Stupida 

di Claudio Palmieri

 



Perche' mi hai telefonato? Non dovevi farlo, non dovevi infliggermi un'altra volta la stessa sofferenza. Mi chiami quando sei con lui, mi parli di quello che fa, mi racconti di dove ti ha portata e di come vi divertite assieme. Sei strana, non hai pregiudizi e sei assolutamente smaliziata. Mi racconti tutto, proprio tutto, con il candore di una bambina:
"Sai ieri sera siamo andati a cena in un ristorante bellissimo. Era sulla costa, su di una terrazza che sporgeva sulle rocce. Sembrava di essere sospesi tra il tramonto e il mare, poi, col passare del tempo, l'acqua si faceva sempre piu' scura e sono apparse le stelle; e' stato bellissimo. E sai, per tutta la sera, lui mi ha viziata come una gattina; pensa che mi ha anche imboccata! Tutto e' stato molto bello e molto eccitante. Sai lui e' romaticissimo, gentile e con tutte le sue attenzioni mi fa andare in brodo di giuggiole. Credimi, ieri sera l'avrei steso sul tavolo ancora prima di finire la cena … Invece, per averlo, ho dovuto aspettare che mi riportasse in albergo, ma in macchina l'avevo gia' mezzo divorato …"
Ed io al telefono, costretto ad ascoltarti mentre dici queste cose, forzato ad ascoltare le tue parole accompagnate dalla tua risata cristallina. Ogni volta che la sento mi si materializzano davanti agli occhi il tuo volto, i tuoi occhi verdi, il tuo sorriso di denti bianchissimi e perfetti; e' come averti li', e piu' di una volta, mentre mi parlavi, ho dovuto fermare la mia mano dal farti una carezza.

Federica, tu mi hai distrutto la vita! Tutto e' cominciato quel giorno che Franco ha chiesto di incontrarci a Milano.
"Sai Claudio devi assolutamente esserci voglio presentartela." 
Io ti avevo gia' sentita per telefono. Per me allora eri solo una voce gradevole. Come avrei potuto pensare che un appuntamento per conoscere la donna del mio migliore amico avrebbe potuto aprirmi le porte dell'inferno?
Ero curioso di conoscerti e perche' avrei dovuto dire di no ad un invito cosi' gentile fatto con tanto entusiasmo? Una cosa naturalissima: conoscere una persona nuova; cosa c'e' di piu' interessante? Gia', e' stato fin troppo interessante. 

In piazza del Duomo, tra i piccioni che assalivano i turisti giapponesi riforniti di granoturco da rivenditori extracomunitari, ero arrivato in anticipo. Voi non c'eravate ancora. Mentre mi aggiravo senza meta, guardandomi intorno, squillo' il mio telefono cellulare:
"Eccoci Claudio, abbiamo parcheggiato l'auto e saremo li' a minuti. Vediamoci davanti all'ingresso centrale del Duomo." 
Allora io vi ho lasciati arrivare, volevo raggiungervi alle spalle per prendervi di sorpresa. Ma poi, quando ti ho vista accanto a lui, mi sono fermato. Sono rimasto immobile come una statua di fronte alla scalinata, nel mezzo della piazza; gli occhi puntati su di te, immobile in mezzo alla gente ed allo svolazzare dei piccioni. 
Non so quanto tempo io sia rimasto cosi', ricordo solo che ad un certo punto lui mi ha chiamato gesticolando con il braccio alzato. Improvvisamente mi sono sentito riportare alla realta' con un brusco risveglio da quell'assenza. Quel suo chiamarmi e gesticolare mi aveva strappato da un luogo dove c'eravamo solo tu ed io, uno di fronte all'altra: tu sola, di fronte a me, splendida, con i capelli neri lucenti, gli occhi verdi e quel sorriso disarmante che sembrava tutto e solo per me.

Fu una fatica coprire la breve distanza che ci divideva e raggiungervi senza cedere alla tentazione di fuggire altrove. Ad ogni passo aumentava la coscienza di quanto avrei sofferto nei giorni che avrebbero seguito la stretta di mano che stavo per darti:

"Ciao Claudio, finalmente! Ti presento Federica, l'avevi gia' sentita per telefono ..."

"Ciao Claudio, piacere ..." dicesti tu tendendomi la mano. 

Quelle poche parole uscite dalle tue labbra avevano reso tutto ancora piu' difficile. Ero imbambolato, rallentato come se mi stessi muovendo con il corpo immerso nella melassa.
" ... ehm ... ciao." fu il massimo che riuscii a dire stringendoti la mano.

"Hai visto che non avevo esagerato quando te l'avevo descritta!!" Disse lui strizzandomi l'occhio.

"Ma dai Franco, non fare lo stupido che mi metti in imbarazzo! Claudio, non ascoltarlo; lui esagera sempre." 

"Forse questa volta non e' cosi' ..." Fui in grado di dire catturato dallo sguardo dei tuoi meravigliosi occhi verdi.

La serata era proseguita tra la vostra genuina allegria e la mia spudorata recitazione nella parte del suo migliore amico. Ridevo ad ogni battuta e rilanciavo con le mie. Gli reggevo il gioco in tutti i racconti delle avventure e delle ragazzate fatte insieme: amici di infanzia che raccontavano allegramente le loro storie. Ma dentro non facevo che pensare a te. I miei occhi si posavano sul tuo viso non appena lui volgeva lo sguardo altrove e quando dovevano allontanarsi per non farsi scoprire indiscreti, si posavano sulle tue mani splendide, bianche, dalle dita lunghe e con le unghie laccate in rosso scuro. 

Ti avevo vista e mi ero immediatamente perso. Non esisteva piu' niente, solo tu. Ero rimasto folgorato da una persona sconosciuta, che al primo sguardo mi eri entrata dentro come una lama; dritta al cuore. Avevi sconvolto ogni mia convinzione, idea, ogni credo ... Mi avevi annullato. Non c'era altro nella mia mente, solo tu.
Ma per te io ero solo il migliore amico del tuo lui. Devastante!

E poi, dopo quel giorno, avevi voluto condividerlo con me. Quale persona migliore di me per parlare di lui. Io lo conosco, so i suoi pregi ed i suoi difetti, posso capirti quando mi racconti quello che fa e quello che pensa. Chi meglio di me puo' sapere di cosa parli. Cosi' erano cominciate le tue telefonate quasi giornaliere, chiacchere, risate, preoccupazioni, racconti di litigi e di riappacificazioni, racconti di baci e di sesso. Tutto insomma. 
Ma io non sono la tua migliore amica. Non sono la persona a cui dire queste cose, eppure, pur di sentire la tua voce, non ho mai detto nulla. Ho accettato tutto, sono stato li' a rodermi mentre mi parlavi di come ti baciava o di come ti rendeva felice dicendoti le sue insulse frasi sdolcinate. Giorno dopo giorno l'hai voluto condividere con me e giorno dopo giorno hai ingrandito la mia disperazione e fatto crescere il mio odio. Perche' lui doveva averti? Io avrei saputo fare meglio di lui in ogni cosa. Io sapevo essere piu' spiritoso di lui, avrei saputo essere piu' dolce e piu' appassionato. Io ti avrei portata in posti veramente romantici non in quei luoghi insignificanti dove ti portava lui. Avrei saputo renderti veramente felice. Lui riusciva a darti solo una sbiadita immagine di quello che io avrei saputo farti avere e farti provare. 

Federica tu sei nata per me, ma quando hai incontrato lui e' successo qualcosa di sbagliato e non ti sei accorta di quello che il destino ci aveva riservato. Ti sei ostinata ad insistere con lui, mentre io solo sapevo la verita', quello che sentivo ne era la prova: un sentimento come il mio non poteva non essere corrisposto. Era solo che tu eri momentaneamente incosciente, abbagliata da una luce fatua. Ti ho dato tempo per capire. Ho avuto pazienza, ho aspettato che tu ti accorgessi che lui non era quello che il destino aveva riservato per te. Ho sempre creduto che sarebbe arrivato il giorno in cui ti saresti accorta dell'errore e avresti finalmente notato chi era veramente la persona a cui dovevi dedicare i tuoi baci e le tue carezze. 

Ma niente, tu ti sei ostinata a continuare a star dietro a lui e a tenermi come testimone del vostro inutile, stupido e sterile rapporto. Eppure avresti dovuto capirlo da sola, non serviva che io ti dicessi niente, saresti dovuta arrrivare a questa verita' senza costrirgermi a far nulla. Federica, qualcosa e' andato storto; la tua anima non si e' accorta della profonda affinita' che aveva con la mia. Io non potevo piu' aspettare, ero perso, giorno dopo giorno, sempre di piu'. Ossessionato da te e dalla frustrazione di non averti. 
Speravo che tu capissi! Volevo che tu ti rendessi conto di come stavi sbagliando tutto., Ma niente! Tu, … sei stata … stupida, sei stata una stupida, ...


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L'uomo che stava parlando era seduto dietro ad una scrivania. 
La superficie di formica, scheggiata ai bordi, rifletteva fastidiosamente l'intensa luce della lampada da tavolo. Davanti a lui, appena fuori dal cono di luce della lampada, sedeva un'altra persona intenta ad ascoltare ed a visionare dei documenti. Il primo dei due uomini smise di parlare; lascio' che l'altro si concentrasse sulle carte e quando questi alzo' gli occhi e gli fece un cenno con la testa, prese il telefono. Compose un numero interno e disse: "Portatemi qui il Lepori". 

Dopo aver riagganciato il ricevitore si rivolse di nuovo all'uomo sedutogli di fronte: "Signor Procuratore, come le dicevo, Claudio Lepori e' stato fermato dai vigili urbani in Piazza del Duomo. Aveva appena scaricato tutti i proiettili di una rivoltella addosso a tale Franco Carella. Qualche indagine preliminare ci ha portato a scoprire che la vittima era un caro amico del Lepori..." 
Un leggero bussare alla porta interruppe l'ispettore. Subito dopo l'uscio dell'ufficio si apri' e un agente fece entrare un uomo ammanettato. 
Questi, non sembrava prestare attenzione a dove fosse ed a cosa gli stesse accadendo attorno; camminava con lo sguardo rivolto al pavimento e continuava a ripetere:
"Stupida, sei stata una stupida, … mi hai costretto, cosi' ho dovuto fare tutto io, ... stupida!" 



Claudio Palmieri Settembre 2002




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