WHEN ANGELS SINGS - CAPITOLO 5

 

WE ARE


<<Non hai mangiato quasi niente>>
Takao e Lucia, dopo aver per così dire pranzato, uscirono per il loro turno di guardia.
<<Non avevo molta fame>> Lucia si sedette.
<<C'è qualcosa che non va?>> chiese il ragazzo.
<<C'è un mucchio di cose che non va. L'inseguimento, questa specie di segregazione...e poi ho paura di conoscere chi ci vuole rompere le uova nel paniere>>
<<Secondo te chi c'è dietro il casino di ieri notte?>>
<<Un'associazione che si fa chiamare Devil Hand. Per quanto ne sò io, è una specie di setta satanica, ma non riesco a capire perché ce l'hanno tanto con noi>>
<<Sì...anche perché siamo già impegnati in una guerra tra fazioni>>
Sì, una guerra tra fazioni. Lucia si intristì. Ma perché mai dovevano scontrarsi per le stupide divergenze tra i loro capi.
Takao la osservò con aria preoccupata. Chissà cosa stava pensando. Perché, tutto ad un tratto, era giù di morale?
Ma la ragazza si riprese.
<<Basta, parliamo di qualcos'altro, con questi discorsi si rischia di invecchiare prima>>
L'altro rise.
Ancora riuscivano a divertirsi, quei benedetti ragazzi. Ma non avevano idea che quel corto periodo di felicità stava per finire.
<<Fai qualche sport?>> chiese Lucia.
<<Sì, mi piacciono molto le arti orientali...>>
<<..judo, karate, kendo e altro?>>
<<Sì, proprio quelle. Piacciono anche a te?>>
<<Da morire. Pensa che ho preso la cintura nera giusto qualche mese fa'...>>
<<Io l'anno scorso. Gli sport giapponesi sono belli, ma...>>
<<...non lo saranno mai quanto il calcio!>> dissero all'unisono.
<<E' incredibile, ci piacciono gli stessi sport...>>
<<Probabilmente abbiamo un sacco di altre cose in comune>> Takao sorrise.
Lucia ricambiò, ma ripensò che erano nemici, e che un giorno o l'altro lui lo avrebbe scoperto. Chissà quanto ci sarebbe restato male...

Liv si svegliò. Si guardò intorno. Non vi era nessuno nella stanza. Si passò una mano fra i capelli. Che cos'era successo?
Poi rammentò: si era addormentata. Kei era riuscito a farla addormentare. Per un attimo risentì la mano di lui sulla sua fronte. In quel momento aveva provato un'emozione fortissima, indescrivibile, talmente era bella e rilassante. Si accorse solo dopo che aveva portato il ciondolo alla bocca e lo aveva baciato, cosa che non faceva da più di tre anni. Qualcosa si stava risvegliando dentro di lei, ed era una sensazione strana, piacevole ma allo stesso tempo fastidiosa, poiché da una parte un'anima repressa nelle notti più fredde della sua adolescenza cercava di riemergere, mentre l'anima con cui fino ad adesso aveva vissuto cercava di reprimere la prima. Non capiva più chi era, cosa doveva fare, come doveva vivere. I suoi ideali di preadolescente le erano stati tolti con quel bacio che aveva segnato la sua vita. Ed ora sembrava che essi volessero tornare da lei, attraverso lo stesso mezzo, cui il solo pensiero la faceva star male. Si alzò. Per un attimo traballò, ma poi prese l'equilibrio. Tossì. In che condizioni era?
Qualcuno bussò alla porta.
<<Avanti>> la sua voce era fievolissima. Tossì di nuovo.
Anya entro lentamente nella stanza, ma quando vide Liv chinata, le si avvicinò subito.
<<Santo cielo, che hai?>>
<<Niente, solo un po' di tosse, sto bene, non ti preoccupare>>
<<Ora ti senti più riposata, vero?>>
Liv abbassò lo sguardo.
<<Ehi?>>
<<Sì, certo, mi sento più rilassata>>
Anya sorrise:
<<Dai, vieni di là, così mangi qualcosa>>
Insieme uscirono dalla stanza. Kei e Yuri stavano parlando; quando entrarono le ragazze, si zittirono.
<<Ciao, Liv>> disse Yuri.
<<Ciao Yuri>>
Kei la osservò in silenzio. Lei ricambiò lo sguardo.
<<Siediti>> le disse Anya.
La ragazza obbedì.
<<Che cosa vuoi?>>
<<Un panino va bene>>
La ragazza mangiò senza dire una parola.
Intanto Kei la osservava. Aveva la stessa espressione rassegnata di prima, ma con un velo di serenità. Sorrise, anche se nessuno lo vide.
<<Lucia dov'è?>> chiese Liv.
<<Fuori con Takao, è il loro turno di guardia>>
<<Ah...e quando tocca a me?>>
<<Beh, loro hanno dato il cambio a me e Yuri a mezzogiorno>> Anya stava sistemando il suo zaino <<penso che dopo il tramonto tocchi a te e Kei>>
<<Ok>>
La ragazza uscì.
<<Liv, ti sei svegliata!>>
<<Sì, Lucia>>
<<Oh, meno male, non farmi più spaventare in questo modo: avere dei malori...>>
<<Sì, va bene. Tutto a posto, Takao?>>
<<Sì, certo>>
Liv rise alla vista di quei due seduti vicini. "Che bella coppia" pensò ironicamente.
<<Liv, che stai pensando?...>> Lucia si alzò <<sai che m'innervosisce quando qualcuno pensa qualcosa di male di me...>>
<<No, no, niente>>
<<Non mi convinci...>>
Si rincorsero per un po', poi Lucia ritornò vicino a Takao, si sedette e appoggiò la sua schiena a quella di lui. Si conoscevano da pochissimo, eppure comportarsi così sembrava loro la cosa più naturale del mondo.
<<Io vado a fare un giro nei dintorni, prima del tramonto sarò di ritorno...>>
<<Ma Liv...>> Lucia si voltò preoccupata.
<<Non stare in pensiero: non ci prenderanno>>
Mentre la ragazza si avviava, la rossa sospirò. Era la prima volta che Liv credeva veramente in quello che diceva, perché lei losapeva. Sapeva che Liv non dormiva, che si sentiva male se mangiava più del necessario, che era infelice...Le dispiaceva tantissimo. Faceva finta di niente per non farla sentire in colpa. Ah, che razza di situazione!
<<Tutto bene?>> chiese Takao.
<<Sì, sì, tutto bene>> Lucia sbuffò <<sai che hai una bella voce?>>
<<Mi hai sentito cantare? Sembravi molto presa dal tuo disegnare>>
<<Per quanto sia concentrata su qualcosa, non mi sfugge il minimo rumore. Riesco a sentire un urlo a 500 metri di distanza e a distinguerne i caratteri>>
<<Sei un fenomeno!>>
<<Grazie>> rispose lei con ironica modestia.

Ormai il cielo cominciava a tingersi di rosso. Liv era davanti ad un laghetto. Aveva passato l'intero pomeriggio a pensare alla sua situazione, senza trovare una soluzione. Poi aveva cominciato a pensare: chi saranno quelli che vogliono catturarci? Si diede una risposta: probabilmente erano quelli della DH. Ma perché cercavano loro?
Si ricordò della conversazione con Kei della notte precedente. Suo padre faceva parte della DH...e lei non lo sapeva. L'aveva saputo dal ragazzo che amava. Perché ormai si era accorta del sentimento che era nato dentro di lei. Ma non sapeva se lasciarlo crescere, o reprimerlo, lasciarlo espandere, o estirparlo. Certo, non era una scelta facile. Chissà come andrà a finire?
Ad un tratto si sentì afferrare. Qualcuno le premette la mano sulla bocca. Non si fece prendere dal panico, poiché riconobbe quella mano: era la stessa che, quella mattina, si era posata sulla sua fronte. Dopo qualche secondo fu libera.
<<Kei>> disse piano <<non mi pare il momento di fare gli scherzi>>
<<Se urlavi, eravamo fritti>>
<<Io non urlo neanche quando ho un coltello puntato alla gola, pensa se mi spavento per così poco>>
<<Perché ti sei allontanata, è pericoloso>>
<<Si, lo so, ma avevo bisogno si stare un po' da sola e riflettere>>
Silenzio. Liv ruppe il ghiaccio.
<<Kei, sai quella ragazza di cui mi hai parlato ieri notte?>>
<<Sì, che c'è?>>
<<Tu ti sei innamorato di lei, vero?>>
Kei non arrossì, ma abbassò lo sguardo. Lei lo prese come un sì.
<<E tu vuoi vendicarti di colei che ami?>>
<<Che cosa intendi dire?>> Kei la guadò, in attesa di una risposta.
<<Ho sentito dire di una delle Crazy Angels, quella che tu cerchi, che non manca mai di indossare un ciondolo a forma di ballerina, e che, per quanto i ragazzi ci provino, non si è mai fatta baciare da nessuno, poiché sta aspettando colui che da piccola le ha donato il suo primo bacio>>
<<Vorresti dire che quella che io cerco e quella a cui voglio far del male sono la stessa persona?>>
<<Non sono sicura, sono solo voci di corridoio>>
Kei osservò la ragazza avvicinarsi al lago.
"Che importanza ha ormai se voglio uccidere colei che da una vita cerco, se mi sto innamorando di te, Liv"
"Se sapessi che colei che dici di amare e colei che vuoi uccidere sono io, creperesti di cuore, perché l'odio e l'amore per una stessa persona ci corrodono" Liv non si voltò, ma il suo pensiero fu sempre rivolto a lui "ma io non voglio che tu soffra Kei, specialmente per causa mia. Devo fare qualcosa per far sminuire l'uno o l'altro sentimento"
<<Senti, Kei, non vuoi sapere altro sulla ragazza mezza ebrea e su suo padre?>>
<<Tu sai di più? Ma come...>>
<<Io e Lucia siamo agenti autonomi. Quando ci assegnano un incarico, se ci va lo facciamo, altrimenti lasciamo perdere. Se vogliamo delle informazioni, le prendiamo. Non ci servono i permessi...>>
<<Allora?>>
<<Per quanto ho scoperto, lei non è "figlia legittima" dell'emissario ebreo a te noto. Per dirla tutta, la madre della ragazza passeggiava tranquillamente, l'uomo era ubriaco, così l'ha violentata e dopo nove mesi è nata la ragazza, che ha perso la mamma al parto>>
Kei spalancò gli occhi. Non aveva la minima idea che quella ragazza avesse subito un trauma del genere: essere il frutto di uno stupro, e poi perdere immediatamente la madre. Ora, voleva veramente ucciderla?
<<Io...n-non lo sapevo>>
Liv si voltò.
<<Nessuno merita di morire per qualcosa fatto da un parente, tanto più da un genitore, poiché esso può essere esattamente l'opposto del figlio>>
Si scambiarono uno sguardo.
Ma poi l'atmosfera cambiò. L'aria pulita del bosco divenne pesante. Sembrò oscurarsi tutto il paesaggio, ed ad un tratto Kei vide qualcosa avvicinarsi.
Era un ragazzo. Avrà avuto diciotto anni. Aveva i capelli bianchi, tinti e occhi tendenti al rosso. Era tutto vestito di nero, ma non fu quello ad attirare l'attenzione di Kei. Dietro il nuovo arrivato si ergevano due ali nere somiglianti a quelle di un pipistrello. Era una visione disgustosa, poiché esse sembravano fondersi. Allora lui rivolse lo sguardo a Liv, ma anche lei aveva qualcosa di diverso: dal nulla le erano comparse sulla schiena due ali piumate bianche. L'angelo e il diavolo.
Dopo qualche secondo, l'illusione sparì, ed il ragazzo vide la normale Liv ed uno sconosciuto.
<<Chi sei?>> la ragazza indietreggiò.
Il ragazzo sogghignò. Aveva una risata a dir poco spaventosa.
<<Mi presento: il mio nome è Esteban>> si inchinò <<tu devi essere Liv, giusto?>>
Lei non rispose, ma ad un tratto, si ritrovò egli dinanzi.
"E' velocissimo" pensò Kei.
<<L'Angelo della Luna>> Esteban sfiorò il braccio della ragazza <<sei davvero bellissima>>
Liv si allontanò. Il suo tono la spaventava.
<<Non devi avere paura. Devi imparare a non avere paura di me>> rise <<poiché mi starai vicino per il resto dei tuoi giorni>>
Silenzio.
<<Avanti, non fate storie. Ormai i vostri amici saranno stati presi>>
<<Presi?>> Kei si innervosì <<che cosa hai fatto agli altri?>>
<<Oh, non ti preoccupare, li porteranno al quartier generale, dove, d'altronde noi porteremo voi>>
<<Voi? Voi chi?>>
Spuntarono dal nulla cinque uomini che li afferrarono.
Tentarono di liberarsi, ma invano.
<<E' inutile. Arrivano dalla Pennsilvenya, Liv, tu lo sai che vuol dire>>
<<Dalla Pennsilvenya...>> la ragazza capì.
In quello stato americano vi era la migliore accademia per agenti segreti. Suo fratello, come spia, era uscito da lì.
<<Bastardo, che vuoi?>>
<<Silenzio, tu>> Esteban lo fissò <<tu sei Kei Hiwatari?>>
Il ragazzo cerco nuovamente di liberarsi. L'altro prese quel gesto come un sì.
<<Senti, vuoi me: lascia stare Lucia, Anya e i ragazzi>>
Liv sperava di salvare almeno per il momento gli altri: dopo avrebbe salvato se stessa.
<<Mi dispiace, cara, ma non posso accontentarti. La tuo amica Anya è troppo pericolosa per lasciarla andare, la stessa cosa vale per gli altri due ragazzi. Lucia non interessa a me, ma a mio fratello Dionigi, e non posso fare un torto al mio gemellino, non trovi?>>
La ragazza abbassò lo sguardo.
<<Almeno lascia andare Kei>>
Il ragazzo nominato la guardò. Si preoccupava per lui?
<<Non è possibile. Vedi, è lui lo strumento con cui ti farò mia>>
Il ragazzo sollevò il mento della ragazza.
<<Che ne dici di un bacetto, per allacciare il rapporto?>>
Lui avvicinò il suo viso a quello di lei.
Lei gli sputò in faccia.
<<Sei vivace per essere un angelo>> le accarezzò la guancia <<saprò domarti>>
Liv scattò, ma lui si allontanò in tempo.
<<Portateli via>>
Gli agenti eseguirono gli ordini.
Erano in trappola.

<<Ci hanno presi>>disse Lucia.
Le ragazze si scambiarono degli sguardi inespressivi.
<<Perché è andata così?>>
<<Io non ce la faccio più: tra poco sfondo la porta>> Takao fissò l'uscita sbarrata del camioncino su cui erano stati caricati.
<<Non ti conviene: la tocchi e prendi la scossa>> disse Yuri.
Silenzio.
<<Lucia, hai visto Dionigi?>> domandò Liv.
Lei annuì.
<<Faceva paura. Aveva il fuoco negli occhi, il fuoco dell'inferno...non sembra di questo mondo>>
<<Sì, Esteban fa la stessa impressione. Dopotutto, sono gemelli>>
Anya era, fino ad allora, restata in silenzio, ma poi iniziò a cantare, seguita a ruota dalle altre due:
<<See the devil on the doorstep now, my oh my, telling everybody, oh just how to live their lives, sliding down the information highway, buying in just like a bunch of fools, time is ticking and we can't go back, my oh my...what about the world today, what about the place that we call home, we've never been so many, and we've never been so alone...Keep watching from your picket fence, you keep talking but it makes no sense, you say we're not responsible, but we are, we are, you wash your hands, you come out clean, but fail to recognize the enemy's within, you say we're not responsible, but we are, we are, we are...>>
Forse avrebbero continuato a cantare, se una voce non avesse detto:
<<Zitte la dietro, se non volete rimetterci>>
<<Quando dici la verità nessuno ti ascolta>> Anya abbassò lo sguardo.
<<Non è detto>> rispose Yuri.
"Dove ci staranno portando?" pensò "spero solo di non arrivare all'inferno".

 

CAPITOLO 6