LE 4 GIORNATE DI GENOVA

LA CRONACA

 

GIOVEDI’ 19

 

 

 

 

Piazza Sarzano – ore 17.00

 

L’appuntamento è per la grande marcia dei migranti, la prima delle grandi scadenze di mobilitazione che per tre giorni proveranno a far sentire la voce degli ultimi nel frastuono mediale e cerimoniale riservato ai primi otto classificati nella grande corsa della vita. Naturale, quindi, che siano loro , i più deboli, le ombre quasi invisibili delle nostre città, arrivati da ogni angolo del mondo in cerca di una possibilità di vivere, ad essere, almeno per un giorno i “primi”. E ad aprire un corteo di 50mila persone che sfilano dietro ad uno striscione che dice “siamo tutti clandestini”. Marocchini e curdi, peruviani ed iraniani che protestano contro il regime degli Ayatollah guidano una festa mobile che si snoda per circa 5 chilometri senza nessun problema. Giocolieri e orchestrine mobili, clown e furgoni che sparano musica etno a tutto volume, confusi nella folla anche rappresentanti religiosi: suore e preti ma anche un monaco buddista che ritma il passo con un tamburo. C’è anche Manu Chao che improvvisa un concertino su uno dei container posti a protezione del quartier generale delle forze dell’ordine. Sfilano i ritratti del Che , ma anche quelli di Sandro Pertini e perfino di Papa Giovanni. Al passaggio sotto le finestre di quei genovesi che non sono scappati dalla città, applausi ed esposizione delle aborrite mutande, proprio quelle stigmatizzate dal presidente del consiglio e prontamente vietate da un’ordinanza del sindaco. E in tutti la sorpresa e la gioia di essersi ritrovati così tanti: “avevamo previsto di essere 20mila, se continua così sabato saremo 150 o 200mila” dice entusiasta Vittorio Agnolotto. Unica nota stonata le notizie degli scontri di Ancona, dove la polizia ha fatto incursione a bordo di un traghetto greco, provocando furibonde proteste da parte della diplomazia ellenica.

 

 

Punta Vagno, cittadella del Gsf – ore 21.00

 

In un’affollatissima assemblea si traccia un bilancio della prima giornata di contro G8. Sotto un tendone che non riesce a contenere tutti i presenti, portavoce e leader dei movimenti, ma anche tanti semplici attivisti, danno voce alla consapevolezza che qualcosa di sorprendente e grande oggi è accaduto e che sì, un altro mondo e un’altra vita forse sono davvero possibili. Fuori una pioggia fitta e fredda allaga i campi di accoglienza delle Tute Bianche e fa precipitare la temperatura a 15 gradi la temperatura di una notte di piena estate. Come un presagio, col senno di poi, di quello che sarebbe accaduto di lì a poche ore.