LA SCACCHIERA CEREBRALE
Studi
neuroanatomici hanno evidenziato un numero astronomico di interazioni delle
componenti dei sistemi cerebrali di gran lunga superiori seppure non dissimili a
quelle che caratterizzano le mosse dei pezzi di una scacchiera. Si tratta di
milioni di miliardi di mosse attuate in base a un sistema a struttura
gerarchica.
Il
gioco degli scacchi risale in base a reperti archeologici rinvenuti nel 1977 nel
deserto iraniano, a non meno di 4000 anni fa, quando le capacità intellettuali
degli appartenenti al genere dell'homo sapiens, non differivano sostanzialmente
da quelle dei suoi attuali discendenti.
A
differenza delle altre attività ludiche prevedeva e prevede la messa in atto,
da parte dei giocatori, di sofisticate elaborazioni mentali nel prevedere e
attuare le più lungimiranti strategie. Solo recentemente si è riconosciuto
quanto diversificati possono essere i possibili sviluppi di una partita a
scacchi.
Le
cifre sono di tali entità
da porre in risalto l'immenso numero di funzioni cerebrali coinvolte in
questa attività ludica.
Né
i giocatori dei periodi arcaici, né quelli dei secoli successivi, pur
destreggiandosi abilmente nell'eseguire il gioco degli scacchi, potevano
rendersi conto che il successo o l'insuccesso potessero dipendere da capacità
intellettuali delle quali non si conosceva l'origine né i meccanismi
funzionali.
Nella
scacchiera cerebrale il Re e la Regina corrispondano alla neocorteccia e al
complesso limbico. L'uno e l'altro fautori delle più alte funzioni cerebrali.
Gli altri pezzi, paragonabili rispettivamente agli e Alfieri , alle Torri e ai
Cavalli dell'attività ludica, si identificano nei sistemi sub-corticali
(smerigliato, talamo, ipotalamo, cervelletto e midollo allungato) che integrano
e a loro volta sono sottoposti all'azione dei pezzi dominanti.
Nella
scacchiera delle neuroscienze fino ai tempi recenti non era stata tuttavia
definita la collocazione e il ruolo esplicato dai Pedoni (linfochine, endorfine,
fattori ormonali, fattori di crescita, ecc.). Oggi, mezzo secolo dopo la loro
scoperta, questi fattori non soltanto hanno trovato la loro collocazione nella
scacchiera delle neuroscienze, ma allo stesso tempo hanno portato al
riconoscimento del ruolo di altri fattori che rientrano nella classe di pedoni,
come elementi considerati di secondo ordine, che sono venuti solo recentemente
alla ribalta e consistono in elementi intrinseci ed estrinseci alla stessa
scacchiera. Una deregolazione del ruolo dei pedoni nella scacchiera cerebrale o
può essere nociva. La loro funzione può variare da difensiva a offensiva non
su una base topografica cioè vicino o lontano, ma a seconda delle condizioni
ambientali e del complesso dei fattori che intervengono nei processi nei quali
sono coinvolti.
Quando
attivati in eccesso possono esercitare effetti nocivi nei confronti dei pezzi ai
quali sono sottoposti e preposti.
Un'altra differenza fondamentale consiste nel fatto che i pedoni differiscono
l'uno dall'altro nell'attività svolta e nel fatto che la loro forza di lavoro
dipende da una continua interazione tra gli uni e gli altri. La loro
attività esercita una potente azione modulatrice sull'attività esplicata da
tutti i pezzi della scacchiera e di particolare importanza, quello esercitato
sulle componenti nervose e preposte alle funzioni di natura cognitiva ed
emotiva.
Spetta
ai pedoni il merito di aver reinserito il sistema nervoso nel complesso
dell'organismo dal quale era stato in precedenza escluso e avere imposto una più
corretta definizione dei compiti a loro assegnati. La rivalutazione del ruolo
dei pedoni nella scacchiera ludica si era imposta
oltre due secoli fa, come riportato da Philidor, e più recentemente
confermato dal grande scacchista russo A. Nimzowitsch: "...... il pedone
gode di un'altra virtù rispetto ai pezzi, e cioè è il difensore nato... chi
protegge un proprio pezzo nel modo più sicuro? Il Pedone. E chi lavora al
prezzo più basso? Ancora il Pedone, poiché gli altri pezzi non possiedano la
sua capacità lavorativa... ".
In modo simile, se pure sostanzialmente differente, nella scacchiera delle neuroscienze, l'elucidazione dire la capacità autoregolatrice dei Pedoni ha aperto un nuovo capitolo nella conoscenza dei meccanismi in atto non soltanto nel coordinamento delle funzioni omeodinamiche, ma anche nei processi che coinvolgono l'immenso universo neuronale.
(RITA LEVI MONTALCINI)
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