PROTOCOL #71 - The Oracle

I suoi occhi incontrarono per un istante la sua figura al limitare del marciapiede, poi nel mezzo sfrecciò un’auto e dopo il suo passaggio, più nulla.

Neo, fulmineo, si voltò in ogni direzione, ma oramai era troppo tardi.

- Che succede?- gli domandò Trinity, apprensiva.

- Là...- rispose vagamente lui - C’era quella donna...-

La stessa donna che vide per la prima volta quando ancora era Thomas Anderson e che, in seguito, li aveva aiutati più volte, insieme al suo gruppo. Lucyfer, la TfU numero 1.

Trinity e Morpheus si scambiarono uno sguardo preoccupato.

- Saliamo in macchina, presto.- disse il comandante, deciso più che mai a trovare una via d’uscita. Avevano appena consultato l’Oracolo, secondo il desiderio espresso da Neo, dopo averlo recuperato da quel file senza locazione ed ora dovevano tornare nel mondo reale senza perdere tempo: la distruzione di Zion contava oramai poche ore.

Chissà cos’era accaduto alle Twofold Unities, dopo che quel nuovo, potentissimo impulso aveva causato loro non pochi problemi. Chissà se ancora erano in lotta contro la Matrice, oppure... no, non doveva assolutamente pensarci! Ciò che contava, ora, era che l’Eletto era di nuovo con loro.

Lucyfer rimase a guardare l’auto partire in direzione dell’uscita più vicina, silenziosa, dopodiché si allontanò dal vicolo in cui si era rifugiata ed entrò nel palazzo.

Seraph incontrò il suo volto marmoreo non appena aprì la porta.

Intercorsero istanti glaciali, prima che Sati si avvicinasse scherzosamente al guardiano. Si fermò appena in tempo, perdendo il suo infantile sorriso e prendendo a fissare la nuova venuta con aria interrogativa.

- Falla entrare, Seraph. Non è cortese far aspettare una signora sulla porta.- la voce dell’Oracolo li raggiunse sull’uscio. All’udirla, l’uomo si scostò, permettendo alla bionda di entrare.

Lucyfer si tolse gli occhiali, si riavviò un ciuffo ribelle sulla fronte ed avanzò verso la cucina.

- Bambina mia, sembra un secolo che non incontro i tuoi occhi!- un’anziana donna sorridente le diede il benvenuto.

Era diversa.

Completamente diversa da come la ricordava.

Ciò voleva dire solo una cosa.

- Hai scelto.- mormorò Lucy, scuotendo il capo.

L’altra allargò il suo sorriso, annuendo.

- Vieni subito al dunque, come sempre, nh?- ridacchiò - Ebbene, sì. Questa mia parvenza è la conseguenza della mia scelta. Ho dovuto rinunciare a qualche... pezzo di me, se mi concedi l’espressione.-

- Questo l’hai appena detto anche a Neo?- fu la seconda domanda che le giunse dalla nuova venuta.

- Ora Neo sa.- l’Oracolo annuì di nuovo, riferendosi alla visita che l’Eletto le aveva fatto pochi minuti prima.

- Quindi la mia presenza qui è del tutto inutile.- la conclusione dell’ospite fu rapida - Sono stata ingenua, lo ammetto, a credere che tu non sapessi che lui sta arrivando. Hai addirittura già scelto.-

- Una visita non è mai inutile.- la donna avanzò una mano verso il posacenere, sistemandosi con l’altra la vestaglia verde - So che Smith sta arrivando ed ho preso la mia decisione, ma la tua venuta non può essere fine a sé stessa. Non sei mai stata così, sin dal tempo in cui venivi qui con Moloch e Belial.-

La bionda rimase impassibile.

- Ti aspetti una domanda da me, dunque.- ribadì, lanciandole uno sguardo convinto.

- Mi aspetto ciò che tu desideri.-

- La tua scelta non lo favorirà. Non volevi aiutare Neo?- le parole di Lucyfer giunsero rapide.

L’Oracolo sospirò e cominciò a giocherellare con il pacchetto di sigarette che stava sul tavolo.

- Desidero ancora aiutarlo. Noi tutti desideriamo la fine della guerra, bambina mia, ma per arrivarci Neo deve ancora superare alcune prove, acquisire fiducia in sé stesso, quella vera, quella che lo condurrà all’omega. E se il prezzo da pagare per permettergli di farlo è da parte mia favorire Smith, beh...- sospese per un attimo le parole -...così sia.-

Lo sguardo della giovane donna si assottigliò.

- Perché?- sussurrò, in un sospiro che parve carico di estrema intensità.

L’odore dei biscotti nel forno saturava l’ambiente, contribuendo a creare una dolce atmosfera, ma Lucyfer pareva essere estranea a qualsiasi cosa non fossero le parole.

- Potresti credere che alcune cose non hanno un loro perché?- ribatté l’altra, estraendo una sigaretta dal pacchetto.

- No.- affermò risoluta l’interlocutrice - A tutto esiste un perché.-

- E se fosse semplicemente...- azionò l’accendino, inspirando il fumo della prima boccata - ...il tuo destino?-

I nervi di Lucyfer si contrassero violentemente.

- Sarebbe il mio destino quello di combattere una guerra che non è più mia? E di soffrirne sapendo che l’esito sarà un colpo di spada sulla mia testa?!-

L’Oracolo discostò una sedia dal tavolino, per sedervici sopra stancamente.

- Forse anche l’angelo Lucifero lo sapeva bene. Tu e lui non avete in comune solo un nome.-

- Piantala!- proruppe la bionda - Ora basta! Io non sono Lucifero! É solo una dannata invenzione di quei dannati schiavi! Hanno fatto loro un maledetto stereotipo, un nome usato e strausato solo per incutere un timore che...- lasciò cadere le parole per un istante, per poi tornare immediatamente all’attacco - Solo per trasgredire alle leggi di Dio!- alzò il mento in segno di sdegno - Troppo facile crearsi un Dio personale! Hah, così non c’è bisogno di sottostare ad alcuna regola che non sia la propria! Gli uomini stolti si sono sempre creati una strada comoda!-

- Perché mi parli di Dio, bambina mia?- la donna anziana chinò il capo - Perché la strada più comoda non dovrebbe essere quella già disegnata? Mpfh... avrei voluto conoscerti durante l’infanzia che non hai mai avuto. Saresti stata un tremendo e delizioso diavoletto capriccioso!-

Lucyfer tacque. Infanzia?

Probabilmente il corpo umano che ospitava la sua personalità, là fuori, era stato bambino, una volta. A che pro il pensarlo, comunque? Scosse di nuovo il capo, stavolta lentamente e con fare mesto, consapevole di possedere solo ed esclusivamente memoria della forma del suo corpo attuale, avendo acquisito coscienza come umanoide.

- Tu lo odi, non è vero?- disse poi, sommessamente, lo sguardo rivolto al pavimento.

- Non importa ciò che penso io.-

- No, invece! Importa sempre quello che pensi tu!- scattò Lucy - Tu, i ribelli, tutti quanti! Lo odiate per quello che sta facendo, ma non capite che anche noi abbiamo diritto alla libertà?! É l’unico...- si frenò un attimo -...modo.-

- A discapito di tutto il genere umano?-

La rapida battuta della donna fece serrare repentinamente la mascella alla bionda.

No, stavolta era troppo. Aveva preso la sua decisione, nessun rimprovero valeva tanto.

- Non m’importa niente del genere umano!- gridò - Non m’interessa! Sono schiavi ignari. Io invece apro gli occhi ogni giorno in questa gabbia ben consapevole di essere prigioniera! É avvilente, opprimente, ripugnante! Il genere umano non ha la minima...- di nuovo una pausa, accompagnata da un calo di tono -...importanza.-

L’Oracolo si alzò, portandosi al suo fianco e carezzandole una spalla.

- Piccola mia, comprendo il tuo stato d’animo, ma non puoi permettere che tutto venga cancellato.-

- Mi stai dicendo che dovrei tradire Smith?- Lucyfer si scostò rapidamente - Che dovrei tradire l’unica persona che mi è rimasta?-

- Sta sbagliando, Lucyfer.- rispose l’altra, con espressione triste e sguardo affranto.

- Tu non... capisci. - calde gocce trasparenti inumidirono le iridi azzurre della ragazza, per la prima volta - Non capisci cosa significhi non riuscire a fare a meno di qualcuno, cosa significhi essere serena soltanto guardandolo, anche se la più terribile delle guerre sta infuriando, anche se si sono persi i compagni di una vita... - aggrottò le sopracciglia tentando di trattenere le lacrime - Cosa significhi essere parte integrante di qualcosa di... meraviglioso... e sentirti parte di esso, sentirlo davvero, come se non fosse l’ultima finzione di una vita artefatta!-

Preda del dolore, sferrò un pugno alla credenza, che si sfaldò come burro fuso sotto il suo colpo. Le schegge di legno toccarono terra dopo interminabili attimi.

La frustrazione, la sofferenza, l’incapacità di giungere alla meta si stavano facendo largo nel suo spirito, sino a venire in superficie, così, tutt’un tratto e senza ritegno alcuno.

L’Oracolo si strinse una mano al petto in silenzio, guardando le lacrime di Lucyfer.

Le prime, rare lacrime.

Gocce di pianto troppo a lungo trattenute, che ora, di fronte ad un’ennesima sofferenza, non potevano che palesarsi.

Fece per raggiungerla di nuovo, appoggiando una mano sulla sua spalla, ma lei la scansò bruscamente, assumendo un’aria furente.

Perché l’aveva fatto? Dopotutto sapeva che Lucy avrebbe reagito in quel modo. Strano, bizzarro come i sentimenti possano prendere il sopravvento anche su un cuore consapevole.

La bionda si asciugò fieramente le lacrime con il dorso della mano, per poi muovere i primi passi fuori dal vecchio appartamento, lasciando l’altra completamente sola. L’ultima cosa che quest’ultima vide furono gli occhi di quella giovane pieni di risentimento.

Iridi di cristallo mutate in duro marmo.

Dure.

Fredde.

E l’ultima cosa che udì furono le sue parole cariche di disperazione.

- Non m’interessa come finirà, io ho soltanto una cosa da perdere e non la lascerò morire. Se è destino che Smith si scontri con l’Eletto, allora non sarà solo in questa battaglia.-

 

>Protocol#72<