Entrare in Europa?

Rispondere a questa domanda e' diventato simbolo di civilta' o del suo contrario, il limite che separa il barbaro dall'evoluto.
E' una domanda retorica, un trabocchetto politico, economico, culturale e sociale.

Questa domanda ha una risposta pronta, drogata, nelle teste dei sostenitori dell'Ulivo: "dobbiamo entrare in Europa!" Per altri e' un dubbio amletico, a cui non si puo' rispondere con un si' o con un no.

Potremmo dire, in tutta onesta': "No, non voglio entrare in Europa"?

La prima risposta semplice che dovremmo opporre alla malizia un po' ottusa e troppo fiduciosa di chi ce la propone e': "in Europa ci siamo sempre stati!" Come lavoratori, come disoccupati, come classi sociali sfruttate dal capitalismo siamo sempre stati Europa, Asia, Africa, America Latina: siamo classe internazionale.

Non saranno Prodi o Berlusconi, D'Alema o Agnelli ad aprirci la porta dell'Europa.
Loro pensano solo ad aprirci la porta della cantina, in cui rinchiuderci a lavorare mentre loro al piano di sopra "entrano in Europa".
Il trucco sta appunto nell'invito a costruire insieme una "casa comune", in cui sfruttati e sfruttatori condividano le stesse strutture. Ma, si sa, una struttura nasconde vari livelli: a quelli piu' bassi ci siamo sempre noi!

Oggi ci parlano - i "sinistri-ulivi" - di globalizzazione: dove stavano di casa quando, da almeno 15 anni, parlavamo, noi comunisti, di nuova divisione internazionale del lavoro, di migrazioni dalle periferie del mondo per occupare le nicchie aperte dal capitale multinazionale, dal supersfruttamento?
Stavano pulendosi il naso col fazzoletto prestatogli dal capitale...

L'Europa... il mondo, se lo dividono grandi compagnie multinazionali, e i piccoli pescecani nazionali cercano di ritagliarsi il loro spazio: ce n'e' ancora.

In Europa ci siamo gia' entrati, con l'emigrazione che ha internazionalizzato la classe operaia; con l'irruzione dei poveri del terzo mondo creati dal primo mondo.
Se l'Europa, come il mondo, sono una "casa comune", debbono esserlo per chi produce ricchezza, non per chi la divora.
In questa "casa" gia' siamo entrati: abbiamo messo i piedi sporchi di fango, del sangue dei morti sul lavoro, sul tappeto buono del capitalismo: i maggiordomi del centro-sinistra, successori della DC hanno solo lo scopo di dirigerci verso i "quartieri bassi", dove produrre di piu' a costi minori.

In Europa ci siamo sempre stati: i bassi napoletani del lavoro nero sono Europa, come le miniere belghe, le fabbriche tedesche, i portuali di Liverpool e i camionisti francesi, i metalmeccanici italiani, i disoccupati di tutto il continente.

Lor signori non sono Europa, non sono niente. Sono capitale, soldi, sfruttamento, macchine da usare contro l'uomo, distruzione dell'ambiente.

Da questa casa li scacceremo, non c'e' posto per tutti e due i modi di vita.

Roma 11/12/96


Solidarieta' con i Portuali di Liverpool

E l'esempio del nostro modo di "essere Europa" o meglio classe internazionale ci viene in questi giorni dalla visita in Italia dei portuali di Liverpool, licenziati in 500 15 mesi fa, e da allora in lotta contro la compagnia che gestisce il porto. Hanno girato il mondo, hanno ottenuto il supporto economico di altri lavoratori, la solidarieta' militante di altri portuali, che hanno bloccato le merci trasportate da questa compagnia anche per dei mesi.
Diamo l'esempio della nostra unita': costruiamo iniziative di solidarieta' al "dockers" di Liverpool, raccogliamo soldi per permettergli di seguitare a lottare, contro la ristrutturazione che lascia centinaia di famiglie in mezzo ad una strada, contro l'Europa dei padroni.

Per sostenerli si possono organizzare collette nei posti di lavoro, iniziative che informino sulla loro lotta, cene di sottoscrizione ecc.

Per avere informazioni e farci sapere la vostra disponibilita' vi invitiamo ad inviare un fax o telefonare il lunedi' e il giovedi' dalle 17,30 alle 21,30 al Centro di Documentazione e lotta "Rosso 16" (*), 491355.

UNITA' DI CLASSE CONTRO LA RISTRUTTURAZIONE

The dockers united will never be defeated!

(*) Estendere la solidarieta' di classe attorno alle differenti lotte che oppongono lavoro e capitale. Raccogliere documentazioni, far parlare i protagonisti, fare incontrare le realta' di lotta, favorire i processi organizzativi e di unita' della classe: su questi punti abbiamo dato vita ad un centro di documentazione - Centro di Documentazione e Lotta "Rosso 16" - che e' anche di lotta, perche' non intendiamo solo "osservare" la realta' ma anche tradurre la documentazione in migliori percorsi organizzativi, a partire dalle nostre specifiche esperienze.
Auspichiamo che ogni futura lotta aumenti l'unita' della classe, raccolga le forze sparse e le convogli verso obiettivi unitari: lotta alle privatizzazioni, alla flessibilizzazione della forza lavoro, alla disoccupazione. Il nostro contributo di lavoratori e di comunisti e' quello di favorire la comprensione dell'attuale fase. Nei posti di lavoro i sindacati confederali aiutano il padronato nei processi di ristrutturazione; non si oppongono alle privatizzazioni dei pubblici servizi; non organizzano piu' i lavoratori. La classe operaia viene data per sparita, eppure tutti si accaniscono per sconfiggerne la resistenza.
Inviateci i vostri contributi, costruite esperienze simili in altre citta'