Mons.
Aniceto Ferrante Vescovo di Gallipoli
e
un ‘inedita cronaca del suo solenne “primo ingresso” in Diocesi.
di Elio Pindinelli
Tra
i Vescovi di Gallipoli, mons. Aniceto Ferrante fu forse il più amato e
rimpianto per la notoria sua dedizione alle opere di carità che furono
al fondamento del suo insegnamento e pratica pastorale. Con la sua prima
lettera pastorale indirizzata da Alvito, il 21 aprile 1873,(1) ai fedeli
della Città e diocesi di Gallipoli aveva spronato a “universaleggiare
la carità, che a me avete dimostrata per tanti modi, a tutti i lontani
e i vicini, e sopra gli altri a tutti della patria nostra” e incitato
i Gallipolini a “soccorrerli se infelici, edificarli se men
buoni, sostenerli, se deboli” fedeli al precetto cristiano “che per quanto la fede è esclusiva, altrettanto
la carità tutto comprende ed abbraccia” giacché, egli ripeteva, “non
vi ha distinzione di giudeo o di gentile, di Apollo e di Chefa.. .
tutti debbono essere dentro del nostro cuore e nessuno stame come estraneo,
o nemico di fuora”.
«Nel pastoral ministero" disse di lui Vincenzo Razzitti “era tutto amore, cordialità, beneficenza;
nulla avea di austero negli atti, nemmanco un’ombra di durezza nelle
parole, tranne avverso l’orgoglio e la bugiarda ipocrisia"
Mons.
Ferrante era nato ad Atina, il 22.9.1823 dal padre Gio Battista di nobile
e doviziosa famiglia.Era stato affidato fin dalla puerizia alle cure
dello zio Innocenzo, parroco della Pieve Collegiata di S.Simeone di Alvito,
Comune in cui visse fino al suo trasferimento in Napoli nel Convitto di
Caravaggio.Qui aveva condotto i primi studi delle lettere e delle scienze
per poi approfondire i precetti della morale cristiana e della teologia,
sotto la guida vigile dei severi educatori della Congregazione di San
Filippo Neri.
Divenne
educatore nello stesso collegio in cui era entrato da ragazzo e fu segretario
di Mons. Sisto Riario pel quale stese le visite pastorali.
Si
dedicò alle lettere e pubblicò oltre 20 opere(2) di vite di illustri religiosi,
meditazioni, omelie, elogi funebri e trattenimenti morali.
Nominato
da Pio IX vescovo di Gallipoli il 21.3.1873, adottò lo stemma nobiliare
di famiglia che mise sotto la tutela di Maria SS.ma.Immacolata.
Fece
il suo primo solenne ingresso in Diocesi il 23 giugno 1873.
La
minuta cronaca di questo avvenimento, inedita fino ad oggi, ho ritrovato
nell’archivio della Confraternita dell’Immacolata e per essermi sembrato
documento di fresca attualità, avendo la cittadinanza non molto tempo
fa rivissuto con spirito di devota affettuosa e filiale devozione quello
che in molti si ostinano a non considerare ancora l’ultimo “primo ingresso”
dell’ultimo Vescovo dell’antica diocesi di Gallipoli, mi piace pubblicano
integralmente, contribuendo con ciò ad arricchire la messe di similari
cronache del sei-settecento già proficuamente acquisite agli studi storiografici.
Aniceto
Ferrante stette nella residenza di Gallipoli per 3 anni fino al 21 aprile
1876 e si dimise dall’incarico nell’aprile del 1879 a causa di gravi disturbi
cardiaci che avevano cominciato ad affliggerlo e ad impedirgli il regolare
ministero pastorale.
La
stessa fonte che ebbe cura di descrivere il suo primo ingresso in Diocesi(riportata
in appendice), così verbalizzò, quel mattino del 21 aprile 1876, il definitivo
commiato di Mons. Ferrante dalla città di Gallipoli, non avverandosi mai
l’augurale promessa di poter un giorno ritornare.
“Il giorno 21 aprile 1876 all’ore 8, a.m., vi erano nell’atrio del Palazzo
vescovile nove carrozze che attendevano il nostro Vescovo D. Aniceto Ferrante,
che partiva per la volta di Roma.
Quasi tutta la nobiltà, Canonici, e tutti gli Ufficiali delle Congreghe
prendevano posto nelle carrozze.
Una folla di persone d’ambo i sessi lo attendevano per dargli il felice
viaggio.
Si presenta con gli occhi molli di lagrime, benedisse quella carca di
gente, e nel passare dalla piazza, il popolo che ivi si trovava gridò
“torna presto, torna presto” passando poi dalle fabbriche di bottami (attuale
grattacielo), lasciando tutti in un subito la fatica si presentarono
per ricevere la benedizione dicendo «se non tornate verremo tutti a prendervi
per forza” ed il magnanimo nostro Vescovo quasi sempre piangendo si separò
da quella folla e proseguì il suo cammino accompagnato dalle predette
carrozze.
Promise a tutto il popolo, che nel giorno 26 aprile celebrava la 5. Messa,
alla Casa dell’Oreto per tutti della nostra città e Diocesi.
Dopo larghissime elemosine nella sua dimora qui, lasciò nella sua andata
alle mani dei Reverendi Canonici D.Eduardo Rocci Cerasoli, e D. Francesco
Fiorito somme da distribuirsi all’indigenti - e così partì da noi il nostro piccolo Borromeo
- promettendoci di ritornare”.
Un’ulteriore
coeva testimonianza di tale avvenimento è contenuta nell’elogio funebre
tenuto il III giorno della sua morte nella Collegiata di San Simeone.
«Costretto per i malori, che gli si appresero, a rassegnare quella Sede
all’odierno Gerarca, il suo dipartire si avea in conto di una perdita
veramente luttuosa, epperò deplorata comunemente qual domestico danno.
E chi varrebbe a descrivere l’emozioni tenerissime sì del Clero, come
del Laicato, nel chiedere la sua benedizione, quando partendo del Duomo,
in cui pregò e pianse, si avviava alle porte della Città, donde usciva,
per non rivedere mai più l’amato gregge?
Chi direbbe in adeguate parole le vive effusioni de’ pii Sodalizi, parte
sì eletta del suo cuore paterno, tutti schierati nelle vie, che dovea
percorrere? - Dillo Tu stesso,
o compianto Padre, dillo Tu, che commosso potentemente, non sapesti frenar
le lacrime, e levando le palme verso del popolo, che ti seguiva in tanta
ressa, non potesti dargli l’ultimo addio, senza prorompere in affocati
singhiozzi... testimonio solenne, indubitato. . . qual
viva rispondenza di affetti avesse la Carità collegata fra il buon Presule
e quella Diocesi civilissima -Carità
serena, operosa, instancabile, che non avrebbe eccitato entusiasmo nella
moltitudine, ove non l’avesse contrassegnata un’assidua e profusa beneficenza.
Nominato
Vescovo di Callinico si ritirò definitivamente nella sua Alvito.
Morì
nella notte tra il 18 ed il 19 gennaio del 1883 serenamente come aveva
vissuto baciando nell’ultimo istante di vita l’immagine della Madonna
a cui era stato particolarmente devoto.
Le
esequie furono celebrate pontificalmente da Mons. Daniele Tempesta Vescovo
di Sora.e l’elogio funebre fu pronunciato nella collegiale di 5. Simeone
di Alvito dal sac. Vincenzo Razziti.
Solenni
funerali furono pure celebrati in Gallipoli in Cattedrale e nei principali
oratori confraternali.
Ci
testimoniano dell’eco profonda suscitata dalla morte di Mons. Ferrante,
i seguenti opuscoli a stampa che sin qui sconosciuti si segnalano agli
studi:
1) - Epigrafi
in morte di Mons. Aniceto Ferrante
(per cura espese dei componenti la congregazione di carità di Gallipoli
ed a beneficio degli Istituti di beneficenza). Gallipoli,
Tip. municipale, 1883
NOTE:
Prefazione a cura dei Componenti
la Congregazione di Carità datata marzo 1883. Seguono:
"4 Epigrafi" nel
funerale celebrato nella Chiesa dell’Orfanotrofio di S.Luigi il dì 14
Febbraio 1883-Autore F.Leopizzi; "4 epigrafi" nel
funerale celebrato dalla Confraternita di Cassopo nella Chiesa di S.Francesco
di Paola nel dì 14 Febbraio 1883- autore M.A.Consiglio; "9
epigrafi" nel funerale celebrato da sette giovani Sacerdoti di
S.Francesco d’Assisi nel 19 Febbraio, trigesimo della morte-autore Emanuele
Barba; "4 epigrafi" nei
funerali celebrati dalla Congregazione de’ Nobili nell’Oratorio di S.Vincenzo
Martire, il dì 26 Febbraio 1883- autore Emanuele Barba; "6 epigrafi"
nelle funebri onoranze celebrate nella Chiesa della R.Confraternita
delle Anime del Purgatorio il dì 6 Marzo 1883- autore Francesco Massa.
2)
- Per le solenni esequie al reverendissimo Monsignor
Aniceto Ferrante già Vescovo di Gallipoli e poi di Callinico i.p.i
celebrate in Alvito il dì 21 gennaio 1883 III dalla morte nella insigne
collegiata di S.Simeone Elogio funebre letto dal sacerdote Vincenzo Razzitti
canonico della medesima Chiesa. Sora, Stamp. di C.Pagnanelli, 1883
3) - In
obitu Episcopi Aniceti ferrante inscriptiones Laureti Can. Dec.Castrucci
apud Urbem Albeti A.D.1883. Sorae, ex Typis Caroli Pagnanelli,1883
NOTE:
Pro sodalitio sub Bonae Mortis
titulo inscriptiones octo; Pro collegiata ecclesia Sancti Simeonis
Prophetae inscniptiones septem quibus ad veritatis testimonium seu ad
enumerandam meritorum universitatem quatuor a Gallipolitanis quondam in
adventu sui Episcopi Ferrante elaboratae non immerito hodie referuntur.
APPENDICE
(Libro
delle conclusioni della Congregazione dell’Immacolata1869-1876 - p. 195
Domenica 23.3.1873
...fu consacrato Vescovo di Gallipoli l’eccellentissimo Sig.re D.Aniceto
Ferrante.
Il
nostro paesano sacerdote D.Antonio Muzy dimora presso il prelodato Vescovo
prima d’essere consacrato, e tuttora sta con esso Vescovo
Il Vespro del dì 22 giugno 1873 partirono per la volta di Lecce in una
carrozza i Canonici D.Franc. Cataldi e D.Raffaele Cartenì. In un altra
carrozza Sig.D.Nicola Ravenna, e D.Ferdinando Vetromile p. rilevare il
novello nostro Vescovo.
Il 23 giugno 1873 vigilia di S.Giovanni Batt.a memorabile per la nostra
città all’ore 3 p.m. si partiva da Lecce per la nostra volta l’impareggiabile
nostro Vescovo Monsignor D.Aniceto Ferrante, (mi si dice) che nel passare
da Galatone il Capitolo dell’istesso li uscì incontro, e fu accolto e
trattenuto per pochi istanti da quel venerabile Capitolo.
Indi proseguì il trionfale cammino per la nostra volta sotto la così detta
serra di Nardò, trovò un drappello di buoni cittadini che l’attendevano,
ansiosi per essere benedetti i primi dal nostro Inclito, ed adorabile
novello Vescovo.
Lascio alla considerazione di chi non era presente, immaginarsi quel primo
incontro; degli osanna, dei gridi di esultanza. Una porzione del benedetto
drappello, corse come cerva ferita a spezzare rami
d’ulivo,
ed un’altra porzione insistè con tanta costanza a torre i cavalli di
sotto il legno ove esistéva l’assetato Tesoro; in quel momento parea che
il Dito di Dio conduceva quel legno tirato dall’umile di Lei suditi; ed
innanzi giocolando le Palme in mano, ed altri gridando -viva
il nostro Vescovo, si incamminarono col seguito di altre carrozze.
Dio benedetto, così esalti l’umile? quasi deserta rimase la nostra Città,
una folla innumerevole era accorsa fuori d’ambo i sessi d’ogni età e condizione.
Q uand’ecco si sente un grido unanime, ecco, ecco il nostro Vescovo, ed
a poco a poco s avvicinava il desiderato da tutti, passa tra l’immensa
folla benedicendola , tra lo
sparo, ed il suono della nostra banda, che si framischiava con le grida
di evviva il nostro Vescovo.
Sperando l’imensa folla si regò nella Cappella del Canneto, ove l’attendeva
il nostro Ven. Capitolo e fu vestito pontificalmente.
Tutte le Congreghe con le loro insegne, indi il Capitolo processionalmente
lo recarono nella Cattedrale, che era adobata in damasco.
In due colonne vi erano due iscrizioni in latino, ed un’altra nella porta
maggiore della Chiesa anco in latino, scritte dal sacerdote D.Francesco
D’Elia.
Dal canonico don Giuseppe Sabato fu letta una orazione augurale dalla
cattedra, dopo il nostro Vescovo fece un’omelia, e fe sentire per la prima
volta la di Lei vivissima voce, ed i suoi santi sentimenti.
Terminò la funzione di Chiesa all’ore 10, p.m.
Sopra della porta della città vi era un iscrizione in Italiano scritta
dal nostro P. Rettore D.Francesco Fiorito. Così:
A Maria Sempre Vergine
Della Chiesa Universale Madre, e Maestra
Che nel mistico orto del Nerio Filippo
Per trenta tre anni educò Aniceto Ferrante
Nell’amore di Dio, e del prossimo
Onde fu sacerdote a pochissimi comparabile
Per trapiantarlo oggi in questa nostra terra
Egregio Pastore
Pietosissimo in Dio, e nei Poveri
Esultanti spargiamo fiori
E riconoscente ripetiamo affettuosamente Salve
Regina
Dalla porta della Città in sino alla Cattedrale vi era una villa tutta
illuminata.
Il mattino 24 giugno, prima dell’alba la nostra Banda percorreva la Città
invitando i Cittadini, che si dava principio alla suntuosa festa di nostra
Donna Maria sempre Vergine de’ Fiori.
Nella Cattedrale si celebrò la prima matutina messa, indi man mano si
celebrarono le altre messe piane.
All’ore 10, a.m. fu celebrata messa piano per la prima volta dall’inclito
e Magnanimo nostro Vescovo; e dopo l’Evangelo fu un’umilia sull’umiltà
e fu servito da tutto il nostro Venerabile Capitolo.
Durante la S.Messa nell’intervallo cantavano le vergi nelle, accompagnate
dalla nostra banda; La Chiesa era piena di Fedeli d’ambo i sessi.
Nel Vespro all’ore 6 p.m., uscì la processione per la Città accompagnata
dalla Congrega della Purità, e con molte Verginelle.
In
diversi punti della Città si udivano dei frequenti spari.
Alle
9 1 \2 si ritirava in Chiesa la Processione seguita da una calca di gente
con devoto decoro e decenza; non ostante questi critici tempi, non sortì
nessun disordine nella gran folla che percorreva per tutta la Città.
Durante
la Processione per la prima volta l’impareggiabile nostro Prelato onorò
la nostra Città passeggiando, e largendo soccorso ai poveri che si presentavano.
Terminata
la funzione in Chiesa, si chiuse la festa con lo sparo di due artifici
nel largo del Castello.
Il
tutto a rendimento di grazie e a gloria, ed onore a Dio, ed alla Beata
Vergine Immacolata, che ci donò l’insigne, l’Impareggiabile, l’ottimo
Monsignor D.Aniceto Ferrante.
N.B
Il Sacerdote D. Antonio Muzy fu presso del nostro Vescovo giorni novantasette,
cioè giorni 50, in Napoli, giorni 34 in Alvito terra di Lavoro, e giorni
13 in Roma.
Si
smentisce che il Capitolo di Galatone sia uscito incontro al Vescovo.
Il
giorno 11 luglio 1873 alle ore 10 a.m. in venerdì si recarono l’Ill.mo
e R.mo Arcivescovo d’Otranto, ed il Vescovo di Ugento, ed uscì al’incontro
il nostro Amatissimo e B.mo Vescovo col seguito di quattro carrozze,e,
furono accolti con lo squillo de’ sacri bronzi.
Visitarono
ancora tutte le Chiese della Città, verso le ore 11 a.m.; nonchè i conventi
di S. Teresa, S.Chiara e S. Luigi.
Verso
le ore 2 p. m. dell’istesso giorno fecero ritorno alle loro sedi.
Sia
sempre benedetto, e lodato Iddio, e la B. V. Maria Immacolata, che in
persona del nostro Vescovo D.Aniceto Ferrante ci donò -l’amatissimo dei
Poveri -Il novello Mosè -e l’umiltà per essenza.
Viva
Gesù -Viva Maria (pag.204)
Il
Segretario
Emanuele
Cosenza
NOTE AL TESTO
1) Lettera pastorale di mons. Aniceto Ferrante dell’Oratorio
di Napoli ai fedeli della Città e Diocesi di Gallipoli. (datata Alvito 21.4. 1873)
Napoli, Stab. tip. Gennaro
de Angelis, 1873Un’ulteriore Lettera pastorale Mons. Aniceto Ferrante indirizzò
“al clero e al popolo della sua
Città e Diocesi”, in occasione della Festa del Sacro cuore di Gesé,
il 23 giugno 1876, stampata a Napoli, quello stesso anno presso
la Tip. dell’Accademia reale, dopo essere stata pubblicata nell’Eco
dell’Immacolata di Lourdes, A.II, quadr. 2, 1876.
2)
Mons. Ferrante scrisse e pubblicò molte omelie e meditazioni morali, un
elogio di Pio IX e numerose biografie e vite di Santi in numerose dizioni,
tra cui: Vita del Ven. Giovenale Ancina della Congregazione
dell’Oratorio Vescovo di Saluzzo. Napoli, Tip.
degli Accantoncelli, 1870; Cenno storico del canonico Camillo Cilento. Napoli, Stamperia di Agostino De Pascale, 1865; Pubblicò
inoltre molti sonetti e canzoni sacre nonchè un opuscolo, che non ho ritrovato
nelle varie biblioteche pubbliche, sui Martiri d’Otranto. In Gallipoli
scrisse e pubblicò: Un’ora al Sacramento.Pensieri affetti e preghiere.
(Con prefazione datata 25 febbraio
1875) Gallipoli, Tip. Municipale,
1875.
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