Poesia

[ Paradise Lost ]

Mi sembra opportuno spiegare perché ho inserito dei tratti di 'Paradise Lost' qui. Beh, innanzitutto lasciatevi dire che è un'opera veramente meravigliosa, che io personalmente ho amato da morire.
L'opera narra dalla caduta di Lucifero alla cacciata dall'Eden. E' ideale da leggere anche per chi non entra totalmente in un ottica cristiana, come me, ma rimane in una sorta di epica laica.
Leggendo Milton è come se i pensieri di Lucifero fossero più comprensibili, così come la disperazione di Adamo.
Perciò ho raccolto tutte le frasi che mi hanno colpita di più, condividendole con voi.


Akuma

 


Nove volte lo spazio che il giorno e la notte misura agli uomini mortali, con la sua orrenda ciurma fu sconfitto, e cadde rotolando nel golfo di fuoco, travolto, sebbene immortale. (Lucifero)

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Quell’aspro e pauroso e desolato luogo, quella prigione orribile e attorno fiammeggiante come una grande fornace, e tuttavia da quelle fiamme nessuna luce, ma un buio trasparente, una tenebra nella quale si scorgono visioni di sventura, regioni di dolore e ombre d’angoscia, e il riposo e la pace non vi si troveranno, né mai quella speranza che ogni cosa solitamente penetra; e solo una tortura senza fine urge perenne, e un diluvio di fiamme nutrito di zolfo sempre ardente, mai consunto: tale è il luogo che la Giustizia Eterna aveva preparato per quei ribelli.

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“Che importa se il campo è perduto? Non tutto è perduto; la volontà indomabile, il disegno della vendetta, l’odio immortale e il coraggio di non sottomettersi mai, di non cedere: che altro significa non essere sconfitti?”
- Lucifero -

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"Addio, campi felici, dove la gioia regna eternamente! E a voi salute, orrori, mondo infernale; e tu, profondissimo inferno, ricevi il nuovo possidente: uno che tempi o luoghi mai potranno mutare la sua mente. La mente è il proprio luogo, e può in sé fare un cielo dell’inferno, un inferno del cielo.”
- Lucifero -

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“Cosa importa dove, se rimango me stesso; e che altro dovrei essere allora se non tutto? Qui almeno saremo liberi."
- Lucifero -

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"Regnare è una degna ambizione, anche sopra l'inferno: meglio regnare all'inferno che servire in cielo."
- Lucifero -

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"Tu condottiero di luminosi eserciti che nessun altro che l'Onnipotente avrebbe potuto sconfiggere, se ancora udranno il suono di quella tua voce che fu nelle paure e nei pericoli l'unico pegno della speranza, quella tua voce udita così spesso nelle più ardite imprese, e sul rischioso limite della battaglia che infuria, il segno più sicuro in ogni assalto, essi riprenderanno subito nuovo coraggio, saranno ravvivati, sebbene ora si trovino a giacere prostrati ed umiliati sul lago di fuoco, come già noi confusi e stupefatti; e non è meraviglia, così caduti da fatale altezza!"
- Belzebù a Lucifero -

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Il massimo dei Dèmoni già stava muovendo alla spiaggia; lo scudo poderoso, di tempre eterea, largo massiccio e tondo, gettato dietro di sé; l'ampia circonferenza gli pendeva simile a luna dalle spalle.

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Satana s'appoggiava camminando con gravoso incedere sulla marna bruciante, i suoi passi come diversi da quelli di un tempo sull'azzurro del cielo!; e il clima torrido sotto arcate di fuoco lo feriva intenso. Ma egli lo sopportava, finché non raggiunse la spiaggia di quel mare infiammato, e si fermò chiamando le sue legioni, quelle forme d'angelo che giacevano là stupefatte.
Egli chiamò con voce così alta che quelle cave spelonche d'inferno tuonarono.
"Svegliatevi, alzatevi, o sarete caduti per sempre!"
Così si videro quegli angeli malvagi librarsi sulle ali sotto la volta dell'inferno, accerchiati dai fuochi.

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Moloch orrido re tutto imbrattato dal sangue del sacrificio umano e da materne lacrime...

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Ultimo venne Belial, uno Spirito che più lussurioso di lui mai nessuno era caduto dal cielo, né più grossolano nell'amore del vizio per sé stesso.

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Satana immediatamente ordinò che in suono clamoroso di guerra di trombe e di tube innalzassero il suo possente stendardo; mentre i metalli sonori squillavano note marziali, alle quali l'esercito intero rispose con un grido che ruppe le concave volte d'inferno, terrorizzando il reame del Caos e dell'antica Notte.

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Pur così ottenebrato l'Arcangelo splendeva sopra gli altri; e tuttavia sul viso profonde cicatrici gli avevano scavato i fulmini, e sulla guancia pallida posava grave la pena; ma sotto il ciglio l'indomito valore e il meditato orgoglio cercavano vendetta.


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Tre volte provò a parlare, e tre volte le lacrime sgorgarono malgrado la vergogna, al modo che gli angeli piangono... (Lucifero)

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"Chi ha prevalso sul proprio nemico soltanto con la forza, lo ha vinto soltanto a metà."
- Lucifero -

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Là Satana sedeva eccelso, elevato a una simile malvagia posizione per i propri meriti; e oltre ogni speranza sentendosi ormai sollevato dalla disperazione aspira anche più in alto, insaziabile di proseguire col Cielo un'inutile guerra.

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"Da questa sconfitta risorgendo, gli Spiriti celesti appariranno ancora più gloriosi e tremendi di quanto non sarebbero se non avessero mai conosciuto caduta, sicuri di non doverne subire il destino una seconda volta."
- Lucifero -

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E allora accanto a lui si levò Moloch, re munito di scettro, lo Spirito più forte e più feroce che combattesse in cielo, ora per la disperazione ancora più rabbioso.
"Decidiamo, armati d'ira e di fiamme infernali, d'aprirci irresistibili il varco che conduce alle orgogliose torri del cielo, trasformando le nostre torture in armi spaventevoli contro il Torturatore; così che nel fragore del suo ordigno immenso oda anche il tuono infernale, e veda lampeggiare fra i suoi angeli con identica furia il fuoco nereggiante, l'orrore scagliato contro di lui, e il suo trono sommerso da strano fuoco e da zolfo tartareo, tormenti da lui stesso ideati."
- Moloch -

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“Veramente temiamo questo mondo abissale di tenebra?”
- Mammon -

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Passarono per molte valli oscure e spaventose, e per molte regioni di dolore, per alpi di gelo e di fuoco, per rocce e caverne, per laghi e per paludi, acquitrini, spelonche e ombre di morte, un universo di morte che Dio creò perverso, unico bene il male, dove ogni vita muore e solo morte è vita, e la Natura maligna genera cose prodigiose e mostri abominevoli, inesprimibili, peggiori assai di quelli che le favole abbiano mai simulato o abbia mai concepito la paura, Gorgoni e Idre, e orribili Chimere.

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Fremendo di maligna vendetta il maledetto, in un'ora maledetta, rapidamente s'avvia verso quel mondo. (Lucifero)

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"La prima specie cadde per propria intenzione, tentati e depravati da sé stessi: e l'uomo invece cade ingannato dai primi; e quindi l'uomo troverà la grazia, che altri non avranno."
- Dio -

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E dal profondo in lui si agita l'inferno, ché egli si porta l'inferno dentro di sé ed attorno, e non si può staccare dall’inferno o da sé di un solo passo, fuggire mutando luogo. (Lucifero)

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“E quindi maledetto quel suo amore, se l’amore o l’odio essendo ormai per me la stessa cosa mi procura solo un eterno dolore.”
- Lucifero -

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"Sono io l'inferno; e nell'abisso più fondo un altro abisso ancora più profondo si spalanca, e minaccia di divorarmi, e a confronto l'inferno che subisco mi sembra di essere un cielo."
- Lucifero -

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"Mi adorano sul trono dell'inferno con diadema e scettro così elevati, e proprio mentre cado sempre più in basso, supremo ormai solo della miseria - essendo questa la gioia che dona l'ambizione."
- Lucifero -

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"E se per me tutto il bene è perduto, male sii tu il mio bene; se non altro, grazie a te questo impero diviso posso reggerlo insieme al Re del cielo, e governarlo forse per più della metà: come sapranno presto l'umanità e questo nuovo mondo."
- Lucifero -

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Così quel primo grande ladro sedette a concepire ancora morte per coloro che vivono. (Lucifero)

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La fronte spaziosa e piacevole, l'occhio sublime e i capelli ricciuti scuri come il giacinto scendevano in ciocche divise dopo avergli recinto la fronte, ma non al di sotto delle solide spalle. Lei invece portava quasi fossero un velo lungo i fianchi snelli le trecce d'oro disadorne, e sebbene arruffate ondeggiavano in riccioli ribelli come la vite che incurva i suoi viticci.
- Adamo ed Eva -

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"L'inferno per accogliervi spalancherà le sue porte più vaste, mandandovi incontro tutti i suoi re; e lì vi darà spazio a sufficienza, non come in questi miseri confini, a radunare tutta la vostra numerosa figliolanza!"
- Lucifero a Adamo ed Eva -

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"Conoscere può essere un peccato? Può essere morte? E se li regge solo l'ignoranza, è questo il loro stato felice, prova dell'obbedienza alla fede? Splendido fondamento sul quale costruire la rovina!"
- Lucifero -

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"Amici miei, odo passi d'agili piedi che si affrettano verso di noi, e nel tenue barlume fra l'ombre intravedo Ituriele e Zefone, e insieme a loro un terzo di portamento regale, anche se il suo splendore si direbbe offuscato e consunto, e per il suo incedere, per il suo fiero contegno sembra essere il Principe infernale. Difficile pensare che riparta da qui senza combattere. Voi rimanete saldi: il suo sguardo minaccia già la sfida."
- Gabriele -

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"Tu non comprendi il motivo, perché tu hai conosciuto unicamente il bene, non hai provato il male."
- Lucifero a Gabriele -

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...e insieme a lui fuggirono le ombre della notte. (Lucifero)

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Silenziosa le cadde dagli occhi una lacrima, e lei con i capelli la deterse; ma come altre due gocce stavano per cadere, preziose, dal loro argine cristallino Adamo prima ancora che cadessero le colse con un bacio. (Eva)

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Sei ali ombreggiavano i suoi lineamenti divini; le due che gli avvolgevano ampie le spalle coprivano come un mantello il suo petto, regale ornamento; mentre il paio di mezzo gli cingeva la vita come se fosse una fascia stellare, drappeggiandogli i fianchi e le cosce di lanugine d’oro e colori trattati in un bagno celeste; il terzo paio, invece, sporgendogli dai talloni adombra i piedi con una maglia di piume tinteggiata in colore di cielo.
Si bloccò come il figlio di Maia, e scosse le sue piume, che emanarono attorno per un vasto raggio una fragranza divina. (Raffaele)

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“Ho generato, oggi, colui che dichiaro il mio unico Figlio, colui che ora vedete alla mia destra.
Lo eleggo vostro capo; e ho giurato che di fronte a lui le ginocchia del cielo dovranno inchinarsi, accettandolo come Signore.
Poiché colui che gli disubbidisce disubbidisce a me, rompe l’unione, e quello stesso giorno sarà esiliato da Dio e dalla sua visione benedetta, cadrà nella più nera tenebra, sarà inghiottito nel fondo, destinato a quel luogo in eterno e senza redenzione.”
- Dio -

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Il suo primo nome non è più udito in cielo; lui che era stato fra i primi, se non il primo fra tutti gli Arcangeli, grande per il potere, il favore, il suo grado eminente, e tuttavia gravato da invidia nei confronti del Figlio di Dio, che quel giorno era stato onorato dal suo grande Padre, e proclamato Messia, Re consacrato, e non poté per troppo orgoglio reggere a quella vista, pensandosi privato di valore.
Per cui, concepiti profondo sdegno e malizia, come la mezzanotte condusse quell’ora opaca che è sempre la più amica al sonno ed al silenzio, decise di rimuovere tutte le sue legioni, lasciando per dispregio senza alcuna adorazione e obbedienza quel trono supremo.
(Lucifero)

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Satana intanto s’era portato avanti con le schiere, volando rapidamente, e quell’esercito era innumerevole al pari delle stelle della notte, o delle stelle del mattino, come le gocce di rugiada con le quali il sole imperla ogni foglia e ogni fiore. Varcarono regioni quelle possenti signorie di Serafini e Potentati e Troni divise nei tre gradi.

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“Davvero noi ci sottometteremo piegando il collo, davvero sceglieremo di piegare le ginocchia in un gesto supplichevole? No, non lo vorrete mai se come credo vi conosco bene, o se voi riconoscete d’essere nativi, figli del cielo che mai prima d’ora nessuno ha posseduto, e se non tutti uguali certo ugualmente liberi; poiché ordini e gradi non contraddicono la libertà, piuttosto le si addicono.”
- Lucifero -

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“Chi vide quando ebbe luogo questa creazione? Ricordi il momento in cui tu fosti fatto, proprio il momento in cui il Creatore ti stava dando l’essere? Non conosciamo alcun tempo in cui non fossimo uguali a come siamo; e nessuno prima di noi, auto-generati, innalzati da soli grazie alla nostra rapida potenza, quando un corso fatale ebbe compiuto la sua intera orbita, noi nascita già matura di questo cielo nativo, suoi figli eterei. E la nostra potenza è solo nostra; la nostra mano destra ci insegnerà alte imprese, mostrando con la prova chi ci uguaglia.”
- Lucifero -

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“Lo scettro d’oro che rifiutasti è diventato ora una verga di ferro per battere e spezzare la tua disobbedienza.
Imparerai piangendo chi fu il tuo creatore quando conoscerai colui che può distruggerti.”
- Abdiel -

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“Andate, Michele, principe delle armate celestiali, e tu, Gabriele, che gli sei secondo solo per ardire nella battaglia; guidate nella lotta i miei figli invincibili.”
- Dio -

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Alla fine lontano all’orizzonte verso il nord apparve da confine a confine una landa di fuoco, una distesa dall’aspetto guerriero, e da vicino si videro, irte d’innumerevoli aste levato, di rigide lance, gremite d’elmi e di scudi vari istoriati da imprese arroganti, le potenze schierate di Satana, pronte a sferrare furenti l’attacco; poiché meditavano infatti di conquistare nello stesso giorno, con lotta o sorpresa, la montagna di Dio, e di porre sul trono colui che invidiava il suo stato, il superbo aspirante.

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Alto là in mezzo, sublime come un dio si levava l’Apostata seduto sul suo carro lucente di sole, ma soltanto un idolo della maestà divina, e gli stavano attorno i fiammeggianti Cherubini, gli scudi dorati. E poiché rimaneva solo un brevissimo spazio fra l’una e l’altra schiera, un pauroso intervallo, e fronte a fronte ormai si presentavano in ordine tremendo d’orribile estensione, egli discese da quel trono fastoso.
Raggiunte le avanguardie dense come le nuvole, al margine aspro della battaglia Satana si pose, avanzando con passi larghi e orgogliosi: armato d’oro e di diamante apparve come una torre fra tutti.

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“Credevo un tempo che cielo e libertà fossero un’unica cosa per l’anime celesti; ma ora invece vedo che la maggior parte, per indolenza, preferisce servire, Spiriti pronti solo ad eseguire, addestrati nei canti e nelle feste; sono questi gli angeli che hai armato, i menestrelli del cielo, e la contesa ora e fra servilismo e libertà, come dimostreremo oggi le loro imprese messe a paragone.”
- Lucifero -

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Si scatenò una furia di tempesta, si levò un clamore che mai prima d’allora si era udito in cielo; le armi cozzarono contro le armature, rintronarono orribili fragori discordanti, le ruote dei carri di bronzo infuriano impazzite; un atroce frastuono di lotta.
Passa sopra le teste il sibilo pauroso delle frecce che fiammeggiano a raffiche feroci, e volando compongono un arco di fuoco su entrambi gli eserciti.
Sotto la cupola ardente gli eserciti si avventano l’un contro l’altro armati in rovinoso assalto, la rabbia è inestinguibile, e il cielo ne risuona in ogni parte.
Se si fosse trattato della terra, la terra sarebbe stata scossa fino al centro.

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Impugnata con entrambe le mani, l’orrida lama con fendenti immensi calava attorno a distruggere, e simile strage si affretta Satana a mitigare opponendo lo scudo, una vasta circonferenza, un’orbita di roccia a dieci strati di diamante.

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“Autore d’ogni male, che era fino alla tua rivolta ignoto e senza nome, vedi quale abbondanza, ora, di gesti odiosi e aggressivi, di gesti odiosi a tutti, anche se giustamente destinati a ricadere pesanti su te e sui tuoi seguaci; vedi come hai turbato la benedetta pace del cielo, e che miseria hai introdotto in Natura, miseria inesistente fino al crimine della tua ribellione! Quanta malizia hai saputo instillare a migliaia e migliaia che un tempo erano stati giusti e fedeli, e ora si mostrano falsi! Non credere che ti sia dato turbare questa pace santa; sarai rigettato dal cielo di là da ogni confine, dal cielo che è la sede di ogni beatitudine, e quindi non tollera l’opera della guerra e della violenza. Allontanati, e porta il male con te, la tua prole, nel luogo che più si addice al male, l’inferno, con te e la tua ciurma maligna!”
- Michele a Lucifero -

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Quei due ora vibravano le spade fiammeggianti descrivendo nell’aria orrendi cerchi; i loro scudi due soli giganteschi che risplendono opposti; l’attesa attendeva in orrore; mentre da ogni parte indietreggiano rapide le schiere, e proprio là dove prima la mischia era più fitta lasciano un grande campo aperto, insicure nel turbine di tale eccitamento. (Michele e Lucifero)

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La spada di Michele colpì quella di Satana dall’alto con un secco fendente rovinoso e la tagliò di netto; poi con un rovescio rapido, non paga, entrò profondamente nel fianco destro di Satana squarciando. Il Nemico conobbe allora il dolore per la prima volta, fremette e si contorse alla fitta bruciante che la lama quasi gemendo gli aveva provocato trapassandolo con dirompente ferita.

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“Il suolo profondo ci donerà queste cose nel loro oscuro stato di natura, pregne di fiamme infernali; forgiate in macchine cave allungate e rotonde fortemente compresse all’interno, e al lato opposto dilatate e infuriate dal tocco del fuoco, scaglieranno lontano fra i nostri nemici, con rombi di tuono, ordigni spaventosi che faranno a pezzi e schiacceranno qualunque avversario, al punto da temere che abbiamo strappato al Tonante la sua unica e spaventosa folgore.”
- Lucifero -

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E le armature accrescevano il danno; accartocciate e ripiegate all’interno, stritolate, si conficcavano nella loro sostanza, infliggendo un dolore implacabile, e ne sortivano gemiti aspri, un continuo lottare da sotto prima di riuscire a liberarsi, divincolandosi, da simili prigioni, sebbene fossero Spiriti della luce più pura inizialmente, ma ora resa più spessa a causa del peccato.

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Ormai combattevano nel sottosuolo, in un’ombra sinistra; rumore infernale; la guerra in tale strepito sembrava non essere altro che un gioco di società al paragone; un’orrenda confusione congiunta e sovrapposta a confusione.

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Testardamente insistettero a raccogliere le loro forze insensate per ritentare la lotta ribelle, traendo la speranza dalla disperazione. (I ribelli)

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Li sospinse avanti sbigottiti dal fulmine, incalzati da furie e da terrori fino ai confini del cielo, al muro di cristallo che si piegò all’interno spalancandosi, e subito schiuse sul desolato abisso un varco immenso.
Sconvolti dall’orrore, a quella vista mostruosa tutti indietreggiarono, ma quanto li urgeva alle spalle era ancora peggiore; perciò da soli precipitarono a capofitto dai limiti del cielo, incalzati dall’ira eterna bruciante, nel pozzo senza fondo.
L’inferno udì quel brusio intollerabile, vide crollare il cielo dal cielo, e volentieri se ne sarebbe fuggito, oppresso dal terrore; ma il rigido destino aveva gettato le sue fondamenta di tenebra giù nel profondo, e troppo saldamente le aveva fissate.
Per nove giorni precipitarono; il Caos confuso rifuggiva, e nella loro caduta sentì moltiplicarsi, attraverso la sua selvaggia anarchia, quello sconvolgimento, poiché l’immane disfatta l’aveva caricato di rovina.
Alla fine l’inferno spalancò la bocca, e tutti ne furono ingoiati. Quindi si chiuse su di loro, l’inferno, la dimora più adatta, densa di fiamme inestinguibili, casa di pena e di dolore.

***

“Lucifero (così devi chiamarlo, lui che splendeva un tempo fra le schiere degli angeli assai più di quella stella che vedi tra le stelle) cadde con le legioni fiammeggianti attraverso l’abisso nel suo luogo.”
- Raffaele ad Adamo -

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“Dipende dal tuo libero arbitrio resistere o cadere.”
- Raffaele ad Adamo -

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Satana sprofondò insieme al fiume, e insieme al fiume emerse, avvolto dai vapori fumiganti.

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Immerso in un sonno profondo, attorcigliato in un labirinto di spire, e la sua testa al centro, perfettamente dotato di stratagemmi sottili; ma ancora non celato in un’orrida ombra, né in tana spaventosa: non ancora nocivo, senza timore e non temuto, dormiva in mezzo all’erba.
E il Demonio gli entrò in bocca, si impossessò dei suoi sensi bestiali, nel cuore o nel capo gli ispirò azioni d’intelletto, e tuttavia senza disturbare il suo sonno, aspettando l’aprirsi del mattino.
(Il Serpente)

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Ritto levato il capo, la cresta, e gli occhi di carbonchio; il collo era brunito di un oro verdastro, si ergeva fra le spire ondulate che si svolgevano a cerchio sull’erba.
Di piacevole forma, aggraziato, da allora nessun serpente si vide più bello di lui.
(Lucifero in forma di Serpente)

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“Se il male è reale, perché non conoscerlo?”
- Lucifero in forma di Serpente ad Eva -
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“E dunque, umana dea, stendi la mano a coglierlo, assaggialo liberamente!”
- Lucifero in forma di Serpente ad Eva -
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Tese la mano audace nell’ora maledetta verso il frutto, lo colse e lo mangiò. La terra avvertì la ferita, e la Natura gemendo in tutte le sue opere diede dalla sua sede segnali di dolore, che tutto era perduto.
Se ne cibò avidamente e senza alcun ritegno, senza sapere che stava inghiottendo la morte.
(Eva)

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Il cielo si oscurò, e al brontolio del tuono pianse tristi gocce mentre si consumava il peccato mortale originale.

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L’innocenza che come un velo li aveva riparati dal conoscere il male, era scomparsa.
E insieme la giusta fiducia, l’onore, l’onestà nativa, lasciandoli soli ora nudi di fronte alla colpevole Vergogna.

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Non c’era amore nei loro sguardi, né verso Dio né fra loro, era invece evidente la colpa e la vergogna, il turbamento e la disperazione, l’ostinatezza e l’odio, il rancore e l’inganno.
(Adamo ed Eva dopo il peccato)

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Bestia con bestia si fecero guerra, uccello con uccello, pesce con pesce; smisero tutti di brucare l’erba per divorarsi a vicenda.

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“E la morte, perché mi sbeffeggia, e si prolunga in pena senza morte?”
- Adamo -

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“Ma prima il perfido tiranno che si rifiuta di riconoscere Dio e di considerare il suo messaggio, lo si dovrà costringere con orribili segni e ammonimenti; i fiumi dovranno mutarsi in sangue non versato, e rane, mosche e pidocchi dovranno riempire il suo palazzo con ripugnante intrusione, e ne dovranno invadere la terra; le mandrie dovranno morire di marciume e di peste, e tutta la sua carne sarà enfiata di pustole e vesciche, e tutta la sua gente parimenti; tuoni commisti a grandine e grandine a fuoco dovranno dilacerare il cielo d’Egitto e battere la terra divorando ogni cosa nel turbine; e ciò che non è divorato d’erbe e di frutta o di grano, una nuvola oscura di locuste, sciamando, verrà precipitosa a divorarne senza lasciare al suolo più nulla di verde; la tenebra scenderà ad oscurare la terra per ogni suo limite, un buio palpabile, e per tre giorni ogni cosa sarà cancellata; finché d’un solo colpo, a mezzanotte, tutti i primogeniti nati in Egitto dovranno essere morti.”
(Il racconto di Michele - Le dieci piaghe d’Egitto)

***

Allora si volsero indietro, e videro il fianco orientale del Paradiso, felice albergo un tempo ora perduto, quasi ondeggiante ai bagliori di fiamma di quella spada, e la porta affollata di volti tremendi e armi crudeli. Lacrime naturali scivolarono dai loro occhi, ma le asciugarono subito; il mondo stava davanti a loro, dove guidati dalla Provvidenza scegliere il luogo in cui fermarsi: la mano nella mano, per la pianura dell’Eden a passi lenti e incerti presero il loro cammino solitario.
(L’allontanamento definitivo di Adamo ed Eva)

 

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