E' largo appena 53 km, ma agli scienziati Benvenuta
Mathilde di CLAUDIA DI GIORGIO |
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1 luglio 1997. Mathilde ha avuto una vita difficile.
Una vita lunga, questo sì, come minimo qualche di miliardi di
anni, secondo gli esperti. Ma sconvolta da una successione di eventi
catastrofici, il cui segno è rimasto indelebile sulla sua
superficie nero carbone: cinque crateri di dimensioni gigantesche,
grandi abbastanza da ingoiare una metropoli. Mathilde è un piccolo asteroide, con una larghezza massima di 53 km circa, fotografato quasi per caso venerdì scorso dalla missione NEAR (Near Earth Asteroid Rendezvous). E le immagini arrivate a terra hanno subito scatenato l'eccitazione tra gli scienziati, perché Mathilde, oltre ad essere il più grande tra gli asteroidi mai visitati da un velivolo terrestre, è fatta quasi interamente di carbonio, ed appartiene ad una tipologia che non era mai stato possibile esaminare. E' scurissima, quindi, una grossa palla nera completamente priva di colori, che riflette solo il 3 per cento della luce che la colpisce. E talmente devastata dai segni degli impatti con altri corpi celesti da essere "quasi solo crateri", buchi grandi fino a 25 km e profondi quasi 5, dentro i quali, come dice John Ververka, della Cornell University, potrebbe sparire "l'intero distretto di Columbia": Washington e dintorni. La spettacolarità delle immagini si accompagna alla promessa di altre emozioni scientifiche: i dati registrati fanno pensare che Mathilde appartenga ad una massa di detriti risalente a 4.6 miliardi di anni fa, al momento della nascita del nostro sistema solare, ma rimasti sostanzialmente immutati da allora. Vecchia quanto i pianeti, e composta dai medesimi materiali da cui questi si sono formati, Mathilde è una specie di capsula del tempo, dentro cui potrebbero celarsi i segreti della Terra neonata. |