I linfomi di Hodgkin sono rari nei bambini con meno di 5 anni. A partire da questa fascia di età si assiste ad un progressivo aumento dell'incidenza della malattia, cosicché i giovani fino a 20-25 anni rappresentano una percentuale significativa della popolazione di pazienti con Hodgkin.
Anche per la malattia di Hodgkin valgono le stesse considerazioni generali fatte per i linfomi non Hodgkin in età pediatrica, cui si rimanda. In particolare è raccomandabile che essi siano seguiti presso centri dotati di esperienza nel trattamento dei tumori infantili dove è possibile un approccio multidisciplinare.
Per quanto riguarda la sintomatologia, le procedure diagnostiche e della stadiazione non esistono significative differenze con i linfomi di Hodgkin dell'adulto. Le modalità di esordio clinico sono praticamente uguali, cioè quasi sempre il primo sintomo è la comparsa di ingrossamento di uno o più linfonodi nella regione del collo non dolente, senza altri disturbi. Il sistema di stadiazione utilizzato è quello di Ann Arbor o la sua versione modificata a Cotswold e gli accertamenti diagnostici sono identici a quelli previsti per tutti gli altri tipi di linfoma.
Anche per quanto riguarda la terapia degli Hodgkin pediatrici il cardine è rappresentato dalla chemioterapia mentre, negli ultimi anni, la radioterapia è stata usata meno frequentemente che in passato, soprattutto per cercare di ridurre gli effetti collaterali tardivi della terapia del morbo di Hodgkin. Molti di essi sono più frequenti in soggetti con meno di 16 anni al momento della diagnosi, specie se trattati con modalità combinata (chemioterapia e radioterapia).
Oggi è possibile guarire definitivamente il 90% dei bambini e adolescenti
affetti dal morbo di Hodgkin, per cui diventa imperativo cercare di ridurre il
più possibile gli effetti collaterali a distanza della terapia, in modo da non
annullare gli ottimi risultati raggiunti.
Studi recenti hanno evidenziato che le percentuali di guarigione poosono essere
prtaicamente identiche quando si ometta la radioterapia in pazienti con prognosi
favorevole, sia negli stadi limitati sia in quelli estesi.
Inoltre, quando si ritenga indispensabile l'uso della radioterapia, si usano
dosi inferiori rispetto agli adulti, specie in soggetti che non hanno ancora
completato lo sviluppo. Per esempio nei bambini irradiati a mantellina è
frequente osservare un ridotto sviluppo delle strutture musculo-scheletriche del
collo e della parte superiore del torace.
ULTIMO AGGIORNAMENTO: venerdì 28 maggio 2004
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