LE 4 GIORNATE DI GENOVA

 

LE TESTIMONIANZE

 

 

 

<Partiamo da Londra giovedì 19 luglio alle 7 del mattino in macchina. Siamo in 5: io(Andy), Nick, Issy, Calpana e Sam. Due giorni prima il governo francese e quello italiano avevano fatto pressione sulle ferrovie francesi affinché cancellassero il nostro treno: Nonostante avessimo prenotato il biglietto da un mese decidono di annullarlo. Ma il sindacato dei ferrovieri minaccia lo sciopero e di bloccare l’intera rete ferroviaria; il treno viene allora ripristinato. Purtroppo però molti hanno già rinunciato al biglietto, partiamo quindi in 350 invece dei 500 previsti. I media chiamano il nostro treno il “treno dell’anarchia”, nonostante non ci siano anarchici tra noi. Arriviamo a Dover alle 10 per prendere il traghetto. I bagagli di ognuno di noi vengono minuziosamente controllati e tutti i passaporti vengono requisiti per accertamenti. Non trovano niente. Nessuno di noi, naturalmente, ha intenzioni bellicose, vogliamo solo manifestare pacificamente. Saliamo infine sul traghetto: ci troviamo in mezzo a persone di tutte le età e componenti ideologiche: ci sono gli ambientalisti, i pacifisti e le varie rappresentanze della sinistra in genere e poi persone che vogliono semplicemente fare sentire la loro voce. Arrivati in Francia a Calais abbiamo 2 ore e 45 minuti di tempo per prendere il treno, ma alla frontiera francese ci bloccano. Fotocopiano tutti i passaporti, controllano di nuovo i bagagli, le ore passano e non ci dicono niente. Mancano 15 minuti alla partenza del nostro treno e siamo ancora lì bloccati. In quelle ore ci sembra veramente che ce l’hanno fatta, che sono riusciti a fermarci! Di nuovo non trovano niente e ci dicono che il treno aspetterà. Finito di controllare tutto ci portano su un pulmino che si dirige alla stazione. Sul treno non ci sono né cibo né acqua (il viaggio durerà 14 ore) ma fortunatamente qualcuno si è attrezzato e divide con gli altri quanto ha con sé. Alle 4.30 siamo in prossimità della frontiera italiana, vediamo le Alpi, cominciamo ad essere euforici, ma improvvisamente il treno si ferma prima del previsto: Il treno è circondato da tantissimi poliziotti (almeno il doppio di quanti siamo noi) e ricomincia la solita storia… bagagli disfatti, passaporti requisiti… Non trovano niente. Alla fine ci fanno salire su un pullman e dopo un paio di ore arriviamo a Genova. Ci abbiamo messo 30 ore, siamo stati fermati e perquisiti 3 volte, ma ce l’abbiamo fatta!                                                                                                                                            

(Andy Welcome)

 

 

< A posteriori, come poteva passare il 19 luglio senza un presagio, un fatto a cui il caso vuole che io assista? Un evento concitato e violento, di pochi secondi, impossibile da elaborare sul momento impossibile da ripensare dopo che il brutto è successo. Durante una delle mie risalite lungo il corteo, raggiungo l’incrocio tra via Barbino  dove stavamo sfilando, e corso Torino. Mi fermo e guardo. Sono attratto da un gruppo compatto quasi militarmente, un piccolo contingente di individui alti, chiaramente stranieri, vestiti di nero con berretti e fazzoletti neri davanti al viso. Viaggiano dentro al perimetro di uno striscione- anch’esso nero- con scritte in inglese e tedesco, tenuto a mò di recinzione dalle persone più esterne. Meno di un  minuto e nel corteo che mi ha superato scoppia un tafferuglio. Escono dalla folla due o tre nerovestiti che ne spintonano un altro. Senza parlare. L’uomo finisce a terra, si rialza, viene trattenuto, su di lui si riversa una violenza abbastanza contenuta. Prende qualche pugno, poi viene lasciato, scappa lungo il marciapiede,. Gli altri Black rientrano nel corteo. Seguo l’individuo respinto per la curiosità di vedere la sua via di fuga: sembra che sappia dove andare, ha svoltato deciso a destra in corso Torino. Ma svoltato l’angolo non lo vedo, solo il viale vuoto e macchine che si allontanano verso il sottopasso della ferrovia. C’è già un capannello di genovesi che commenta. Dov’è andato, chiedo. “Lo han preso suoi colleghi”, mi dicono. Sono ingenuo, sono ancora ingenuo. “I suoi colleghi chi?”. Un signore mi fa segno di non parlare forte e mi dice tranquillo:”polizia”.

(Raffaello Bisso)

 

 

<… in effetti quello che è successo venerdì c’entra molto poco col modo d’agire del Black Bloc, che pratica l’azione diretta con un criterio magari non condivisibile, ma comunque un criterio, e soprattutto fa la sua strada senza interferire con altre forme di azione. Invece a Genova per tutta la giornata di venerdì i carabinieri hanno ACCOMPAGNATO i devastatori, senza mai caricarli, e questo non perché questi fossero molto mobili o informali, come qualcuno a scritto: costoro hanno avuto il tempo di entrare in alcune banche e metterle a ferro e fuoco, rimanendo all’interno per più di un quarto d’ora, mentre i carabinieri li aspettavano all’esterno per RIPARTIRE insieme e raggiungere i luoghi in cui il GSF manifestava con altre modalità. Lungo il tragitto sono stati attaccati negozietti, incendiate auto che sicuramente non appartenevano a miliardari, distrutte piccole (e meno piccole. Ndr) pompe di benzina. I neri sono stati letteralmente SCAGLIATI contro il sit-in della Rete Lilliput, i carabinieri hanno massacrato donne e bambini, scout, dimostranti pacifici, poi sono ripartiti INSIEME ai neri. In piazzale Kennedy i neri hanno fatto da lepre per l’accerchiamento e l’attacco del Convergence Centre, poi Benemerita e presunto Black Bloc sono partiti verso Brignole per incrociare il corteo della disobbedienza civile, in un punto ancora lontano dalla zona rossa. I carabinieri allora hanno caricato il corteo (autodifeso e fino a quel momento più che pacifico), e mentre lo facevano alcuni finti Blocker sono penetrati nelle file delle Tute Bianche aggredendo alcuni compagni. Uno di loro era sicuramente un esperto di arti marziali molto esperto e addestrato, perché ha atterrato un grosso compagno del Rivolta di Marghera con un paio di diretti al volto e una ginocchiata nelle reni. Dopodiché la Benemerita ha continuato a caricare il corteo per sei ore consecutive, mentre questo cercava di defluire. L’ultima carivca è avvenuta a meno di 500 metri dallo Stadio Carlini. Nel frattempo i neri chissà dov’erano finiti. Questo, tra l’altro, non ha nulla a che vedere con la prassi del Black Bloc.

(Wu Ming 1, dal sito di Indymedia Italy)

 

 

<Ora che ricordo bene anche in corso Torino li ho visti… questi Black Blocker: tutti i manifestanti erano tenuti assieme da un cordone di sicurezza di ragazzi pacifisti che si tenevano mano nella mano. Ma corso Torino è articolato in tre corsie e, mentre in quella centrale si svolgeva il corteo pacifico, nelle vie laterali vedevo correre questi ragazzi del blocco nero; come comandati da qualcuno si spostavano e correvano da una parte all’altra della via tutti assieme, sbucavano da qualunque parte sapendo già dove andare!!!

(Andrea Bruno)

 

 

<Arrivo con gli amici al ponte di Sant’Agata. La scena è quella di 50 persone con bandiere nere e volti coperti che assaltano indisturbati negozi, supermercati, macchine e quant’altro trovano sulla loro strada. Decido allora di spostarmi insieme ai miei compagni in via Tolemaide dove il corteo delle Tute Bianche sta arrivando. Lì incontro un altro compagno con il quale decidiamo di metterci dietro il corteo, nella speranza di poter partecipare pacificamente, ma questo non avverrà mai. Non facciamo in tempo a risalire, che all’improvviso parte fortissima la carica della polizia/carabinieri. Mi ritrovo nascosto insieme ai compagni in un giardino, attento a non farmi vedere dagli sbirri.. Passerò altre 4 ore in giro per la città, ma l’unica cosa che mi rimane impressa è la violenza della polizia che colpisce solo gli innocenti.

(Matteo Massari)