PROTOCOL #82 - The sky

La Hammer era riuscita a raggiungere Zion prima che le sentinelle potessero distruggere la roccaforte e Niobe, eccellente pilota, aveva lanciato l’impulso.

Il cancello era stato in buona parte sfondato, coinvolgendo i soldati assegnati alla linea difensiva ed ancora prima, il Capitano Mifune, con sguardo fiero e occhi saturi di coraggio ed onore, era andato incontro alla morte.

Ora una pioggia di sentinelle, tra l’esultanza comune, stava precipitando al suolo. Inesorabilmente.

Neo ebbe un sussulto nello stesso istante in cui l’impulso elettrico partì dagli enormi generatori della nave, sebbene chilometri e chilometri sottoterra.

- Tutto bene?- gli domandò Trinity, perennemente al suo fianco. Lui annuì lievemente, mentre avanzavano verso la città delle macchine. Pochi metri ancora e l’immensa distesa di metallo brulicante come un enorme formicaio divenne chiaramente visibile.

Corde, fili elettrici, bagliori come di lampi, ogni cosa era mostruosamente collegata ed a sprazzi luminescente, come se la corrente che attraversava le apparecchiature fosse eccessiva, talmente tanta da sovraccaricarle e conferire loro un aspetto ancor più minaccioso, illuminando a tratti l’enorme ragnatela artificiale sotto il cielo nero di tenebra.

Ci volle poco perché, come la donna temeva, le macchine si accorgessero degli intrusi e partissero veloci verso la nave, per dar loro un benvenuto memorabile.

Centinaia di raccapriccianti ammassi di circuiti tentacolari si stavano disponendo a creare una barriera, il terrore aveva preso a scorrere rapidamente nelle sue vene, ma quando si voltò verso il suo compagno, quasi per cercare sicurezza, lo trovò silenzioso con le mani aperte verso i nemici.

Pochi secondi dopo gli avversari erano stati per la maggior parte sbaragliati, ma ancora continuavano ad arrivarne, come se il fulcro della città artificiale stesse vomitando feti di metallo senza esaurirsi mai.

Neo le suggerì rapidamente di virare in verticale, l’unica speranza era quella di oltrepassare le nuvole, dove le macchine non avrebbero potuto seguirli, e poi rituffarsi nella coltre di nembi bui per spingersi verso l’obiettivo.

Così Trinity, fiduciosa, tirò verso di sé la plancia di comando e la Logos raggiunse il cielo.

Per un attimo, in quell’attimo soltanto, si sentì in pace. Il sole, meraviglioso e lucente astro, le baciava il volto ed il suo sguardo si perse nell’immensità del cielo che, per la prima volta dopo centinaia di anni, un essere umano aveva occasione di vedere.

Il cuore di Moloch giaceva nel suo: la gioia d’illuminarsi e perdere la vista nel sole, nonostante il dolore agli occhi, era anche sua.

In quell’istante Trinity se ne rese conto… era come se possedesse due anime. In quel momento comprese che la meraviglia che le colmava il cuore fino a sentirlo quasi scoppiare, apparteneva all’angelo che le aveva salvato la vita. Stava dato la possibilità a Moloch di essere libero, anche se solo per un istante.

 

>Protocol#83<