INTERVENTO DEL CDL ROSSO 16 AL CONVEGNO - DIBATTITO- TAVOLA ROTONDA GLI INGANNI DELLO STATO SOCIALE. NAPOLI 21 GIUGNO 1997.

La lotta di classe come dato oggettivo è inserita in un contesto generale e può avere valenze diverse. Nel caso, ad es., di una situazione economica più o meno florida, quale può essere quella conseguente ad una guerra che abbia determinato lo "smaltimento" di capitali, merci e forza lavoro sovrapprodotti, può incontrare la disponibilità della borghesia a realizzare politiche economiche, interventi statali, modelli contrattuali e salariali tesi a consolidare il mercato interno, a sostenere la domanda, e a contenere la spinta di classe, dandole parziale soddisfazione.
Nel contesto di "floridità economica", maggiore è il rischio che la componente sinistra della BORGHESIA, egemonizzando le masse che lottano, affermi, imponga anche su di esse l'idea di migliorabilità del capitalismo, e il concetto che il suo Stato sarebbe uno strumento al servizio di tutti, tutt'al più "occupato" in questo o quel frangente da forze con interessi "egoistici". Uno Stato al di sopra delle parti. Due circostanze, quindi, influenzano la lotta per le conquiste o per la loro difesa: quella oggettiva delle condizioni economiche generali in cui si svolge, e quella delle forze che controllano la parte combattiva e organizzata del proletariato.
Oggi come oggi è principalmente la realtà ad incaricarsi di sconfessare agli occhi del proletariato gran parte delle fandonie sparse per decenni dai riformisti. Questo perché la flessione del saggio del profitto, la sovrapproduzione, imprimono all'attività generale della classe dei capitalisti un movimento ben preciso, che ha il contenuto di comprimere i costi di riproduzione della forza lavoro, e la forma dell'escalation.
In queste condizioni si pone ai marxisti l'obiettivo di rimarcare la natura dello Stato borghese (e dello Stato in quanto tale) allo scopo di interagire con le lotte di difesa delle tutele sociali, apportandovi la coscienza che non ci si può appellare a inesistenti vocazioni o disponibilità filantropiche del proprio acerrimo nemico, allo Stato "tutore di tutta la società". E che le cose per cui si lotta rappresentano solo un acconto su quanto la classe proletaria potrà e dovrà pretendere in altre condizioni. Difendere i propri interessi non significa mendicare, ma prepararsi ad affermarli domani come interessi dominanti.

Noi "osserviamo", e abbiamo come punto di riferimento, lo svolgimento oggettivo della lotta di classe; le pratiche e gli obiettivi di chi si scontra quotidianamente con il capitale. Se questa resistenza è oggi dispersa e disarticolata, non assume la fisionomia e il carattere di un vero e proprio movimento, bisogna capire su cosa far leva per favorire una sua trasformazione positiva. Capire l'esistente per facilitare lo sviluppo delle linee di tendenza alla ricomposizione di classe.
Anche per questo è importante il confronto di oggi, con le molteplici riflessioni e ricadute pratiche a cui può dar luogo.

Il percorso verso l'unità di classe passa attraverso la focalizzazione di obiettivi di lotta comuni e unificanti, e attraverso un lavoro teso alla loro generalizzazione, affinché vengano riconosciuti e acquisiti da chi si mobilita come elementi validi per tutti, uscendo così dal particolarismo che frantuma i lavoratori. Ho detto «elementi», ma assemblare questi elementi è un problema centrale, l'unità della classe è una questione di programma, oltre che di organizzazione, chiaramente.
Le strutture di base impegnate nella costruzione della vertenzialità di massa hanno una grossa responsabilità nella trasformazione dei caratteri della fase attuale, nel ribaltamento dei rapporti di forza. E la stessa considerazione è valida in riferimento ai marxisti e alla loro capacità di leggere le contraddizioni e darne un'interpretazione ai fini programmatici, anche se su un piano diverso.

Per quanto ci riguarda vogliamo evidenziare alcune cose.

L'attacco al salario sociale è un fattore politico:

  1. perché è un anello della catena di NECESSITA', CONSEGUENZE DIRETTE DELLE CONTRADDIZIONI DEL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO. Crisi per sovrapproduzione, rivalsa capitalista su costi e condizioni di esistenza materiale e di riproduzione della forza lavoro;
  2. perché, in quanto interesse generale della borghesia, è veicolato dalle istituzioni tramite leggi e decreti, dai centri di potere economico-finanziario, da apparati statali (i sindacati "di regime" sono forse qualcosa di diverso?);
  3. perché richiede la sottomissione degli operai e di tutti i proletari alla classe dei capitalisti, alla legge dello sfruttamento e del profitto. Richiede la divisione del fronte dei lavoratori; la delegittimazione e l'accerchiamento dei settori da bersagliare; l'uso preventivo e repressivo dei mezzi per impedire il conflitto, e l'ulteriore limitazione dei diritti politici e delle forme di lotta.

La difesa del salario sociale è un fattore politico:

  1. perché si pone contro la valorizzazione del capitale; riguarda gli interessi generali di tutta la classe lavoratrice, attiva e "in riserva"; richiede la difesa della rigidità operaia; attraversa OGGETTIVAMENTE ogni lotta, sui contratti, sulle ristrutturazioni, sui tagli alle spese sociali;
  2. perché schiera, chiarisce la contrapposizione programmatica tra le classi; è una sintesi di obiettivi unificanti, un punto a cui può fare riferimento ogni lotta che si sviluppi sul terreno della flessibilizzazione della forza lavoro, delle ristrutturazioni, dello sfruttamento, di quei contenuti che vogliono essere imposti con i processi di privatizzazione. E' dunque uno di quegli elementi di connessione tra la realtà dello scontro e una AUSPICABILE piattaforma in grado di rappresentarlo in modo organico;
  3. perché deve fare i conti con gli inganni dello Stato sociale, e questo favorisce la possibilità per i marxisti di spiegare la natura dello Stato borghese e di essere compresi dalle masse anche grazie all' esperienza diretta.

Ricomposizione del fronte di classe, generalizzazione delle lotte, difesa delle conquiste, del salario sociale, sono punti strettamente interconnessi, e legati a loro volta alle questioni dell'organizzazione (come dicevamo) e di chi egemonizza il movimento operaio. In merito all'organizzazione noi reputiamo importante la costruzione di una rete fra le avanguardie di classe, indipendentemente dalla loro attuale appartenenza politica o sindacale, che promuova dei processi di unificazione e di confluenza di forze su contenuti comuni.
Questo può trasformare i tentativi scollegati in un movimento di resistenza, e mettere in discussione la logica neocorporativa veicolata dai sindacati di Stato e dalla "sinistra di governo" nel corpo del proletariato. Ponendo così delle premesse importanti per rafforzare già nelle lotte difensive gli elementi di rottura, di trasformazione in senso offensivo.
L'azione delle masse può cambiare il corso degli avvenimenti. Riteniamo nostro compito sostenerla, e in questo lavorare affinché si renda autonoma dall'egemonia borghese, il condizionamento più pericoloso che pesa su di essa.
L'incontro di oggi avviene contestualmente ad iniziative del governo che intaccano profondamente gli interessi di classe. L'approvazione del pacchetto Treu, e l'ennesimo capitolo della controriforma del cosiddetto "Stato sociale", che comportano una flessibilizzazione al limite della liquefazione della forza lavoro, con il lavoro in affitto, l'apprendistato più lungo, l'estensione dei contratti di formazione, e poi le agevolazioni e l'impunità per i padroni che hanno sempre usato il lavoro nero; l'attacco alle pensioni di anzianità, la "tassa" discriminatoria chiamata contributo di solidarietà, il calcolo contributivo, la rimodulazione dei ticket sanitari, l'ulteriore riduzione degli ammortizzatori sociali per chi è espulso dal ciclo produttivo.
Il comitato esecutivo dei capitalisti vuole attaccare pesantemente il salario sociale e imporre un arretramento all'insieme delle masse. Non è un caso se in questo periodo la legge antisciopero è di nuovo al centro dell'attenzione, per il suo uso e per una sua prospettata revisione peggiorativa ad opera dei padroni e dei loro lacchè governativi e sindacali.
In queste condizioni ci sembra ovvio che le strutture qui intervenute denunceranno il significato del pacchetto Treu e dei drastici tagli alle spese sociali messi in cantiere, nonché della legge 146/90. E si incaricheranno, a seconda delle proprie possibilità, di appoggiare le iniziative di lotta e di mobilitazione di massa che dovessero essere attuate contro quelle misure.
Vogliamo sottolineare il dato che i metalmeccanici del Piemonte e della Lombardia hanno già preso posizione contro questi tagli alle spese sociali.