IL FONDO AFFONDA
Il conflitto tra capitali nella fase imperialista attuale delinea un quadro estremamente distruttivo delle condizioni di vita di milioni di uomini e donne, e nello stesso tempo rende impossibile continuare a subire il peso dello sfruttamento, ormai senza le contropartite, per quanto aleatorie - come si sta dimostrando -, delle &quoot;conquiste" e del "progresso" che almeno il proletariato dei paesi più sviluppati aveva saputo guadagnarsi.
Anzi, una delle linee guida della politica del FMI è quella della distruzione del benessere delle classi subordinate, identificato tout court con privilegi, a vantaggio di una "aristocrazia operaia", contro masse proletarie di paesi poveri.
E quando limperialismo mette a repentaglio - precaria - stabilità politica, allinterno dei singoli paesi sviluppati, per permettere la sua esistenza - che è essenzialmente economica - vuol dire che questo sistema economico ha toccato il fondo, che non ha più nulla da offrire, se non miseria e distruzione.
Il FMI "affonda" il sistema stesso, ma nella sua corsa autodistruttiva ha come primo impeto quello di "affondare" il proletariato.
I dettami fondomonetaristi sono tutti basati su due elementi:
Lapplicazione di questi 2 principi (scompaginamento del proletariato e abbattimento delle "borghesie nazionali") si assomiglia nelle diverse aree mondiali, pur producendo effetti diversi.
LItalia, in mano al governo della sinistra imperialista da più di 2 anni, sotto lombra dellUlivo prima e di D'Alema ora, con uno dei massimi livelli di rigidità operaia, sta subendo oggi una iniziativa concentrica, in cui le intenzioni della borghesia italiana e di quella internazionale con a capo il FMI, vanno di pari passo. Il nemico da attaccare sono le conquiste maturate in decenni di lotta.
La differenza tra le due azioni è che quella intrapresa dal governo imperialista italiano si preannuncia più scadenzata, mentre il FMI chiede una maggiore velocità nellannientamento degli ancora forti residui di rigidità.
Si tratta, però, di una differenza tra "tattica e strategia".
Il FMI guarda ad una situazione globale in cui si incastrano crisi di area - con ricaduta mondiale - come il Sud est asiatico e la Russia, con crisi di valorizzazione più limitate e specifiche. Il tutto con ricadute generalizzate in tutto il mondo.
Il governo italiano, così come tutti i governi borghesi in questa fase, guarda al modo di applicare in modo "governabile" le ricette del FMI.
Per la natura stessa del capitale e delle forze revisioniste che oggi governano insieme questa ristrutturazione generale, lobiettivo che si sta manifestando in rotta di collisione con gli interessi di classe è quello di un patto sociale, sancito per legge.
Cosa chiede il FMI allItalia
Queste pretese non sono in contrasto con le politiche governative del triennio 96-98
Cosa fa lItalia per seguire il FMI
Lapplicazione di tutta una serie di normative (dal lavoro interinale ai patti territoriali, dalle gabbie salariali alla flessibilità orizzontale) ha ben chiarito le mire del governo e ha svelato lillusione sulla sua presunta "simpatia" per i lavoratori salariati e le classi subordinate.
Quanto fatto fino ad ora si rivela effimero, quantitativamente incapace di produrre quellillusorio - ma ricercato - recupero dei profitti . Bisogna alzare il tiro: occorre colpire "il cuore della classe operaia". Loccasione si presenta con il rinnovo del contratto dei metalmeccanici.
A far da apri pista a questa manovra, cè stato il contratto dei chimici, che ha introdotto flessibilità orizzontale, ossia su tutto lanno e a salario fermo.
I metalmeccanici costituiscono la parte più importante della classe operaia, sia per la sua composizione numerica che per il suo ruolo nella produzione di beni di consumo, nellindustria manifatturiera, che oltretutto è la più diffusa attività nel territorio (mentre i chimici sono suddivisi per lo più in "poli").
Il contratto dei chimici ha segnato una svolta: dietro le illusioni sulla riduzione dorario si manifesta la realtà dellaumento dei carichi di lavoro, il mancato incremento occupazionale.
E chiaro che rispetto a ciò il padronato non vuole né può tornare, pena la sollevazione delle categorie, come quella dei chimici, che avrebbero subito un contratto peggiore.
Il contratto metalmeccanico, nella logica di governo e padroni (ma anche dei vertici sindacali) può solo essere peggiorativo. Daltronde 2 anni fa il rinnovo della parte economica aveva dimostrato la debolezza del sindacato, succube dellimpresa, persino nel far valere ciò che era insito nei tanto decantati accordi del 23 luglio 93, sbandierati come un successo, mentre si rivelano quellinfamia che sono, proprio nellincapacità di tutelare i diritti minimi dei lavoratori, figurarsi quelli generali!