Luisa

E se l'amore che avevo non sa pił il mio nome.
Come i treni a vapore come i treni a vapore
di stazione in stazione e di porta in porta
e di pioggia in pioggia
di dolore in dolore
il dolore passerą.

Ivano Fossati, I treni a vapore



La luce del quieto mattino, ormai filtrava sempre piu' decisa, sempre piu' insistente, tra le imposte.

Luisa si girava nel letto e assorbiva il tepore della calda giornata estiva, appena all'inizio.

Finalmente, si mise a sedere sul letto, e si stropiccio' gli occhi, fissando la finestra. I suoi lunghi capelli, di un bel colore biondo dorato, le scendevano docilmente a coprire le spalle.

Il pensiero della giornata precedente passo' come un'ombra nella sua mente.

"Gli uomini sono strani", penso', "Gli uomini non ti parlano. Non ti parlano mai abbastanza. Non ti fanno capire, capire cosa pensano. Piuttosto, se c'e' qualcosa, loro se ne vanno. Se non se ne vanno, se ne vanno con la mente, con il cuore. Con il cuore ti tradiscono, ti feriscono. E non attendono, non sanno attendere, ti schiacciano..."

Per una curiosa circostanza, ripenso' a quando era bambina. Quando, su quella bella spiaggia luminosa dell'Adriatico, giocava con la sabbia, vicino alla mamma, a sua mamma. Spesso, in quelle circostanze, terminato il gioco, indugiava, seguendo con gli occhi il corpo di lei, disteso al sole: quel bel corpo armonioso, curato (anche da bimba, Luisa se ne accorgeva), ordinato, fino alle braccia, alle mani. Alle volte, poi, il suo sguardo, seguendo la linea delle mani affusolate, si posava infine sull'anello, l'anello di matrimonio. Scintillava al sole quell'anello, sulla mano di mamma. Cos'era, perche' mamma non se lo toglieva mai?

Era piu' di un vestito, di un ornamento, si diceva. Quelli, del resto, la mamma spesso li toglieva, li cambiava. Non la vedevi mai, due giorni di seguito, con gli stessi. Ma l'anello, l'anello era li', alla mano di mamma. Allora, aveva deciso ad un certo punto, non era cosa solo di mamma. Ma di mamma e papa', di loro insieme, di una storia insieme. Una storia che la sorpassava, che sorpassava la sua storia, che nasceva prima, di cui lei non conosceva l'inizio.

Profondita' insodabile di intesa e di promessa, tra la mamma ed il papa', una profondita' che, lei bambina, intuiva appena appena come in superficie, che quasi percepiva, ma ancora non capiva.

Ancora, ricordo' il sorriso indulgente della mamma, risposta alle sue frasi impulsive di bimba risoluta, "Io mamma non mi sposero' mai, sto bene cosi' " e veramente lo pensava, di star bene da sola, di star bene cosi', con mamma e papa', e con il loro insondabile legame, che tante volte si chiedeva quanto fosse profondo, su cui tanto si era interrogata.

Un accordo profondo, un'intesa come un calmo mare azzurro, una profondita' al cui confronto tanti litigi, asprezze, risultavano tutt'al piu' come gli schizzi del mare di tempesta, rimanevano in superficie, non scalfivano la sostanza, il centro, il nucleo. Quell'arco di accordo nel quale, ad esempio, lei aveva sempre trovato spazio, il suo spazio.

Ora che l'uomo che amava, che lei completamente amava, davanti al quale lei non si nascondeva, non fingeva piu', or che quest'uomo scappava in malo modo sbattendo la porta - e di seguito di parole ingiuste - lei era abbandonata, si sentiva abbandonata, si sentiva cadere e si appoggiava, col ricordo di lei bambina, si riappoggiava alla figura di sua madre. Tanto piu' che con lui si era aperta, con lui non fingeva, lasciava intravedere la sua anima, tanto piu' il freddo e l'incomprensione le dolevano. Cosi' a tratti, d'improvviso, la figura della mamma quasi svaniva, mentre le saliva il sangue alla testa di risposte non dette, di frasi piu' dure sorte per rispondere, per distinguere, per affermare. "Se io ti do' il mio amore tu non puoi, non puoi trattarmi cosi'..."

Ma non avrebbero esaurito il suo dolore. Anche se avesse avuto ragione, riconosciuta. Era un'altra cosa ormai, era rimasta scossa, ferita nella sua fiducia. La sua fiducia ora la raccoglieva nei pezzettini in giro per la stanza. Ma ancora, dal fondo di se', ancora sentiva le parole della madre, e gli scherzi lieti dell' infanzia. E si accorse che l'inganno e l'amarezza non sarebbero state le ultime parole, le fila di questa storia, chissa' come, sarebbero state diverse. Portandosi appresso il dolore, in una prospettiva imprevista.

Ora che il sole filtrava gagliardo tra le imposte, e i rumori della vita di fuori invadevano giocosamente la stanza, Luisa, quasi interrompendo il flusso dei suoi pensieri, si porto' alla finestra.

Si' sarebbe uscita. Il tempo di vestirsi. Cercarlo? Poi, si sarebbe visto poi. Per intanto, sarebbe uscita. Infatti, c'era il sole, fuori.

Marco Castellani