SOMMARIO |
ISTRUZIONI PER L'USO
A cosa può servire un Bollettino delle Lotte? E' un nuovo ed ulteriore giornaletto della sinistra di classe?
Assolutamente no! E' uno strumento, da costruire insieme ai lavoratori, alle loro avanguardie e che da essi deve essere usato. Abbiamo ritenuto fosse importante offrire un veicolo di informazione sulle lotte, sul mondo dell'organizzazione di classe.
Nella ricerca dell'unità di classe, un elemento centrale è la conoscenza e diffusione delle esperienze in corso. L'osservazione della realtà della lotta di classe ci mostra infatti una frammentata ma ostinata continuità di mobilitazioni contro i processi ristrutturativi: flessibilità della manodopera, privatizzazione dei settori pubblici, dei servizi, deregolamentazione delle condizioni di assunzione della forza lavoro ecc.
Ma i lavoratori quanto conoscono di questa continuità e vicinanza, nell'opposizione ai piani padronali? O, piuttosto, sono costretti dalla limitatezza di vedute imposte da logiche sindacali partecipative e corporative, a "vedere" solo la propria esperienza? Crediamo che questa sia la condizione in cui versa la maggior parte dei lavoratori, soprattutto nelle piccole fabbriche. Ecco allora che un Bollettino delle Lotte può essere uno strumento di diffusione della resistenza di classe: la conoscenza fornisce forza per continuare la lotta, per migliorarla apprendendo altri metodi, per comprendere e non ripetere errori compiuti da altri, per unirsi nei medesimi obiettivi.
Il Bollettino è diviso in due parti: i fogli centrali costituiscono il Notiziario, concepito per essere usato separatamente dal resto. Come usare il Notiziario?
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DA LIVERPOOL ALLA COREA
IL FILO ROSSO DELLA LOTTA
L'osservazione dello scenario attuale del conflitto di classe evidenzia un filo comune presente in filigrana nei mille episodi e mille fronti che costituiscono lo scontro: l'opposizione alla flessibilizzazione sistematica della forza lavoro e alle privatizzazioni. Riteniamo quindi importante concentrare l'attenzione su questi obiettivi di lotta, presenti materialmente nel conflitto e generalizzabili, proprio in quanto contrapposti alle esigenze di valorizzazione del capitale. Le mobilitazioni, imponenti o "modeste" dei lavoratori, che in tutto il mondo dicono "Adesso basta!" ai continui attacchi alle loro condizioni di vita e di lavoro, sono concreti punti di riferimento ai quali guardare.
Esempi significativi sono:
Ad attraversare con la sua continuità e compattezza questo sentiero di lotta, la resistenza dei 500 portuali di Liverpool - licenziati 16 mesi fa per non aver oltrepassato un picchetto di loro colleghi, lavoratori precari - concreto esempio di solidarietà di classe, anche a livello internazionale, che deve essere propagandato e sostenuto, politicamente ed economicamente.
La loro lotta contro la ristrutturazione e i licenziamenti, per l'unità di una categoria di lavoratori (i portuali) al di là delle frontiere, è ignorata/censurata da 16 mesi.
Ma Liverpool, a ben guardare, non è poi così distante dalla Corea del Sud: lo sfruttamento e la sottomissione del proletariato e delle popolazioni ad opera del fronte borghese incalzato dalla crisi non ha infatti frontiere.
Particolare chiarezza e forza di obiettivi viene dalla combattiva lotta dei lavoratori sudcoreani i quali sono stati il fiore all'occhiello del capitalismo asiatico di quei "quattro dragoni" tanto invisi al padronato nostrano perché concorrenti, quanto invidiati perché possono fare "ciò che vogliono" con la manodopera. Oggi gli operai sudcoreani scioperano, manifestano e si scontrano con la polizia per respingere la legge sul lavoro promulgata nottetempo dal governo, che deve mettersi al passo con le indicazioni per entrare nell'OCSE: flessibilità massima, libertà sindacali al minimo.
Non possiamo non notare il coincidere delle formule contro cui lottano gli operai sudcoreani e quelli europei.
In Italia, però, un Patto per il lavoro firmato il 24 settembre tra governo, confindustria e sindacati non sta sortendo lo stesso effetto mobilitante della legge sudcoreana, pur perseguendone - di fatto - gli stessi obiettivi.
Se la crisi investe il modo di produzione capitalistico nel suo insieme, e per i capitalisti di ogni parte del mondo - così come per i governi borghesi di qualsiasi ispirazione politica nei singoli paesi - il confronto continuo con essa e con la concorrenza internazionale rende oggettivamente necessario praticare lo sfruttamento sempre più brutale e generalizzato, e colpire le masse nelle loro condizioni di esistenza. I modi per farlo e le risposte che provocano sono più che simili in gran parte dei paesi industrializzati, per non dire tutti.
L'analisi della fase attuale ci "rivela" quindi, ancora una volta, il nemico di sempre: il capitalismo, l'imperialismo. E l'unico obiettivo che può dare un senso alla lotta: l'abolizione dei rapporti di produzione capitalistici. Solo con questa prospettiva si può spezzare realmente la sottomissione delle classi e delle popolazioni sfruttate. La pretesa utopistica di abolire lo sfruttamento nell'ambito dell'organizzazione economico-sociale borghese è una pugnalata alle spalle delle masse proletarie e popolari, una cortina fumogena per disorientarle proprio nel momento in cui la situazione le spinge a lottare e a prendere coscienza sempre più chiaramente della causa reale della loro oppressione.
La borghesia in tutto il mondo lotta contro l'avanzare della crisi attaccando le masse; combinando l'attacco economico con quello politico, con l'opera di divisione; cercando di fuorviarle su obiettivi reazionari, di indurle a riconoscersi nelle sue "ricette" per uscire dalla crisi. La tendenza dei lavoratori volta a difendere le proprie condizioni è comunque inarrestabile, ed è su questa che si deve intervenire per fare del procedere della crisi motivo di una lotta sempre più chiara contro la borghesia.
In questo contesto noi vogliamo situare il nostro lavoro per l'unità della classe, per ricomporre la valenza politica, la capacità offensiva, la forza d'urto, oltre che la forza negoziale del movimento operaio. Partire dalla resistenza delle masse per cogliervi gli embrioni della contrapposizione tra gli interessi generali dei due schieramenti di classe, oltrepassare i limiti posti dalla lotta spontanea/economica (che è comunque alla base ed è giusto organizzare), rompere l'isolamento, evidenziare gli obiettivi unificanti.
Non si tratta di elaborare parole d'ordine "fuorvianti" (sull'esempio di: riduzione d'orario a pari salario, lavori "socialmente utili", salario minimo garantito) sulle quali la classe non si sta mobilitando; al contrario bisogna saper individuare la posta effettiva dello scontro in atto, gli obiettivi su cui la classe già si muove, pur se in modo parziale e senza averli consapevolmente riconosciuti come denominatore comune delle lotte ed elementi di ricomposizione programmatica.
Quando si realizzeranno le condizioni, sarà la classe operaia a farsi carico di aggiungere la parola d'ordine della riduzione generalizzata dell'orario a parità di salario. Oggi le teorizzazioni che danno per scomparsa la classe operaia vengono nei fatti smentite: ma per seppellirle del tutto occorre che i lavoratori dipendenti, di cui gli operai sono l'avanguardia, consapevoli di essere i produttori della ricchezza materiale della società, ricostruiscano la propria unità di classe, individuando, grazie al lavoro dei compagni organizzati nei vari sindacati esistenti, quei punti che accomunano i differenti momenti di resistenza.
Il nostro contributo immediato sarà pertanto quello di estrapolare dal materiale informativo che mettiamo a disposizione delle situazioni di lavoratori un filo conduttore, obiettivi comuni. E di affrontarli in modo articolato con la collaborazione di quanti sono già addentro a queste tematiche.
Svilupperemo perciò la questione della condizione della manodopera, flessibilità, precariato, lavoro nero, sfruttamento, la vicenda delle "privatizzazioni", della ricaduta sui servizi sociali e sulle condizioni di vita dei lavoratori che le subiscono.
FLESSIBILIZZAZIONE |
PRIVATIZZAZIONI |
Questo numero del
Notiziario è sperimentale: ancora molto sintetico, poco articolato e certamente incompleto; si tratta infatti di un "lancio editoriale", le cui sorti risiedono nell'interesse e nella partecipazione di tutti voi! Ci auspichiamo che siano proprio i diretti interessati a fornirci indicazioni in merito: un fax, un volantino ecc. In ogni caso vogliamo segnalare la disponibilità di materiale più completo presso il nostro Centro di Documentazione, consistente essenzialmente in una rassegna stampa mensile, raccolta in fascicoli, ma anche in dossier, raccolte di volantini e documenti sulle lotte dei lavoratori. Invieremo copia del materiale a quanti ce lo richiederanno. Per i compagni e le strutture più "avanzate" tecnologicamente, vorremmo segnalare alcuni siti Internet interessanti. Innanzitutto il nostro sito web: "Centro di Documentazione e Lotta", quotidianamente aggiornato con le notizie delle lotte in corso, e da cui è possibile collegarsi con altri siti che trattano tematiche del lavoro e dell'organizzazione dei lavoratori.
NOVEMBRE '96 PER COSA LOTTANO I METALMECCANICI?Il numero chiave è 262.000. A tanto ammonta l'aumento in busta paga chiesto dalla piattaforma per il biennio '96-'98: più che una richiesta sarebbe giusto parlare di un diritto. Tale cifra infatti è la somma tra quanto perso nel biennio scorso in virtù dello scarto tra inflazione programmata e quella reale, e quanto il governo pensa che verrà perso nei prossimi due anni. Così infatti prevede l'accordo del 23 luglio '93, firmato da Confindustria, Sindacati e governo Ciampi. Mentre sull'inflazione futura qualche dubbio potrebbe esserci, un dato certo invece sono le 97 mila lire: quanto perso dal salario metalmeccanico nel biennio passato. Ma è proprio questo il nodo dello scontro con Federmeccanica: la restituzione integrale dei soldi già persi, infatti, equivarrebbe a stabilire il principio per cui ogni differenza tra inflazione programmata e quella reale dovrà essere recuperata. MECCANICI: I SALARI PIU' BASSI D'EUROPAI lavoratori italiani dell'auto sono tra i peggio pagati d'Europa. I dipendenti della Fiat guadagnano una media mensile di 1.700.000 lire nette (tredicesima compresa) pari a 879 Euro; quelli tedeschi 1.460 Euro. In Francia variano tra i 1.246 e 1.303 Euro. Peggio degli italiani stanno solo gli spagnoli della Seat che guadagnano 876 Euro. SCIOPERO ALLA LEARSciopero di 2 ore il 21 novembre alla Lear Seating, che ha praticamente bloccato la produzione di sedili. Unico cliente la Fiat, comproprietaria la 20% della multinazionale americana, la quale ha annunciato 458 esuberi. |
RISTRUTTURAZIONE E LOTTE Accanto alla vertenza nazionale ci sono centinaia di vertenze aziendali, anche più dure perché riguardano fabbrichette dove le garanzie sono minori e la ristrutturazione capitalista passa come un maglio sulla vita dei lavoratori.
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Notiziario delle Lotte |
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DICEMBRE '96 |
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SFILA PER ROMA LA FOLLA DEGLI INVISIBILIMezzo milione, più donne che uomini, delle imprese di pulimento, che a notte o all'alba entrano in industrie ed enti pubblici, scioperano dopo due anni senza contratto. Articolata negli striscioni di tutte le regioni d'Italia, è stata una delle manifestazioni più grandi che si ricordino nel settore. La partecipazione allo sciopero è stata valutata al 75%. SCIOPERO EDILEI sindacati degli edili di CGIL-CISL-UIL hanno proclamato 8 ore di sciopero per il 13 dicembre a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto nazionale e per difendere il diritto alla contrattazione integrativa di secondo livello. PRESSING ALLA PIAGGIOMezz'ora di sciopero contro i rapporti disciplinari: questa la risposta degli operai della linea "tre ruote" della Piaggio alle pressioni aziendali cui sono sottoposti. Negli ultimi mesi ogni piccolo errore di lavorazione (a volte causato dagli ingolfamenti del just in time o dai ritmi troppo alti) viene punito dalla direzione di Pontedera con sanzioni: dopo la terza si puo' essere licenziati. SCIOPERI DI BASESi sono svolte l'11 dicembre iniziative di protesta dei sindacati di base, Cub, RdB, Arca, Cobas Nazionale, Cobas Scuola e Comu contro la Finanziaria e la tassa per l'Europa. Scioperi si sono avuti nel settore ferrovie, trasporto aereo, vigili del fuoco, energia. |
A Roma i manifestanti hanno dato vita ad un presidio davanti al senato - dov'era in corso l'esame della finanziaria - e una loro delegazione è stata ricevuta dai gruppi parlamentariLICENZIAMENTI A BARII 102 dipendenti, operai, impiegati e tecnici della Marelli Clima di Bari sono stati licenziati. In un documento congiunto con cui annunciano il tragico epilogo della vertenza, le segreterie provinciali FIm-FIOM-UILM affermano che "si è consumata di fatto l'ennesima rapina da parte di un gruppo del Nord a danno di un area industriale meridionale". PIOGGIA DI SCIOPERIMentre la trattativa ristagna, i metalmeccanici scioperano: quattro ore da articolare a livello territoriale, per arrivare allo sciopero dell'industria del 13 dicembre (si fermeranno anche i trasporti). il 5 dicembre si sono fermate tutte le fabbriche del bresciano (con picchetti ai cancelli) e gli operai della provincia di Vicenza, dando il via alle agitazioni delle province venete. In Piemonte è stata la volta della Fiat Avio, delle fucine della Fiat Mirafiori. Il 6 si fermano altre aziende torinesi (Microtecnica, Graziano, Elbi, tra le altre), insieme a quelle di Vercelli, Cuneo e Novara. Il 6 iniziano anche le agitazioni dei metalmeccanici bolognesi. |
193 LICENZIATI ALLA BELLELITutti a casa, dopo un anno e mezzo di cassa integrazione per il fallimento della Interklim della Belleli. La produzione era stata fermata nel '95, malgrado un buon portafoglio di ordini, e 20 dipendenti avevano deciso di occupare le fonderie. MONSANTO: PREVISTI 2.500 ESUBERILa trasformazione della Monsanto in gruppo specializzato nel settore delle biotecnologie agricole costerà il posto di lavoro a non meno di 2500 dipendenti. La Monsanto, nata come società chimica, ristrutturerà in due fasi. Nella prima staccherà la divisione chimica dal resto del gruppo con la creazione di due aziende indipendenti; nella seconda fase si consoliderà l'attività, con la chiusura di alcuni impianti. |
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Notiziario delle Lotte
BOCCIATA LA FLESSIBILITA' DI FINE ANNOCon 1710 No e 749 Si i lavoratori della Fiat Mirafiori hanno respinto l'accordo sul ponte di fine anno firmato da Fim, Uilm e Fismic. La Fiom non aveva sottoscritto l'intesa, proponendo di trasformare il ponte del 27 in una giornata di permessi in due sabati di straordinari. La Fiat ha fatto sapere che non terrà in conto l'opinione espressa dai dipendenti. La Fiom ha quindi proclamato, per il 14 e 21 lo sciopero "a tutela dei diritti individuali" di chi si è espresso contro l'intesa.EX-GEPI: CHIESTI 38 LICENZIAMENTI A BARI38 licenziamenti su 58 addetti: è la richiesta avanzata dalla Gimal International di Bari, l'azienda tessile ceduta nel '94 dalla Gepi - che aveva mantenuto una partecipazione finanziaria di 5 miliardi - ad un imprenditore locale. Allo scadere dei vincoli occupazionali previsti dai patti parasociali, è arrivata la procedura di mobilità, "giustificata" dalla necessità di ridurre i costi decentrando la produzione in Albania.AUTUNNO METALMECCANICOOttobre, Novembre e Dicembre del '96 sono dominati dalla vertenza metalmeccanica - che continua tutt'oggi - sia per la valenza numerica dei lavoratori del settore che per quella simbolica, essendo essi ancora la punta di lancia della classe operaia. L'oggetto del contendere è un aumento di 262.000 lire, come recupero previsto dall'accordo del luglio '93. Tale accordo viene ora disatteso dal padronato. |
Ossia, che i sindacati confederali hanno voluto far ingoiare ai lavoratori (a tutti) un accordo spacciandolo per un vantaggio, e che ora la controparte se ne sbatte: pertanto dovrebbe decadere automaticamente la fiducia (evidentemente mal riposta) nella linea politica sindacale che si affida alle controparti, e aprirsi decisamente un conflitto anche politico contro la strategia della borghesia (comprendente sia il governo che il padronato) che si esprime principalmente nella volontà di dominio assoluto sulla forza-lavoro. Il conflitto metalmeccanico è un continuo " tira e molla" tra Confindustria-Federmeccanica da una parte e Sindacati Confederali dall'altra. L'8 ottobre Cofferati si allarga: "Se il negoziato non ripartirà rapidamente, sarà necessario da parte nostra allargare il fronte. I diritti che vengono messi in discussione (quelli dell'accordo del '93, ndr) non sono soltanto dei metalmeccanici ma di tutti i lavoratori. Di qui la discesa in campo, possibile, di altre categorie". Come vedremo, questa minaccia non sarà mantenuta... Si susseguono scioperi e cortei per il contratto: a Torino 25 mila metalmeccanici in piazza il 23 ottobre, il 24 altrettanti a Brescia. e poi Reggio Emilia, Biella, Vercelli. Gli operai si esprimono sempre più a favore di una intensificazione delle lotte, con scioperi meno diluiti. Il 30 ottobre Nerozzi segretario Funzione Pubblica CGIL chiede un maggior coinvolgimento confederale sulla vertenza dei meccanici. "E' vero, non è semplice far scioperare il pubblico impiego per il contratto metalmeccanico, .... del resto se noi abbiamo rinnovato i contratti del pubblico impiego è stato grazie all'apporto del movimento sindacale nel suo complesso. Oggi, se i metalmeccanici non ce la fanno,... perdiamo tutti". |
Ma la vertenza metalmeccanica non ci deve sviare dalla più ampia fase vertenziale e di lotta che si dispiega attorno ad essa: le stesse aziende metalmeccaniche sono coinvolte in duri confronti con le controparti, per la difesa del posto di lavoro, contro la flessibilità. Da segnalare alcuni scioperi categoriali: quello del vetro il 5 ottobre, sempre per il rinnovo contrattuale e sempre con problemi simili a quelli metalmeccanici; lo sciopero dei lavoratori della Scala di Milano, che blocca la prima di "Outis"; la vertenza dei telefonici; quella contro Riva dei lavoratori delle acciaierie ILVA; gli scioperi degli autoferrotranvieri, sempre per il contratto nazionale; i chimici. "Lavoratori a rischio": Informatica e telecomunicazioni: Olivetti, Alcatel, AET e Stet, Siemens, dove si va da tempo ad una ridefinizione degli organici e degli orari di lavoro. Per l'Olivetti segnaliamo la manifestazione del 18 ottobre a Roma di 5000 dipendenti. Anche i Monopoli e i tabacchi subiscono le privatizzazioni: le lavoratrici dell'ATI degli stabilimenti del sud, si scontrano con la società, che vorrebbe smantellare questi impianti. |
GENNAIO '97
FABBRICHE FERMEI metalmeccanici continuano a scioperare. POMIGLIANO FA DA ESEMPIOIl 17 gennaio 3 ore di sciopero compatto sia la mattina che il pomeriggio. Dopo mesi di "appannamento" della lotta dovuta alla busta paga leggera e alla cassaintegrazione, gli operai della Fiat di Pomigliano hanno ripreso la lotta per il contratto, bloccando anche la Circumvesuviana e l'autostrada Napoli-Bari. Mentre prosegue lo scontro fra metalmeccanici e padronato, segnaliamo una serie di ulteriori lotte:
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SOSTENIAMO I PORTUALI DI LIVERPOOL!16 mesi fa 500 lavoratori portuali di Liverpool in Inghilterra si rifiutarono di rompere un picchetto di sciopero di alcuni loro compagni licenziati, e furono a loro volta licenziati. Da allora sono senza stipendio e in lotta contro la Compagnia portuale. Per proseguire la loro giusta lotta hanno bisogno di continuare a vivere, mantenendo le loro famiglie. Per questo anche in Italia, in molti posti di lavoro, si raccolgono soldi per questi nostri "fratelli nella lotta".La campagna "MILLE LIRE PER I DOCKERS" è stata lanciata dopo la loro visita in Italia, nel dicembre scorso.Da un volantino dei Portuali di Liverpool:Una tempesta mondiale sta per abbattersi sulla Mersey Docks & Harbour Company, con uno sciopero internazionale di 24 ore dei moli per il 20 gennaio.
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