PROTOCOL #28 - Open eyes

Quando riaprì gli occhi una patina quasi gelatinosa le ricopriva le palpebre e le impediva di vedere al di là del vetro su cui appoggiavano le sue mani.

Sentì un pesante senso di claustrofobia avvertendo che lo spazio nel quale era imprigionata non bastava nemmeno a permetterle di allargare le braccia. Un cilindro perfetto, ecco in cos’era rinchiusa.

Fece per guardarsi le dita come d’istinto per controllare se aveva sognato o la sua sparizione era stata reale, ma quando abbassò la testa si accorse di una pesante maschera legata con un tubo a qualche apparecchio esterno che le copriva naso e bocca, permettendole così di respirare.

Avvicinò per quanto poteva gli occhi al vetro per rendere più nitida l’immagine dell’immensa macchina che lavorava davanti a lei con delle prese d’energia ed innumerevoli pulsanti rossi.

Non poteva essere...

Quella era... la realtà?

Doveva assolutamente uscire da quel cilindro, così cominciò a battere i pugni sul vetro con tutta la forza che possedeva. La macchina si voltò di scatto verso di lei e con dei ferini movimenti mostruosi si portò repentinamente davanti ai suoi occhi spalancati, scrutandola.

Un brivido gelido avvolse il corpo nudo di Lucyfer, immerso nella placenta artificiale, quando una scarica la attraversò, facendole perdere i sensi.

 

>Protocol#29<