PROTOCOL #69 - Mobil ave

Quando i suoi occhi si erano aperti di nuovo, la luce asettica di uno spazio ristretto e chiuso gli si era insinuata nel cervello. A fargli schermo, una bambina quasi certamente indiana che, con un sorriso, gli aveva dato il buongiorno e si era presentata come Sati.

Si era alzato sulle braccia, ascoltando la piccola pronunciare anche il proprio nome. Le aveva quindi chiesto dove si trovasse ed in risposta aveva avuto semplici ma decise parole: la stazione del treno.

Non riusciva a capacitarsi.

Non era dentro Matrix. Era stato in grado di sentirlo nella mente; non avvertiva quelle sensazioni che gli attraversavano il cervello come quando era collegato. Era tutto stranamente calmo.

Poi la bambina aveva affermato di essere diretta alla Matrice, ma che lui era impossibilitato a lasciare quel posto. Alla sua domanda ovvia gli venne data una sola risposta: l’Uomo del treno.

Era lui che non voleva la partenza di Neo.

Era lui che controllava quel file evidentemente sconnesso dal Sistema.

Socchiuse gli occhi, sospirando leggermente.

Ad un tratto una voce richiamò la piccola, che corse verso colui che doveva essere suo padre, verso colui che gli avrebbe svelato le sostanziali informazioni su quel luogo e quel tempo, verso quel programma che l’avrebbe stupito, parlando d’amore.

 

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