Le recensioni  

 

 

La ragazza con l'orecchino di perla

di Tracy Chevalier

Editore: Neri Pozza

Anno: 2000

Pagine: 236

Costo: 14.50 Euro


Griet non potrà non entrare nel cuore di un qualsiasi lettore cui capiti tra le mani questo romanzo di Tracy Chevalier. E' lei la protagonista de "La ragazza con l'orecchino di perla". Prima di indossare quel gioiello e lasciarci, per mano di Johannes Vermeer, quell'immagine del suo viso dai grandi occhi e dalle labbra rosse e carnose, Griet passerà attraverso la separazione dalla sua famiglia, le umiliazioni dell'essere una serva e il sogno di un amore impossibile. Quest'amore per il pittore fiammingo si scontrerà, come troppo spesso accade nella vita, con una dura e crudele realtà, che lo ostacolerà e lo lascerà incompiuto, ma saprà fargli valicare le frontiere della morte.

Griet è una ragazza sedicenne che vive con la sua famiglia a Delf in Olanda nel XVII secolo. Il padre, artigiano decoratore di piastrelle, a seguito di un incidente nel suo atelier ha perso la vista ed ora non esercita più la sua professione. Questo evento ha costretto la famiglia di Griet a dover tirare la cinghia, ad inviare il figlio maschio a fare l'apprendista decoratore in una fabbrica fuori città e a cercare per Griet una sistemazione come domestica in casa di una qualche famiglia facoltosa.
Questa condizione di bisogno fa sì che la vita di Griet si intrecci con quella del pittore fiammingo Johannes Vermeer che è alla ricerca di una serva per aiutare in famiglia in previsione di un altro parto della sua consorte Catharina.

Vermeer, recatosi a casa di Griet assieme a sua moglie per conoscere la giovinetta, ne rimane subito colpito. Negli occhi grandi della ragazza nota una luce particolare, indice inconfondibile, allo sguardo acuto e attento di un pittore, di una fervida intelligenza. A sua volta Griet, intenta a tritare le verdure per la minestra, vede negli occhi grigi di quell'uomo alto dai capelli rossi e dall'aspetto lindo una vitalità ed un acume che la conquistano immediatamente. Questa affinità, nata sin dal primo incontro, è il fil rouge della storia e porterà Griet ad occupare un posto molto più importante di quello di una semplice serva nella casa e nella vita di Johannes Vermeer.

Questo romanzo della Chevalier racconta una bella storia in cui i personaggi sono ben delineati e convincenti. Griet è una ragazza intelligente, che apprende velocemente e proprio per questo è preparata ai diversi tiri mancini che la vita le riserverà. Nella sua concretezza è un tipo che sa farsi valere e sa ottenere ciò che vuole, nei limiti imposti dalla sua povera condizione sociale.
Il pittore Vermeer è ritratto come un perfezionista, un ricercatore della luce perfetta e della scenografia ideale per i suoi ritratti. Egli è un uomo completamente assorbito dal suo lavoro e che scorge nella giovane serva una mente lucida e una sensibilità artistica non comune.
Accanto a questi due protagonisti della storia, la Chevalier compone un quadro di coprotagonisti che completano un credibile ritratto dell'Olanda della seconda metà del XVII secolo. Tra loro citiamo la moglie e la suocera del pittore.

La moglie di Johannes Vermeer, Catharine, è una donna nervosa e insicura, soddisfatta dalle sue numerose gravidanze, ma assolutamente sorda a qualsiasi stimolo artistico, tanto che non le è permesso l'accesso nell'atelier del marito che si trova al primo piano della loro casa.
L'aridità artistica di Chatarine viene bilanciata in famiglia dall'intelligenza e dalla sensibilità per gli affari della madre di questa, Marie Thins. Donna ferrea e volitiva, Marie Thins sovrintende alla casa e, perfettamente conscia del talento del genero, lo spinge e protegge nella sua attività creativa al punto da nascondere alla figlia vicende di cui una moglie è meglio non venga a conoscenza.

Le vicende del romanzo sono appassionanti e ben strutturate; l'ambientazione nella Delft del XVII secolo è credibile e molto ben realizzata. Gli episodi di vita di Griet ci fanno entrare nella quotidianità di quel tempo: seguiamo la giovane protagonista mentre svolge le faccende domestiche, come lava i panni e cerca di farli asciugare in un clima avaro di sole, camminiamo con lei mentre si reca al mercato a fare la spesa, siamo con lei quando, la Domenica, lascia il quartiere cattolico per andare a seguire la funzione religiosa nella sua chiesa protestante.

Altri episodi ci aiutano poi a completare lo scenario di questo romanzo: la fabbrica dove il fratello di Griet, da apprendista, lavora sedici ore al giorno, la vicenda della peste nel quartiere dei genitori di Griet, l'amicizia di Griet con il figlio del macellaio. Tutti questi "ritratti" fanno da sfondo alla storia di Griet e del pittore Vermeer, la rendono vivida, credibile e, con i loro colori tenui o carichi, ne fanno un racconto coinvolgente.

In questo libro Tracy Chevalier, con una narrazione che si serve sempre delle tonalità cromatiche più adatte, ci parla di amore e di arte. Il suo stile ricalca in qualche modo la tecnica pittorica del Vermeer; nel suo romanzo difatti troviamo una cura attenta alle sfumature cromatiche ed al particolare che, accostata ad una definizione precisa e completa delle scene, riesce a renderle reali e dinamiche. Grazie a questo stile narrativo "visivo", senza eccessi, ma con una prospettiva realista, "La ragazza con l'orecchino di perla" permette al lettore di calarsi nella vita della Delf del XVII secolo e vivere le emozioni di Griet come se le stesse guardando ritratte in un dipinto di Vermeer.


L'incipit:

"La mamma non mi aveva detto che sarebbero venuti. Non voleva sembrassi nervosa, mi spiegò in seguito. Mi stupii, perché pensavo mi conoscesse bene. Gli estranei mi avrebbero visto serena. Da bambina non piangevo mai. Solo mia madre si accorgeva di una certa tensione nelle mie mascelle e dello sgranarsi dei miei occhi, già grandi per loro natura."


Una citazione dal testo:

"Non è il quadro che è cattolico o protestante", spiegò, " ma chi lo guarda, e quello che lui si aspetta di vedere. Un quadro in una chiesa è come una candela in una stanza buia: serve a vedere meglio. E' il ponte tra noi e Dio. Ma non è una candela protestante o cattolica. E' una candela e basta."



Claudio Palmieri, Maggio 2003


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Pagina aggiornata il 28 Settembre 2004