INTRODUZIONE

 

Come per tutti i pittori salentini di antico regime così per Giandomenico Catalano non possediamo una compiuta monografia. E’ probabile che nessuno ne senta la necessità, ma sembra più probabile che gli studi su questo pittore gallipolino, attivo nel quarantennio a cavallo tra XVI e XVII secolo, non consentano un’impresa del genere, nonostante gli apprezzamenti critici - anche autorevoli - che gli sono stati e gli vengono tributati.

Per sopperire a siffatta carenza ci proponiamo di precisare, soprattutto con l’ausilio di materiale inedito, le coordinate biografiche e artistiche di questo artefice.

Si è scelto perciò - non poteva essere altrimenti - il punto d’osservazione privilegiato di Gallipoli dove ebbe gli esordi e dove scomparve l’artista: centro nel quale si conserva il nucleo maggiore e più significativo della sua intensa operosità.

E di questa operosità nel microcosmo gallipolino abbiamo voluto per la prima volta stendere il catalogo come contributo necessariamente preliminare alla monografia che prima o poi ci si attende debba essere scritta.

Da un punto di vista metodologico siamo stati costretti a considerare le singole opere come documenti e non come eventi, per quanto ci rendiamo conto che anche una semplice sistemazione catalografica, facendo appello alla qualità, sottende sempre giudizi di valore e sottolinea rapporti critici che superano leconstatazioni di semplici evidenze formali.

Ma c’è già troppa carne sul fuoco e conviene fermarsi non senza avvertire - ove ce ne fosse bisogno - che molti problemi risultano aperti a cominciare dalla formazione “manierista” del pittore, dei debiti nei confronti dei pittori fiamminghi e del rapporto col contemporaneo pittore neretino D. A. d’Orlando, forse un vero e proprio antagonista. Problema, questo, che si configura come uno degli aspetti storicamente tra  più affascinanti della pittura tardocinquecentesca pugliese.

                                                                       E. PINDINELLI - M. CAZZATO