Maggio 1998.
Fot.inprop
Numero Sperimentale

Bollettino delle Lotte n°6

A cura del Centro di Documentazione e Lotta "Rosso 16"

 

RESPINGERE L'ATTACCO DELLA BORGHESIA

La crisi che attanaglia il modo di produzione capitalistico, riguarda tutto il mondo borghese; i padroni sono costretti ad applicare le necessarie contromisure ovunque, con andamenti di diversa intensità.

Per quanto riguarda il nostro paese, le masse popolari stanno via via comprendendo che il ricambio (solo formale) della classe politica, avvenuto in tempi recenti, non ha migliorato la situazione, anzi ha creato i presupposti per una accelerazione di molti aspetti della crisi stessa. Da ciò si evince, che un progresso effettivo e generale per il proletariato nel nostro paese, non è più concepibile nell'ambito dei rapporti di produzione capitalistici. Potenzialmente infatti, lo sconquasso che tale sistema economico crea giornalmente nella vita delle masse popolari di tutto il mondo, rischia di diventare terreno fertile per il processo di emancipazione delle classi oppresse, se non viene affrontato dalla borghesia nella maniera dovuta.

I problemi che essa si trova a dover affrontare con una certa urgenza sono essenzialmente due:

Gli imprenditori attraverso le ristrutturazioni aziendali odierne, mirano al mantenimento della valorizzazione dei capitali investiti. In questo contesto sono esemplari le politiche occupazionali (contratti atipici, esternalizzazioni, trasferimenti degli impianti, in una parola: flessibilità) attuate dalla borghesia che tra l'altro, per il modo in cui vengono condotte oggi, cercano di conseguire anche un altro risultato: quello di frammentare la classe operaia.

Trasferire gli impianti nelle zone in cui la redditività per le aziende è più alta a causa degli sgravi contributivi concessi e dove si possono elargire salari da fame, oggi è possibile grazie ai contratti d'area (ne sanno qualcosa i 48 lavoratori della Maccaferri di Roma, licenziati in tronco perché gli impianti saranno trasferiti altrove), ulteriore regalo del governo ai padroni.

Peggiorare le condizioni lavorative e sindacali per gli operai che comunque rimangono nello stesso luogo di lavoro, continuando ad eseguire le stesse attività, insieme agli stessi colleghi, ma essendo stati ceduti in blocco, armi e bagagli, ad un'altra azienda che opera negli stessi capannoni, oggi è possibile grazie all'utilizzo ad ogni piè sospinto delle esternalizzazioni, che prevedono la cessione di intere attività aziendali a ditte esterne, sgravando così l'azienda madre non solo dagli oneri economici, ma anche da quelli politici, come nei casi in cui si trova a dover fronteggiare i lavoratori in lotta, in numero consistente.

Sommario

Respingere l'attacco della Borghesia pag. 1-2
Notiziario: Marelli, Sofer, Maccaferri, Paris pag.
3-4-7
Ristrutturazioni: Aeroporti di Roma, Alenia pag.
5-6
Danimarca, Australia pag.
8
Primo Maggio di lotta pag.
8
LSU e Mezzogiorno pag.
9
Lotte a Napoli e a Roma pag.
10

Ottenere "lavoretti saltuari" (in molti casi, massimo 2 giorni a settimana), in assenza di contributi, ferie, malattia e diritti sindacali, dando massima disponibilità a lavorare sabato e domenica, oggi è possibile grazie all'introduzione del lavoro interinale, vecchio caporalato in abiti moderni, sponsorizzato dalle istituzioni e spacciato come risposta concreta al problema della disoccupazione. E' l'epoca della flessibilità totale, produrre "solo ciò che viene ordinato dal cliente"; ed in questo ambito c'è spazio solo per rapporti di lavoro che si adattano al flusso delle merci. Poco importa se tale impostazione provoca un degrado sempre più profondo per la vita delle masse popolari, costrette ancora una volta ad inchinarsi al cospetto della sovranità della merce.

 

 

 

 

 


 (pag. 2 sommario)

La borghesia si sta dotando di una serie di armi, tese a sottrarre ai lavoratori tutti gli appigli legislativi per combattere lo strapotere dei padroni.

Il quadro della situazione fin qui esposto, ci prospetta un avvenire quanto mai drammatico per il proletariato. Come se ciò non bastasse, a dar manforte ai padroni nostrani, interviene l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE), criticando l'Italia per non essere andata fino in fondo nella distruzione dei diritti e nell'introduzione della flessibilità. In particolare l'OCSE ha dichiarato che "è ora di finirla con i contratti collettivi nazionali" e che i salari non devono essere più vincolati al costo della vita. A nostro avviso evidentemente è soltanto una questione di tempo. Una questione di tempo su cui la classe operaia, ultimo baluardo della contrattazione collettiva, deve intervenire senza farsi accecare da false promesse o attendismi.

A Como infermieri dipendenti di cooperative, fornivano lavoro in affitto, con una paga al di sotto di quella percepita dai loro colleghi dipendenti della clinica. In realtà il lavoro in affitto o interinale prevede che il sostituto abbia pari trattamento economico del sostituito.
A Verona, c'è stato di recente un accordo tra imprenditori agricoli e sindacati, che prevedeva l'utilizzo di lavoratori pugliesi per la raccolta delle fragole. Ma per i braccianti pugliesi al loro arrivo in veneto c'è stata una sgradita sorpresa: gli imprenditori veneti erogando una paga giornaliera pari a quella che avrebbero dovuto sborsare per una ora di lavoro "italiano", hanno preferito stracciare ogni accordo e assumere (si fa per dire) degli extracomunitari che accettano ogni genere di ricatto (pena l'espulsione dall'Italia).
A Rimini, e un po' su tutta la riviera romagnola, d'estate nella maggior parte delle discoteche e degli alberghi, una "task force" composta da ispettori del lavoro e da carabinieri, circa un anno fa (primavera 1997- N.d.R.) ha rilevato una marea di irregolarità riguardanti evasione contributiva per il personale lavorante non in regola. Per non parlare poi di quello che avviene nelle gare d'appalto indette dalla pubblica amministrazione (specialmente nel settore edilizio o nei servizi di pulizia), dove le ditte che se le aggiudicano praticando degli sconti impossibili, lo fanno a scapito dei salari e della sicurezza per i lavoratori che saranno utilizzati in tali attività.

DPEF
La discussione e l'approvazione del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, che pianifica l'azione generale del governo in materia economica, ha dato l'occasione agli esponenti della borghesia imperialista di definire i loro prossimi obiettivi. Niente di nuovo in quanto a contenuto e forma; quello che cambia sono le pretese, che aumentano sempre e proporzionalmente al terreno che la borghesia imperialista è riuscita a strappare alle masse. Il DPEF, e quindi il governo, ha riscosso il plauso del grande capitale, della Banca d'Italia, del presidente della Commissione Europea Jacques Santer, e i voti di Rifondazione Comunista e della cricca di Cossiga.
Emergono tra le previsioni del Documento: l'aumento delle spese per gli investimenti (in conto capitale) e la diminuzione della spesa corrente, l'ennesima riforma degli ammortizzatori sociali, il sostegno alle imprese con gli incentivi per la rottamazione. Ma emerge in modo ancora più palese quanto lo Stato sia indispensabile ai padroni, quanto sia importante il sostegno statale all'accumulazione, che fa il paio con tutta l'attività politica e repressiva della macchina del potere borghese, rivolta sempre e comunque contro le masse sfruttate e a difesa della minoranza capitalista. Due esponenti della borghesia imperialista come Fazio, governatore della Banca d'Italia, in sintonia con l'esecutivo, e Guidalberto Guidi, di CONFINDUSTRIA, sostengono (su la Repubblica del 23/04/98) che si dovranno diminuire le tasse per consentire alle imprese di "liberare risorse" da destinare agli investimenti. Questo è uno dei primi compiti che assegnano al loro governo per il prossimo futuro. Si illudono, o vogliono far credere, che le difficoltà dell'accumulazione siano risolvibili con un altro travaso di ricchezza nelle tasche dei padroni: il loro Stato si finanzi facendo stringere la cinghia alle masse, e li lasci investire il plusvalore estorto agli operai. Una richiesta così "innocente" quale meno tasse si rivela un modo per arricchire i padroni e impoverire il proletariato. Ma oltretutto la cosa non incide affatto sulle vere cause della crisi; è un modo per tirare avanti un altro po' in attesa della prossima stangata.
I padroni non investono perché la crescita smisurata del capitale fa sì che i profitti da spartirsi sarebbero troppo piccoli: per loro non ne vale la pena. Regalargli miliardi non cambierà questa situazione, può solo spingere le masse in condizioni ancora peggiori. Ma fino a quando?
Pareri a prima vista discordanti tra Fazio e Guidi sulla questione delle 35 ore. Il primo non è infastidito dal richiamo a tale questione presente nel DPEF, il problema per lui è la flessibilità della forza lavoro. Guidi, com'è di prammatica per gli esponenti della CONFINDUSTRIA, è invece critico

(Segue a pag. 9)

 

 


(pag. 3- sommario)

MARZO '98

APRILIA
I ritmi di lavoro all'Aprilia sono particolarmente gravosi; inoltre il precariato, l'esternalizzazione e i contratti atipici fanno la loro parte nell'aggravare le condizioni degli operai. L'azienda non intende trattare di queste condizioni, né di aumenti salariali in cambio della grande flessibilità, concessa - grazie ai sindacati confederali - facendo intravedere chissà quali miglioramenti che poi, puntualmente, non si verificano. Sulla pausa c'è lo scontro più duro: la RSU vuole aumentare i tempi di riposo per turno da 14 minuti a mezz'ora, ma la direzione vuole che la pausa in più venga "multata", con una perdita in busta paga equivalente al tempo di non lavoro. Il successo del marchio Aprilia in questi ultimi anni, il passaggio da piccola fabbrica di biciclette a leader mondiale delle motociclette è dovuto alla compressione dei salari, flessibilità degli orari (oltre 120 ore annue di straordinari e plurimansionalità), disponibilità di forza lavoro giovane, cultura lavorista del nord-est.
Agli scioperi hanno partecipato anche i giovani operai, "perla" del sistema flessibile. Tra le richieste sindacali c'è anche la riduzione dei contratti stagionali a vantaggio di contratti a tempo indeterminato. La questione dei tempi e dei carichi di lavoro è fondamentale nella lotta contro le ristrutturazioni, i modelli flessibili e lo sfruttamento, e non è cosa da poco che una lotta del genere cresca e si sviluppi in quel territorio preso a modello per il capitalismo italiano

LICENZIAMENTI
Il tribunale di Torino ha accolto il ricorso di costituzione di parte civile dei 142 lavoratori licenziati dalla VIBERTI di Nichelino (TO), dopo il fallimento dell'azienda. I lavoratori potranno chiedere un indennizzo per danni morali. La Viberti, che fabbricava autobus, chiuse nonostante avesse ancora commesse, e per questo la colpa è della direzione, incapace di realizzare un piano industriale. Sciopero dei lavoratori OLIVETTI di Ivrea contro i tagli occupazionali. Anche i lavoratori ANSALDO hanno scioperato il 20/3 per 3 ore contro la minaccia di 2000 esuberi.

BREED
A Moncalieri c'è una azienda del settore dei sistemi di sicurezza delle auto; alcuni mesi fa viene rilevata da una multinazionale, la Breed appunto, che nel giro di un mese comunica la messa in mobilità dei 109 dipendenti e la chiusura dello stabilimento. La lotta va avanti da allora: i 109 lavoratori, per lo più lavoratrici, dopo le 8 ore di turno si fermano e presidiano i cancelli, 24 ore su 24. La Breed ricolloca parte delle attività fuori del Piemonte, a Napoli, dove è già presente.

MARELLI
La RSU della Marelli di Venaria ha bocciato il 16/3 a maggioranza l'accordo separato siglato il 4 marzo da FIM e Uilm per concedere 5 sabati di straordinario extracontrattuale. Lo scambio offerto dall'azienda consisteva nel trasformare 23 degli attuali 130 contratti a termine in contratti formazione-lavoro: in sostanza, il prolungamento del periodo di incertezza per i lavoratori, e di paradiso contributivo per se stessa. Tra i delegati "contro", anche alcuni delle due sigle firmatarie, fatto che pone in crisi la rappresentatività delle stesse in fabbrica.

Testimonianze operaie

La Marelli sta diventando sempre più un tipico esempio di divisione orizzontale della classe operaia, all'interno della stessa azienda. 137 assunzioni a termine, 3 o 4 mesi: soltanto per una trentina ci sarà qualche possibilità di essere assunti definitivamente. Quando si dice che il lavoro operaio non esiste più, che i giovani vogliono essere precari e flessibili, si confondono i propri sogni con la realtà. Infatti, nonostante gli sforzi di padroni, governi e sindacati per renderci tutti schiavi della flessibilità, senza certezze per il domani, i giovani sono ancora alla ricerca del mitico "posto fisso", anche quando questo è in fabbrica. Racconta Andrea, vent'anni, contratto a termine alla Marelli di Venaria: "Ho lasciato un lavoro che certamente non sarà stato edificante ma era sicuro. L'ho lasciato, ho voluto correre questo rischio, perché pensavo che un posto in fabbrica significasse avere più garanzie, oltre che una migliore retribuzione". Andrea ritiene più fortunati i giovani entrati con contratto di formazione-lavoro, e qui si evidenzia già una prima divisione fra operai "Perché una volta assunto con contratto di formazione lavoro, difficilmente rischi di perdere il posto... Dopo essere stato formato dall'azienda... non ti possono mandar via per poi prendere al tuo posto qualcuno cui insegnare nuovamente tutto". Andrea ha avuto 12 giorni di tempo per "imparare" e poi subito in linea. La Magneti Marelli però non sembra dar retta al ragionamento di Andrea, ovviamente. Per trasformare 30 dei contratti a termine in formazione lavoro, la direzione ha dovuto lavorare a spaccare il sindacato per ottenere, in cambio, 5 sabati straordinari in più. I giovani assunti sono quindi al centro di mille ricatti del padrone, strumento di scambio fra questo e sindacati compiacenti. Sono usati per spezzare la rigidità contrattuale dei lavoratori più anziani. "... accettiamo le imposizioni dell'azienda, anche su quando è ora di andare al bagno. I più anziani ci hanno fatto capire che certi comportamenti compromettono diritti che loro si sono guadagnati con anni di lotte. E poi ci sono i turni: entri alle due e finisci alle dieci di sera e il sabato ti alzi alle quattro per fare un nuovo turno..." La coscienza operaia però si trasmette pian piano anche ai nuovi venuti, e dopo un primo momento di smarrimento e rabbia è cresciuta la solidarietà tra giovani e anziani. Ed è cominciata una battaglia contro gli straordinari, che ha innescato un clima da "anni cinquanta", con minacce ai lavoratori che si rifiutavano di fare il sabato.

MELFI
La sicurezza alla Fiat (SATA) di Melfi è un nodo dolente che ha indotto la FIOM a scioperare senza le altre sigle. Lo sciopero è stato indetto nell'area di montaggio porte, nella quale le stesse sono più volte precipitate da un'altezza di 3 metri mettendo a rischio l'incolumità dei lavoratori. Lo sciopero è pienamente riuscito. Per la FIM, contraria a qualsiasi sciopero alla SATA, Melfi è "una sorta di laboratorio che non deve essere messo in crisi. Con la Fiat si ottiene di più discutendo che opponendosi", ecc. Ossia, non disturbare il padrone, anche se ti fa cadere in testa le porte!

MENARINI
Questa azienda chimica sta vivendo un duplice momento di scontro: per il rinnovo generale del contratto nazionale e per la minaccia di 207 "esuberi" e il mancato pagamento del premio di partecipazione da 3 anni. A marzo gli operai della Menarini (2800) hanno effettuato un pacchetto di 8 ore di sciopero. Il Gruppo Menarini riunisce i marchi Malesci, Firma e Guidotti, ed è uno dei pochi sopravvissuti del settore farmaceutico in Italia, con 6000 dipendenti in tutta Europa. La produttività è aumentata a suon di straordinari: ma la ditta sembra muoversi più verso la commercializzazione che la produzione, dismettendo i settori di ricerca (50 ricercatori sono stati licenziati), che sono l'unico modo per sviluppare la parte produttiva. Sembra così che la Menarini voglia tenersi le mani libere per una dismissione in grande stile.


(pag. 4) sommario 

SOFER
(da un comunicato dell'Ass. per la Liberazione degli Operai)

Alla Sofer riesplode il problema amianto, con secche comunicazioni a 14 dipendenti di approfondire le analisi, e per 2 di loro "consiglia" addirittura il ricovero immediato".
Questo fatto dimostra che l'azienda continua nel suo atteggiamento di omertà... avvisando i lavoratori venerdì a fine turno per evitare reazioni immediate". Inoltre si sottolinea "l'inadeguatezza dei controlli tesi ad accertare solo le malattie già in atto e non la presenza di amianto nei polmoni", perché se sapessero di avere amianto nei polmoni gli operai si rifiuterebbero di lavorare in queste condizioni. E' chiaro che la Sofer vuole aggirare l'ostacolo, che se affrontato si tradurrebbe in aumento di costi, mentre i padroni "hanno dimostrato sempre che preferiscono rischiare sulla pelle degli operai pur di risparmiare sulle spese". "Operai, con l'amianto la classe dei padroni ha perpetuato una strage nei confronti della nostra classe, al solo scopo di arricchirsi e si e' tutelata contro questo crimine con leggi che, invece di colpire i responsabili danno loro la possibilità di chiudere e ristrutturare le fabbriche con la scusa dell'amianto".

IMPRESE DI PULIMENTO

Per l'ennesima volta negli ultimi mesi, lavoratrici di una impresa di pulimento che protestavano per le condizioni infami degli appalti cui si prestano le ditte, sono stati oggetto di violenza poliziesca. E' accaduto all'ENEL di Venezia. L'ENEL è solito, come altri enti, ribassare gli appalti fino al 60%, con le conseguenti riduzioni di personale, di ore di lavoro e di salario per il personale impegnato nelle pulizie. Fra ditte entranti e uscenti nel servizio si crea un forte scontro, perché le prime cercano di non rispettare l'articolo contrattuale che le obbliga a mantenere il personale già presente in servizio con il precedente appalto.
La RSU ENEL di Roma ha solidarizzato con questi lavoratori invitando i colleghi dell'ENEL di Venezia a non restare indifferenti nello scontro che si verifica sotto i loro occhi, in cui possono far sentire il loro peso sia come lavoratori che come "utenti". Dopo settimane di picchetti e cariche della polizia, la presenza costante ai cancelli dell'ENEL con la solidarietà di altri lavoratori e dei centri sociali ha fermato l'ingresso della cooperativa Miles di Roma. La strategia dell'unità nella lotta paga, e già si presenta un'altra occasione: ai cancelli della FINCANTIERI di Monfalcone i picchetti contro gli appalti sono stati fatti da operai e centri sociali assieme e quando la polizia ha provato a caricare "selettivamente" questi ultimi, gli operai li hanno difesi.

APRILE '98

SEIMA: OPERAI CONTRO IL MODELLO NORDEST
La Seima è un'azienda di Tolmezzo con 600 dipendenti e stabilimenti in Francia e Spagna. Ha acquistato lo stabilimento Altissimo di Moncalieri (fanali), l'ha trasferito a Grugliasco, e ha annunciato di voler azzerare i precedenti accordi aziendali per sostituirli con quelli friulani. L'azienda chiedeva di modificare completamente la vita stessa in fabbrica."A Tolmezzo si fanno 21 turni di stampaggio, si lavora il sabato e la domenica. Ma noi - dice Antonio Sorella del consiglio di fabbrica - abbiamo rifiutato le domeniche". All'Altissimo i lavoratori avevano creato una specie di banca del tempo: se si lavorava una domenica, 8 ore venivano pagate, e 12 accantonate.
La Seima aveva dato 2 anni per ambientarsi: a dicembre è scaduto questo periodo e sono ricominciati gli scioperi. L'azienda risponde licenziando 4 operai sostenendo che ne avrebbe assunti altri 4 ma con una lettera in cui accettavano di lavorare la domenica. Ora si è arrivati ad una sperimentazione su due livelli: uno è di 37 ore medie settimanali e l'altro di 34 e 1/2. "La morale è che a Tolmezzo si lavorano 42 ore per avere lo stesso salario che noi abbiamo lavorando 36-37 ore, senza domeniche". Questa politica nordestina in Piemonte ha già trovato alcune applicazioni: il metodo è sempre quello di mettere i giovani contro gli anziani, creare "l'operaio combattente", come dice Airaudo della FIOM, pronto a difendere il posto di lavoro individualmente, perché individuale è il contratto fatto. Una caratteristica, per questi giovani, è di essere assunti con contratti a termine che poi vengono trasformati in F/L: ossia la formazione arriva dopo due o tre anni in cui l'operaio ha già lavorato in produzione. Inoltre il livello salariale è sempre più basso ed il ricatto aumenta.

Picchiare gli scioperanti è fascista!

Le lavoranti delle imprese delle pulizie stanno da 20 giorni portando avanti uno lotta molto dura per garantirsi il diritto al lavoro. Chiedono il mantenimento del loro orario giornaliero mentre il consorzio Miles e la cooperativa Concordia 95 di Roma chiedono loro di rinunciare ad una parte di orario e ad una di salario.[...]. Le imprese hanno scelto la linea di forza spedendo (cosa espressamente proibita dallo statuto dei lavoratori) dei crumiri tutelati dalle forze dell'ordine per forzare il picchetto. Il tentativo immediato delle lavoratrici di impedire la loro sostituzione ha provocato una brutale carica della polizia. Lo scontro che ne è seguito ha portato al ferimento di 5 lavoratrici, poi ricoverate in ospedale e contusioni per tutte le presenti. Non possiamo lasciare sole queste lavoratrici, pena il fatto che l'arroganza padronale sia sempre più accentuata[...]. Non possiamo lasciare sole queste lavoratrici perché la loro unica via di uscita non può essere rappresentata 'dai sindacalisti di professione, con l'accordo di svendita magari già pronto in cassetto. Solo tutelando il diritto di sciopero si garantiscono tutti gli altri diritti costituzionali. Solo tutelati con la lotta i nostri diritti sono riaffermati giorno per giorno.
Lo sciopero di categoria non basta, Sì allo sciopero generale!
No al crumiraggio, Si alla solidarietà popolare!
Andiamo tutti a dare la nostra solidarietà alle lavoratrici picchiate
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FINCANTIERI
Sciopero il 9/4 alla FINCANTIERI di tutti i 10mila lavoratori dell'azienda, cui si sono affiancati anche quelli delle ditte d'appalto. "FINCANTIERI organizza il lavoro affidando un numero crescente di lavorazioni a ditte in appalto che non sono qualificate e non rispettano i diritti dei lavoratori e produce conseguenze negative anche sul bilancio della società", dice un comunicato. Nell'area della cantieristica friulana si concentra il lavoro in affitto proveniente dalla Romania e da altri paesi dell'Est, pagati con salari dei loro paesi e portati a lavorare in Italia
(
Segue a pag. 7)

 

 


(pag. 5 sommario)

AEROPORTI DI ROMA: UTILI ALLE STELLE
OCCUPAZIONE
ALLE STALLE

Mentre il Trasporto Aereo sta vivendo una fase di grande espansione a livello internazionale, nell'Aeroporto Intercontinentale di Fiumicino, il più grande polo produttivo del Lazio, c'è un calo occupazionale e una precarizzazione senza precedenti. Dal 1993 a oggi in Aeroporti di Roma gli utili si sono triplicati; lo sviluppo del traffico aeromobili e passeggeri ha superato il 30%; gli investimenti statali sono stati di oltre 2.000 miliardi di lire; mentre l'occupazione è calata del 20%. (utile 1997 = 97 miliardi - fatturato = + di 1000 miliardi)
Oggi, dopo la cessione dei Catering alla Sodecaer e alla Ligabue con un passaggio di quasi 1.000 dipendenti, il personale in forza è di circa 4400 unità su 6.400 del '93, con un calo effettivo di 1.000 posti di lavoro, dovuti al blocco del turn over e agli esodi incentivati.
L'occupazione si sta drasticamente riducendo proprio nei settori dove ci sarebbe maggior bisogno di aumentarla, con gravi ripercussioni anche sul servizio di handling.

PRECARIZZAZIONE SELVAGGIA
Le uniche assunzioni che fa l'azienda sono di lavoratori precari con contratto a tempo determinato. Nel '98 hanno raggiunto quota 1.200, di cui la metà part-time, del tutto insufficienti rispetto alle carenze di organico. Sono concentrati in pochi settori chiave dove rappresentano circa il 45% dell'organico. Senza garanzie di sbocco occupazionale stabile e super sfruttati.

Fanno turni di lavoro e ferie peggiori rispetto al personale fisso. Sono di fatto obbligati a svolgere lavoro straordinario soprattutto durante gli scioperi. Li sottopongono a ritmi di lavora stressanti.
Molti di questi, dopo diverse stagioni, si sono visti modificare il contratto da full-time a part-time con una conseguente drastica riduzione salariale.
I part-time sono costretti illegittimamente ad allungare l'orario quotidianamente anche fino a 10 ore; non hanno diritto alla mensa anche se, per lo più, svolgono il servizio proprio a cavallo dei pasti; non possono usufruire del trasporto aziendale; sono sottoposti a turni durissimi che iniziano atte 5 del mattino o alla mezzanotte.
Vi sono in Aeroporti di Roma centinaia di lavoratori a tempo determinato che sono all'ottavo contratto. Nei due Catering, di recenti ceduti ai privati, vi sono oltre 25 lavoratori che da otto anni aspettano una assunzione stabile. Per questi oltretutto la terziarizzazione ha significato la drastica riduzione del salario dei due terzi ( un milione al mese in meno),

L'ECONOMIA E L'EUROPA AL SERVIZIO DEL PROFITTO?
Tutto ciò, a dire della direzione aziendale, per far fronte alla concorrenza e per ridurre le tariffe di handling, Nel trasporto aereo, cosi come in tutte le aziende, i lavoratori sono un costo da abbattere.
La legge attuativa delle delibere europee sulla concorrenza, di recente approvata dai due rami del Parlamento, ha visto bocciare un emendamento proposto dal SULTA e presentato da Rifondazione Comunista e dai Verdi, che prevedeva garanzie occupazionali e contrattuali per i lavoratori.
Il caos prodotto nel trasporto aereo e nelle gestioni aeroportuale dal proliferare di aziende svincolate da regole certe produrrà enormi danni sociali.
Così come produrrà gravi ripercussioni occupazionali e sociali il trasferimento dei voli Alitalia da Fiumicino a Malpensa, previsto dal decreto legge governativo.
L'economia deve essere ai servizio dell'uomo, non l'uomo al servizio dell'economia. Questo principio universalmente valido è in antitesi con le logiche di liberalizzazione e di deregulation che si stanno attuando in Europa e nel nostro paese e con la globalizzazione dell'economia.
E' incredibile che un settore altamente produttivo come il trasporto aereo e aziende in forte attivo di bilancio anziché creare nuovi posti di lavoro producano disoccupazione e precarizzazione selvaggia.

Il SULTA, da sempre impegnato sul fronte della difesa e dello sviluppo dell'occupazione, ha organizzato lotte (a Fiumicino come a Linate) e azioni legali per risolvere questo grave problema, scontrandosi contro le scelte governative e dei sindacati confederali, che con leggi e accordi basati sulla flessibilità, sull'incremento della produttività, sull'allungamento dell'età pensionabile e sulla precarizzazione non fanno che avvantaggiare le aziende a danno dei lavoratori, dei disoccupati e delle loro famiglie.


Fiumicino 27,4.98
SEGRETERIA SULTA AEROPORTI Dl ROMA

RISTRUTTURAZIONE ALL'ALENIA

L'Alenia Difesa è un'azienda di Finmeccanica Spa., nata dal concentramento di tutte le aziende pubbliche che operano nell'ambito della difesa. L'Alenia (ex-Selenia) di via Tiburtina, fa parte dell'Alenia Difesa, le sue produzioni sono: Sistemi Radar, per il Controllo del Traffico Aereo, per la Navigazione Navale, per il Puntamento, per il Traffico Navale nei porti, Meteorologici, Sistemi Missilistici di Difesa, Sistemi per il Rilevamento degli Incendi.
Con l'abbattimento del muro di Berlino e la fine dei blocchi, si è avuta una nuova ridefinizione dei mercati, con una forte predominanza degli USA nei paesi del cosidetto terzo mondo, dove le aziende italiane erano più presenti, creando una crisi nel settore e un gran numero di esuberi occupazionali. Per poter far fronte alla crisi del comparto industrial-militare, le aziende del settore hanno iniziato, già dagli anni '80, a concentrarsi in grandi gruppi.
La sovrapposizione di personale, derivata dagli accorpamenti d'azienda, ha generato ristrutturazioni selvagge, per lo più finte, tutte altamente ammortizzate. Nel 91 ci sono stati i primi prepensionamenti. I lavoratori furono incentivati ad uscire dalla fabbrica con diversi milioni. Si trattava per lo più di persone amiche di chi comandava, senza nessun controllo sul fatto che erano necessarie o meno ai processi industriali aziendali.
Subito dopo nello stesso anno uscirono le prime decine di cassaintegrati, tutti lavoratori che erano in contrasto con i loro capi o con l'azienda. Per questi lavoratori, non fu elaborato neanche un programma di riqualificazione volto al rientro.
La grana maggiore scoppiò all'inizio del 93, con la dichiarazione di 4000 esuberi in tutto il gruppo, che a quel tempo contava 50000 occupati. Poiché le Direzioni aziendali non fornivano un adeguato e visibile piano industriale, ci fu un grosso movimento sindacale intorno al problema Alenia. Dopo molte lotte venne firmato un accordo che permetteva al gruppo di ristrutturare e riorganizzare tutte le aziende facendo ricorso alla cassaintegrazione straordinaria e per la prima volta in Italia, alla mobilità fino alla pensione, che colpiva i cinquantenni: un lavoratore diventava un esubero semplicemente per raggiunti limiti di età! I lavoratori furono costretti a lottare anche per fare i corsi di formazione, obbligatori per chi sta in cassa integrazione straordinaria, perché l'azienda non li aveva programmati [...].
Nello stabilimento di via Tiburtina ci furono un'ottantina di cassaintegrati, e un centinaio in mobilità lunga, su 500 con i requisiti: anche in questo caso uscirono i lavoratori che più avevano dato problemi all'azienda. Nella fabbrica furono fatte anche alcune giornate di chiusura collettiva con cassa integrazione. In ogni caso lo straordinario fioccava in barba alla legge e le chiusure erano solo e sempre per gli stessi. Grazie al Cobas interno, ci furono molte denunce a vari livelli, che costrinsero l'azienda a cambiare diversi direttori e soprattutto a far rientrare diversi cassaintegrati e a bocciare la ristrutturazione inesistente. Ultimamente stanno rientrando anche lavoratori posti in mobilità, che impugnarono il provvedimento. Da un attento esame del piano aziendale sugli esuberi, e da quello che stava avvenendo sul territorio della V° Circoscrizione, il Cobas capì che stavano mettendo in atto uno smantellamento dell'intero comparto industriale presente nell'area romana, a favore della speculazione della rendita fondiaria sui terreni destinati allo sviluppo industriale. Alcune attività sembravano destinate all'area napoletana o genovese, e sulla Tiburtina cominciarono ad edificare palazzi direzionali, con licenze per capannoni industriali. Così la lotta si spostò sul territorio per coinvolgere tutte le realtà sull'attacco all'occupazione ed allo sviluppo industriale. Il Cobas costrinse la Giunta a non deliberare nessun cambiamento di destinazione ed ad ottenere che il Parco Tecnologico Industriale, destinato in un primo tempo a Castel Romano, fosse confermato sulla Tiburtina. Tutto questo è avvenuto nel silenzio di FIM-FIOM-UILM, attenti solo a far rispettare l'accordo nei numeri, ma non nel merito, lasciando solo al Cobas il controllo del rispetto dei diritti dei lavoratori. Le frecciate dell'azienda, la sconfitta referendaria sull'art. 19, ma soprattutto la mancanza di seguito tra i lavoratori logorarono il Cobas, che dopo l'ennesimo licenziamento si sciolse.
Intanto l'organizzazione aziendale si era trasformata in una grandiosa Spa carica di debiti con tutte le banche italiane. La situazione contratti aveva subito l'effetto ristrutturazione con notevoli perdite su tutti i cantieri; pertanto l'azienda aveva sempre più esigenza di fare cassa. Così iniziarono a parlare di vendita e privatizzazione. Per prima cosa esternalizzarono le attività di Manutenzione, Amministrazione del Personale, Sistemi Informativi, costituendo nuove aziende da mettere su piazza. Al termine dei due anni di legge chiesero la ristrutturazione anche per queste aziende.
[ La privatizzazione provocò alcuni "cambi" ai vertici] A capo dell'Alenia Difesa finì Guarguaglini nel maggio 96, subito dopo restò invischiato nel caso Pacini Battaglia, e questo ritardò molto la sua azione.
Intanto in Europa si cominciava a parlare di alleanze aziendali in tema di difesa europea: altro accorpamento altri esuberi. Infatti il parlamento europeo dichiarò che il comparto delle aziende per la difesa contava in Europa il 20% di occupati in più. Così cominciarono i grandi accorpamenti europei: prima Airbus nel settore aeronautico; poi GEC si fece avanti con Alenia per costituire una joint venture paritetica nel settore della difesa con lo scopo di contrastare sui mercati i colossi americani alla conquista di quelle nicchie di proprietà europea , che prima della crisi non prendevano neanche in considerazione, ma soprattutto per catturare nell'accorpamento il vero colosso europeo, la francese Thomson, ed avere quindi a livello europeo un unico soggetto industriale per la difesa.
Dopo una serie di valutazioni reciproche, Alenia e GEC si accingono a far parte della stessa squadra, non senza dolori per le nostre divisioni. Infatti Lina, [uno dei nuovi dirigenti] ha dichiarato a Novembre che l'Alenia Difesa dovrà, prima di diventare operativa nell'alleanza, alleggerirsi di circa il 7-8 % di esuberi. Il governo ha pensato bene di ricorrere alla solita mobilità lunga fino alla pensione, firmando un decreto ministeriale che consente a FINMECCANICA di usare un centinaio di mobilità per quest'anno, quello prossimo si vedrà.
Intanto, il sindacato di fabbrica si è accorto che dalla carte sull'accordo con GEC, è stato evidenziato dagli inglesi un problema di organizzazione industriale: le attività di progettazione, di sviluppo del prodotto, di "prototipizzazione" sono svolte nello stabilimento di via Tiburtina, la produzione a Napoli. Gli inglesi dopo aver visitato gli stabilimenti campani di Fusaro e Giugliano, hanno consigliato il management Alenia di optare per Napoli, anche in funzioni degli aiuti economici messi a disposizione dalla comunità europea. Questo però comporterà un grave problema occupazionale e di professionalità per lo stabilimento tiburtino, cui rimarrebbero solo competenze di integrazione ai sistemi elettronici, logistica di sistema, produzione software.
Siamo così ai nostri giorni: sulla Tiburtina tira una brutta aria per l'industria, a distanza di quattro anni la deindustrializzazione sta diventando una realtà, l'unica differenza è che oggi anche FIM-FIOM-UILM si sono resi conto che il Cobas aveva ragione quando affermava che l'industria romana era in pericolo, e stanno cercando di coinvolgere le istituzioni, per salvaguardare l'occupazione e l'industria dell'area, sfruttando la situazione politica favorevole del Centrosinistra (V° circoscrizione, Comune, Provincia, Regione, Governo). Ma siccome i buoi sono già scappati, stanno cercando di salvaguardare l'industria cambiando direzione, guardando alle attività spaziali e allo sfruttamento dei satelliti in ambito trasporti e controllo, attività queste destinate in Europa al nostro paese tramite l'Agenzia Spaziale Europea, presieduta da Rodotà, Manager di Alenia Spazio presente sulla Tiburtina. Per ottenere l'appoggio governativo si stanno programmando una serie di scioperi e manifestazioni.
I lavoratori intanto hanno capito che non saranno loro a lavorare in quest'ambito, perché l'organizzazione di queste nuove attività comporterà una vera e propria rivoluzione industriale: i lavoratori sopra la quarantina non saranno in grado di recepirla a dovere e per questo motivo dovranno scemare piano piano, uscendo dal ciclo industriale, magari con qualche ammortizzatore speciale.
Contributo di un lavoratore dell'Alenia Tiburtina

 

 


(pag. 7 sommario)

MACCAFERRI
(da un volantino del centro di doc. e lotta Rosso 16)
La Maccaferri è una grande Holding, con sue affiliate e finan-ziarie, con produzioni diversificate (persino lo zucchero!) e con cointeressi in altri marchi (Hatù, Buitoni...). A Roma però è soprattutto una fabbrica i cui 48 dipendenti stanno per essere licenziati.
A chi dobbiamo dire grazie?
L'attuale politica governativa tesa a ridefinire a tutto vantaggio del padronato le norme del rapporto tra questo e i lavoratori, sta favorendo un processo di ristrutturazione che passa anche attraverso le dismissioni incentivate di intere attività
Così lo stabilimento Maccaferri di Via del Trullo deve essere chiuso [...]perché la politica di incentivazione, nel suo scientifico disegno di subordinazione della classe operaia al profitto, permette che si ottengano soldi per investire nelle Aree depresse, chiudendo attività in altre aree.
Grazie alla legge 64, il pacchetto Treu, i contratti d'area e ogni altra facilitazione ai padroni - che producono per sovrappiù una frammentazione nelle fila dei lavoratori, ingenerando divisioni - la Maccaferri prende incentivi per creare 10 (dieci) posti di lavoro a Celano, e per far questo licenzia 48 persone a Roma!
[...] Agli operai di Roma che dal 18 marzo sono in presidio permanente nella fabbrica deve andare tutta la solidarietà degli altri lavoratori e del quartiere: è indispensabile non lasciarli soli, far sentire la comunanza di ideali e obiettivi pratici, il sostegno morale e materiale.
Sindacati confederali e istituzioni, chiamati a dare una risposta a questa vicenda, si muovono con la loro elefantiaca burocrazia, in ritardo - come il sindacato - nello sviluppo della solidarietà, o legati a procedure e competenze che non smuovono di una virgola la situazione reale. In ogni caso con interessi separati da quelli dei lavoratori e delle masse popolari. La forza deve essere trovata in quei settori che subiscono le varie forme della crisi e della ristrutturazione: lavoratori, disoccupati e precari che stanno vedendo allontanarsi sempre di più prospettive per un lavoro degno e sicuro.
Stiamo imparando che non c'è spazio in questo sistema sociale per la dignità degli uomini e delle donne, nel lavoro come nella vita quotidiana, dove, su tutto, regna sempre più il profitto che distrugge ogni tessuto sociale. Ma dalle lotte nasce la coscienza che si può cambiare, che si può superare assieme ogni difficoltà, che si può insegnare ai padroni e ai loro fedeli servitori il valore della classe operaia e di tutti i lavoratori, la nostra superiorità, che risiede nella solidarietà, nell'essere uniti contro chi ci vuole distruggere, per costruire una società migliore.
Uniti contro il padrone si può vincere
Organizzare la resistenza operaia alle ristrutturazioni capitalistiche

Roma, 21 aprile 1998

SOLIDARIETA' PROLETARIA AGLI OPERAI IN LOTTA DELLA FABBRICA MACCAFERRI

LO STABILIMENTO DI VIA DEL TRULLO DEL GRUPPO INDUSTRIALE MACCAFERRI STA PER CHIUDERE E 48 OPERAI VERRANNO LICENZIATI. LA MOTIVAZIONE ADDOTTA DAL GRUPPO INDUSTRIALE PARLA DELLA NECESSITA' DI TRASFERIRE I MACCHINARI AL SUD, A BELLIZZI VICINO A BATTIPAGLIA E A CELANO, IN ABRUZZO. AL SUD PERCHE' TRAMITE I CONTRATTI D'AREA E I FINANZIAMENTI DA PARTE DELLE REGIONI, DEL MINISTERO DEL LAVORO MEDIANTE L'INFAME PATTO PER IL LAVORO E IL PACCHETTO TREU, E DELL'UNIONE EUROPEA, L'AZIENDA SI ASSICURA PARTE DEL CAPITALE INIZIALE E TIENE BASSO IL COSTO DEL LAVORO CON SALARI DA FAME E CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO.

COME COMPAGNI, LAVORATORI, PRECARI E DISOCCUPATI DELLA ZONA OVEST MANIFESTIAMO TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA' AGLI OPERAI IN LOTTA E CI BATTEREMO INSIEME A LORO PER LA DIFESA DEL POSTO DI LAVORO CONTRO I LICENZIAMENTI E LA CHIUSURA DELLA FABBRICA

COMITATO AUTORGANIZZATO PRECARI PRECARIE MAGLIANA - CSOA RICOMINCIO DAL FARO - CSOA PIRATERIA CSA VITTORIO OCCUPATO

LICENZIAMENTI "PARIS2"
Il 2 Maggio 1997 l'attuale "DI.DOR.produzione"(ex Paris 2) metteva tutto il personale, cioè 32 operai in ferie obbligate; durante questo periodo venivano spedite a tutto il personale in ferie lettere di licenziamento. Questi licenziamenti sono stati confermati per 19 persone, tutti coloro che avevano fatto impugnativa di licenziamento. Dopo 2 sentenze, [...] dove si ingiungeva il reintegro immediato degli operai licenziati, questi si vedono ancora rifiutare dai titolari dell'azienda l'applicazione delle stesse. I lavoratori licenziati dal 1/5/97, inoltre, non hanno percepito né la liquidazione, né alcun altro tipo di sovvenzione economica, essendo stati perfino impossibilitati ad esercitare il loro diritto a svolgere un'assemblea in fabbrica, nonostante l'autorizzazione della Pretura di Roma, a causa dei continui intralci che i dirigenti dell'azienda stessa hanno creato agli operai. [...]l'azienda ha sostituito gli operai licenziati con 8 lavoratori con contratto a tempo determinato, secondo [...]il "pacchetto Treu", di cui molte aziende fanno uso per abbassare il costo del lavoro e mantenere invariata la produzione.
Oggi come ieri i padroni sfruttano gli operai nelle fabbriche licenziando a seconda dei loro interessi. Tutto ciò avviene anche grazie a queste "nuove riforme" del lavoro che un governo di "centro-sinistra" propone e pratica dando appoggio ad iniziative autoritarie e antioperaie[...].
· Contro i 19 licenziamenti della ex Paris 2
· Contro il "pacchetto Treu"
· Contro il "pacchetto Treu"
· Per il reintegro immediato dei 19 operai in lotta GLI\LE OPERAI\E DELLA EX PARIS 2


(pag. 8 sommario)

LAVORATORI DI TUTTO IL MONDO...

Nella "tranquilla" Danimarca si è svolto uno sciopero tra i più compatti degli ultimi tempi: all'incirca 500.000 lavoratori, pari a un quinto dell'intera forza lavoro totale danese, ha costretto la socialdemocrazia del primo ministro Rasmussen a intervenire nella disputa che vedeva da una parte il sindacato dei lavoratori "LO" e dall'altra l'associazione padronale la "DA". I lavoratori avevano posto al centro della loro vertenza la richiesta di una sesta settimana di ferie retribuita all'anno.
Nello svolgimento della lotta hanno avuto sia la solidarietà di vasti settori della popolazione, proprio per il grande seguito che lo sciopero ha avuto tra i lavoratori, sia la solidarietà delle confederazioni dei lavoratori Finlandesi che si sono opposti alla richiesta da parte delle industrie danesi di trasferire per la durata dello sciopero la produzione nella vicina Finlandia. Purtroppo una normativa a garanzia dei padroni e contro il diritto di sciopero dei lavoratori ha permesso che il governo intervenendo nella questione e legiferando sull'argomento non permettesse più il proseguimento della lotta.
Ma durante le quasi due settimane lavorative che è durato lo sciopero i lavoratori si sono espressi in maniera radicale per la durezza della lotta, con picchetti e presidi oltre che con grosse e partecipate assemblee.
Gli obbiettivi che si erano posti i lavoratori sono stati solo parzialmente raggiunti: sono comunque più consistenti di quelli che, per mezzo di una concertazione poi bocciata dai lavoratori, il sindacato aveva raggiunto alla vigilia di Natale del '97.
La proposta governativa prevede due giorni in più di ferie a tutti i lavoratori e tre a chi ha figli al di sotto dei 14 anni. L'incremento di spesa sarà sostenuto da sgravi fiscali e riduzione dei contributi pensionistici a carico del datore di lavoro.

A proposito dell'unione di intenti della comunità dei padroni Europei c'è da segnalare una prese di posizione avanzata da Norbert Walter capo economista della Deutsche Bank secondo cui la riduzione dei costi aggiuntivi sul salario e un incremento dell'occupazione si potrebbe ottenere tagliando una parte delle ferie retribuite ai lavoratori. Questo può essere messo in relazione con l'interazione tra l'economia tedesca e quella danese. La proposta è stata subito ritirata perché ci sono state dure prese di posizione da parte dei sindacati tedeschi, ma la tendenza comune rimane.

I primi di aprile squadre speciali di sicurezza, polizia, cani poliziotti hanno occupato i porti australiani, con assalti da commando per permettere al governo di procedere al licenziamento di oltre 2000 lavoratori. La decisione del governo è stata singolarmente chiara: finanziare la liquidazione per 1400 lavoratori ed assumerne 400 non sindacalizzati. La vertenza dura da più di due mesi: fa seguito sostanzialmente a quella dei portuali di Liverpool, ma in Australia il sindacato è ancora forte ed in grado di mobilitarsi a livello nazionale, con uno sciopero generale.
Il 21 aprile un giudice ha confermato quanto sostenuto dal sindacato portuale MUA: dietro questa azione violenta di licenziamento si celava una manovra antisindacale che coinvolgeva anche il governo, per cui veniva ordinato il reintegro dei lavoratori. A sostegno dei portuali australiani è scattata la solidarietà internazionale, con boicottaggi delle merci australiane in USA, Giappone e Svezia. La compagnia Stevendores ha ingaggiato crumiri, ma il sindacato MUA ha organizzato forti picchetti cui hanno partecipato sia settori popolari che altri lavoratori, come i camionisti, che si sono rifiutati di caricare i containers movimentati dai crumiri. La situazione Australiana dal punto di vista legale presenta similitudini con quella inglese, perché una legge proibisce lo sciopero di solidarietà e il picchettaggio.
I primi di maggio infine, il tribunale ha dato ragione al MUA, reintegrando 1400 lavoratori, ma lasciando fuori ancora circa 700 precari. E' comunque la sconfitta politica del governo e della classe padronale che tentano di far fronte alla crisi capitalistica eliminando i diritti dei lavoratori.

Ancora una volta LA LOTTA PAGA!

 

PRIMO MAGGIO INTERNAZIONALISTA....
Nonostante il 1° maggio in Turchia sia vietato, come ogni anno centinaia di migliaia di turchi e kurdi hanno sfidato il regime turco, manifestando in varie città. Oltre 1000 arresti (tra cui 500 preventivi) e 250 feriti nella sola Istanbul. Il corteo era partecipatissimo: ogni gruppo era ben organizzato con grandi striscioni. "E' tempo di democrazia" dicevano quelli del sindacato; e quelli delle mamme del sabato, le mamme dei "kaiyp", gli scomparsi, chiedevano giustizia. C'erano le bandiere e gli striscioni dell'Hadep, partito della sinistra filokurdo sotto processo e destinato ad essere messo per la terza volta fuori legge. Nel mezzo del corteo sono poi improvvisamente comparse le bandiere del PKK, gradito ospite. Folto lo spezzone del partito illegale Dhkp-c, su cui si è scatenata in particolare la repressione da parte di migliaia di uomini dell'esercito, della polizia, dei reparti speciali "Ozel Tim", appoggiati da gruppi di fascisti.
In Corea del Sud la manifestazione promossa dalla KCTU si è conclusa con pesanti scontri con la polizia. La pesante aria di crisi (raddoppiata la disoccupazione, peggiorate le condizioni dei lavoratori nei settori sommersi dell'economia) ha portato molti lavoratori a manifestare. 57 persone sono state ferite. "La polizia non aveva alcun motivo per fermare questi lavoratori, che erano pronti ad esplodere di rabbia per la desolazione di aver perso il lavoro o l'incertezza di chi rischia il licenziamento", ha detto Chung Sung-hee, portavoce della KCTU. Il sindacato indipendente, da poco riconosciuto dopo le grandi lotte del gennaio 1997, chiede riforme dei grandi gruppi industriali - chaebols -, introduzione di garanzie per il reddito e ammortizzatori sociali. Chiede anche di rinegoziare gli obiettivi economici imposti dal FMI a Seul.
Primo maggio di lotta anche in due "perle" del capitalismo: in Svizzera, a Zurigo 5000 manifestanti dei gruppi di sinistra autorganizzati e non istituzionali, staccatisi dalla manifestazione ufficiale hanno bruciato una bandiera svizzera e una americana e lanciato pietre e vernice contro alcuni edifici rappresentativi del potere politico ed economico. In Giappone, dove il 1° maggio è lavorativo, 2 milioni di persone hanno manifestato in varie città contro le condizioni in cui si trovano i lavoratori a causa della crisi. A Tokio 100mila persone alla manifestazione ufficiale e 90mila a quella dei sindacati comunisti.

 

 


(pag. 9 sommario)

Per i capitalisti una limitazione per legge dei fattori che determinano lo sfruttamento - tra essi l'orario di lavoro - tout court: lasciando tutto il resto invariato, sarebbe dannosa. Ma è questo il caso? Entrambi i nostri alfieri del profitto sanno che così non è. Stanno marciando a tappe forzate verso la più completa fluidificazione della forza lavoro, il pacchetto Treu sta lì a dimostrarlo. Fazio fa riferimento alla flessibilità, lo stesso Guidi descrive una realtà dove nell'ultimo anno e mezzo circa l'80% delle nuove assunzioni è stato fatto con contratti a termine o part-time. Le 35 ore e i balletti intorno a esse rappresentano uno specchietto per allodole, un diversivo, mentre il lavoro quotidiano di distruzione delle tutele contrattuali e sociali procede senza soste.
Le critiche costanti, ma mai distruttive, della CONFINDUSTRIA all'operato dei governi, da un lato rientrano nel gioco delle parti utile per creare l'illusione di neutralità dell'esecutivo, dall'altro manifestano la spinta all'
escalation insita nelle intenzioni e nei programmi padronali: quello che viene dato loro è sempre troppo poco, è sempre la base per un rilancio.
Naturalmente, in maniera inarrestabile, le masse popolari tendono a difendere le proprie conquiste a fronte dell'attacco della borghesia. Molto probabilmente questa tendenza caratterizzerà la lotta di classe per i prossimi anni. Nel frattempo sta al paziente e tenace lavoro dei comunisti far emergere ovunque la contraddizione principale: quella tra la proprietà privata dei mezzi di produzione e il carattere collettivo delle forze produttive. Per meglio dire, la contraddizione tra borghesia imperialista e masse popolari. Tale compito però è impensabile portarlo a termine facendo a meno del partito della classe operaia, facendo a meno di una organizzazione che traendo ispirazione dalle esigenze espresse dal proletariato, trasformi tali obbiettivi parziali, in lotta per il potere.

Governo, Sindacati e Industriali, insieme a EniSud, siglano ai primi di Marzo i primi due contratti d'Area: Crotone e Manfredonia, ex poli Enichem (14 piccole imprese che dovrebbero occupare 593 persone). Il 30 marzo è stato siglato tra padroni e sindacati il terzo, per Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. A maggio tocca alla Sicilia (17 progetti di reindustrializzazione, investimenti a fondo perduto fino al 60% del costo dell'investimento) e alla Sardegna.

Caratteristiche dei CdA: flessibilità senza limiti, precarietà, sospensione della contrattazione articolata per 4 anni, riduzioni salariali del 40% rispetto ai minimi contrattuali, sfondamento del tetto degli straordinari. Per l'apprendistato, il salario sarà per 4 anni del 9,5% più basso del minimo (nel terzo C.d.A., il primo anno sarà "solo" del 5% inferiore). Nell'area Stabiese, in particolare, dove si registra la più alta percentuale di disoccupazione, lavoro nero e minorile, il salario d'ingresso sarà del 60% e arriverà al 90% al 4° anno.

Questi C.d.A., che fanno parte di un programma di 7 nuove proposte imprenditoriali per il mezzogiorno e per i quali saranno investiti 62,4 mld, sono l'inizio di un programma che mira a spendere entro il 2001 i 29mila mld stanziati per la cosiddetta "ripresa delle aree depresse".

SUD
Il ministro degli interni Napolitano asseriva che "può essere troppo semplice per un ministro giudicare come secondarie le istanze altrui ...", facendo riferimento alle linee politiche di Prodi e Ciampi riguardo alla questione del Mezzogiorno: per lui il problema si pone soprattutto sotto forma di ordine pubblico. E questo che sono riusciti a fare i lavoratori LSU e i disoccupati organizzati di Campania e Sicilia: fare del lavoro un problema di ordine pubblico.
Da gennaio fino alla manifestazione per lo sciopero regionale del 20/3 indetto a Napoli dai sindacati (dove peraltro il Movimento di Lotta L.S.U. è riuscito a mantenere la propria identità senza farsi imbrigliare da CGIL CISL e UIL) una serie di lotte significative sono state portate in piazza dai lavoratori LSU e dai Disoccupati Organizzati. Sia a Napoli che a Palermo le richieste sono le stesse: inserimenti nei piani dei "Lavori socialmente utili". La reale convinzione nelle loro richieste, sostenuta dall'evidente stato della situazione, ha spinto questi proletari contro ogni ostacolo, fino a quella carica da parte della polizia del 20/3, quando i "Confederati", col loro palco e il loro servizio d'ordine (la polizia), hanno voluto cavalcare la tigre della protesta cercando di strappare le redini di una lotta che finora non è mai stata loro. Sono state queste lotte a portare la questione del "Mezzogiorno" nei palazzi della politica e non l'europeista mediazione di CGIL-CISL--UIL , che più che avallare nuove forme di sfruttamento non hanno saputo fare.
Ciampi delinea i termini della ripresa. Secondo il superministro l'entrata nell'UME garantirà, grazie al calo del tasso d'interesse, un recupero di 20.000 mld, quindi, 29.000 mld d'investimento per il quadriennio '98-2001 per un piano di ripresa industriale nel "Mezzogiorno". Risultato: per il sud gabbie salariali e salari d'ingresso tramite C.d'A. e patti territoriali. Si chiedono ancora sacrifici al proletariato, e si ricattano i disoccupati del sud. Per dar man forte a questi provvedimenti discriminanti, l'accoppiata Visco-Treu suggerisce di trasformare il Sud in tanti piccoli Galles. Si potrà in questo modo ridurre la pressione fiscale al 19%per le imprese che faranno investimenti al Sud. In questo modo non servirà più minacciare trasferimenti industriali in Polonia o in qualche altra parte più generosa del mondo: si rischierà cosi di trasformare il Sud più che in tanti piccoli Galles in tante piccole provincie dell'Est europeo.

LSU
Ciò che è stato fin qui tracciato in materia di occupazione (LSU, borse lavoro del pacchetto Treu), ha mostrato l'assoluta mancanza di volontà da parte delle istituzioni di dare una risposta concreta alla disoccupazione. Infatti i progetti LSU si sono rivelati opportunisti, perché s'incanalano tra l'assistenzialismo e lo sfruttamento della disoccupazione, inadeguati, perché mettono in risalto comunque la necessità di coprire buchi d'organico nelle pubbliche amministrazioni. Pur di accantonare parzialmente il problema, i sindacati lasciano passare progetti che prevedono: orari e stipendi dimezzati, nessun riconoscimento dei diritti sanciti dallo statuto dei lavoratori, né diritti legati alla maternità. In più c'è da ricordare che il prossimo 30 giugno 1998 molti contratti scadranno, contemporaneamente al pensionamento di molti lavoratori della P.A., creando le condizioni adatte affinché la falla si apra sempre di più. Un decreto legislativo (468/98) proverà a prevenire le conseguenze che certamente si abbatteranno di nuovo sulla questione "occupazione". Questo decreto prevede la trasformazione dei progetti LSU in LPU (pubblica utilità) con la differenza si, di una prospettiva di sbocco occupazionale in capo a 12 mesi, ma di carattere imprenditoriale. Si potranno costituire società miste a partecipazione pubblica e privata, prosecuzione volontaria della contribuzione, incentivi per il lavoro autonomo. Ultima spiaggia rimane sempre il lavoro tramite "agenzie interinale". E' contro tutto questo che i lavoratori precari e socialmente utili si sono mobilitati e continuano a farlo, anche perché le scarse possibilità di ottenere un rapporto di lavoro continuativo, risiedono solo e soltanto nei momenti di lotta che questi proletari riusciranno ad esprimere. Dalle istituzioni non è lecito aspettarsi nulla, indaffarate come sono nel cercare modi per uscire dalla crisi economica in cui la classe padronale versa. Creare occupazione non rientra in questi percorsi, anzi il modo di produzione capitalistico, crea continuamente disoccupazione e maggiormente nei periodi di crisi. "L'esercito salariale di riserva", è una necessita fisiologica del capitalismo ed è quindi destinata a scomparire con esso; non prima.

 

 


(pag. 10 sommario)

CONTRO LA VIOLENZA POLIZIESCA E LA REPRESSIONE DEL GOVERNO PRODI RILANCIAMO LA LOTTA E L'UNITA' DI CLASSE
3 licenziamenti per scarsa produttività: la Fiat cerca di zittire, emarginare ed espellere i soggetti che non si piegano, chi non subisce passivamente i carichi di lavoro sempre più pesanti, i livelli di sfruttamento sempre più intensi. Lo scopo è anche il terrorismo psicologico volto a sottomettere e "spremere" ulteriormente i lavoratori, sotto il ricatto del licenziamento.
8 SABATI DI STRAORDINARIO: è la soluzione che l'azienda, insieme con CGIL-CISL-UIL, trova per far fronte agli aumenti di produttività. Nuovi posti di lavoro, riduzione d'orario a parità di salario sono solo belle chiacchiere che governo, padroni e sindacati utilizzano per mascherare le loro politiche antiproletarie. I lavoratori decidono di non subire, di opporsi, di non tacere: i picchetti del primo sabato di straordinario registrano la compattezza e la solidarietà operaia.
LE MACCHINE SONO FERME, LA PRODUZIONE E' BLOCCATA. 16 maggio, secondo sabato di straordinario.
LA FABBRICA E' MILITARIZZATA. Un imponente schieramento di celere circonda l'intero perimetro della fabbrica fin dalle 3 del mattino. Malgrado ciò, i lavoratori organizzano i picchetti. La polizia non tarda a caricare : la prima volta alle 4, la seconda verso le 5 del mattino. Durante gli incidenti due operai, G. Sapio e M. Malavenda, sono portati in ospedale a seguito delle ferite riportate.
QUESTA E' LA POLITICA DEL GOVERNO PRODI: FINANZIAMENTI E AGEVOLAZIONI PER I PADRONI, TASSE, LICENZIAMENTI E MANGANELLI PER I LAVORATORI.
LA POLITICA DEI SINDACATI CONFEDERALI E' ANCORA PIU' VERGOGNOSA: dopo aver cercato di ostacolare la mobilitazione, in un comunicato congiunto condannano queste "azioni che puntano a disorientare l'opinione pubblica e i lavoratori, che facendo i loro sacrifici, stanno dando il loro contributo al raggiungimento degli obiettivi del nostro stabilimento".
PEGGIO DELLA CONFINDUSTRIA !!!
AI LAVORATORI, AI DISOCCUPATI, AI PRECARI, SPETTA ORA IL COMPITO DI DARE L'ADEGUATA RISPOSTA A QUESTA VERGOGNOSA CAMPAGNA DI REPRESSIONE E CRIMINALIZZAZIONE, RILANCIANDO IN AVANTI LA LOTTA


****************NEMMENO UN SABATO DI STRAORDINARIO****************
centro sociale OFFICINA 99 - laboratorio occupato SKA

I PRECARI DEL POLICLINICO IN LOTTA
Malgrado il Policlinico Umberto I di Roma presenti una ormai cronica carenza di personale, 400 lavoratori (infermieri e ausiliari) assunti a Tempo determinato, sono costretti a mobilitarsi: infatti, per una parte di loro il contratto viene rinnovato di anno in anno, mentre un'altra parte, a causa del nuovo contratto entrato in vigore nel 1996, viene licenziata per essere rimpiazzata con altra forza lavoro precaria!
Questi lavoratori sono privi di indennità di malattia e di infortunio, dei congedi relativi alle 150 ore, per lutto, per matrimonio ecc. I precari non sostituiscono personale temporaneamente vacante, ma occupano posti vacanti dell'organico (a tutt'oggi non è mai stata compilata la pianta organica proprio per non mettere in evidenza la carenza di personale). Questa situazione umilia i lavoratori, costretti a lavorare per anni senza avere nessuna garanzia o certezza; reca un grave danno ai pazienti, assistiti da personale che opera in modo discontinuo, negando così il carattere di "risorsa umana" del personale, costruita attraverso anni di esperienza e impiego continuativo in specifici ambiti operativi.
Con una fitta rete di iniziative, cortei interni, assemblee e presidi davanti alla Direzione Sanitaria, i precari rivendicano con la loro lotta:

Blocco immediato dei licenziamenti
Assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari già dipendenti
Definizione della pianta organica
Indizione rapida di un concorso pubblico per colmare le carenze di organico

Il Coordinamento dei precari del policlinico di Roma ha indetto uno sciopero di tutto il personale precario per il giorno 5 giugno chiedendo la solidarietà anche dei colleghi di ruolo.
Dal 25 maggio i lavoratori hanno iniziato un presidio permanente con una tenda davanti all'androne dell'ospedale.



DOCUMENTARE LE LOTTE, LAVORARE PER L'UNIFICAZIONE DELLA CLASSE
IL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE E LOTTA ROSSO 16
Raccogliere documentazione sulle lotte in corso, dare voce ai protagonisti, far incontrare e confrontare le esperienze delle diverse realtà di lavoratori, sono i punti sui quali è nato a Roma il Centro di documentazione e lotta Rosso 16, uno strumento che non intende limitarsi ad osservare la realtà, ma vuole anche contribuire a modificarla, traducendo il lavoro di inchiesta e documentazione in migliori percorsi organizzativi.
La conoscenza, da parte dei lavoratori, delle altre lotte in corso, dei loro limiti e dei risultati raggiunti è oggi a nostro avviso particolarmente importante, sia perché ogni partecipante ad una mobilitazione, avendo la coscienza di non essere isolato e sentendosi parte di un "corpo collettivo", potrà acquistare maggiore fiducia e determinazione, sia per favorire, sulla base del bilancio delle esperienze condotte nelle situazioni simili, i percorsi organizzativi e di unità di classe. In una fase di crisi quale quella attuale, contrassegnata dal carattere difensivo delle lotte - difesa del posto di lavoro, del salario, delle conquiste ottenute nei decenni precedenti - la classe operaia, pur avendo dimostrato ancora una volta il suo ruolo-guida, sconta però l'assenza di un punto di riferimento, sindacale e politico, in grado di indirizzare positivamente le sue energie e di permetterle di raccogliere appieno i risultati degli scioperi e delle mobilitazioni.
Da un punto di vista politico, consapevoli che la lotta della classe operaia e del proletariato non potrà mutare realmente la situazione a proprio vantaggio se non saranno radicalmente modificate le basi del modo di produzione - il capitalismo contiene inesorabilmente in sé i meccanismi dello sfruttamento - e coscienti che la lotta rivoluzionaria non potrà essere vincente se non sarà guidata da un Partito Comunista, ci impegniamo per favorire il processo volto alla sua costituzione.
Invitiamo i compagni e le avanguardie di classe a mettersi in contatto con noi, ad inviare contributi sulle lotte in corso e sulle differenti esperienze, a fotocopiare e diffondere il Bollettino delle lotte, ma anche a creare esperienze simili alla nostra in altre città italiane.
Centro di documentazione e lotta Rosso 16
Piazza dell'Immacolata, 28 - 00185 Roma
tutti i lunedì, martedì e giovedì dalle 18.00 alle 20.30
Tel. e fax 06/491355
Sito Web:
www.agora.stm.it./myw/index.htms
(Selez. Centro di Documentazione e Lotta)
E-mail: cdlr16@usa.net