Noi "osserviamo", e abbiamo come punto di riferimento, lo svolgimento oggettivo della lotta di classe; le pratiche e gli obiettivi di chi si scontra quotidianamente con il capitale. Se questa resistenza è oggi dispersa e disarticolata, non assume la fisionomia e il carattere di un vero e proprio movimento, bisogna capire su cosa far leva per favorire una sua trasformazione positiva. Capire l'esistente per facilitare lo sviluppo delle linee di tendenza alla ricomposizione di classe.
Anche per questo è importante il confronto di oggi, con le molteplici riflessioni e ricadute pratiche a cui può dar luogo.
Il percorso verso l'unità di classe passa attraverso la focalizzazione di obiettivi di lotta comuni e unificanti, e attraverso un lavoro teso alla loro generalizzazione, affinché vengano riconosciuti e acquisiti da chi si mobilita come elementi validi per tutti, uscendo così dal particolarismo che frantuma i lavoratori. Ho detto «elementi», ma assemblare questi elementi è un problema centrale, l'unità della classe è una questione di programma, oltre che di organizzazione, chiaramente.
Le strutture di base impegnate nella costruzione della vertenzialità di massa hanno una grossa responsabilità nella trasformazione dei caratteri della fase attuale, nel ribaltamento dei rapporti di forza. E la stessa considerazione è valida in riferimento ai marxisti e alla loro capacità di leggere le contraddizioni e darne un'interpretazione ai fini programmatici, anche se su un piano diverso.
Per quanto ci riguarda vogliamo evidenziare alcune cose.
L'attacco al salario sociale è un fattore politico:
La difesa del salario sociale è un fattore politico:
Ricomposizione del fronte di classe, generalizzazione delle lotte, difesa delle conquiste, del salario sociale, sono punti strettamente interconnessi, e legati a loro volta alle questioni dell'organizzazione (come dicevamo) e di chi egemonizza il movimento operaio. In merito all'organizzazione noi reputiamo importante la costruzione di una rete fra le avanguardie di classe, indipendentemente dalla loro attuale appartenenza politica o sindacale, che promuova dei processi di unificazione e di confluenza di forze su contenuti comuni.
Questo può trasformare i tentativi scollegati in un movimento di resistenza, e mettere in discussione la logica neocorporativa veicolata dai sindacati di Stato e dalla "sinistra di governo" nel corpo del proletariato. Ponendo così delle premesse importanti per rafforzare già nelle lotte difensive gli elementi di rottura, di trasformazione in senso offensivo.
L'azione delle masse può cambiare il corso degli avvenimenti. Riteniamo nostro compito sostenerla, e in questo lavorare affinché si renda autonoma dall'egemonia borghese, il condizionamento più pericoloso che pesa su di essa.
L'incontro di oggi avviene contestualmente ad iniziative del governo che intaccano profondamente gli interessi di classe. L'approvazione del pacchetto Treu, e l'ennesimo capitolo della controriforma del cosiddetto "Stato sociale", che comportano una flessibilizzazione al limite della liquefazione della forza lavoro, con il lavoro in affitto, l'apprendistato più lungo, l'estensione dei contratti di formazione, e poi le agevolazioni e l'impunità per i padroni che hanno sempre usato il lavoro nero; l'attacco alle pensioni di anzianità, la "tassa" discriminatoria chiamata contributo di solidarietà, il calcolo contributivo, la rimodulazione dei ticket sanitari, l'ulteriore riduzione degli ammortizzatori sociali per chi è espulso dal ciclo produttivo.
Il comitato esecutivo dei capitalisti vuole attaccare pesantemente il salario sociale e imporre un arretramento all'insieme delle masse. Non è un caso se in questo periodo la legge antisciopero è di nuovo al centro dell'attenzione, per il suo uso e per una sua prospettata revisione peggiorativa ad opera dei padroni e dei loro lacchè governativi e sindacali.
In queste condizioni ci sembra ovvio che le strutture qui intervenute denunceranno il significato del pacchetto Treu e dei drastici tagli alle spese sociali messi in cantiere, nonché della legge 146/90. E si incaricheranno, a seconda delle proprie possibilità, di appoggiare le iniziative di lotta e di mobilitazione di massa che dovessero essere attuate contro quelle misure.
Vogliamo sottolineare il dato che i metalmeccanici del Piemonte e della Lombardia hanno già preso posizione contro questi tagli alle spese sociali.