemeli vedere! E' una cosa che non riesco più a fare e mi da fastidio. Poi guarda, siamo consapevoli che noi stiamo vivendo una grande fortuna: perchè poterci guadagnare da vivere grazie alla nostra passione(nella fattispecie, fare musica) è una cosa che capita a pochi, oggi come oggi. Però, insomma, non mancano i rovesci della medaglia. Ma è un giusto prezzo, possiamo accettarlo."

Ci sone delle cose che avete fatto e che, col senno di poi, non rifareste più?
"Credo di no. Penso che tutto abbia avuto un senso e una logica. Ecco: diciamo che l'Italia purtroppo non è abituata a fare i live. Il Festivalbar è una cosa bellissima, ci divertiamo sempre un sacco, però non posso negare che un pò mi duole non poter cantare dal vivo. Oppure vai a Buona Domenica e ti dicono 'Fate finta di suonare, che c'è intanto la band di Buona Domenica che suona i vostri pezzi'... che poi te li suona pure male! Allora tanto vale mettere le basi! Noi vorremmo sempre suonare dal vivo. Capisco che in certi casi può essere troppo complicato dal punto di vista tecnico, ma almeno io voglio sempre poter cantare dal vero. No playback. Ancora oggi un sacco di gente ci resta male quando lo dico. Ma a parte questo, trovo che tutta la carriera de Le Vibrazioni sia andata avanti nel segno della coerenza e col senno di poi rifarei tutto. Errori compresi. Perchè anche nella sofferenza e nel disagio c'è sempre da trarre insegnamento e indicazioni per il futuro, cosa che noi abbiamo regolarmente fatto."

A proprosito di disagio, quali sono le critiche che più ti hanno dato e vi hanno dato fastidio?
"Critiche in particolare non ce ne sono state; e magari ce ne fossero state... Perchè invece finora abbiamo solo sentito le critiche più fastidiose, quelle di etichetta, quelle basate sui pregiudizi. Nessuna critica vera, circostanziata... e si che ci piacerebbe riceverne, sarebbe interessante sentirle. Invece motlo spesso sento giudicare prima ancora di conoscere, e questo per me è semplicemente razzismo; che poi a comportarsi così magari sono gli stessi che alzano alla bandiera del Che e inneggiano al comunismo e all'antirazzismo, capisci? C'è molta confusione su questo. Ovviamente, iniziando con 'Dedicato a te' ci è stata subito appiccicata addosso un'etichetta; consapevoli di questo, abbiamo fatto un certo lavoro per staccarcela. E ci siamo riusciti. Poi guarda... ancora oggi andiamo in giro e arriva qualcuno in prima fila che ci fa il dito medio, perchè 'siamo quelli di Giulia'. Qual è il problema? Che 'Giulia' è troppo pop? Ok. Ma l'hai ascoltato il disco? Ascoltalo. Scaricatelo. Non voglio neanche dirti di comprarlo; scaricalo, e vediamo cosa ne pensi. Ma fallo. Mentre invece in giro sentiamo soprattutto critiche per partito preso. Mai critiche vere, critiche costruttive, critiche da parte di chi ti ha ascoltato e giudicato sul serio. Possiamo anche non piacere, ovvio; ma se non ti piacciamo devi dirmi perchè."

Allora a questo punto ti offro la magnifica opportunità di diventare il critico di te stesso, chiedendoti in che cosa secondo te devono ancora migliorare Le Vibrazioni.
"In tante cose. Prima di tutto dovremmo imparare a essere meno logorroici, io per primo... Poi, dovremmo imparare a essere un pò più precisi a livello musicale sul palco. L'adrenalina alcune volte ci fotte. Finiamo col suonare alcune canzoni troppo veloci, per dire. Magari sono pippe da musicista, però dovremmo imparare ad essere più sereni."

Sereni in che senso?
"Nel senso che siamo sempre in sbattimento; il che è un bene, perchè in questo modo evitiamo di montarci la testa, stiamo sempre a fare qualcosa, sentiamo sempre la necessità di dare qualcosa in più. Non ci rendiamo infatti conto di quello che sta accadendo fuori, del tipo per dire che io ancora adesso mi stupisco quando la gente mi ferma per strada. Io sono concentrato sul mio lavoro, non capisco che nel frattempo il nostro messaggio si è esteso, anzi, è dilagato. Se fossimo sereni, riusciremmo a fermarci un attimo e a goderci quello che abbiamo ottenuto. Ma probabilmente non è il momento. Probabilmente lo faremo davvero solo tra un paio d'anni... quando concretamente potremo vivere di rendita!"

Evvai!
"Ma si, perchè la gente pensa già che noi siamo straricchi perchè siamo famosi, quando invece non è assolutamente così. Certo, ci manteniamo grazie alla musica, questa è già una cosa fantastica, come ti dicevo; ma essere ricchi è un'altra cosa, essere ricchi significa togliersi sfizi assurdi... la villa a Miami... magari ci arriviamo anche noi, vediamo, speriamo!"

Quindi, insomma, se vi ritrovaste ad avere molti soldi comincereste anche voi a togliervi gli sfizi da rockstar...
"Noi in realtà siamo degli idioti: un pò di sfizi ce li siamo già tolti, ce li siamo già regalati. Tipo, ci siamo comprati delle moto, molto costose è vero... ma lo abbiamo fatto indebitandoci, pagandole a rate. Poi è chiaro che da fuori si vede solo che ci siamo fatti le moto superfighe. Magari con sopra scritto 'Grazie Giulia', come la vedi? Insomma, un pò di sfizi ce li togliamo già adesso, si. Poi chiaro che crescono i soldi, crescono gli sfizi: se sei miliardario succede che non è più la moto quello che vuoi comprare ma l'aereo privato..."

Avremo insomma modo di vedere le "Francesco Sarcina Airlines".
"Magari! Comunque si, io sono sempre stato uno che, se aveva uno sfizio da levarsi, se lo levava, nei limiti del possibile. Ho effettivamente un pò le mani bucate. O, comunque, ogni tanto mi piace farmi un regalo, e mi sembra anche giusto, dato il lavoro che faccio. Ho recentemente comprato due chitarre Gibson così, su due piedi(e il direttore della mia banca mi ha chiamato chiedendomi se ero pazzo), oppure mi sto comprando valanghe di cd, mentre prima un cd da solo era la paga di mezza giornata del lavoro che avevo al bar."

State già pensando a quale forma dare al vostro prossimo album?
"Assolutamente si."

Anticipaci qualcosa...
"In realtà i nostri fan più accaniti un pò di cose già le sanno. Dal vivo abbiamo anticipato alcune canzoni nuove... tant'è che qualcuno le ha già battute in rete... noi proprio non ci rendiamo conto, continuiamo a pensare di suonare al baretto per venti persone, ma non è così, accidenti. Comunque ecco, chi ci segue da vicino già sa quali direzioni stiamo prendendo, quindi mi pare inutile mettere in giro altre anticipazioni. Stiamo lavorando, si. Come per il primo disco, vogliamo avere un corpo di molte canzoni da cui poi scremare e arrivare a quelle che finiranno nell'album. Partire insomma da una cinquantina, sessantina di brani fino ad arrivare alla decina o poco più da includere nel disco, tenendo sempre conto di cosa vogliamo cambiare rispetto a quello che abbiamo fatto finora e su cosa invece vogliamo mantenere continuità, di quale aspetto musicale approfondire e quale invece lasciar perdere. Già: mille e mille pippe mentali, noi sempre in sbattimento... Dico solo che il primo disco abbiamo dovuto farlo di corsa, in un mese; mentre ora vorrei fare le cose con più calma. Immergendomi nell'immenso oceano delle pippe... Nel senso di masturbarsi mentalmente, non di pippare..."

Quali altri gruppi o artisti meriterebbero di stare con voi sull'Onda Buona, ma al momento non ci sono?
"Ci sono gruppi da cui noi abbiamo imparato molto, ma che hanno avuto un percorso diverso dal nostro: gruppi che hanno avuto una notorietà minore, più di nicchia e comunque più costruita nel tempo. Penso ad esempio agli Afterhours. Loro si meriterebbero di più, meriterebbero di fare i nostri numeri, ma è veramente una loro scelta quella di coltivare lo zoccolo duro di fan, di passare necessariamente attraverso una lunga gavetta, di non darsi magari a certe situazioni... anche se poi arriviamo tutti nello stesso punto, e al di la di questo penso che il modo migliore per fottere un sistema sia fotterlo dall'interno... non so, è una scelta, io sono convinto che certe cose è inutile andarci contro, devi piuttosto ingannarle e farti accogliere da loro per poterle poi migliorare. Ripeto: è una scelta. Di cui ci assumiamo la responsabilità. Un altro gruppo come gli Afterhours sono i Verdena; si, all'inizio hanno fatto il botto, ma ora sono comunque un gruppo un pò di nicchia, però per la scena italiana sono secondo me un gruppo importante. Vero, pure loro vanno a ricalcare sonorità già sentite, ma chi non lo fa, noi per primi? Infine citerei i Velvet. Loro sono rimasti intrappolati dal loro primo singolo, 'Boy Band', esattamente come poteva capitare a noi con 'Dedicato a te'; ma noi abbiamo avuto la fortuna di avere come guida gente come Demetrio Sartorio e Ignazio Morviducci, e ora possiamo stare qua a parlare di rock'n'roll e concerti con una certa credibilità, loro invece sono ancora un pò a metà del guado. Però credimi, dal vivo i Velvet spaccano. Così come Roberto Angelini: 'Gattomatto', che comunque ci sta, è una roba elettronica, iperprodotta, suppongo anche un pò 'suggerita' dalla casa discografica (vedi anche il video patinato con le modelle e quant'altro), ma lui è un musicista della madonna con una band della madonna."

Domanda finale: dove sarete e cosa starete facendo quando avrete sessant'anni? "Saremo un pò come i Rolling Stones: disfatti dagli abusi, però ricchi, quindi con la possibilità di fare periodici ricicli di sangue e di costruirci su misura delle bare a ossigeno che ci preservino al meglio. Io poi sarò uno di quei talent scout potentissimi con al fianco una donna di quarant'anni più giovane e in cerca di un ragazzo da produrre che mi faccia impazzire, uno che possa darmi di nuovo delle Buone Vibrazioni...".


di Damir Ivic



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